Antony Flew:
da ateista a teista in nome della scienza
Antony Flew, il filosofo che era stato fin da allora il simbolo mondiale dell'ateismo scientifico e il padrino dei vari attuali divulgatori dell'inesistenza di Dio come Richard Dawlins, il 9 dicembre 2004 annuncia pubblicamente in un convegno a New York di ESSERSI CONVINTO CHE L'ESISTENZA DI DIO E' UNA CERTEZZA BASATA SULL'EVIDENZA SCIENTIFICA. Con Flew viene a crollare la mente del moderno ateismo filosofico-scientifico che con il suo "Theology and Falsification" del 1950, divenne una dei libri di filosofia più ristampati del ventesimo secolo. Il
principio socratico di "seguire l'evidenza ovunque essa possa condurre"
ha fatto pervenire Flew all'evidenza dell'esistenza di Dio. Sono i
risultati delle più recenti e sofisticate ricerche nel campo della
biologia, della chimica e della fisica ad aver convinto Flew. In
particolare Flew ha indicato soprattutto la scoperta del DNA come
"prova" di una superiore intelligenza creatrice della natura.
Lo stesso Einstein
diceva che "nelle leggi della natura si rivela una ragione così
superiore che tutta la razionalità del pensiero e degli ordinamenti
umani è al confronto un riflesso assolutamente insignificante" (In Giovanni Martinetti, "Ragioni per credere oggi", ELLEDICI, 1991, p.29) e ridicolizzava il pensiero degli atei neopositivisti dicendo: "IO
NON SONO POSITIVISTA. Il positivismo stabilisce che quanto non può
essere osservato non esiste. Questa concezione è scientificamente
insostenibile perchè è impossibile fare affermazioni valide su ciò che
uno 'può' o 'non può' osservare. Uno dovrebbe dire: 'Solo ciò che
osserviamo esiste'. Il che è ovviamente falso" (In Antony Flew, There is a God, Harper One 2007, p.XXIV). Infine Flew cita questa CONFESSIONE di Einstein: "La
mia religiosità consiste nell'umile ammirazione dello spirito
infinitamente superiore che rivela se stesso nei minimi dettagli che noi
siamo in grado di comprendere con la nostra fragile e debole
intelligenza. La
convinzione profondamente appassionante della presenza di un SUPERIORE
POTERE RAZIONALE, che si rivela nell'imcomprensibile universo, fonda la
mia idea di Dio" (In Antony Flew, There is a God, Harper One 2007, pp.102.103). Cosa dice Flew se il Creatore, la cui esistenza per lui è evidente, possa essersi rivelato agli esseri umani? "La questione se il Divino abbia rivelato se stesso nella storia umana resta un valido tema di discussione. Non si possono limitare le possibilità dell'onniscienza eccetto per quello che è una impossibilità logica. Qualunque altra cosa è alla portata dell'onnipotenza" (In Antony Flew, There is a God, Harper One 2007, p.157).
Sebbene
sia recente acquisizione di Flew che ha avuto l'umiltà della evidenza
socratica e scientifica - l'esistenza di Dio come Creatore - da sempre
la Chiesa afferma che "Dio può essere conosciuto con certezza dal lume
naturale della ragione umana attraverso le cose che da Lui sono state
fatte" (Dei Filius, 2, Concilio Vaticano I).
Il
fideismo ATEO nel NULLA - che filosoficamente e scientificamente è un
"inesistente" indefinibile se non a partire da "qualcosa" e "Qualcuno" -
è irrazionale e indimostrabile a partire proprio dalla scienza!
Auguriamo
a Flew e a tutti gli ex ateologi in ricerca sincera di essere condotti
al vero volto del "Dio ignoto" rivelatosi pienamente: il Logos, Gesù
Cristo!!!
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La religiosità di Einstein
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La preoccupazione dell'uomo e del suo destino devono sempre costituire
l'interesse principale di tutti gli sforzi tecnici. Non dimenticatelo
mai in mezzo a tutti i vostri diagrammi ed alle vostre equazioni
- La modernità ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo,
altrimenti il pianeta non si salva.
«La scienza senza la religione è zoppa; la religione senza la scienza è cieca.»
«La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi
abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.»
«Si può dire che l'eterno mistero del mondo sia la sua comprensibilità.»
«Chi non ammette l'insondabile mistero non può essere neanche uno scienziato.»
«La mia religione consiste di un'umile ammirazione per l'illimitato spirito superiore
che rivela se stesso nei leggeri dettagli che siamo capaci di percepire con la nostra
mente gracile e debole.»
«Tanto più avanza l'ulteriore evoluzione del genere umano, tanto più certo mi sembra
quel sentiero verso la genuina religiosità che non si adagia sulla paura della vita, sulla
paura della morte e sulla fede cieca.»
«Ogni persona seriamente risoluta nella ricerca della scienza diventa convinta che
nelle leggi dell'Universo si manifesta uno spirito - uno spirito di gran lunga superiore a
quello dell'uomo, e uno di fronte al quale noi, con i nostri modesti poteri, dobbiamo
sentirci umili.»
«Il sentimento religioso degli scienziati prende la forma di un entusiastico stupore di
fronte all'armonia della legge naturale, che rivela una intelligenza di tale superiorità
che, comparati con essa, tutto il sistematico pensiero e l'azione del genere umano non
ne sono che un riflesso completamente insignificante.»
«Tutto il nostro lodato progresso tecnologico, la nostra molta civiltà, è come la scure
nella mano di un criminale patologico.»
«Dovremmo stare attenti a non fare dell'intelletto il nostro Dio: esso ha certamente
muscoli potenti, ma nessuna personalità.»
«Chiunque si accinga a eleggere se stesso come giudice del vero e della conoscenza, è
affondato dalla risata degli Dei.»
«Quando la soluzione è semplice, Dio sta rispondendo.»
«Dio non gioca a dadi con l'universo. Dio è sottile ma non è malizioso.»
«L'uomo che considera senza senso la propria vita e quella dei suoi simili, non è
soltanto sfortunato ma è quasi squalificato per vivere.»
La verità
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La verità è ciò che resiste alla prova dell'esperienza.
Albert Einstein)
Quel volto nascosto in tutto ciò che è bello
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di Giovanni Fighera
06-08-2011
Qual
è l’«utilità» della bellezza nella nostra vita? Qual è il legame tra il
bello e la civiltà, tra il bello e le altre discipline, tra il bello e
le dimensioni concrete dell’esistenza? Affermare che la bellezza sia
«disinteressata» coincide con l’attestazione della inutilità della
bellezza?
Iniziamo col dire che la bellezza ha una suprema
funzione educativa. Se, infatti, il bello produce sull’uomo l’effetto
della contemplazione, allora esso ci educa a cogliere la realtà per
quella che è. Di fronte al bello, cioè, l’uomo è portato, come primo,
iniziale e puro impeto, a contemplarlo: è, quindi, educato a trasformare
l’amore di concupiscenza in amore per l’oggetto in sé stesso. Questo
sguardo puro, distaccato e contemplativo di fronte alla bellezza del
reale si chiama verginità. Dostoevskij non aveva dubbi nel riconoscere
l’importanza della bellezza. Scriveva nei Demoni:
«Io dichiaro che Shakespeare e Raffaello stanno più in alto della
liberazione dei contadini, più in alto dello spirito popolare, più in
alto del socialismo, più in alto della giovane generazione, più in alto
della chimica, quasi più in alto dell’umanità intera, giacché sono già
un frutto, il vero frutto dell’umanità intera e, forse, il frutto più
alto che mai possa essere! ».
Bisogna, però, sfatare un inveterato
luogo comune, quello che la bellezza riguardi solo le discipline
artistiche. La bellezza riguarda ogni ambito della vita e della realtà
come scrive Dante nel Paradiso: «Le cose tutte quante/ hanno ordine tra loro, e questo è forma/ che l’universo a Dio fa simigliante».
Quindi, la bellezza è alla base di ogni passione e interesse umano.
Così si esprime lo scienziato italiano Antonino Zichichi sullo sviluppo
della scienza a partire da G. Galilei: «La scienza nasce da questo atto
di umiltà intellettuale: dare a oggetti volgari dignità intellettuale,
studiandoli. Questa umiltà intellettuale aveva in Galileo Galilei radici
profonde: la fede nel fatto che in ciascun oggetto, fosse esso volgare o
inutile, ci doveva esser la mano del Creatore […]. Le grandi scoperte
galileiane sono le prime impronte di colui che ha fatto il mondo. Esse
sono state ottenute partendo non da tecnologie, ma da semplicissime
pietre, spaghi e legni. […] E invece Galilei considera quegli oggetti
depositari delle impronte del Creatore».
Senza lo stupore per il creato e per l’ordine nascosto
ivi presente, l’indagine scientifica non partirebbe. Quindi, non solo
l’arte, ma anche la scienza deriva dall’osservazione e dallo stupore per
la bellezza. Anche Albert
Einstein afferma che il sentimento religioso dello scienziato «consiste
nell’ammirazione estasiata delle leggi della natura; gli si rivela una
mente così superiore che tutta l’intelligenza messa dagli uomini nei
loro pensieri non è al cospetto di essa che un riflesso assolutamente
nullo […]. La più bella sensazione è il lato misterioso della vita. È il
sentimento profondo che si trova sempre nella culla dell’arte e della
scienza». Stupore, contemplazione, estasi di
fronte alla bellezza della realtà: questi sono gli sproni che inducono
il «vero uomo di scienza» a ricercare le leggi che descrivono (cioè
dicono il «come», ma non il «perché») quell’ordine e quell’armonia che
tralucono dal creato. Senza la certezza di un ordine nascosto non vi
sarebbe ricerca.
L’uomo medioevale, che certo non possiede gli strumenti tecnici per l’indagine, è, però, convinto dell’esistenza di un ordine e lo comunica attraverso la presenza del numero tre
(con valore religioso di richiamo alla Trinità) ovunque. La certezza di
quest’ordine appartiene all’uomo prima che questi sia in grado di
dimostrarlo scientificamente. È lo sguardo che si fa contemplazione
delle cose che lo percepisce e fa scaturire il desiderio di coglierlo
più in profondità.
La bellezza ha, quindi, la capacità di muovere l’uomo all’ardore della
conoscenza e alla ricerca della verità, nel contempo lo sprona al
desiderio di bene come il protagonista del bellissimo film Le vite degli altri dimostra quando si chiede: «Come si fa ad essere cattivi dopo aver ascoltato questa musica?».
La bellezza e l’arte, poi, consolano l’uomo dalle
sofferenze quotidiane. È questa una convinzione da sempre presente
nell’espressione artistica. La storia letteraria è un monumento, cioè
una testimonianza imperitura, del valore dell’arte come consolazione
delle afflizioni, tentativo, seppur sempre parziale e imperfetto, di
lenire le sofferenze per la perdita di un caro. Indubbiamente, gli
esempi al riguardo si sprecano. Come non ricordare le poesie di Pascoli
dedicate alla morte del padre, assassinato nel 1867 («X agosto», «La
cavallina storna», …) oppure il resoconto diaristico composto da
Ungaretti durante la Prima guerra mondiale, intitolato Il porto sepolto,
in cui il poeta si sofferma sulla scomparsa dei compagni di guerra
(«Veglia», «Soldati», …)? Come scordarsi versi come «Nessuno, mamma, ha
mai sofferto tanto…», scritti sempre da Ungaretti quando vuole
raccontare la sua sofferenza per la morte del figlio di soli nove anni?
La funzione eternatrice dell’arte scaturisce, poi, in
concomitanza stessa della sua nascita: essa può rendere immortale il
nome di chi è stato e non c’è più. Basti pensare ai poemi omerici o, per
addurre esempi tratti dalla nostra letteratura, alla poesia dantesca.
Quanti personaggi nell’Inferno chiedono che la propria memoria
sia rinverdita e procrastinata da Dante, evidentemente attraverso il suo
racconto memoriale! Pensiamo a Ciacco che si congeda da Dante viator
con una richiesta: «Quando sarai nel dolce mondo, / priegoti ch’a la
mente altrui mi rechi».
Cinquecento anni più tardi, Foscolo
costruirà un intero poema sulla bellezza, sull’arte e sull’efficacia che
esse hanno nel rendere immortale il nome dei grandi: I sepolcri.
Si pensi all’icastica catena di trionfi in cui Foscolo raffigura le
Pimplee (ovvero le muse, cioè la poesia) vincere sul tempo e sulla
dimenticanza che ogni cosa avvolge: «Siedon custodi de’ sepolcri, e
quando / Il tempo con sue fredde ale vi spazza/Fin le rovine, le Pimplèe
fan lieti/Di lor canto i deserti, e l’armonia/ Vince di mille secoli il
silenzio». È somma poesia, questa, ove Foscolo tocca uno dei vertici
della letteratura di sempre. Se Foscolo afferma che la bellezza
dell’arte e della poesia avrebbe trionfato sul deserto del tempo,
Dostoevskij arriverà a scrivere nei Demoni che «il mondo sarà salvato dalla bellezza». Che cosa significa?
Papa Giovanni Paolo II commenta nella «Lettera agli artisti» chiosando che la bellezza genererà sempre quello stupore da cui sorgerà l’entusiasmo che permetterà all’uomo di rialzarsi. Rivolgendosi sempre agli artisti Papa Benedetto XVI spiegherà, poi, che «speranza è vera figlia di bellezza». Charles Moeller scrive in Saggezza greca e paradosso cristiano: «Una sola cosa supera la bellezza della Divina Commedia sulla Terra ed è la bellezza del volto dei santi». Per questo nei primi secoli la Didaché
spronava i cristiani a guardare sempre il volto dei santi e a trarre
conforto dai loro discorsi. La bellezza del santo deriva dal suo amore
per Cristo, il bello e il buono per eccellenza, via verità e vita.
La ricerca della bellezza nella vita riguarda, quindi,
la felicità dell’uomo. Ne è ben cosciente Dante che ha scritto la
Commedia per «accompagnare gli uomini dalla condizione di peccato e di
infelicità alla condizione di felicità e di beatitudine» (si veda la
lettera a Cangrande della Scala). Nella poesia «Alla sua donna»
Leopardi, poi, scrive rivolgendosi alla bellezza che se l’uomo la
incontrasse e la amasse allora la sua vita sarebbe felice, addirittura
sarebbe come quella che «nel ciel india».
Per questo san Giustino martire poteva affermare: «Tutto
il bello ci interessa, perché il cristianesimo è la manifestazione
storica e personale del Logos nella sua pienezza. Ne consegue che tutto
ciò che di buono è stato espresso da chiunque appartiene a noi
cristiani». La bellezza è cioè una modalità con cui Dio ci attira a sé
Gli atei fanatici
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Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi
sono creature che - nel loro rancore contro le religioni tradizionali
come "oppio delle masse" - non possono sentire la musica delle sfere.
Albert Einstein, Nobel per la Fisica (dal libro "His Life and Universe")
L'attegiamento ragionevole dell'uomo :
il segno del mondo rimanda a Dio
Noi siamo nella situazione di un bambino piccolo che entra in una vasta biblioteca riempita di libri scritti in molte lingue diverse. Il
bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Egli non conosce
come. Il bambino sospetta che debba esserci un ordine misterioso nella
sistemazione di quei libri, ma non conosce quale sia. Questo mi sembra essere il comportamento dell'essere umano più intelligente nei confronti di Dio. Noi
vediamo un universo meravigliosamente ordinato che rispetta leggi
precise, che possiamo però comprendere solo in modo oscuro.
Albert Einstein
Come è nato l'Occidente
di Corrado Gnerre da Il Settimanale di Padre Pio 09.01.2011
***
La
cultura cristiana favorisce il progresso tecnico, perché vede la natura
- in seguito al peccato originale - come qualcosa da domare, passibile
di intervento. Non fu così per le “civiltà” precristiane che,
divinizzando la natura, escludevano ogni possibilità di modificarla, e
quindi ogni sviluppo tecnico.
Einstein
dice delle cose interessanti per far capire quanto la scienza non sia
lontano dal riconoscimento del divino. Infatti, sciocchezze come quelle
che vanno affermando alcuni scienziati scientisti, come Hawking e altri,
lasciano il tempo che trovano... e la scienza che trovano. La
stragrande maggioranza degli scienziati, invece, è sempre stata aperta
al divino. E anche colui che è il prototipo dello scienziato moderno
(appunto Einstein) lo è. Egli amava dire: «Lo stupore non il dubbio è la fonte della conoscenza». E inoltre: «Solo la fede in Dio mi ha sempre dato la forza per poter continuare».
Però, proprio Einstein, riguardo al divino, simpatizzava per
un’impostazione che non solo è contraddittoria, ma è anche poco
favorevole alla scienza. Questa impostazione è il panteismo.
Panteismo vuol dire identificare Dio con la natura. Si tratta – come è
facile capire – di una concezione che è priva di ogni logica e che
inoltre impedisce ogni serio progresso tecnologico.
Vediamo prima di tutto perché il panteismo è illogico.
Immagina di essere in un museo e di trovarti dinanzi ad un bel quadro.
Lo stai ammirando,
poi la guida ti dice: «Questo quadro e il suo autore sono la stessa
cosa». Che penseresti? Prima di tutto sorrideresti, poi, se la guida
continua ad esprimere la sua insensata convinzione, concluderesti tra te
e te: “Troppo lavoro evidentemente fa male...”. È evidente che una
simile affermazione (il quadro e il pittore che l’ha dipinto sono la
stessa cosa) è da matti da legare: è contro ogni ordine naturale delle
cose. Fuor di metafora: è altrettanto illogico dire che la realtà
naturale e Dio sono la stessa cosa. Dio, per essere Dio, deve
necessariamente essere assoluto. Un dio che non sia assoluto non è Dio! E
allora: come può Dio identificarsi con la natura che non è assoluta?
Dio, per essere Dio, deve essere infinito. Come allora può identificarsi
con la natura che non è infinita? Altro sarebbe se dicessimo che
attraverso l’osservazione della natura possiamo capire chi è il suo
Autore; così come attraverso l’osservazione di un quadro possiamo capire
le qualità artistiche del pittore e il suo modo di pensare. Insomma, un
conto è riconoscere un rapporto di somiglianza (analogia) tra la natura
e Dio e il quadro e il pittore; altro un rapporto d’identità... che
sarebbe semplicemente assurdo.
Ma – dicevo – il panteismo non solo è illogico, impedisce anche
qualsiasi sviluppo scientifico-tecnologico. Attenzione: non ho detto
progresso scientifico, ma progresso scientifico-tecnologico. Le parole
scienza e tecnica non hanno lo stesso significato. La scienza è una
conoscenza, una conoscenza che è relazione argomentata e logica fra
concetti; la tecnica è invece l’applicazione delle conoscenze
scientifiche, un’applicazione per migliorare le condizioni materiali di
vita. Ebbene, le civiltà antiche, le cui culture in diversa misura erano
accomunate da evidenti convinzioni panteistiche, erano caratterizzate
da una buona conoscenza scientifica ma da un quasi nullo progresso
tecnico. La civiltà egizia rimase tale per millenni. Così anche quella
cinese o giapponese. Queste ultime, quando hanno poi conosciuto lo
sviluppo tecnico dell’Occidente all’inizio del XX secolo, si sono
sviluppate con ottimi risultati... il che significa che non era un
problema di capacità intellettive. Ma fino all’inizio del XX secolo,
niente di niente. Il perché è molto più semplice di quanto possiamo
immaginare. La concezione panteistica, se non impedisce la conoscenza
scientifica, senz’altro impedisce quella tecnica. Se
infatti mi convinco che la realtà naturale è un modo di esprimersi del
divino, essendo dio stesso, allora potrò conoscere la realtà naturale ma
non sarò mai legittimato a modificarla. Come posso modificare ciò che è
divino, cioè ciò che s’identifica con Dio? Anzi, dovrò avere un
atteggiamento idolatrico verso la realtà naturale. Altra cosa, invece,
se mi convinco che la realtà naturale è stata creata da Dio ma non è
Dio. Allora sì che non solo potrò conoscerla, ma potrò anche
modificarla.
La concezione
giudaico-cristiana, poi, dà una motivazione in più alla possibilità di
intervenire sulla natura. Mi riferisco al peccato originale. È questo
avvenimento che spiega il passaggio da una natura “madre” ad una natura
“matrigna”, da una natura a servizio e amica dell’uomo, perfettamente
ordinata (il giardino)... ad una natura che può essere anche contro
l’uomo, ad una natura piena di insidie, capace con i suoi cataclismi di
distruggere l’uomo stesso. Tale convinzione rende ancora più legittimo
l’intervento umano sulla natura, perché, in questo caso, non è un
rifiuto della natura così come Dio l’ha donata, bensì della natura
ferita dal peccato originale. Vi chiederete: ma cosa c’entra la natura
con il peccato originale? Il rapporto c’è, eccome. Dio ha donato il
mondo all’uomo per metterlo a suo servizio, per cui, avendo l’uomo
peccato, anche ciò che è stato messo al suo servizio ha subìto tale
peccato.
Queste cose ricordiamole quando sentiamo sciocchezze secondo cui
la cultura cristiana avrebbe ostacolato lo sviluppo
scientifico-tecnologico. Diciamo piuttosto – sicuri di non poter essere
smentiti – che senza il Cristianesimo l’Occidente non ci sarebbe mai
stato e che, senza il Cristianesimo, la storia si sarebbe cristallizzata
così come si era ampiamente cristallizzata nelle cosiddette “civiltà”
precristiane. Pensate a quante trasformazioni sono avvenute negli ultimi
duemila anni, pensate a come è cambiato lo stile di vita. Certamente,
si tratta di trasformazioni non determinanti sul piano morale (la cosa
fondamentale sul piano morale è salvare la propria anima e andare in
Paradiso), ma di trasformazioni che, se l’uomo le raggiunge, è giusto
che ci siano... e che dimostrano quanto solo il Cristianesimo sia la
vera-verità (chiedo scusa del gioco di parole) che promuove tutto
l’uomo: il suo spirito, ma anche il suo corpo.
IL SENSO RELIGIOSO DI EINSTEIN
***
"Quello che vedo nella natura è una struttura stupenda che possiamo capire solo in maniera molto imperfetta e davanti alla quale la persona riflessiva deve sentirsi pervasa da un profondo senso di ‘umiltà’. È un sentimento sinceramente religioso che non ha nulla a che vedere con il misticismo.
La mia religiosità consiste in un’umile ammirazione di quello Spirito
immensamente superiore che si rivela in quel poco che noi, con il nostro
intelletto debole e transitorio, possiamo comprendere della realtà. Voglio sapere come Dio creò questo mondo. Voglio conoscere i suoi pensieri; in quanto al resto, sono solo dettagli".
(Einstein: Pensieri di un uomo curioso, Mondadori '97)
"Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo come a un miracolo o a un eterno mistero? A
priori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo caotico del
tutto inafferrabile da parte del pensiero. Ci si potrebbe attendere che
il mondo si manifesti come soggetto alle leggi solo a condizione che noi
operiamo un intervento ordinatore. Questo tipo di ordinamento sarebbe
simile all’ordine alfabetico delle parole di una lingua. Al contrario,
il tipo d’ordine che, per esempio, è stato creato dalla teoria della
gravitazione di Newton è di carattere completamente diverso: anche se
gli assiomi della teoria sono posti dall’uomo, il successo di una tale
impresa presuppone un alto grado d’ordine nel mondo oggettivo, che non
era affatto giustificato prevedere a priori. È qui che compare il
sentimento del “miracoloso”, che cresce sempre più con lo sviluppo della
nostra conoscenza. E
qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, che
si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non solo
liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli. La
cosa curiosa, certo, è che dobbiamo accontentarci di riconoscere il
“miracolo”, senza poter individuare una via legittima per andar oltre.
Capisco che devo ben esplicitare quest’ultima considerazione in modo
che non ti venga in mente che, indebolito dall’età, io sia divenuto
vittima dei preti".
(A. Einstein, Lettera a Maurice Solovine, GauthierVillars, Parigi 1956 p.102)
"Nelle
leggi della natura si rivela una ragione così superiore che tutta la
razionalità del pensiero e degli ordinamenti umani è al confronto un
riflesso assolutamente insignificante. Qual
è il senso della nostra esistenza, qual è il significato dell'esistenza
di tutti gli esseri viventi in generale? Il saper rispondere a una
siffatta domanda significa avere sentimenti religiosi. Voi direte: ma ha
dunque un senso porre questa domanda. Io vi rispondo: chiunque crede
che la sua propria vita e quella dei suoi simili sia priva di
significato è non soltanto infelice, ma appena capace di vivere".
(Albert Einstein, Religione e scienza, 1930)
"Io non sono ateo e non penso di potermi definire panteista.
Noi siamo nella situazione di un bambino che è entrato in una immensa
biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il bambino sa che
qualcuno deve aver scritto quei libri, ma non sa come e non conosce le
lingue in cui sono stati scritti. Sospetta
però che vi sia un misterioso ordine nella disposizione dei volumi, ma
non sa quale sia. Questa mi sembra la situazione dell’essere umano,
anche il più intelligente, di fronte a Dio. La convinzione profondamente
appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si
rivela nell’incomprensibile universo, fonda la mia idea su Dio".
(Einstein: His Life and Universe, Simon e Schuster, pag. 27)
Fino a che punto è influenzato dalla cristianità?"
"Da
bambino ho ricevuto un'istruzione sia sul Talmud che sulla Bibbia. Sono
un ebreo, ma sono affascinato dalla figura luminosa del Nazareno".
"Ha mai letto il libro di Emil Ludwig (anticristiano) su Gesù?".
"Il libro di Ludwig è superficiale. Gesù è una figura troppo imponente
per la penna di un fraseggiatore, per quanto capace. Nessun uomo può
disporre della cristianità con un bon mot".
"Accetta il Gesù storico?"
"Senza
dubbio! Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire la presenza attuale
di Gesù. La sua personalità pulsa ad ogni parola. Nessun mito può mai
essere riempito di una tale vita".
(A.Einstein, "The Saturday Evening Post", 26.10.1929)
Count Kessler un giorno gli disse: "Professore sento dire che lei è profondamente religioso". Einstein gli rispose:
"Sì,
Lei può dirlo. Cerchi e penetri con i limiti della nostra mente i
segreti della natura e scoprirà che, dietro tutte le discernibili
concatenazioni, rimane sempre qualcosa di sottile, di intangibile e
inesplicabile. La venerazione per questa forza, al di là di ogni altra
cosa che noi possiamo comprendere, è la mia religione. A questo titolo
io sono religioso".
(Brian, Einstein a life, 1996)
"La
ricerca scientifica può diminuire la superstizione incoraggiando il
ragionamento e l'esplorazione causale. E' certo che alla base di ogni
lavoro scientifico un po' delicato si trova la convinzione, analoga al
sentimento religioso, che il mondo è fondato sulla ragione e può essere
compreso".
(Einstein, La ricerca scientifica, in Come io vedo il mondo 1934)
Anche
se gli assiomi della teoria della gravitazione di Newton sono posti
dall'uomo, il successo di una tale impresa presuppone un alto grado
d'ordine nel mondo oggettivo, che non era affatto giustificato prevedere
a priori. È qui che compare il sentimento del "miracoloso", che cresce
sempre più con lo sviluppo della nostra conoscenza. E qui sta il punto
debole dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi
per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da
Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli. La cosa curiosa, certo, è
che dobbiamo accontentarci di riconoscere il "miracolo", senza poter
individuare una via legittima per andar oltre.
(da una lettera a Maurice Solovine, GauthierVillars, Parigi, 1956)
Alfred Russel Wallace: evoluzione, selezione naturale e disegno intelligente.
***
In Evoluzione, darwinismo e creazione, Libri consigliati e letteratura e fede, Scienza e Fede on 23 agosto 2010 at 21:54
Ecco
quello che molti ignorano: si può essere evoluzionisti e sostenere
l’ipotesi del Disegno intelligente (ID), inoltre si sostiene l’ipotesi
del Disegno intelligente e l’evoluzione ma non si può essere
creazionisti. Chiariamo i significati:
Creazionismo:
è nato in seno ad alcune sette protestanti americane, ed è il tentativo
di fare affermazioni scientifiche riguardanti il mondo naturale e
l’origine della vita basandosi sulla lettura letterale della Genesi (es: Michael Behe).
L’evoluzionismo (o neodarwinismo):
esattamente l’opposto. Nasce in ambito laicista ed è la deriva
filosofica ed interpretativa della teoria darwininana. Si tenta di
proporre una visione atea, materialista e nichilsita dell’evoluzione
(es: Dawkins, Odifreddi, Dennett).
Intelligent design (ID):
ritiene che per spiegare certe caratteristiche dell’Universo, dalla
comparsa della vita sulla terra all’evoluzione delle specie ecc…occorra
implicare una causa intelligente e razionale piuttosto che pensare ad un
processo casualistico e “cieco” (es: Davies, Novak, De Duve).
L’evoluzione:
è una chiara teoria scientifica (forse ancora un pò incompleta ma
comunque un dato di fatto), che postula la comune discendenza delle
specie terrestri da un antenato comune e il cambiamento di esse
attraverso il tempo.
Albert Einstein, ad esempio, sosteneva l’idea di un Progetto intelligente quando diceva: «Io non sono ateo e non penso di potermi definire panteista. Noi
siamo nella situazione di un bambino che è entrato in una immensa
biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il bambino sa che
qualcuno deve aver scritto quei libri, ma non sa come e non conosce le
lingue in cui sono stati scritti. Sospetta però che vi sia un misterioso
ordine nella disposizione dei volumi, ma non sa quale sia. Questa mi
sembra la situazione dell’essere umano, anche il più intelligente, di
fronte a Dio.
La convinzione profondamente appassionante della presenza di un
superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo,
fonda la mia idea su Dio» (Einstein: His Life and Universe, Simon e Schuster, pag. 27). E come lui la maggior parte degli scienziati attuali e passati.
Evoluzione e Progetto intelligente: Alfred Russel Wallace.
Addirittura lo stesso co-scopritore della selezione naturale riteneva
logico e doveroso implicare l’intervento di un Fattore esterno. Alfred Russel Wallace
(1823-1913) sbalordì lo stesso Darwin (di cui divenne poi amico),
poiché formulò in modo totalmente indipendente la teoria evoluzionistica
nello stesso periodo in cui il grande naturalista elaborava la propria.
Darwin scrisse: «Se Wallace avesse avuto in mano la bozza del mio manoscritto del 1844, non ne avrebbe potuto trarre sunto migliore» (Lettera a Charles Lyell, 18/6/1858). Michael A. Flannery,
direttore associato per le collezioni storiche della biblioteca delle
Scienze della Salute dell’Università dell’Alabama, ha pubblicato in
questi giorni il suo libro La teoria dell’evoluzione intelligente di Alfred Russel Wallace, dove descrive il pensiero del grande naturalista. Il Discovery Istitute,
uno degli organi promotori del Disegno Intelligente (che non è
creazionista), ne ha proposto una recensione e ha pubblicato
l’intervista che Wallace rilasciò nel 1910 in merito al suo pensiero
sull’origine della vita.
Egli disse: «Qualcosa
è venuto da fuori. Una forza è stata esercitata dall’esterno. In una
parola, la vita è stata data alla terra. Tutti gli errori di coloro che
hanno distorto la tesi dell’evoluzione sono sorti dal presupposto che la
vita è una conseguenza della auto-organizzazione. Questo è impensabile.
La vita, come ha ammesso Huxley [il "mastino di Darwin"], è la causa e
non la conseguenza dell’organizzazione. In qualche periodo della storia
vi è stato un atto di creazione, un dono alla terra di qualcosa che
prima non possedeva, e da quel dono, il dono della vita, è giunta la
popolazione infinita e meravigliosa delle forme viventi. Nulla
nell’evoluzione può spiegare l’anima dell’uomo, la differenza tra l’uomo
e gli altri animali è incolmabile. Solo la matematica è sufficiente a
dimostrare che l’uomo possiede una facoltà inesistente in altre
creature. Poi c’è la musica e le facoltà artistiche. No, l’anima deriva
da una creazione separata». (intervista riportata anche in The World of Life di Harold Begbie).
da: http://antiuaar.wordpress.com/2010/08/23/alfred-russel-wallace-evoluzione-selezione-naturale-e-disegno-intelligente/
"Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi
sono creature che - nel loro rancore contro le religioni tradizionali
come 'oppio delle masse' - non possono sentire la musica delle sfere".
Albert Einstein(Isaacson, Einstein: His Life and Universe, Simon e Schuster 2008
La crisi porta al progresso
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"Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni,
perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come
il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge
l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi
supera sé stesso senza essere 'superato'.
Chi attribuisce
alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso
talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è
la crisi dell'incompetenza. L' inconveniente delle persone e delle
nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi
non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di
ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare
di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il
conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con
l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per
superarla."
(A. Einstein)
Dio ha creato il male?
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L’ intellettuale non ha contatto diretto con la rozza realtà
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Vi
è una possibilità di dirigere l'evoluzione psichica degli uomini in
modo che diventino capaci di resistere alle psicosi dell'odio e della
distruzione?
Non penso qui affatto solo alle cosiddette masse incolte. L'esperienza prova che piuttosto la cosiddetta "intellighenzia" cede per prima a queste rovinose suggestioni collettive, poiché l'intellettuale
non ha contatto diretto con la rozza realtà, ma la vive attraverso la
sua forma riassuntiva più facile, quella della pagina stampata.
Albert Einstein in una lettera del 1932 a Freud
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Ci sono due modi di vivere la vita
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Ci sono due modi di vivere la propria vita: l’uno è vivere come se nulla fosse un miracolo, e l’altro è vivere come se tutto fosse un miracolo”
Albert Einstein
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La scienza non può stabilire dei fini ***
La scienza non può stabilire dei fini e tanto meno inculcarli negli esseri umani; la scienza, al più, può fornire i mezzi con i quali raggiungere certi fini. Ma i fini stessi sono concepiti da persone con alti ideali etici.
Albert Einstein
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Non fare dell’intelletto il nostro dio
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La nostra epoca è orgogliosa del progresso che ha
fatto compiere allo sviluppo intellettuale dell’umanità. La ricerca e
la lotta per la verità e per la conoscenza sono fra le più alte qualità
dell’uomo. Certamente dovremo badare a non fare dell’intelletto il nostro dio. Esso ha sì dei muscoli potenti, ma nessuna personalità. Esso non può guidare, può solo servire. L’intelletto ha una vista acuta quanto ai metodi e agli strumenti, ma è cieco quanto ai fini e ai valori.
Così non c’è da meravigliarsi che questa fatale cecità sia passata dai
vecchi ai giovani e oggi affligga una intera generazione. Il fattore più
importante nella formazione dell’esistenza umana è la creazione di un
fine: quello di una comunità libera e di essere umani felici che con
continuo sforzo interiore, lottino per liberarsi dall’eredità di istinti
antisociali e distruttivi
Albert Einstein , Pensieri degli anni difficili |
La morale cosiddetta laica non è ragionevole
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Nel
suo libro Fede, Verità, Tolleranza, l’allora cardinale Ratzinger
riferisce un episodio – narrato da Werner Heisenberg – molto
significativo, accaduto a Bruxelles nell’ambito di una discussione tra
scienziati.
«Ci si trovò a discutere del fatto che Einstein parlava spesso di Dio e Max Planck sosteneva l’opinione che non ci sia alcuna contraddizione tra scienze della natura e religione [...]. Secondo Heisenberg, a fondamento di tale apertura [di Planck] stava la concezione che scienze
naturali e religione sono due sfere totalmente diverse, che non sono in
concorrenza reciproca: quel che conta nelle scienze naturali è
l’alternativa tra vero e falso, nella religione l’alternativa tra bene e
male, tra valore e disvalore.
[...] “Le scienze naturali sono, in certo senso, il modo con cui
andiamo incontro al lato oggettivo della realtà [...]. La fede
religiosa,
viceversa, è l’espressione di una decisione soggettiva, con la
quale stabiliamo quali debbano essere i nostri valori di riferimento nella vita”. [...] A questo punto Heisenberg aggiunge: “Devo
ammettere che non mi trovo a mio agio con questa separazione. Dubito
che, alla lunga, delle comunità umane possano convivere con questa netta
scissione tra sapere e credere”. A un certo punto interviene Wolfgang Pauli e rafforza
il dubbio di Heisenberg, addirittura lo eleva al grado di certezza: “La
separazione completa tra sapere e credere è soltanto un espediente
d’emergenza per un tempo molto limitato. Per esempio, nell’ambito
culturale occidentale, potrebbe venire in
un futuro non troppo lontano il momento in cui le parabole e le
immagini della religione qual è stata finora non possiederanno più
alcuna forza di persuasione neppure per la gente semplice; allora, temo,
anche l’etica finora vigente in breve tempo crollerà e accadranno cose di una atrocità che non ci possiamo neppure immaginare”».
Ratzinger, Fede, Verità, Tolleranza, Cantagalli, Siena 2003, pp. 145-146.
don Carron
Da: ESE R C I Z I D E L L A F R A T E R N I T À d i C O M U N I O N E E L I B E R A Z I O N E 2009
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Io non sono un positivista
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«Io non sono un positivista. Il positivismo stabilisce che quanto non può essere osservato non esiste. Questa concezione è scientificamente insostenibile, perché è impossibile fare affermazioni valide su ciò che uno “può” o “non può" osservare. Uno dovrebbe dire “solo ciò che noi osserviamo esiste”. Il che ovviamente è falso.»
Einstein
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Il Creatore
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E' facile capire perchè i fisici moderni che negli ultimi secoli hanno allargato le frontiere della conoscenza penetrando nell'ignoto forse più di tutti gli altri scienziati, accettano quel grande mistero dell'Universo comunemente chiamato Dio prima della maggior parte dei loro colleghi.
Einstein
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Domandare
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“La cosa importante è non smettere mai di domandare. La curiosità ha il suo motivo di esistere. Non
si può fare altro che restare stupiti quando si contemplano i misteri
dell'eternità, della vita, della struttura meravigliosa della realtà.
È sufficiente se si cerca di comprendere soltanto un poco di questo
mistero tutti i giorni. Non perdere mai una sacra curiosità” Albert Einstein
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Il male è il risultato dell’assenza di Dio nel cuore degli esseri umani.
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Durante
una conferenza con vari universitari, un professore dell’Università di
Berlino... lanciò una sfida ai suoi alunni con la seguente domanda: “ Dio
creò tutto quello che esiste? ”Un alunno rispose con coraggio:” Sì, Lui
creò tutto... “ Realmente Dio creò tutto quello che esiste?” domandò di
nuovo il maestro. “ Sì signore, rispose il giovane. Il professore
rispose: “Se Dio ha creato tutto quello esiste, Dio ha fatto anche il
male, visto che esiste il male! E se stabiliamo che le nostre
azioni sono un riflesso di noi stessi, Dio è cattivo!!!” Il giovane
ammutolì di fronte alla risposta del maestro, inorgoglito per aver
dimostrato, ancora un volta, che la fede era un mito.
Un altro studente alzò la mano e disse: “Posso farle una
domanda, professore?” Logico, fu la risposta del professore. Il giovane
si alzò e chiese:” Professore, il freddo esiste?
Però che domanda è questa?...” Logico che esiste, o per caso non hai
mai sentito freddo? Il ragazzo rispose: “ In realtà, signore, il freddo non esiste.” Secondo le leggi della Fisica, quello che consideriamo freddo, in realtà è l’assenza di calore.
Ogni corpo o oggetto lo si può studiare quando possiede o trasmette
energia; il calore è quello che permette al corpo di trattenere o
trasmettere energia. Lo zero assoluto è l’assenza totale di calore;
tutti i corpi rimangono inerti, incapaci di reagire, però il freddo non
esiste. Abbiamo creato questa definizione per descrivere come ci
sentiamo quando non abbiamo calore ”.
“E,... esiste l’oscurità?” Continuò lo studente. Il professore rispose: “Esiste.” Il ragazzo rispose: “Neppure l’oscurità esiste. L’oscurità, in realtà, è l’assenza di luce.” “
La luce la possiamo studiare, l’oscurità, no! Attraverso il prisma di
Nichols, si può scomporre la luce bianca nei suoi vari colori, con le
sue differenti lunghezze d’onda. L’oscurità, no! ...” “ Come si può
conoscere il grado di oscurità in un determinato spazio? In base alla
quantità di luce presente in quello spazio.”
L’oscurità è una definizione usata dall’uomo per descrivere il grado di buio quando non c’è luce.
Per concludere, il giovane chiese al professore: “Signore, IL MALE ESISTE?”
E il professore rispose: “Come ho affermato all’inizio, vediamo stupri,
crimini, violenza in tutto il mondo. Quelle cose sono del male.” Lo
studente rispose: “ Il male non esiste, Signore, o per lo meno non esiste da se stesso. Il male è semplicemente l’assenza di bene... Conforme ai casi anteriori, il male è una definizione che l’uomo ha inventato per descrivere l’assenza di Dio.” “Dio
non creò il male. ... Il male è il risultato dell’assenza di Dio nel
cuore degli esseri umani. Lo stesso succede con il freddo, quando non
c’è calore, o con l’oscurità, quando non c’è luce. “
Il giovane fu applaudito da tutti in piedi, e il maestro, scuotendo la testa, rimase in silenzio...
Il direttore dell’Università si diresse verso il giovane studente e gli domandò: “Qual’è il tuo nome?”
“Mi chiamo ALBERT EINSTEIN. “
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La realtà
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"La realtà esige serietà per poter essere conosciuta, esige occhi aperti, mente attenta e cuore ospitale affinché il Mistero che essa cela si riveli nella sua verità profonda.
Albert Einstein
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La religione
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Senza la religione l’umanità si troverebbe oggi ancora allo stato di barbarie...
E’ stata la religione che ha permesso all’umanità di progredire in tutti i campi ".
"non ho trovato una parola migliore di religione per definire la fiducia nella natura razionale della realtà, per quanto sia accessibile alla ragione. Ogni volta che questo sentimento è assente, la scienza degenera in un piatto empirismo."
Einstein
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Il Mistero
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La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero; è la fonte di ogni vera arte e di ogni vera scienza.
Albert Einstein
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Verità e Bellezza
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Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in cui è permesso di rimanere bambini per tutta la vita.
Albert Einstein
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Il comportamento dell'essere umano più intelligente nei confronti di Dio
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«Lei crede nel Dio di Spinoza?», Einstein rispose così: «Non posso rispondere con un semplice si o
no. Io non sono ateo e non penso di potermi chiamare panteista. Noi
siamo nella situazione di un bambino piccolo che entra in una vasta
biblioteca riempita di libri scritti in molte lingue diverse. Il bambino
sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Egli non conosce come. Il
bambino sospetta che debba esserci un ordine misterioso nella sistemazione di quei libri, ma
non
conosce quale sia. Questo mi sembra essere il comportamento dell'essere
umano più intelligente nei confronti di Dio. Noi vediamo un universo
meravigliosamente ordinato che rispetta leggi precise, che possiamo però
comprendere solo in modo oscuro. I nostri limitati
pensieri non possono afferrare la forza misteriosa che muove le costellazioni. Mi affascina il
panteismo di Spinoza, ma
ammiro ben di più il suo contributo al pensiero moderno, perché egli è
il primo filosofo che tratta il corpo e l'anima come un'unità e non come
due cose separate»
Brian, Einstein a life, Wiley, New York 1996, p. 127).
***
Quando
un giorno a Princeton Martin Buber, ebreo anch'egli e conoscente di
Einstein da quarant'anni, insistette perché egli rivelasse il suo credo
religioso, il padre della Relatività rispose: «Lo
sforzo che noi [fisici] possiamo fare è solo tirare le sue linee dietro
di lui. Più a fondo uno penetra nei segreti della natura, maggiore
diventa il rispetto che si prova per Dio».
Thomas F. Torrance
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La Bellezza divina
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Vorrei comunicarvi alcuni tra gli aspetti più affascinanti e persuasivi del cammino che ho fatto nella mia vita.
Innanzitutto mi permetterete di ricordare l’istante della mia vita in cui, per la prima volta, ho capito che cos’era l’esistenza di Dio.
Ero in prima liceo classico, in seminario, e facevamo lezione di canto;
normalmente, per il primo quarto d’ora, il professore spiegava storia
della musica, facendoci anche ascoltare alcuni dischi. Anche quel giorno
si fece silenzio, incominciò a girare il disco a 78 giri e improvvisamente, si udì
il canto di un tenore allora famosissimo, Tito Schipa; con una voce
potente e piena di vibrazioni ha incominciato a cantare un’aria del
quarto atto de La Favorita di Donizetti: «Spirto gentil de’ sogni miei,
brillasti un dì ma ti perdei. Fuggi dal cor lontana speme, larve d’amor
fuggite insieme». Dalla prima nota a me è venuto un brivido.
Che
cosa significasse quel brivido l’avrei capito lentamente con gli anni
che passavano; solo il tempo, infatti, fa capire che cosa è il seme,
come dice l’omonima, bella canzone, e cosa ha dentro. Uno può capire
cos’è un seme se ne ha già visto lo sviluppo; ma la prima volta che vede
il seme non può capire che cosa contenga. Così
fu per me quel primo istante di brivido in cui ebbi la percezione di
quello struggimento ultimo che definisce il cuore dell’uomo quando non è
distratto da vanità che si bruciano in pochi istanti.
Luigi Giussani Realtà e giovinezza. La sfida, Sei, Torino 1995
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« Associo il fatto accaduto a Princeton, dove egli(Einstein) si unì al gruppo di preghiera con il suo violino, con un altro evento accaduto nel 1929 a Berlino e raccontatomi da Max Jammer in una sua
lettera. L'occasione
fu quando Yudi Menhuin, il grande violinista ebreo, dette a Berlino un
suo recital durante un concerto con musiche di Beethoven, Bach e Brahms,
eseguite dall'orchestra filarmonica di Berlino diretta da Bruno Walter. Einstein, sopraffatto dalla bellezza della musica, attraversò in tutta fretta il palcoscenico e andò fino al camerino di Menhuin esclamando: «Adesso io so che c'è un Dio in cielo ( Jetzt weiss ich, dass es einen Gott imHimmel gibt )». Thomas F. Torrance
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Gesù visto da Einstein
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«Nessuno
può leggere i Vangeli senza sentire la presenza attuale di Gesù. La sua
personalità pulsa ad ogni parola. Nessun mito può mai essere riempito
di una tale vita»
Einstein (G. Viereck, What Life means to Einstein , “The Saturday Evening Post”, 26.10.1929).
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Il Mistero
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“ Count Kessler un giorno gli disse: «Professore sento dire che lei è profondamente religioso», con calma e con grande dignità Einstein gli rispose: «Sì, Lei può dirlo. Cerchi e penetri con i limiti della nostra mente i segreti della natura e scoprirà che, dietro tutte le discernibili concatenazioni, rimane sempre qualcosa di sottile, di intangibile e inesplicabile.
La venerazione per questa forza, al di là di ognialtra cosa che noi
possiamo comprendere, è la mia religione. A questo titolo io sono
religioso»
(Brian, 1996, p. 161
«Attraverso la conoscenza [loscienziato] consegue un'emancipazione di vasta portata dai ceppi delle speranze e dei desideri personali, e con ciò perviene a quell'atteggiamento di umiltà mentale verso la grandezza della ragione incarnata nell'esistenza e che, nei suoi più abissali recessi, è inaccessibile all'uomo.
Consideravo tale atteggiamento, tuttavia, religioso nel senso più alto del termine. E così ho
l'impressione che la
scienza non solo purifichi l'impulso religioso dalle scorie del suo
antropomorfismo, ma contribuisca altresì ad una spiritualizzazione
religiosa della nostra comprensione della vita»
Einstein( Pensieri, idee, opinioni , pp. 31-32).
«chiunque
è seriamente impegnato nella ricerca scientifica si convince che vi è
uno spirito che si manifesta nelle leggi dell'Universo. Uno spirito
molto superiore a quello dell'uomo, uno spirito di fronte al quale con
le nostre modeste possibilità, noi possiamo solo provare un senso di
umiltà.
In questo modo la ricerca scientifica conduce a un sentimento religioso
di tipo speciale che è davvero assai differente dalla religiosità di
qualcuno piuttosto ingenuo»
Albert Einstein
(H. Dukas and B. Hoffmann, Albert Einstein: the Humane side, Princeton 1989, p.
32).
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La modernità ha fallito
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« Tutto il nostro lodato progresso tecnologico - la nostra molta civiltà - è come la scure nella mano di un criminale patologico».
« La modernità ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo, altrimenti il pianeta non si salva.» A. Einstein |