«Lei considera due errori opposti di ispirazione
diabolica sia la riduzione del cristianesimo a cristianità, cioè a
istituzione secolare, sia l’opzione di una Chiesa dei pochi e dei puri,
che rinuncia programmaticamente a influire politicamente. Cosa
bisognerebbe fare per non cadere nella duplice trappola?».
Risposta:
«Che i due errori siano diabolici si vede da una cosa: un cristianesimo
politicamente realizzato cadrebbe nell’orgoglio di sé, così come il
ripiegamento su di sé di una piccola Chiesa di gente pura che ha
rinunciato al potere provocherebbe un settario orgoglio spirituale. E
l’orgoglio, lo sappiamo, è un caratteristico peccato del diavolo. Nel
primo caso, la riduzione del cristianesimo a
istituzione secolare ci impedirebbe di donare veramente il nostro cuore,
ridurrebbe il paradosso cristiano a slogan, trasformerebbe la vocazione
a essere martiri in vocazione a essere signori. Nel secondo caso,
l’accontentarci di una piccola Chiesa di puri farebbe di noi una setta
che guarda la società dall’alto in basso con disprezzo, e che dimentica
che Cristo non è venuto per i cristiani, ma per tutti gli uomini».
Fabrice Hadjadj, pensatore francese convertito
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