C’è una compagnia, quella tra di noi, la nostra amicizia
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una volta questa compagnia, o questa strada, aveva un perimetro
imponente, imponente dal punto di vista della robustezza delle mura e
dal punto di vista del suo slancio estetico.
Nulla di più bello e di più affascinante, nelle lontane epoche, più
del monastero. Le mura erano difesa dai nemici anche fisici, la bellezza
della sua architettura aveva un solo rivale: la bellezza del canto e
della preghiera che in quelle mura e sotto quelle volte si faceva.
Ora la cosa è diventata più spirituale, ora la cosa è diventata più
sottile, sembra più inconsistente; non ci sono quelle mura di un metro e
più di profondità, non ci sono quelle volute architettoniche, quegli
spazi che da soli attiravano l’anima, non c’è più quel suggerimento
affascinante del canto e della preghiera regolare.
C’è una compagnia, quella tra di noi, la nostra amicizia, una
compagnia in cui tutto quanto dipende dalla buona volontà, dipende dalla
volontà dei componenti.
Questa compagnia deve sostituire quelle mura, deve rintracciare l’eco
di quei canti, di quelle preghiere, deve saper ispirare uno sguardo che
faccia percepire almeno in qualche modo l’attrattiva fisica di Dio
nella sua realtà dentro il mondo, l’attrattiva del segno di Cristo,
quell’attrattiva che è segno di Cristo
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