guardare Lui, del guardarlo parlare, del sentirlo, dell’andargli dietro
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Ecco allora delinearsi anche il secondo motivo: «La conseguenza contingente del guardare Lui, del guardarlo parlare, del sentirlo, dell’andargli dietro, del dire a tutti: “È qui, è qui tra noi, il Dio fatto uomo […]”, la conseguenza contingente per chi dice così è che vive meglio – meglio –; non risolve, ma vive meglio anche i problemi della sua umanità: vuol più bene alla sua donna, sa come volere più bene ai figli, vuol più bene a se stesso, ama gli amici più degli altri, guarda gli estranei con una gratuità, con una tenerezza di cuore come se fossero amici, soccorre il bisogno degli altri come può, come se fosse il suo bisogno, guarda il tempo con speranza e perciò cammina con energia; usa di tutto per poter camminare e far camminare anche gli altri, nel dolore rincuora, nella gioia è cautointensamente cauto; è intenso nella gioia, ma con la consapevolezza che tutto ha un limite, un limite che è provvisorio. Da limite a limite, l’uomo, insieme, cammina verso il suo destino, verso quel giorno in cui Lui riapparirà non come è apparso a Giovanni e Andrea, i due che lo seguivano, ma come è apparso a un certo momento della sua vita, sul monte Tabor, come è apparso resuscitato dai morti»Giussani esercizi di fraternità 2014 pag 35
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