La tentanzione di diventare ingranaggi e malvagi
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Eichmann è esattamente l’esempio di una vita
che non ha mai raggiunto la singolarità. Ed infatti la sua è una
esistenza impostata nell’obbedienza agli ingranaggi burocratici di
potere, qualsiasi essi siano. Dunque il suo non è un vero agire,
ma una ripetizione degli ordini ricevuti. La sua incapacità di arrivare
ad una sua singolarità si manifesta anche nel linguaggio adoperato. E’
un linguaggio “burocratico”, intessuto di luoghi comuni, con frasi
fatte. Sono queste le radici del male. Si tratta di un male molto
quotidiano. Abituale quanto i nostri luoghi comuni. Le frasi fatte sono
infatti dei modi di sottrarsi alla realtà, cioè al dire no agli
avvenimenti. Il male è l’assenza, il rifiuto del pensiero. Pensare è
infatti dialogare con se stessi, cioè porsi di fronte alla scelta fra il
giusto e l’ingiusto, il bello e il brutto. Chi pensa, si dissocia, si
allontana: anche senza far nulla, dissente e apre lo spazio al giudizio.
Il pensiero è l’unico antidoto contro la massificazione e il
conformismo che sono le forme moderne della barbarie (cfr. H. Arendt)
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