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martedì 24 gennaio 2012

L’amico

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« Il mio amico non è altro che la metà di me stesso; anzi, un altro me stesso. Perciò devo considerare l'amico come me stesso. ».

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«Sebbene l'amico e io abbiamo due corpi, nei due corpi c'è un cuore solo. »

«Quando tutto procede tranquillamente e non ci sono contrarietà, è difficile distinguere i veri dai falsi amici; ma, quando le avversità sopraggiungono, si dimostra l'amicizia. Infatti, nel momento dell'urgenza i veri amici si avvicinano sempre più, mentre i falsi si allontanano sempre più. »

Matteo Ricci

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amicizia

mercoledì, 10 settembre 2008

L’amicizia

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"non vi è al mondo nulla di gradito senza la presenza di una persona amica"

(Lettera 130).

"nessuno è veramente conosciuto e nessuno si conosce se non mediante l'aperto confronto quotidiano che il tirocinio dell'amicizia esige"

(De diversis quaestionibus).

Agostino



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amicizia, agostino

domenica, 07 settembre 2008

La felicità

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“Stamattina una mia amica, che è una brava insegnante, come le antiche insegnanti che hanno creato il movimento, mi ha segnalato questa frase che Giacomo Leopardi scrisse a un amico francese in una lettera del 1823: «Se la felicità non esiste, cos'è dunque la vita? ». Noi accettiamo la vita perché tendiamo alla felicità. È bellissima questa espressione di Leopardi: è come una sintesi espressiva di tutto il nostro pensiero contenuto in Cara beltà o in Le mie letture. Che poi ha determinato una sensibilità maggiore anche verso la musica. Perché il primo anno al Berchet, oltre a citare Leopardi, portavo in classe i dischi di Beethoven (la Settima, il Concerto per violino e orchestra, ecc.), di Chopin... li facevo ascoltare e li spiegavo.
Per la felicità. «Se la felicità non esiste, cos'è dunque la vita?».
Accettiamo la vita perché tendiamo alla felicità. Stamattina sono rimasto impressionato, perché Leopardi scrisse questa lettera all'epoca dell'inno Alla sua donna (che era il mio pezzo forte fin dalla prima liceo per descrivere quale fosse l'esigenza umana e il destino dell'uomo): perciò essa compie la descrizione della grande ricerca che era il «dubbio» di Leopardi. È un suo culmine questa espressione, com'è un suo culmine l'inno Alla sua donna. Giulio Augusto Levi, almeno fino a qualche tempo fa il più grande critico leopardiano, afferma, nel suo libro su Leopardi, che l'inno Alla sua donna è la chiave di volta di tutta la sua poesia. È come un viaggio, quello di Leopardi, che ha avuto una approssimazione, una vicinanza alla soluzione: quando è stato lì lì per rispondere, la realtà, vale a dire l'influsso della mentalità dominante, lo ha «fregato». Ha ceduto perché non aveva compagnia. «Non è bene che l'uomo sia solo: facciamogli un aiuto simile a lui». Così Dio fece la donna. Questa è la motivazione che la Bibbia dà dell'origine della nostra situazione di uomini.”

Don Giussani Tracce N. 5 > maggio 1998

Postato da: giacabi a 19:22 | link | commenti
amicizia, felicità, giussani

mercoledì, 03 settembre 2008

Due cose importanti

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Giussani, nei brevi colloqui che avevo con lui, mi ripeteva che due cose erano importanti: la preghiera e l'amicizia.”

(Giorgio Vittadini - Tracce apr 2006 - pag.29)

da: Dixit Definitivo

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amicizia, preghiere, giussani

giovedì, 28 agosto 2008

L’amicizia

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" Un rapporto vero di amicizia non può durare se si fonda soltanto su un interesse particolare. C'è sempre un segreto divino fra gli amici; c'è sempre un destino verso cui si corre assieme, un'avventura totale che appassiona e accende ogni giorno della vita.

mons. Massimo Camisasca

Postato da: giacabi a 07:47 | link | commenti (1)
amicizia

mercoledì, 27 agosto 2008

L'amicizia è una grazia

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"L'amicizia è una grazia. Non nasce da un calcolo, accade d'improvviso, come gli amori più veri. Ma mentre gli amori necessitano dell'attrattiva corporea, l'amicizia ne prescinde, non perché essa sia angelicata, ma perché ha un altro scopo stabilito da Dio, quello di essere una grazia che sostiene ogni realtà istituzionale della vita, accompagna la vocazione alla famiglia come ogni altro tipo di vocazione."

mons. Massimo Camisasca

Postato da: giacabi a 20:23 | link | commenti
amicizia

L’amicizia

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Di tutte le cose che la saggezza procura per ottenere un'esistenza felice, la più grande è l'amicizia.

Epicuro

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amicizia

domenica, 24 agosto 2008

L’amicizia

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"Tu sei la mia prima amica e amica per me vuol dire qualcosa di piu' di quel che gli altri intendono. L’amica deve essere qualcosa di noi stessi e tu sei per me la meta' dell’anima mia, l’acqua in cui io mi specchio".

Benedetta Bianchi Porro

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amicizia, bianchi porro

sabato, 16 agosto 2008

Amicizia

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"Un amico è una persona di fronte alla quale si può pensare ad alta voce"

R.W. Emerson

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amicizia

giovedì, 14 agosto 2008

L’amicizia

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" La peggior solitudine è essere privi di un'amicizia sincera.”

Francis Bacon

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amicizia, solitudine

L’amicizia

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Vincent Van Gogh, La Siesta (da Millet)

"E gli uomini si trovano spesso nell'impossibilità di fare qualcosa, prigionieri di non so quale gabbia orribile, orribile, spaventosamente orribile... Non si sa sempre riconoscere che cosa è che ti rinchiude, che ti mura vivo, che sembra sotterrarti, eppure si sentono non so quali sbarre, quali muri. Tutto ciò è fantasia, immaginazione? Non credo, e poi uno si chiede "Mio Dio, durerà molto, durerà sempre, durerà per l'eternità?". Sai tu ciò che fa sparire questa prigione? È un affetto profondo, serio. Essere amici, essere fratelli, amare spalanca la prigione per potere sovrano, per grazia potente. Ma chi non riesce ad avere questo rimane chiuso nella morte. Ma dove rinasce la simpatia, lì rinasce anche la vita".

Van Gogh, da una lettera al fratello Theo

Grazie a:AnninaVisualizza Windows Live Spaces

Postato da: giacabi a 14:54 | link | commenti (1)
amicizia, van gogh

lunedì, 11 agosto 2008

L’amicizia

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Per me è naturale abbandonarmi tutto all'affetto dei miei amici più intimi, soprattutto quando sono angosciato dagli scandali del mondo; nel loro cuore riposo senza alcuna preoccupazione: sento che li c'è Dio nel quale mi abbandono sicuro, e nel quale sicuro riposo.

sant'Agostino

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amicizia

mercoledì, 06 agosto 2008

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“Come gli amici adulando pervertono, così i nemici con i rimproveri molte volte correggono

(Sant'Agostino).

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sabato, 02 agosto 2008

L’amicizia

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«L’amicizia è una compagnia guidata al destino. Bisogna cercare questa amicizia. L’amicizia non è la possibilità di sfogarsi vicendevolmente. L’amicizia è possedere in comune qualcosa di grande. L’amicizia è tanto più grande quanto più è grande ciò che si possiede in comune. Perciò la più grande amicizia è possedere in comune il destino. Una compagnia guidata al destino».

don Luigi Giussani

Grazie a: anna vercors

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amicizia, giussani

La pittura sacra

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Icona dell'amicizia

«La pittura sacra dell’Occidente, a iniziare dal Rinascimento, è stata una totale falsità artistica e, predicando a parole la somiglianza e la fedeltà alla realtà raffigurata, gli artisti, non avendo nessun rapporto con quella realtà che pretendevano e osavano raffigurare, non ritenevano necessario seguire nemmeno quelle scarse direttive della tradizione iconografica, cioè la conoscenza del mondo spirituale che aveva trasmesso loro la Chiesa cattolica».

«La pittura d’icone è invece il fissarsi delle immagini celesti, l’addensarsi sulla tavola della viva nuvola di testimoni fumante attorno al trono».

«L’icona è uguale alla visione celeste e non lo è: è la linea che contorna la visione».

Pavel Florenskij

Postato da: giacabi a 11:58 | link | commenti (2)
amicizia, icone, florenskij

venerdì, 01 agosto 2008

Per amare una presenza tu devi riconoscere che essa è del Mistero, di Cristo

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"Di fronte alla persona amata è molto più grande l'intensità dell'amore quando ti fermi ad un metro, e tutto vibra, e tutto sembra volerla afferrare. Non per trattenerti dall'afferrare, ma perché c'è un'adorazione e un riconoscimento del significato della cosa. E tu sei lì che vivi questo sentimento di significato e trattieni l'impeto che ti spingerebbe ad una presa puramente meccanica. Per amare una presenza tu devi riconoscere che essa è del Mistero, di Cristo: ciò di cui è fatta è Cristo. E tutto in te viene proteso come domanda a Cristo che si sveli, che si faccia vedere. Perché quando Cristo si farà vedere in quella faccia, sarà la fine del mondo, sarà l'Eternità! Essere ad un metro senza prendere vuol dire essere tutto proteso nel prendere coscienza del segno che essa è, del valore di segno che essa è. Per questo niente al mondo la può cancellare, proprio perché è segno di Cristo. Se è segno di Cristo, quello che ti viene come conseguenza è lo struggimento perché Cristo si riveli in lei."

Don Giussani

Grazie a: http://stradacri.splinder.com

a: A.*

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amicizia, giussani

giovedì, 31 luglio 2008

Lo splendore dell'amicizia

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Lo splendore dell'amicizia non è la mano tesa né il sorriso gentile né la gioia della compagnia: è l'ispirazione spirituale quando scopriamo che qualcuno crede in noi ed è disposto a fidarsi di noi.

(Ralph Waldo Emerson)

Postato da: giacabi a 19:36 | link | commenti (1)
amicizia

martedì, 15 luglio 2008

Amicizia e responsabilità

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cappella SS. Sacramento - Dipinto Ultima Cena.jpg

“Non dobbiamo imporre onori o pesi sulle spalle di coloro che ci sono piú amici, ma di quelli che sono piú idonei a portarli. A parità di capacità però non mi sentirei di disapprovare una scelta in cui, in qualche modo, l'affetto si intrufola nella decisione. Nessuno, quindi, deve sentirsi disprezzato se non riceve una promozione, dato che anche il Signore Gesú in un caso simile preferí Pietro a Giovanni, e dando a Pietro il comando non tolse certo a Giovanni l'affetto. A Pietro affidò la sua Chiesa, a Giovanni affidò la sua carissima madre. A Pietro diede le chiavi del suo regno, a Giovanni aprí i segreti del suo cuore. Pietro, quindi, sta piú in alto, ma Giovanni è piú al sicuro. Pietro, benché costituito in autorità, quando Gesú dice: "Uno di voi mi tradirà", trema come gli altri e ha paura; Giovanni invece, fatto audace dalla sua intimità con Gesú, sul cui petto stava reclinato, visto il cenno di Pietro che vuol sapere chi è il traditore, ha il coraggio di interrogare. Pietro, quindi, viene lanciato nell'azione, ma Giovanni è riservato per l'affetto, perché "Cosí", dice, "voglio che lui rimanga fino al mio ritorno" (cfr. Gv 21,22). Ci ha dato un esempio, infatti, perché anche noi facciamo cosí. Diamo all'amico tutto quanto è in nostro potere in amore, grazia, dolcezza, carità; diamo invece gli onori futili e gli oneri a quelli che ci vengono suggeriti dalla ragione, sapendo che uno non amerà mai veramente un amico se non gli basta l'amico cosí com'è, e vuole in piú da lui queste cose vili e spregevoli."

Aelredo-di-Rievaulx da: L'amicizia spirituale

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amicizia, aelredo

lunedì, 14 luglio 2008

L'amicizia spirituale

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.L'amicizia, infatti, porta i suoi frutti nella vita presente e in quella futura. L'amicizia dà gusto, con la sua soavità, a tutte le virtú, con la sua forza seppellisce i vizi, addolcisce le avversità, modera la prosperità, cosí che senza un vero amico quasi niente tra le cose umane può essere fonte di gioia. Un uomo senza amici è come una bestia, perché non ha chi si rallegri con lui quando le cose gli vanno bene; non ha chi condivida la sua tristezza nei momenti di dolore; gli manca uno con cui sfogarsi quando la mente è angustiata per qualche preoccupazione, o qualcuno cui poter comunicare qualche intuizione geniale o piú luminosa del solito. Guai a chi è solo, perché se cade non ha chi lo sollevi. Colui che è senza amici vive nella solitudine piú totale. E invece, quale felicità, quale sicurezza, quale gioia avere uno "con cui tu abbia la libertà di parlare come a te stesso", uno cui poter confidare senza timore i tuoi sbagli, uno al quale poter rivelare senza arrossire i tuoi progressi nella vita spirituale, uno cui affidare tutti i segreti e tutti i progetti del tuo cuore! Cosa può esserci di piú gioioso dell'unione di un animo con un altro, di due che diventano uno al punto che sparisce la paura della prepotenza, o il timore indotto dal sospetto, e la correzione di uno non fa soffrire l'altro, né la lode può essere presa come adulazione? Un amico, dice il Sapiente, è una medicina per la vita.”

Aelredo-di-Rievaulx da: L'amicizia spirituale

Postato da: giacabi a 21:50 | link | commenti (4)
amicizia

domenica, 13 luglio 2008

L’amicizia

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"Tolgono il sole dal mondo quelli che tolgono l'amicizia dalla vita, poiché non abbiamo da Dio niente di meglio, niente che ci renda piú felici".

Cicerone

Postato da: giacabi a 23:12 | link | commenti
amicizia

giovedì, 03 luglio 2008

Quando ci mettiamo insieme

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“Quando ci mettiamo insieme, perché lo facciamo?Per strappare a noi stessi, agli amici e, se fosse possibile, a tutto il mondo il nulla in cui ogni uomo si trova

Don Giussani ai partecipanti al XXV pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto

Postato da: giacabi a 15:24 | link | commenti
amicizia, giussani

mercoledì, 02 luglio 2008

L'amicizia

per S.Agostino

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“In questo mondo sono necessarie solo due cose: la salute e un amico; queste le cose di grande importanza, quelle che non dobbiamo trascurare.”

“In tutte le cose umane nulla è più caro all'uomo senza un amico.

“Per me è naturale abbandonarmi tutto all'affetto dei miei amici più intimi, soprattutto quando sono angosciato dagli scandali del mondo; nel loro cuore riposo senza alcuna preoccupazione: sento che li c'è Dio nel quale mi abbandono sicuro, e nel quale sicuro riposo.

Quando ci si vuol bene, e tra chi parla e chi ascolta c'è una comunione profonda, si vive quasi gli uni negli altri, e chi ascolta si identifica in chi parla e chi parla in chi ascolta. Non è vero che quando illustriamo a qualcuno il panorama di una città o di un paesaggio, che a noi è abituale e non c'impressiona più, è come se lo vedessimo per la prima volta anche noi? E ciò è tanto più quanto più siamo amici: perché l'amicizia ci fa sentir di nuovo dal di dentro quel che provano i nostri amici.

“Se ci angustiasse la povertà, se ci addolorasse il lutto, ci rendesse inquieti un malanno fisico, ci tormentasse qualche altra calamità, ma ci fossero vicine delle persone buone che sapessero non solo godere con quelli che godono, ma anche piangere con quelli che piangono, che sapessero rivolgere parole di consolazione e conversare amabilmente, allora verrebbero lenite in grandissima parte le amarezze, alleviati gli affanni, superate le avversità.

“Tra le persone più care può avvenire che, nel discutere insieme le nostre opinioni su qualche argomento, si manifestino delle divergenze di vedute, ma non ne soffre la carità; la sincerità - uno dei requisiti dell'amicizia - non genera mai odio.

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amicizia, agostino

martedì, 01 luglio 2008

L ’amicizia

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Ma l'amicizia cos'è? L’amicizia, allo stato minimale, è l'incontro di una persona con un'altra persona di cui desidera il destino più che la propria vita: io desidero il tuo destino più di quanto desideri la mia vita. L’altro ricambia questo e desidera il mio destino più di quanto desideri la sua vita. Così è l'amicizia, e il sintomo che questo è vero è che chiunque si incontra, nella diversità delle circostanze, si vorrebbe capisse questo, così che tutti si abbracciassero.

L. Giussani Si può vivere così? pag. 160Rizzoli

Postato da: giacabi a 22:22 | link | commenti (1)
amicizia, giussani

lunedì, 30 giugno 2008

Il cristiano

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Quando la creatura umana è illuminata dall'amore di Dio, non ha pensieri di biasimo per nessuno, conoscendo bene le sue deficienze.

S. Antonio abate.

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amicizia

sabato, 21 giugno 2008

Il nuovo Blog

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Oggi è una giornata da ricordare, un’amica ha aperto il suo nuovo blog. Sono certo che sarà d’aiuto a molti.

Abbiamo una StellaNuova a cui guardare per orientarci.

Auguri! e grazie

Postato da: giacabi a 21:06 | link | commenti (1)
perle, amicizia

sabato, 14 giugno 2008

Amicizia

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I malvagi hanno soltanto dei complici, i gaudenti dei compagni di baldoria, i politici raccolgono attorno a sé dei partigiani, ma solo gli uomini virtuosi hanno amici.

Voltaire

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amicizia, voltaire

venerdì, 06 giugno 2008

L’uomo ha bisogno di una compagnia

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cardinal Joseph Ratzinger Meditazioni sul Sabato Santo da: 30giorni


Se un bambino si dovesse avventurare da solo nella notte buia attraverso un bosco, avrebbe paura anche se gli si dimostrasse centinaia di volte che non c’è alcun pericolo. Egli non ha paura di qualcosa di determinato, a cui si può dare un nome, ma nel buio sperimenta l’insicurezza, la condizione di orfano, il carattere sinistro dell’esistenza in sé. Solo una voce umana potrebbe consolarlo; solo la mano di una persona cara potrebbe cacciare via come un brutto sogno l’angoscia. C’è un’angoscia – quella vera, annidata nella profondità delle nostre solitudini – che non può essere superata mediante la ragione, ma solo con la presenza di una persona che ci ama. Quest’angoscia infatti non ha un oggetto a cui si possa dare un nome, ma è solo l’espressione terribile della nostra solitudine ultima. Chi non ha sentito la sensazione spaventosa di questa condizione di abbandono? Chi non avvertirebbe il miracolo santo e consolatore suscitato in questi frangenti da una parola di affetto? Laddove però si ha una solitudine tale che non può essere più raggiunta dalla parola trasformatrice dell’amore, allora noi parliamo di inferno. E noi sappiamo che non pochi uomini del nostro tempo, apparentemente così ottimistico, sono dell’avviso che ogni incontro rimane in superficie, che nessun uomo ha accesso all’ultima e vera profondità dell’altro e che quindi nel fondo ultimo di ogni esistenza giace la disperazione, anzi l’inferno. Jean-Paul Sartre ha espresso questo poeticamente in un suo dramma e nello stesso tempo ha esposto il nucleo della sua dottrina sull’uomo. Una cosa è certa: c’è una notte nel cui buio abbandono non penetra alcuna parola di conforto, una porta che noi dobbiamo oltrepassare in solitudine assoluta: la porta della morte. Tutta l’angoscia di questo mondo è in ultima analisi l’angoscia provocata da questa solitudine. Per questo motivo nel Vecchio Testamento il termine per indicare il regno dei morti era identico a quello con cui si indicava l’inferno: shêol. La morte infatti è solitudine assoluta. Ma quella solitudine che non può essere più illuminata dall’amore, che è talmente profonda che l’amore non può più accedere a essa, è l’inferno.
«Disceso all’inferno»: questa confessione del Sabato santo sta a significare che Cristo ha oltrepassato la porta della solitudine, che è disceso nel fondo irraggiungibile e insuperabile della nostra condizione di solitudine. Questo sta a significare però che anche nella notte estrema nella quale non penetra alcuna parola, nella quale noi tutti siamo come bambini cacciati via, piangenti, si dà una voce che ci chiama, una mano che ci prende e ci conduce. La solitudine insuperabile dell’uomo è stata superata dal momento che Egli si è trovato in essa
. L’inferno è stato vinto dal momento in cui l’amore è anche entrato nella regione della morte e la terra di nessuno della solitudine è stata abitata da lui. Nella sua profondità l’uomo non vive di pane, ma nell’autenticità del suo essere egli vive per il fatto che è amato e gli è permesso di amare. A partire dal momento in cui nello spazio della morte si dà la presenza dell’amore, allora nella morte penetra la vita: ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata – prega la Chiesa nella liturgia funebre.
Nessuno può misurare in ultima analisi la portata di queste parole: «disceso all’inferno». Ma se una volta ci è dato di avvicinarci all’ora della nostra solitudine ultima, ci sarà permesso di comprendere qualcosa della grande chiarezza di questo mistero buio. Nella certa speranza che in quell’ora di estrema solitudine non saremo soli, possiamo già adesso presagire qualcosa di quello che avverrà. E
in mezzo alla nostra protesta contro il buio della morte di Dio cominciamo a diventare grati per la luce che viene a noi proprio da questo buio.

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amicizia, solitudine, gesù, benedettoxvi

martedì, 03 giugno 2008

Il vero amico

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Le cose che tu dici non hanno

in sé quel fastidio di ciò che avviene tutti i giorni. Tu dai nomi alle cose che le fanno diverse, inaudite, eppure care e familiari come una voce che da tempo taceva. O come il vedersi improvviso in uno specchio d’acqua, che ci fa dire: chi è quest’uomo?”

Pavese Dialoghi con Leucò

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amicizia, pavese

venerdì, 30 maggio 2008

L'amicizia può essere: carnale, mondana, spirituale

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Diciamo che l'amicizia può essere: carnale, mondana, spirituale. Quella carnale nasce dalla sintonia nel vizio; quella mondana sorge per la speranza di un qualche guadagno: quella spirituale si consolida fra coloro che sono buoni, in base ad una somiglianza di vita, di abitudini, di gusti e aspirazioni .

L'amicizia carnale nasce dal solo sentimento, cioè da quel tipo di emotività che, come una prostituta, allarga le gambe davanti a tutti quelli che le passano accanto, seguendo il vagare di occhi e orecchi verso l'impurità. Da queste porte si intrufolano nella mente immagini voluttuose, e si pensa che la felicità stia nel goderne a piacere, e che il divertimento sia maggiore se si trova qualcuno con cui condividerlo. Si mettono allora in moto gesti, segni, parole e adulazioni con cui un animo cerca di accattivare l'altro. L'uno attizza il fuoco nell'altro fino a fondersi in una sola cosa. Una volta raggiunto uno squallido accordo, arrivano a fare o a subire l'uno per l'altro qualsiasi cosa e si convincono che non ci sia niente di piú dolce e di piú giusto di una simile amicizia: "volere le stesse cose, rifiutare le stesse cose", ritenendo cosí di obbedire alle leggi dell'amicizia. Un'amicizia del genere non nasce da una scelta deliberata, non è messa alla prova dal giudizio, non è diretta dalla ragione, ma è spinta qua e là sotto l'urgenza disordinata del semplice sentimento. Una simile amicizia non osserva misura alcuna, non cerca cose oneste, non si sforza di prevedere ciò che è utile e ciò che non lo è, ma si butta su tutto in modo sconsiderato, imprudente, superficiale ed eccessivo. Cosí, come agitata dalle furie, si autodistrugge e, con quella stessa leggerezza con cui era nata, prima o poi si spegne.

L'amicizia mondana, invece, quella che nasce dal desiderio di cose o beni temporali, è sempre piena di frodi e inganni. In essa niente è certo, niente è costante, niente è sicuro, proprio perché tutto cambia col volgere della fortuna e... della borsa. Per questo sta scritto: "C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura" (Sir 6,8). Se togli la speranza di guadagnare, subito sparirà anche l'amico. Questa amicizia è stata ridicolizzata con versi eleganti: "Non della persona, ma della prosperità è amico colui che la dolce fortuna trattiene, ma quella amara mette in fuga". Però, a volte, ciò che fa nascere questo tipo di amicizia viziosa conduce alcuni a un certo grado di amicizia vera: mi riferisco a quelli che all'inizio, in vista di un guadagno comune, contraggono un legame di fiducia reciproca che resta sí basato sul denaro iniquo, ma almeno nelle cose umane raggiungono una grande sintonia. Però questa amicizia non può in alcun modo essere ritenuta vera, dato che nasce e rimane fondata solo sulla base di un vantaggio temporale.

L'amicizia spirituale, infatti, quella che noi chiamiamo vera, è desiderata e cercata non perché si intuisce un qualche guadagno di ordine terreno, non per una causa che le rimanga esterna, ma perché ha valore in se stessa, è voluta dal sentimento del cuore umano, cosí che il "frutto" e il premio che ne derivano altro non sono che l'amicizia stessa. Proprio come dice il Signore nel Vangelo: "Io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto" (Gv 15,16), cioè perché vi amiate a vicenda (cfr. Gv 15,17). È infatti nell'amicizia stessa, quella vera, che si progredisce camminando, e si coglie il frutto gustando la dolcezza della sua perfezione. L'amicizia spirituale nasce tra i buoni per una somiglianza di vita, di abitudini, di aspirazioni, ed è una sintonia nelle cose umane e divine, piena di benevolenza e di carità. Mi pare che questa definizione basti a esprimere l'idea di amicizia, purché intendiamo il termine "carità" in senso cristiano, cosicché si escluda dall'amicizia ogni vizio, e con "benevolenza" si intenda lo stesso sentimento d'amore che proviamo interiormente insieme a una certa dolcezza. Dove c'è un'amicizia di questo genere, vi è certamente "il volere e il rifiutare le stesse cose"; cioè un sentire che è tanto piú dolce quanto piú è sincero, tanto piú bello quanto piú è sacro, al punto che gli amici non possano neppure volere ciò che è male, o non volere ciò che è bene. Un'amicizia cosí è guidata dalla prudenza, è retta dalla giustizia, è custodita dalla fortezza, è moderata dalla temperanza.

Aelredo-di-Rievaulx

Postato da: giacabi a 16:19 | link | commenti (3)
amicizia, aelredo

giovedì, 29 maggio 2008


Solo chi ama se stesso può amare l'altro




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Se uno però non ama se stesso non può neanche amare un altro, perché l'amore del prossimo si costruisce sul modello dell'amore con cui uno ama se stesso. Ma non ama se stesso colui che esige da sé o si propone qualcosa di turpe e di disonesto. Il primo passo dunque consiste nel purificare se stessi, non indulgendo a niente che sia indegno, né togliendo nulla di quanto può essere utile. Chi ama se stesso in questo modo, può amare anche il prossimo, seguendo la stessa regola. Ma dal momento che questo amore abbraccia molte persone, dobbiamo scegliere tra queste chi possiamo ammettere con un vincolo piú familiare nell'intimità dell'amicizia riversando abbondantemente il nostro affetto, aprendo il nostro cuore fino a mettere a nudo, i suoi pensieri e i suoi desideri piú profondi.




Aelredo di Rievaulx

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