Le questioni ultime
***
La
miseria che c'è qui è veramente terribile - eppure, alla sera tardi,
quando il giorno si è inabissato dietro di noi, mi capita spesso di
camminare di buon passo lungo il filo spinato, e allora dal mio cuore si
innalza sempre una voce - non ci posso far niente, è così, è di una
forza elementare -, e questa voce dice: la vita è una cosa splendida e grande,
più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo. A ogni nuovo
crimine od orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà
che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo
soccombere. E se sopravviveremo intatti a questo tempo, corpo e anima,
ma soprattutto anima, senza amarezza, senza odio, allora avremo anche il
diritto di dire la nostra parola a guerra finita. Forse io sono una
donna ambiziosa: vorrei dire anch'io una piccola parolina. C'è un limite
a tutte le sofferenze, forse a un essere umano non è dato da sopportare
più di quanto non possa - oltrepassato quel limite, muore da sé. Ogni
tanto qui muore qualcuno perché il suo spirito è a pezzi e non riesce
più a capire, in genere sono persone giovani. Le persone anziane sono
piantate in un terreno più solido e accettano il loro destino con
dignità e rassegnazione. Sì, qui si vede una gran varietà di persone e
si può osservare il loro atteggiamento verso le questioni più ardue, le questioni ultime.
(Etty (Esther) Hillesum, 1914-1943, Lettera del 3 luglio 1943, Campo di Westerbork)
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