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martedì 31 gennaio 2012

Einstein

Antony Flew:

da ateista a teista in nome della scienza

Antony Flew, il filosofo che era stato fin da allora il simbolo mondiale dell'ateismo scientifico e il padrino dei vari attuali divulgatori dell'inesistenza di Dio come Richard Dawlins, il 9 dicembre 2004 annuncia pubblicamente in un convegno a New York di ESSERSI CONVINTO CHE L'ESISTENZA DI DIO E' UNA CERTEZZA BASATA SULL'EVIDENZA SCIENTIFICA. Con Flew viene a crollare la mente del moderno ateismo filosofico-scientifico che con il suo "Theology and Falsification"  del 1950, divenne una dei libri di filosofia più ristampati del ventesimo secolo. Il principio socratico di "seguire l'evidenza ovunque essa possa condurre" ha fatto pervenire Flew all'evidenza dell'esistenza di Dio. Sono i risultati delle più recenti e sofisticate ricerche nel campo della biologia, della chimica e della fisica ad aver convinto Flew. In particolare Flew ha indicato soprattutto la scoperta del DNA come "prova" di una superiore intelligenza creatrice della natura.
Lo stesso Einstein diceva che "nelle leggi della natura si rivela una ragione così superiore che tutta la razionalità del pensiero e degli ordinamenti umani è al confronto un riflesso assolutamente insignificante" (In Giovanni Martinetti, "Ragioni per credere oggi", ELLEDICI, 1991, p.29) e ridicolizzava il pensiero degli atei neopositivisti dicendo: "IO NON SONO POSITIVISTA. Il positivismo stabilisce che quanto non può essere osservato non esiste. Questa concezione è scientificamente insostenibile perchè è impossibile fare affermazioni valide su ciò che uno 'può' o 'non può' osservare. Uno dovrebbe dire: 'Solo ciò che osserviamo esiste'. Il che è ovviamente falso" (In Antony Flew, There is a God, Harper One 2007, p.XXIV). Infine Flew cita questa CONFESSIONE di Einstein: "La mia religiosità consiste nell'umile ammirazione dello spirito infinitamente superiore che rivela se stesso nei minimi dettagli che noi siamo in grado di comprendere con la nostra fragile e debole intelligenza. La convinzione profondamente appassionante della presenza di un SUPERIORE POTERE RAZIONALE, che si rivela nell'imcomprensibile universo, fonda la mia idea di Dio" (In Antony Flew, There is a God, Harper One 2007, pp.102.103). Cosa dice Flew se il Creatore, la cui esistenza per lui è evidente, possa essersi rivelato agli esseri umani? "La questione se il Divino abbia rivelato se stesso nella storia umana resta un valido tema di discussione. Non si possono limitare le possibilità dell'onniscienza eccetto per quello che è una impossibilità logica. Qualunque altra cosa è alla portata dell'onnipotenza" (In Antony Flew, There is a God, Harper One 2007, p.157).
Sebbene sia recente acquisizione di Flew che ha avuto l'umiltà della evidenza socratica e scientifica - l'esistenza di Dio come Creatore - da sempre la Chiesa afferma che "Dio può essere conosciuto con certezza dal lume naturale della ragione umana attraverso le cose che da Lui sono state fatte" (Dei Filius, 2, Concilio Vaticano I).
Il fideismo ATEO nel NULLA - che filosoficamente e scientificamente è un "inesistente" indefinibile se non a partire da "qualcosa" e "Qualcuno" - è irrazionale e indimostrabile a partire proprio dalla scienza!
Auguriamo a Flew e a tutti gli ex ateologi in ricerca sincera di essere condotti al vero volto del "Dio ignoto" rivelatosi pienamente: il Logos, Gesù Cristo!!!

da:Antony Flew da ateista a teista in nome della scienza

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Postato da: giacabi a 08:43 | link | commenti
einstein, ateismo

venerdì, 14 ottobre 2011
La religiosità di Einstein
***

- La preoccupazione dell'uomo e del suo destino devono sempre costituire l'interesse principale di tutti gli    sforzi tecnici. Non dimenticatelo mai in mezzo a tutti i vostri diagrammi ed alle vostre equazioni

- La modernità ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo,
  altrimenti il pianeta non si salva.


«La scienza senza la religione è zoppa; la religione senza la scienza è cieca.»

«La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi
abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.»


«Si può dire che l'eterno mistero del mondo sia la sua comprensibilità.»

«Chi non ammette l'insondabile mistero non può essere neanche uno scienziato


«La mia religione consiste di un'umile ammirazione per l'illimitato spirito superiore
che rivela se stesso nei leggeri dettagli che siamo capaci di percepire con la nostra
mente gracile e debole.»


«Tanto più avanza l'ulteriore evoluzione del genere umano, tanto più certo mi sembra
quel sentiero verso la genuina religiosità che non si adagia sulla paura della vita, sulla
paura della morte e sulla fede cieca.»

«Ogni persona seriamente risoluta nella ricerca della scienza diventa convinta che
nelle leggi dell'Universo si manifesta uno spirito - uno spirito di gran lunga superiore a
quello dell'uomo, e uno di fronte al quale noi, con i nostri modesti poteri, dobbiamo
sentirci umili.»

«Il sentimento religioso degli scienziati prende la forma di un entusiastico stupore di
fronte all'armonia della legge naturale, che rivela una intelligenza di tale superiorità
che, comparati con essa, tutto il sistematico pensiero e l'azione del genere umano non
ne sono che un riflesso completamente insignificante.»


«Tutto il nostro lodato progresso tecnologico, la nostra molta civiltà, è come la scure
nella mano di un criminale patologico.»

«Dovremmo stare attenti a non fare dell'intelletto il nostro Dio: esso ha certamente
muscoli potenti, ma nessuna personalità.»

«Chiunque si accinga a eleggere se stesso come giudice del vero e della conoscenza, è
affondato dalla risata degli Dei.»

«Quando la soluzione è semplice, Dio sta rispondendo.»

«Dio non gioca a dadi con l'universo. Dio è sottile ma non è malizioso.»


«L'uomo che considera senza senso la propria vita e quella dei suoi simili, non è
soltanto sfortunato ma è quasi squalificato per vivere.»

Postato da: giacabi a 18:53 | link | commenti
einstein

martedì, 13 settembre 2011
La verità
***
La verità è ciò che resiste alla prova dell'esperienza.
Albert Einstein)


Postato da: giacabi a 14:54 | link | commenti
einstein, verità

lunedì, 08 agosto 2011
Quel volto nascosto in tutto ciò che è bello
***

Michelangelo - Cappella Sistina

di Giovanni Fighera
06-08-2011



Qual è l’«utilità» della bellezza nella nostra vita? Qual è il legame tra il bello e la civiltà, tra il bello e le altre discipline, tra il bello e le dimensioni concrete dell’esistenza? Affermare che la bellezza sia «disinteressata» coincide con l’attestazione della inutilità della bellezza?

Iniziamo col dire che la bellezza ha una suprema funzione educativa. Se, infatti, il bello produce sull’uomo l’effetto della contemplazione, allora esso ci educa a cogliere la realtà per quella che è. Di fronte al bello, cioè, l’uomo è portato, come primo, iniziale e puro impeto, a contemplarlo: è, quindi, educato a trasformare l’amore di concupiscenza in amore per l’oggetto in sé stesso. Questo sguardo puro, distaccato e contemplativo di fronte alla bellezza del reale si chiama verginità. Dostoevskij non aveva dubbi nel riconoscere l’importanza della bellezza. Scriveva nei Demoni: «Io dichiaro che Shakespeare e Raffaello stanno più in alto della liberazione dei contadini, più in alto dello spirito popolare, più in alto del socialismo, più in alto della giovane generazione, più in alto della chimica, quasi più in alto dell’umanità intera, giacché sono già un frutto, il vero frutto dell’umanità intera e, forse, il frutto più alto che mai possa essere! ».

Bisogna, però, sfatare un inveterato luogo comune, quello che la bellezza riguardi solo le discipline artistiche. La bellezza riguarda ogni ambito della vita e della realtà come scrive Dante nel Paradiso: «Le cose tutte quante/ hanno ordine tra loro, e questo è forma/ che l’universo a Dio fa simigliante». Quindi, la bellezza è alla base di ogni passione e interesse umano. Così si esprime lo scienziato italiano Antonino Zichichi sullo sviluppo della scienza a partire da G. Galilei: «La scienza nasce da questo atto di umiltà intellettuale: dare a oggetti volgari dignità intellettuale, studiandoli. Questa umiltà intellettuale aveva in Galileo Galilei radici profonde: la fede nel fatto che in ciascun oggetto, fosse esso volgare o inutile, ci doveva esser la mano del Creatore […]. Le grandi scoperte galileiane sono le prime impronte di colui che ha fatto il mondo. Esse sono state ottenute partendo non da tecnologie, ma da semplicissime pietre, spaghi e legni. […] E invece Galilei considera quegli oggetti depositari delle impronte del Creatore».

Senza lo stupore per il creato e per l’ordine nascosto ivi presente, l’indagine scientifica non partirebbe. Quindi, non solo l’arte, ma anche la scienza deriva dall’osservazione e dallo stupore per la bellezza. Anche Albert Einstein afferma che il sentimento religioso dello scienziato «consiste nell’ammirazione estasiata delle leggi della natura; gli si rivela una mente così superiore che tutta l’intelligenza messa dagli uomini nei loro pensieri non è al cospetto di essa che un riflesso assolutamente nullo […]. La più bella sensazione è il lato misterioso della vita. È il sentimento profondo che si trova sempre nella culla dell’arte e della scienza». Stupore, contemplazione, estasi di fronte alla bellezza della realtà: questi sono gli sproni che inducono il «vero uomo di scienza» a ricercare le leggi che descrivono (cioè dicono il «come», ma non il «perché») quell’ordine e quell’armonia che tralucono dal creato. Senza la certezza di un ordine nascosto non vi sarebbe ricerca.

L’uomo medioevale, che certo non possiede gli strumenti tecnici per l’indagine, è, però, convinto dell’esistenza di un ordine e lo comunica attraverso la presenza del numero tre (con valore religioso di richiamo alla Trinità) ovunque. La certezza di quest’ordine appartiene all’uomo prima che questi sia in grado di dimostrarlo scientificamente. È lo sguardo che si fa contemplazione delle cose che lo percepisce e fa scaturire il desiderio di coglierlo più in profondità. La bellezza ha, quindi, la capacità di muovere l’uomo all’ardore della conoscenza e alla ricerca della verità, nel contempo lo sprona al desiderio di bene  come il protagonista del bellissimo film Le vite degli altri dimostra quando si chiede: «Come si fa ad essere cattivi dopo aver ascoltato questa musica?».

La bellezza e l’arte, poi, consolano l’uomo dalle sofferenze quotidiane. È questa una convinzione da sempre presente nell’espressione artistica. La storia letteraria è un monumento, cioè una testimonianza imperitura, del valore dell’arte come consolazione delle afflizioni, tentativo, seppur sempre parziale e imperfetto, di lenire le sofferenze per la perdita di un caro. Indubbiamente, gli esempi al riguardo si sprecano. Come non ricordare le poesie di Pascoli dedicate alla morte del padre, assassinato nel 1867 («X agosto», «La cavallina storna», …) oppure il resoconto diaristico composto da Ungaretti durante la Prima guerra mondiale, intitolato Il porto sepolto, in cui il poeta si sofferma sulla scomparsa dei compagni di guerra («Veglia», «Soldati», …)? Come scordarsi versi come «Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto…», scritti sempre da Ungaretti quando vuole raccontare la sua sofferenza per la morte del figlio di soli nove anni?

La funzione eternatrice dell’arte scaturisce, poi, in concomitanza stessa della sua nascita: essa può rendere immortale il nome di chi è stato e non c’è più. Basti pensare ai poemi omerici o, per addurre esempi tratti dalla nostra letteratura, alla poesia dantesca. Quanti personaggi nell’Inferno chiedono che la propria memoria sia rinverdita e procrastinata da Dante, evidentemente attraverso il suo racconto memoriale! Pensiamo a Ciacco che si congeda da Dante viator con una richiesta: «Quando sarai nel dolce mondo, / priegoti ch’a la mente altrui mi rechi».

Cinquecento anni più tardi, Foscolo costruirà un intero poema sulla bellezza, sull’arte e sull’efficacia che esse hanno nel rendere immortale il nome dei grandi: I sepolcri. Si pensi all’icastica catena di trionfi in cui Foscolo raffigura le Pimplee (ovvero le muse, cioè la poesia) vincere sul tempo e sulla dimenticanza che ogni cosa avvolge: «Siedon custodi de’ sepolcri, e quando / Il tempo con sue fredde ale vi spazza/Fin le rovine, le Pimplèe fan lieti/Di lor canto i deserti, e l’armonia/ Vince di mille secoli il silenzio». È somma poesia, questa, ove Foscolo tocca uno dei vertici della letteratura di sempre. Se Foscolo afferma che la bellezza dell’arte e della poesia avrebbe trionfato sul deserto del tempo, Dostoevskij arriverà a scrivere nei Demoni che «il mondo sarà salvato dalla bellezza». Che cosa significa?

Papa Giovanni Paolo II commenta nella «Lettera agli artisti» chiosando che la bellezza genererà sempre quello stupore da cui sorgerà l’entusiasmo che permetterà all’uomo di rialzarsi. Rivolgendosi sempre agli artisti Papa Benedetto XVI spiegherà, poi, che «speranza è vera figlia di bellezza». Charles Moeller scrive in Saggezza greca e paradosso cristiano: «Una sola cosa supera la bellezza della Divina Commedia sulla Terra ed è la bellezza del volto dei santi». Per questo nei primi secoli la Didaché spronava i cristiani a guardare sempre il volto dei santi e a trarre conforto dai loro discorsi. La bellezza del santo deriva dal suo amore per Cristo, il bello e il buono per eccellenza, via verità e vita.

La ricerca della bellezza nella vita riguarda, quindi, la felicità dell’uomo. Ne è ben cosciente Dante che ha scritto la Commedia per «accompagnare gli uomini dalla condizione di peccato e di infelicità alla condizione di felicità e di beatitudine» (si veda la lettera a Cangrande della Scala). Nella poesia «Alla sua donna» Leopardi, poi, scrive rivolgendosi alla bellezza che se l’uomo la incontrasse e la amasse allora la sua vita sarebbe felice, addirittura sarebbe come quella che «nel ciel india».

Per questo san Giustino martire poteva affermare: «Tutto il bello ci interessa, perché il cristianesimo è la manifestazione storica e personale del Logos nella sua pienezza. Ne consegue che tutto ciò che di buono è stato espresso da chiunque appartiene a noi cristiani». La bellezza è cioè una modalità con cui Dio ci attira a sé

Postato da: giacabi a 21:20 | link | commenti (1)
einstein, bellezza, dante, dostoevskij

mercoledì, 13 aprile 2011
Gli atei fanatici
***
Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi sono creature che - nel loro rancore contro le religioni tradizionali come "oppio delle masse" - non possono sentire la musica delle sfere.
Albert Einstein, Nobel per la Fisica (dal libro "His Life and Universe")

Postato da: giacabi a 13:48 | link | commenti
einstein, ateismo

giovedì, 17 febbraio 2011
L'attegiamento ragionevole dell'uomo :
il segno del mondo rimanda a Dio

Noi siamo nella situazione di un bambino piccolo che entra in una vasta biblioteca riempita di libri scritti in molte lingue diverse. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Egli non conosce come. Il bambino sospetta che debba esserci un ordine misterioso nella sistemazione di quei libri, ma non conosce quale sia. Questo mi sembra essere il comportamento dell'essere umano più intelligente nei confronti di Dio. Noi vediamo un universo meravigliosamente ordinato che rispetta leggi precise, che possiamo però comprendere solo in modo oscuro.
Albert Einstein

Postato da: giacabi a 12:06 | link | commenti
einstein

sabato, 05 febbraio 2011

Come è nato l'Occidente

di Corrado Gnerre da Il Settimanale di Padre Pio 09.01.2011

***

La cultura cristiana favorisce il progresso tecnico, perché vede la natura - in seguito al peccato originale - come qualcosa da domare, passibile di intervento. Non fu così per le “civiltà” precristiane che, divinizzando la natura, escludevano ogni possibilità di modificarla, e quindi ogni sviluppo tecnico.
Einstein dice delle cose interessanti per far capire quanto la scienza non sia lontano dal riconoscimento del divino. Infatti, sciocchezze come quelle che vanno affermando alcuni scienziati scientisti, come Hawking e altri, lasciano il tempo che trovano... e la scienza che trovano. La stragrande maggioranza degli scienziati, invece, è sempre stata aperta al divino. E anche colui che è il prototipo dello scienziato moderno (appunto Einstein) lo è. Egli amava dire: «Lo stupore non il dubbio è la fonte della conoscenza». E inoltre: «Solo la fede in Dio mi ha sempre dato la forza per poter continuare».
Però, proprio Einstein, riguardo al divino, simpatizzava per un’impostazione che non solo è contraddittoria, ma è anche poco favorevole alla scienza. Questa impostazione è il panteismo.
Panteismo vuol dire identificare Dio con la natura. Si tratta – come è facile capire – di una concezione che è priva di ogni logica e che inoltre impedisce ogni serio progresso tecnologico.

Vediamo prima di tutto perché il panteismo è illogico.
Immagina di essere in un museo e di trovarti dinanzi ad un bel quadro.
Lo stai ammirando, poi la guida ti dice: «Questo quadro e il suo autore sono la stessa cosa». Che penseresti? Prima di tutto sorrideresti, poi, se la guida continua ad esprimere la sua insensata convinzione, concluderesti tra te e te: “Troppo lavoro evidentemente fa male...”. È evidente che una simile affermazione (il quadro e il pittore che l’ha dipinto sono la stessa cosa) è da matti da legare: è contro ogni ordine naturale delle cose. Fuor di metafora: è altrettanto illogico dire che la realtà naturale e Dio sono la stessa cosa. Dio, per essere Dio, deve necessariamente essere assoluto. Un dio che non sia assoluto non è Dio! E allora: come può Dio identificarsi con la natura che non è assoluta? Dio, per essere Dio, deve essere infinito. Come allora può identificarsi con la natura che non è infinita? Altro sarebbe se dicessimo che attraverso l’osservazione della natura possiamo capire chi è il suo Autore; così come attraverso l’osservazione di un quadro possiamo capire le qualità artistiche del pittore e il suo modo di pensare. Insomma, un conto è riconoscere un rapporto di somiglianza (analogia) tra la natura e Dio e il quadro e il pittore; altro un rapporto d’identità... che sarebbe semplicemente assurdo.

Ma – dicevo – il panteismo non solo è illogico, impedisce anche qualsiasi sviluppo scientifico-tecnologico. Attenzione: non ho detto progresso scientifico, ma progresso scientifico-tecnologico. Le parole scienza e tecnica non hanno lo stesso significato. La scienza è una conoscenza, una conoscenza che è relazione argomentata e logica fra concetti; la tecnica è invece l’applicazione delle conoscenze scientifiche, un’applicazione per migliorare le condizioni materiali di vita. Ebbene, le civiltà antiche, le cui culture in diversa misura erano accomunate da evidenti convinzioni panteistiche, erano caratterizzate da una buona conoscenza scientifica ma da un quasi nullo progresso tecnico. La civiltà egizia rimase tale per millenni. Così anche quella cinese o giapponese. Queste ultime, quando hanno poi conosciuto lo sviluppo tecnico dell’Occidente all’inizio del XX secolo, si sono sviluppate con ottimi risultati... il che significa che non era un problema di capacità intellettive. Ma fino all’inizio del XX secolo, niente di niente. Il perché è molto più semplice di quanto possiamo immaginare. La concezione panteistica, se non impedisce la conoscenza scientifica, senz’altro impedisce quella tecnica. Se infatti mi convinco che la realtà naturale è un modo di esprimersi del divino, essendo dio stesso, allora potrò conoscere la realtà naturale ma non sarò mai legittimato a modificarla. Come posso modificare ciò che è divino, cioè ciò che s’identifica con Dio? Anzi, dovrò avere un atteggiamento idolatrico verso la realtà naturale. Altra cosa, invece, se mi convinco che la realtà naturale è stata creata da Dio ma non è Dio. Allora sì che non solo potrò conoscerla, ma potrò anche modificarla.

La concezione giudaico-cristiana, poi, dà una motivazione in più alla possibilità di intervenire sulla natura. Mi riferisco al peccato originale. È questo avvenimento che spiega il passaggio da una natura “madre” ad una natura “matrigna”, da una natura a servizio e amica dell’uomo, perfettamente ordinata (il giardino)... ad una natura che può essere anche contro l’uomo, ad una natura piena di insidie, capace con i suoi cataclismi di distruggere l’uomo stesso. Tale convinzione rende ancora più legittimo l’intervento umano sulla natura, perché, in questo caso, non è un rifiuto della natura così come Dio l’ha donata, bensì della natura ferita dal peccato originale. Vi chiederete: ma cosa c’entra la natura con il peccato originale? Il rapporto c’è, eccome. Dio ha donato il mondo all’uomo per metterlo a suo servizio, per cui, avendo l’uomo peccato, anche ciò che è stato messo al suo servizio ha subìto tale peccato.
Queste cose ricordiamole quando sentiamo sciocchezze secondo cui la cultura cristiana avrebbe ostacolato lo sviluppo scientifico-tecnologico. Diciamo piuttosto – sicuri di non poter essere smentiti – che senza il Cristianesimo l’Occidente non ci sarebbe mai stato e che, senza il Cristianesimo, la storia si sarebbe cristallizzata così come si era ampiamente cristallizzata nelle cosiddette “civiltà” precristiane. Pensate a quante trasformazioni sono avvenute negli ultimi duemila anni, pensate a come è cambiato lo stile di vita. Certamente, si tratta di trasformazioni non determinanti sul piano morale (la cosa fondamentale sul piano morale è salvare la propria anima e andare in Paradiso), ma di trasformazioni che, se l’uomo le raggiunge, è giusto che ci siano... e che dimostrano quanto solo il Cristianesimo sia la vera-verità (chiedo scusa del gioco di parole) che promuove tutto l’uomo: il suo spirito, ma anche il suo corpo.


Postato da: giacabi a 13:47 | link | commenti
einstein

venerdì, 08 ottobre 2010
IL SENSO RELIGIOSO DI EINSTEIN
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"Quello che vedo nella natura è una struttura stupenda che possiamo capire solo in maniera molto imperfetta e davanti alla quale la persona riflessiva deve sentirsi pervasa da un profondo senso di ‘umiltà’. È un sentimento sinceramente religioso che non ha nulla a che vedere con il misticismo. La mia religiosità consiste in un’umile ammirazione di quello Spirito immensamente superiore che si rivela in quel poco che noi, con il nostro intelletto debole e transitorio, possiamo comprendere della realtà. Voglio sapere come Dio creò questo mondo. Voglio conoscere i suoi pensieri; in quanto al resto, sono solo dettagli".


(Einstein: Pensieri di un uomo curioso, Mondadori '97)


"Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo come a un miracolo o a un eterno mistero? A priori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo caotico del tutto inafferrabile da parte del pensiero. Ci si potrebbe attendere che il mondo si manifesti come soggetto alle leggi solo a condizione che noi operiamo un intervento ordinatore. Questo tipo di ordinamento sarebbe simile all’ordine alfabetico delle parole di una lingua. Al contrario, il tipo d’ordine che, per esempio, è stato creato dalla teoria della gravitazione di Newton è di carattere completamente diverso: anche se gli assiomi della teoria sono posti dall’uomo, il successo di una tale impresa presuppone un alto grado d’ordine nel mondo oggettivo, che non era affatto giustificato prevedere a priori. È qui che compare il sentimento del “miracoloso”, che cresce sempre più con lo sviluppo della nostra conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli. La cosa curiosa, certo, è che dobbiamo accontentarci di riconoscere il “miracolo”, senza poter individuare una via legittima per andar oltre. Capisco che devo ben esplicitare quest’ultima considerazione in modo che non ti venga in mente che, indebolito dall’età, io sia divenuto vittima dei preti".
(A. Einstein, Lettera a Maurice Solovine, GauthierVillars, Parigi 1956 p.102)

"Nelle leggi della natura si rivela una ragione così superiore che tutta la razionalità del pensiero e degli ordinamenti umani è al confronto un riflesso assolutamente insignificante. Qual è il senso della nostra esistenza, qual è il significato dell'esistenza di tutti gli esseri viventi in generale? Il saper rispondere a una siffatta domanda significa avere sentimenti religiosi. Voi direte: ma ha dunque un senso porre questa domanda. Io vi rispondo: chiunque crede che la sua propria vita e quella dei suoi simili sia priva di significato è non soltanto infelice, ma appena capace di vivere".
(Albert Einstein, Religione e scienza, 1930)

"Io non sono ateo e non penso di potermi definire panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino che è entrato in una immensa biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri, ma non sa come e non conosce le lingue in cui sono stati scritti. Sospetta però che vi sia un misterioso ordine nella disposizione dei volumi, ma non sa quale sia. Questa mi sembra la situazione dell’essere umano, anche il più intelligente, di fronte a Dio. La convinzione profondamente appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo, fonda la mia idea su Dio".
(Einstein: His Life and Universe, Simon e Schuster, pag. 27)

Fino a che punto è influenzato dalla cristianità?"
"Da bambino ho ricevuto un'istruzione sia sul Talmud che sulla Bibbia. Sono un ebreo, ma sono affascinato dalla figura luminosa del Nazareno".
"Ha mai letto il libro di Emil Ludwig (anticristiano) su Gesù?".
"Il libro di Ludwig è superficiale. Gesù è una figura troppo imponente per la penna di un fraseggiatore, per quanto capace. Nessun uomo può disporre della cristianità con un bon mot".
"Accetta il Gesù storico?"
"Senza dubbio! Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire la presenza attuale di Gesù. La sua personalità pulsa ad ogni parola. Nessun mito può mai essere riempito di una tale vita".

(A.Einstein, "The Saturday Evening Post", 26.10.1929)

Count Kessler un giorno gli disse: "Professore sento dire che lei è profondamente religioso". Einstein gli rispose:
"Sì, Lei può dirlo. Cerchi e penetri con i limiti della nostra mente i segreti della natura e scoprirà che, dietro tutte le discernibili concatenazioni, rimane sempre qualcosa di sottile, di intangibile e inesplicabile. La venerazione per questa forza, al di là di ogni altra cosa che noi possiamo comprendere, è la mia religione. A questo titolo io sono religioso".

(Brian, Einstein a life, 1996)
"La ricerca scientifica può diminuire la superstizione incoraggiando il ragionamento e l'esplorazione causale. E' certo che alla base di ogni lavoro scientifico un po' delicato si trova la convinzione, analoga al sentimento religioso, che il mondo è fondato sulla ragione e può essere compreso".
(Einstein, La ricerca scientifica, in Come io vedo il mondo 1934)

Anche se gli assiomi della teoria della gravitazione di Newton sono posti dall'uomo, il successo di una tale impresa presuppone un alto grado d'ordine nel mondo oggettivo, che non era affatto giustificato prevedere a priori. È qui che compare il sentimento del "miracoloso", che cresce sempre più con lo sviluppo della nostra conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli. La cosa curiosa, certo, è che dobbiamo accontentarci di riconoscere il "miracolo", senza poter individuare una via legittima per andar oltre.
(da una lettera a Maurice Solovine, GauthierVillars, Parigi, 1956)

grazie a:  Ragione e Fede

 


Postato da: giacabi a 11:02 | link | commenti
einstein, senso religioso

martedì, 24 agosto 2010

Alfred Russel Wallace: evoluzione, selezione naturale e disegno intelligente.

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In Evoluzione, darwinismo e creazione, Libri consigliati e letteratura e fede, Scienza e Fede on 23 agosto 2010 at 21:54
Ecco quello che molti ignorano: si può essere evoluzionisti e sostenere l’ipotesi del Disegno intelligente (ID), inoltre si sostiene l’ipotesi del Disegno intelligente e l’evoluzione ma non si può essere creazionisti. Chiariamo i significati:
Creazionismo: è nato in seno ad alcune sette protestanti americane, ed è il tentativo di fare affermazioni scientifiche riguardanti il mondo naturale e l’origine della vita basandosi sulla lettura letterale della Genesi (es: Michael Behe).
L’evoluzionismo (o neodarwinismo): esattamente l’opposto. Nasce in ambito laicista ed è la deriva filosofica ed interpretativa della teoria darwininana. Si tenta di proporre una visione atea, materialista e nichilsita dell’evoluzione (es: Dawkins, Odifreddi, Dennett).
Intelligent design (ID): ritiene che per spiegare certe caratteristiche dell’Universo, dalla comparsa della vita sulla terra all’evoluzione delle specie ecc…occorra implicare una causa intelligente e razionale piuttosto che pensare ad un processo casualistico e “cieco” (es: Davies, Novak, De Duve).
L’evoluzione: è una chiara teoria scientifica (forse ancora un pò incompleta ma comunque un dato di fatto), che postula la comune discendenza delle specie terrestri da un antenato comune e il cambiamento di esse attraverso il tempo.

Albert Einstein, ad esempio, sosteneva l’idea di un Progetto intelligente quando diceva: «Io non sono ateo e non penso di potermi definire panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino che è entrato in una immensa biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri, ma non sa come e non conosce le lingue in cui sono stati scritti. Sospetta però che vi sia un misterioso ordine nella disposizione dei volumi, ma non sa quale sia. Questa mi sembra la situazione dell’essere umano, anche il più intelligente, di fronte a Dio. La convinzione profondamente appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo, fonda la mia idea su Dio» (Einstein: His Life and Universe, Simon e Schuster, pag. 27). E come lui la maggior parte degli scienziati attuali e passati.
Evoluzione e Progetto intelligente: Alfred Russel Wallace.
Addirittura lo stesso co-scopritore della selezione naturale riteneva logico e doveroso implicare l’intervento di un Fattore esterno.
Alfred Russel Wallace (1823-1913) sbalordì lo stesso Darwin (di cui divenne poi amico), poiché formulò in modo totalmente indipendente la teoria evoluzionistica nello stesso periodo in cui il grande naturalista elaborava la propria. Darwin scrisse: «Se Wallace avesse avuto in mano la bozza del mio manoscritto del 1844, non ne avrebbe potuto trarre sunto migliore» (Lettera a Charles Lyell, 18/6/1858). Michael A. Flannery, direttore associato per le collezioni storiche della biblioteca delle Scienze della Salute dell’Università dell’Alabama, ha pubblicato in questi giorni il suo libro La teoria dell’evoluzione intelligente di Alfred Russel Wallace, dove descrive il pensiero del grande naturalista. Il Discovery Istitute, uno degli organi promotori del Disegno Intelligente (che non è creazionista), ne ha proposto una recensione e ha pubblicato l’intervista che Wallace rilasciò nel 1910 in merito al suo pensiero sull’origine della vita.
Egli disse: «Qualcosa è venuto da fuori. Una forza è stata esercitata dall’esterno. In una parola, la vita è stata data alla terra. Tutti gli errori di coloro che hanno distorto la tesi dell’evoluzione sono sorti dal presupposto che la vita è una conseguenza della auto-organizzazione. Questo è impensabile. La vita, come ha ammesso Huxley [il "mastino di Darwin"], è la causa e non la conseguenza dell’organizzazione. In qualche periodo della storia vi è stato un atto di creazione, un dono alla terra di qualcosa che prima non possedeva, e da quel dono, il dono della vita, è giunta la popolazione infinita e meravigliosa delle forme viventi. Nulla nell’evoluzione può spiegare l’anima dell’uomo, la differenza tra l’uomo e gli altri animali è incolmabile. Solo la matematica è sufficiente a dimostrare che l’uomo possiede una facoltà inesistente in altre creature. Poi c’è la musica e le facoltà artistiche. No, l’anima deriva da una creazione separata». (intervista riportata anche in The World of Life di Harold Begbie).
da:
http://antiuaar.wordpress.com/2010/08/23/alfred-russel-wallace-evoluzione-selezione-naturale-e-disegno-intelligente/

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einstein, evoluzionismo, wallace

mercoledì, 18 agosto 2010
"Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi sono creature che - nel loro rancore contro le religioni tradizionali come 'oppio delle masse' - non possono sentire la musica delle sfere".

Albert Einstein(Isaacson, Einstein: His Life and Universe, Simon e Schuster 2008

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einstein, ateismo

sabato, 03 luglio 2010
La crisi porta al progresso

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"Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere 'superato'.

Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L' inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla." 

(A. Einstein)

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einstein

domenica, 28 marzo 2010


Dio ha creato il male?

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dio, einstein

mercoledì, 30 dicembre 2009

L’ intellettuale non ha contatto diretto con la rozza realtà
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Vi è una possibilità di dirigere l'evoluzione psichica degli uomini in modo che diventino capaci di resistere alle psicosi dell'odio e della distruzione?
Non penso qui affatto solo alle cosiddette masse incolte. L'esperienza prova che piuttosto la cosiddetta "intellighenzia" cede per prima a queste rovinose suggestioni collettive, poiché l'intellettuale non ha contatto diretto con la rozza realtà, ma la vive attraverso la sua forma riassuntiva più facile, quella della pagina stampata.
Albert Einstein in una lettera del 1932 a Freud

 

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einstein, reale

domenica, 27 settembre 2009
Ci sono due modi di vivere la vita
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Ci sono due modi di vivere la propria vita: l’uno è vivere come se nulla fosse un miracolo, e l’altro è vivere come se tutto fosse un miracolo
 Albert Einstein

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einstein, bellezza

La scienza non può stabilire dei fini ***
La scienza non può stabilire dei fini e tanto meno inculcarli negli esseri umani; la scienza, al più, può fornire i mezzi con i quali raggiungere certi fini. Ma i fini stessi sono concepiti da persone con alti ideali etici.
Albert Einstein

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einstein, scienza - articoli

martedì, 22 settembre 2009
Non fare dell’intelletto il nostro dio
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   La nostra epoca è orgogliosa del progresso che  ha fatto compiere allo sviluppo intellettuale dell’umanità. La ricerca e la lotta per la verità e per la conoscenza sono fra le più alte qualità dell’uomo. Certamente dovremo badare a non fare dell’intelletto il nostro dio. Esso  ha sì dei muscoli potenti, ma nessuna personalità. Esso non può guidare, può solo servire. L’intelletto  ha una vista acuta quanto ai metodi e agli strumenti, ma è cieco quanto ai fini e ai valori. Così non c’è da meravigliarsi che questa fatale cecità sia passata dai vecchi ai giovani e oggi affligga una intera generazione. Il fattore più importante nella formazione dell’esistenza umana è la creazione di un fine: quello di una comunità libera e di essere umani felici che con continuo sforzo interiore, lottino per liberarsi dall’eredità di istinti antisociali e distruttivi
 Albert Einstein ,  Pensieri degli anni difficili

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einstein, scienza - articoli

sabato, 16 maggio 2009
La morale cosiddetta laica non è ragionevole
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Nel suo libro Fede, Verità, Tolleranza, l’allora cardinale Ratzinger riferisce un episodio – narrato da Werner Heisenberg – molto significativo, accaduto a Bruxelles nell’ambito di una discussione tra scienziati.

«Ci si trovò a discutere del fatto che Einstein parlava spesso di Dio e Max Planck sosteneva l’opinione che non ci sia alcuna contraddizione tra scienze della natura e religione [...]. Secondo Heisenberg, a fondamento di tale apertura [di Planck] stava la concezione che scienze naturali e religione sono due sfere totalmente diverse, che non sono in concorrenza reciproca: quel che conta nelle scienze naturali è l’alternativa tra vero e falso, nella religione l’alternativa tra bene e male, tra valore e disvalore. [...] “Le scienze naturali sono, in certo senso, il modo con cui andiamo incontro al lato oggettivo della realtà [...]. La fede religiosa,
viceversa, è l’espressione di una decisione soggettiva, con la
quale stabiliamo quali debbano essere i nostri valori di riferimento nella vita”. [...] A questo punto Heisenberg aggiunge: “Devo ammettere che non mi trovo a mio agio con questa separazione. Dubito che, alla lunga, delle comunità umane possano convivere con questa netta scissione tra sapere e credere”. A un certo punto interviene Wolfgang Pauli e rafforza
il dubbio di Heisenberg, addirittura lo eleva al grado di certezza: La separazione completa tra sapere e credere è soltanto un espediente d’emergenza per un tempo molto limitato. Per esempio, nell’ambito culturale occidentale, potrebbe venire in un futuro non troppo lontano il momento in cui le parabole e le immagini della religione qual è stata finora non possiederanno più alcuna forza di persuasione neppure per la gente semplice; allora, temo, anche l’etica finora vigente in breve tempo crollerà e accadranno cose di una atrocità che non ci possiamo neppure immaginare”».
Ratzinger, Fede, Verità, Tolleranza, Cantagalli, Siena 2003, pp. 145-146.
don Carron
Da:  ESE R C I Z I D E L L A F R A T E R N I T À d i C O M U N I O N E E L I B E R A Z I O N E  2009

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einstein, benedettoxvi, carron, plank, scienza - articoli

domenica, 04 gennaio 2009
Io  non sono un positivista
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«Io  non sono un positivista. Il positivismo stabilisce che quanto non può essere osservato non esiste. Questa concezione è scientificamente insostenibile, perché è impossibile fare affermazioni  valide su ciò che uno “può” o “non può" osservare. Uno dovrebbe dire “solo ciò che noi osserviamo esiste”. Il che ovviamente è falso.»
Einstein

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einstein

martedì, 04 novembre 2008
Il Creatore
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E' facile capire perchè i fisici moderni che negli ultimi secoli hanno allargato le frontiere della conoscenza penetrando nell'ignoto forse più di tutti gli altri scienziati, accettano quel grande mistero dell'Universo  comunemente chiamato Dio prima della maggior parte dei loro colleghi.
Einstein

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dio, einstein

sabato, 06 settembre 2008
Domandare
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La cosa importante è non smettere mai di domandare. La curiosità ha il suo motivo di esistere. Non si può fare altro che restare stupiti quando si contemplano i misteri dell'eternità, della vita, della struttura meravigliosa della realtà. È sufficiente se si cerca di comprendere soltanto un poco di questo mistero tutti i giorni. Non perdere mai una sacra curiosità” Albert Einstein

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einstein

sabato, 26 luglio 2008
Il male è il risultato dell’assenza di Dio nel cuore degli esseri umani.
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Durante una conferenza con vari universitari, un professore dell’Università di Berlino... lanciò una sfida ai suoi alunni con la seguente domanda: “ Dio creò tutto quello che esiste? ”Un alunno rispose con coraggio:” Sì, Lui creò tutto... “ Realmente Dio creò tutto quello che esiste?” domandò di nuovo il maestro. “ Sì signore, rispose il giovane. Il professore rispose: “Se Dio ha creato tutto quello esiste, Dio ha fatto anche il male, visto che esiste il male! E se stabiliamo che le nostre azioni sono un riflesso di noi stessi, Dio è cattivo!!!” Il giovane ammutolì di fronte alla risposta del maestro, inorgoglito per aver dimostrato, ancora un volta, che la fede era un mito.

Un altro studente alzò la mano e disse: “Posso farle una domanda, professore?” Logico, fu la risposta del professore. Il giovane si alzò e chiese:” Professore, il freddo esiste? Però che domanda è questa?...” Logico che esiste, o per caso non hai mai sentito freddo? Il ragazzo rispose: “ In realtà, signore, il freddo non esiste.” Secondo le leggi della Fisica, quello che consideriamo freddo, in realtà è l’assenza di calore. Ogni corpo o oggetto lo si può studiare quando possiede o trasmette energia; il calore è quello che permette al corpo di trattenere o trasmettere energia. Lo zero assoluto è l’assenza totale di calore; tutti i corpi rimangono inerti, incapaci di reagire, però il freddo non esiste. Abbiamo creato questa definizione per descrivere come ci sentiamo quando non abbiamo calore ”.
“E,... esiste l’oscurità?” Continuò lo studente. Il professore rispose: “Esiste.” Il ragazzo rispose: “Neppure l’oscurità esiste. L’oscurità, in realtà, è l’assenza di luce.” La luce la possiamo studiare, l’oscurità, no! Attraverso il prisma di Nichols, si può scomporre la luce bianca nei suoi vari colori, con le sue differenti lunghezze d’onda. L’oscurità, no! ...” “ Come si può conoscere il grado di oscurità in un determinato spazio? In base alla quantità di luce presente in quello spazio.”
L’oscurità è una definizione usata dall’uomo per descrivere il grado di buio quando non c’è luce.

Per concludere, il giovane chiese al professore: “Signore, IL MALE ESISTE?” E il professore rispose: “Come ho affermato all’inizio, vediamo stupri, crimini, violenza in tutto il mondo. Quelle cose sono del male.” Lo studente rispose: Il male non esiste, Signore, o per lo meno non esiste da se stesso. Il male è semplicemente l’assenza di bene... Conforme ai casi anteriori, il male è una definizione che l’uomo ha inventato per descrivere l’assenza di Dio.” “
Dio non creò il male. ... Il male è il risultato dell’assenza di Dio nel cuore degli esseri umani. Lo stesso succede con il freddo, quando non c’è calore, o con l’oscurità, quando non c’è luce.
Il giovane fu applaudito da tutti in piedi, e il maestro, scuotendo la testa, rimase in silenzio...
Il direttore dell’Università si diresse verso il giovane studente e gli domandò: “Qual’è il tuo nome?”
“Mi chiamo
ALBERT EINSTEIN.

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einstein

mercoledì, 18 giugno 2008
La realtà
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"La realtà esige serietà per poter essere conosciuta, esige occhi aperti, mente attenta e cuore ospitale affinché il Mistero che essa cela si riveli nella sua verità profonda.
Albert Einstein

Grazie:  a KarommahBlogger: Karommah

Postato da: giacabi a 16:23 | link | commenti (2)
einstein, reale

sabato, 14 giugno 2008
La religione
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Senza la religione l’umanità si troverebbe oggi ancora allo stato di barbarie...
 E’ stata la religione che ha permesso all’umanità di progredire in tutti i campi ".
"non ho trovato una parola migliore di religione per definire la fiducia nella natura razionale della realtà, per quanto sia accessibile alla ragione. Ogni volta che questo sentimento è assente, la scienza degenera in un piatto empirismo."

Einstein

Postato da: giacabi a 20:45 | link | commenti
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Il Mistero
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La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero; è la fonte di ogni vera arte e di ogni vera scienza.
 Albert Einstein

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einstein, mistero

Verità e Bellezza

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Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in cui è permesso di rimanere bambini per tutta la vita.
 Albert Einstein

Postato da: giacabi a 13:56 | link | commenti
einstein, bellezza, verità

Il comportamento dell'essere umano più intelligente nei confronti di Dio
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 «Lei crede nel Dio di Spinoza?», Einstein rispose così: «Non posso rispondere con un semplice si o
no. Io non sono ateo e non penso di potermi chiamare panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino piccolo che entra in una vasta biblioteca riempita di libri scritti in molte lingue diverse. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Egli non conosce come. Il
bambino sospetta che debba esserci un ordine misterioso nella sistemazione di quei libri, ma
non conosce quale sia. Questo mi sembra essere il comportamento dell'essere umano più intelligente nei confronti di Dio. Noi vediamo un universo meravigliosamente ordinato che rispetta leggi precise, che possiamo però comprendere solo in modo oscuro. I nostri limitati
pensieri non possono afferrare la forza misteriosa che muove le costellazioni. Mi affascina il
panteismo di Spinoza, ma ammiro ben di più il suo contributo al pensiero moderno, perché egli è il primo filosofo che tratta il corpo e l'anima come un'unità e non come due cose separate»
Brian, Einstein a life, Wiley, New York 1996, p. 127).

***

 Quando un giorno a Princeton Martin Buber, ebreo anch'egli e conoscente di Einstein da quarant'anni, insistette perché egli rivelasse il suo credo
religioso, il padre della Relatività rispose: «Lo sforzo che noi [fisici] possiamo fare è solo tirare le sue linee dietro di lui. Più a fondo uno penetra nei segreti della natura, maggiore diventa il rispetto che si prova per Dio».
Thomas F. Torrance

Postato da: giacabi a 08:28 | link | commenti
dio, einstein, mistero

La Bellezza divina
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Vorrei comunicarvi alcuni tra gli aspetti più affascinanti e persuasivi del cammino che ho fatto nella mia vita.
Innanzitutto mi
permetterete di ricordare l’istante della mia vita in cui, per la prima volta, ho capito che cos’era l’esistenza di Dio. Ero in prima liceo classico, in seminario, e facevamo lezione di canto; normalmente, per il primo quarto d’ora, il professore spiegava storia della musica, facendoci anche ascoltare alcuni dischi. Anche quel giorno si fece silenzio, incominciò a girare il disco a 78 giri e improvvisamente, si udì il canto di un tenore allora famosissimo, Tito Schipa; con una voce potente e piena di vibrazioni ha incominciato a cantare un’aria del quarto atto de La Favorita di Donizetti: «Spirto gentil de’ sogni miei, brillasti un dì ma ti perdei. Fuggi dal cor lontana speme, larve d’amor fuggite insieme». Dalla prima nota a me è venuto un brivido.
Che cosa significasse quel brivido l’avrei capito lentamente con gli anni che passavano; solo il tempo, infatti, fa capire che cosa è il seme, come dice l’omonima, bella canzone, e cosa ha dentro. Uno può capire cos’è un seme se ne ha già visto lo sviluppo; ma la prima volta che vede il seme non può capire che cosa contenga. Così fu per me quel primo istante di brivido in cui ebbi la percezione di quello struggimento ultimo che definisce il cuore dell’uomo quando non è distratto da vanità che si bruciano in pochi istanti.    
Luigi Giussani Realtà e giovinezza. La sfida, Sei, Torino 1995                          

***
« Associo il fatto accaduto a Princeton, dove egli(Einstein) si unì al gruppo di preghiera con il suo violino, con un altro evento accaduto nel 1929 a Berlino e raccontatomi da Max Jammer in una sua
lettera. L'occasione fu quando Yudi Menhuin, il grande violinista ebreo, dette a Berlino un suo recital durante un concerto con musiche di Beethoven, Bach e Brahms, eseguite dall'orchestra filarmonica di Berlino diretta da Bruno Walter. Einstein, sopraffatto dalla bellezza della musica, attraversò in tutta fretta il palcoscenico e andò fino al camerino di Menhuin esclamando: «Adesso io so che c'è un Dio in cielo ( Jetzt weiss ich, dass es einen Gott imHimmel gibt )».         Thomas F. Torrance

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dio, einstein, bellezza, giussani

martedì, 10 giugno 2008
Gesù visto da Einstein
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«Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire la presenza attuale di Gesù. La sua personalità pulsa ad ogni parola. Nessun mito può mai essere riempito di una tale vita»
Einstein (G. Viereck, What Life means to Einstein , “The Saturday Evening Post”, 26.10.1929). 

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einstein, gesù

Il Mistero
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Count Kessler un giorno gli disse: «Professore sento dire che lei è profondamente religioso», con calma e con grande dignità Einstein gli rispose: «Sì, Lei può dirlo. Cerchi e penetri con i limiti della nostra mente i segreti della natura e scoprirà che, dietro tutte le discernibili concatenazioni, rimane sempre qualcosa di sottile, di intangibile e inesplicabile. La venerazione per questa forza, al di là di ognialtra cosa che noi possiamo comprendere, è la mia religione. A questo titolo io sono religioso»
(Brian, 1996, p. 161
 «Attraverso la conoscenza [loscienziato] consegue un'emancipazione di vasta portata dai ceppi delle speranze e dei desideri personali, e con ciò perviene a quell'atteggiamento di umiltà mentale verso la grandezza della ragione incarnata nell'esistenza e che, nei suoi più abissali recessi, è inaccessibile all'uomo.
Consideravo tale atteggiamento, tuttavia, religioso nel senso più alto del termine. E così ho
l'impressione che la scienza non solo purifichi l'impulso religioso dalle scorie del suo antropomorfismo, ma contribuisca altresì ad una spiritualizzazione religiosa della nostra  comprensione della vita»
 Einstein( Pensieri, idee, opinioni , pp. 31-32).

«chiunque è seriamente impegnato nella ricerca scientifica si convince che vi è uno spirito che si manifesta nelle leggi dell'Universo. Uno spirito molto superiore a quello dell'uomo, uno spirito di fronte al quale con le nostre modeste possibilità, noi possiamo solo provare un senso di umiltà. In questo modo la ricerca scientifica conduce a un sentimento religioso di tipo speciale che è davvero assai differente dalla religiosità di qualcuno piuttosto ingenuo»
Albert Einstein
 (H. Dukas and B. Hoffmann, Albert Einstein: the Humane side, Princeton 1989, p.
32).


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einstein, scienza - articoli

lunedì, 17 marzo 2008
La modernità ha fallito
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« Tutto il nostro lodato progresso tecnologico - la nostra molta civiltà - è come la scure nella mano di un criminale patologico».



« La modernità ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo, altrimenti il pianeta non si salva.»        A. Einstein

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