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martedì 24 gennaio 2012

AMICIZIA


Karol Wojtyla e la famiglia di Wanda Poltawska

La donna polacca miracolata da padre Pio per intercessione del Papa ieri a Milano per la presentazione del suo libro. «Prima di morire gli chiesi: devo bruciare le nostre lettere? E lui: sarebbe un peccato».

di
Andrea Tornielli,
da
Il Giornale
(10/02/2010)

«Io non ricordo Giovanni Paolo II, in un certo senso sono ancora in contatto con lui, perché con i santi si può dialogare. Credo che anche in questo momento sia qui, dietro di me...». Wanda Poltawska, l’amica di don Karol Wojtyla, ha 88 anni, è una donna piccola, ma forte come una quercia. Ha il volto scavato dalle rughe e lo sguardo che sa essere duro quando ricorda gli anni tremendi trascorsi nel campo di concentramento di Ravensbrück, dove diciottenne fu sottoposta a barbari esperimenti chirurgici e dove vide morire tanti bambini appena nati. Per lei, ammalatasi di cancro nel 1962 quando le figlie erano ancora piccolissime, il vescovo Wojtyla chiese l’intervento di Padre Pio da Pietrelcina, che ricevendo la lettera del giovane prelato polacco, commentò: «A questo non si può dire di no». E la guarigione avvenne.

La incontriamo nella sede milanese delle edizioni San Paolo, dov’è venuta per presentare l’edizione italiana del suo libro Diario di un’amicizia (pp. 640, 24 euro), il diario spirituale di un’anima e del rapporto con quello che lei chiama il suo «grande fratello» Karol, un volume contenente molti inediti del futuro Papa che ricostruiscono il legame profondo instaurato da Wojtyla con la famiglia Poltawski.

Nel diario si racconta l’orrore del lager, gli anni non facili che seguono la liberazione, quando Wanda, profondamente segnata da quell’esperienza, studia medicina e psichiatria tentando di comprendere come sia possibile che l’uomo giunga a questi abissi di disumanità. Un giorno, in una chiesa, vede entrare un giovane sacerdote e va a confessarsi da lui: «Mi capiva, mi ricordo quel senso di incredibile sollievo per il fatto che esisteva qualcuno che finalmente mi capiva». Don Karol diventa il suo direttore spirituale e da quale giorno ogni mattina estrapola un passo dalle Scritture lette durante la messa chiedendo a Wanda di meditarle.

Lui la chiama con un soprannome, «mia carissima Dusia», lei lo chiama «fratello». Il futuro Papa diventa amicissimo di Wanda, del marito Andrzej, e delle figlie della coppia. La loro famiglia diventa la sua famiglia. Un’amicizia vera, profonda, pura, che ha destato qualche preoccupazione negli ultimi mesi – poi subito svanita – in chi temeva che la pubblicazione delle lettere e del diario potesse nuocere alla causa di beatificazione del Pontefice polacco. Il marito di Wanda Poltawska, nell’introduzione al libro, scrive: «Fu l’incontro di due forti personalità, che avevano tra loro, pur nella sostanziale diversità, molto in comune; fu l’incontro di un uomo molto virile, nel senso più profondo della parola, con una donna molto femminile, nel senso migliore della parola: sensibile, con una ricca dinamica di sentimenti, capace di lavorare con dedizione per gli altri». Chiediamo alla protagonista di parlare di questo rapporto, ricordando come la storia della Chiesa sia costellata di esempi di forti legami spirituali come quello che emerge dalle pagine del libro. «Anche oggi – spiega –
è possibile vivere un’amicizia pura tra un uomo e una donna. Gesù ha detto: amatevi gli uni e gli altri, come io vi ho amato. Si possono e si devono amare tutte le persone come fratello e sorella, al di là di come si ama il proprio marito e la propria moglie, con la quale c’è un legame speciale benedetto da Dio che li rende una sola carne».

«Il Papa – racconta la dottoressa Poltawska – invitava sempre i giovani e i ragazzi alla disciplina, a tenere aperti gli occhi dell’anima e non quelli del corpo. E io ho incontrato tanti sacerdoti santi, non soltanto Wojtyla, che fedeli al celibato sapevano coltivare rapporti d’amicizia pura e fraterna con donne. La Chiesa cattolica ha bisogno di testimoni, che facciano vedere come sia possibile l’amore casto. Non è complicato, basta convertirsi...».

Alla domanda su quali ricordi ha di Karol Wojtyla, Wanda risponde con un sorriso: «Non lo ricordo, io sono in contatto con lui. Una volta, parlando di un luogo particolare, in un bosco nel sud della Polonia, da dove si godeva di un panorama bellissimo e dove più volte siamo passati durante le escursioni guidate da lui, mi ha detto che ogni qual volta vi fossi tornata, non sarei mai stata sola, lui sarebbe stato lì. Anche ora sono sicura che lui sia qui, alle mie spalle. Con i santi si può parlare, si può essere in contatto con loro».

Wanda ha raccontato della collaborazione con Wojtyla, prima sacerdote, poi professore, vescovo, cardinale e Papa.

Una collaborazione che aveva come terreno comune proprio la famiglia, la sua salvaguardia, la tutela della vita umana nascente. «Mi ha incoraggiato a fondare un istituto per la famiglia, una casa di accoglienza per ragazze madri. Mi ha lasciato a disposizione una stanza del suo appartamento per realizzare un consultorio dove aiutare le coppie in crisi che volevano separarsi. Voleva educare i giovani all’amore responsabile». C’è tanto di Giovanni Paolo II nelle pagine di Wanda Poltawska. Poco prima che il Papa morisse, nel gennaio 2005, l’amica gli chiese se doveva bruciare le sue lettere e le sue annotazioni. Wojtyla rispose: «Sarebbe un peccato».

Postato da: giacabi a 21:50 | link | commenti
amicizia, giovanni paoloii

martedì, 20 aprile 2010

L’amicizia cristiana
***

Eravamo ad Atene, partiti dalla stessa patria, divisi, come il corso di un fiume, in diverse regioni per brama d’imparare, e di nuovo insieme, come per un accordo, ma in realtà per disposizione divina.

Allora non solo io mi sentivo preso da venerazione verso il mio grande Basilio per la serietà dei suoi costumi e per la maturità e saggezza dei suoi discorsi , ma inducevo a fare altrettanto anche altri che ancora non lo conoscevano. Molti però già lo stimavano grandemente, avendolo ben conosciuto e ascoltato in precedenza.

Che cosa ne seguiva? Che quasi lui solo, fra tutti coloro che per studio arrivavano ad Atene, era considerato fuori dell’ordine comune, avendo raggiunto una stima che lo metteva ben al di sopra dei semplici discepoli. Questo l’inizio della nostra amicizia; di qui l’incentivo al nostro stretto rapporto; così ci sentimmo presi da mutuo affetto.

Quando, con il passare del tempo, ci manifestammo vicendevolmente le nostre intenzioni e capimmo che l’amore della sapienza era ciò che ambedue cercavamo, allora diventammo tutti e due l’uno per l’altro: compagni, commensali, fratelli. Aspiravamo a un medesimo bene e coltivavamo ogni giorno più fervidamente e intimamente il nostro comune ideale.

Ci guidava la stessa ansia di sapere, cosa fra tutte eccitatrice d’invidia; eppure fra noi nessuna invidia, si apprezzava invece l’emulazione. Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse all’altro di esserlo.

Sembrava che avessimo un’unica anima in due corpi . Se non si deve assolutamente prestar fede a coloro che affermano che tutto è in tutti, a noi si deve credere senza esitazione, perché realmente l’uno era nell’altro e con l’altro.

san Gregorio Nazianzeno, vescovo Dai “Discorsi”

Postato da: giacabi a 20:28 | link | commenti
amicizia, gregorio nanzianzeno

giovedì, 14 gennaio 2010

Correzione dell’amico

***

Anche se l’amico si sente offeso, tu continua a correggerlo. Anche se l’amaro della correzione lo ferisce, tu continua a correggerlo. Le ferite d’un amico sono più tollerabili dei baci degli adulatori. Riprendi dunque l’amico quando sbaglia. Soprattutto, però bada di correggere senza irritazione e senza asprezza, per non sembrare che stai sfogando la tua stizza invece di rimproverare l’altro. Ho conosciuto della gente che maschera l’intimo astio o il bollore della propria collera con il nome di zelo e di franchezza. Seguire le proprie reazioni istintive non hai mai giovato a nessuno, anzi fa molto male. Tra amici questo comportamento è inescusabile. Dobbiamo saper compatire l’amico, comprendere la sua fragilità, considerarne i limiti come se fossero nostri, correggerlo con umiltà e simpatia. Il rimprovero sarà fatto con volto mesto, a mezza voce, mescolando lagrime e parole. Non basta che l’altro veda: deve sentire che la correzione scaturisce dall’affetto e non da rancore. Se lui rifiuta il primo rimprovero, forse accetterà il secondo. Intanto tu prega, piangi, mostrati afflitto e conservagli un tenero affetto.

(Aelredo di Rievaulx, Trattato sull’amicizia, 106-107).

Postato da: giacabi a 11:55 | link | commenti
amicizia

mercoledì, 13 gennaio 2010

L’amicizia vera

***

Gli uomini avrebbero una vita perfettamente felice, diceva un sapiente, se si togliessero di mezzo le parole “mio” e “tuo”. Difatti la santa povertà, santa perché volontaria, conferisce una grande stabilità all’amicizia spirituale, mentre la cupidigia la mette a morte. Perciò una relazione d’amicizia si conserva più facilmente, se l’animo è libero da simili peste. Ci sono ancora altri benefici nell’amore spirituale grazie a cui gli amici possono assistersi e aiutarsi a vicenda. Anzitutto avranno una reciproca sollecitudine: proveranno gioia o vergogna l’uno per l’altro e scambievole sarà il rincrescimento degli errori compiuti o la soddisfazione del progresso realizzato. Ognuno dei due incoraggi l’altro se depresso, lo accolga quando non sta bene, lo consoli se triste, ne sopporti la collera. Sia così rispettoso dello sguardo di lui da non osare mai un’azione o una parola disonesta o sconveniente. Siccome ogni sbaglio ricade sull’amico, ciascuno dei due non solo ne arrossisce e se ne dispiace interiormente, ma se ne rimprovera come di colpa qualora l’abbia vista o udita nell’altro. In conseguenza, ognuno stima di dover all’amico quel riguardo che magari non ha per se stesso. Per finire, la riservatezza è la compagna migliore dell’amicizia, per cui questa perde il ornamento più bello quando le viene tolta la delicatezza della discrezione.
(Aelredo di Rievaulx, Trattato sull’amicizia, III, 101-103).


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amicizia, aelredo

domenica, 03 gennaio 2010

Amici

***

Essere solidali con gli uomini o con la virtù o con Dio…queste non sono che parole vuote: se non rappresentano un intreccio

di legami. Dio discende fino alla cosa per trasformarsi in cosa…E perché è solidale con gli uomini, l’uomo non è una semplice parola del suo vocabolario; gli uomini sono coloro dei quali egli è responsabile…

Io non conosco l’uomo ma degli uomini.

Non conosco la libertà, ma degli uomini liberi.

Non conosco la felicità, ma degli uomini felici.

Non conosco la bellezza, ma delle cose belle.

Non conosco Dio, ma il fervore dei ceri.

Quelli che inseguono l’essenza non come una incarnazione, rivelano soltanto la loro vanità e il moto dei loro cuori.

Essi non vivranno, poiché non si vive né si muore per delle parole.

Non amo chi è sedentario nel cuore….

Si cammina lungamente, fianco a fianco, chiusi nel proprio silenzio o scambiando parole che nulla convogliano….

Ma ecco l’ora del pericolo. Allora ci si spalleggia a vicenda.

Ci si accorge di appartenere alla medesima comunità. Ci si amplia nella scoperta di altre coscienze. Ci si guarda con un largo sorriso.

Si è simili a quel prigioniero, rimesso in libertà, tutto stupito di fronte all’immensità del mare.

Che cosa ci occorre per nascere alla vita? Darci.

Abbiamo sentito confusamente che l’uomo non può comunicare con l’uomo se non attraverso una stessa immagine.

Noi, figli dell’era della comodità, proviamo un inspiegabile piacere a condividere i nostri ultimi viveri nel deserto:

in un mondo divenuto deserto, avevamo sete di ritrovare dei compagni.

Non capite che il dono di sé, il rischio, la fedeltà fino alla morte sono degli esercizi che hanno largamente contribuito a fondare la nobiltà dell’uomo?

Io sono responsabile di tutti gli altri, di tutti gli uomini.

Li ho sempre creduti poveri coloro che non sapevano più con chi fossero solidali.

Ho bisogno soprattutto di colui che è come una finestra spalancata sul mare e non uno specchio della mia noia.

L’ospitalità, la cortesia e l’amicizia sono incontri dell’uomo nell’uomo.

L’amico è innanzitutto colui che non giudica.

L’amico è colui che apre la porta al viandante, alle sue stampelle, al suo bastone deposto in un canto e non gli chiede di danzare per giudicare la sua danza. E se il viandante parla della primavera ormai sopraggiunta, l’amico è colui che riceve dentro di sé la primavera.

E se gli racconta l’orrore della carestia nel villaggio dal quale proviene, l’amico soffre con lui la fame.

Perché l’amico nell’uomo è la parte destinata a te e che apre per te una porta che forse non aprirebbe mai per nessun altro.

Io dico mio amico quell’essere che ho intravisto nell’uomo, un essere che forse sonnecchia ancora nascosto nella sua ganga, ma che di fronte a me comincia a rivelarsi poiché mi ha conosciuto e sorriso, anche se più tardi dovrà tradirmi.

Mi piace l’amico fedele nelle tentazioni.

Perché se non c’è tentazione non c’è fedeltà ed io non avrei alcun amico.

Accetto che qualcuno cada per determinare il valore degli altri.

L’amore vero inizia là dove non attendi nulla in cambio.

Non confondere l’amore col delirio del possesso, che causa le sofferenze più atroci.

Perché contrariamente a quanto si pensa, l’amore non fa soffrire. Quello che fa soffrire è l’istinto della proprietà, che è il contrario dell’amore.

Perché se amo Dio me ne vado a piedi sulla strada, zoppicando, per portarlo agli altri uomini. Non riduco il mio Dio in schiavitù.

Mi nutro di tutto ciò che egli concede agli altri.

L’amicizia io la riconosco dal fatto che non può essere delusa e riconosco l’amore vero dal fatto che non può essere oltraggiato.

Se cerco quelli tra i miei ricordi che mi hanno lasciato un sapore durevole, se faccio il bilancio delle ore che contarono, ritrovo infallibilmente ciò che nessuna ricchezza sarebbe valsa a procurarmi.

Non si compera l’amicizia di un compagno vincolato per sempre a noi dalle prove vissute insieme.

Secondo l’uomo quello che è dato a uno viene sottratto ad un altro.

E’ la dimenticanza di Dio e l’uso dei beni che ci hanno fatti così.

Perché, in realtà, ciò che tu dai non ti diminuisce, anzi ti accresce nelle tue ricchezze da distribuire.

Chi fa dono della vita è solo l’amante che ha saputo amare, perché altrimenti l’offerta del proprio corpo non è né un sacrificio né un dono fatto per amore. Non si aspetta dentro di sé, ma si aspetta da un altro.

Più il lavoro nel quale ti consumi in nome dell’amore è duro, più esso ti esalta.

Più tu dai, più sei accresciuto. Ma ci deve essere qualcuno per ricevere.

Se il tuo dono va perduto non è più un dono.

La grandezza di un mestiere sta forse, in primo luogo, nel vincolo che esso crea fra gli uomini. Un solo lusso vero esiste, ed è quello dei rapporti umani. Lavorando unicamente per i beni materiali ci costruiamo da soli, la nostra prigione.

Ci rinchiudiamo, solitari, con la nostra moneta di cenere, che non procura nulla di ciò che val la pena d’essere vissuto.

Il vero uso dei tuoi doni è una strada dell’uno all’altro e non una rapina.

L’amore non è un tesoro da carpire, ma un impegno da entrambe le parti.

Insieme, noi siamo il passaggio per Dio, che per un istante prende la nostra generazione e se ne serve.

Quando rimpiangi l’amore, ciò significa che l’amore è nato.

Se il tuo amore disprezza i segni di affetto, col pretesto di mirare all’essenza, non è più che un vocabolo.

Sono miei veri amici coloro che si prostrano con me nella preghiera, fusi insieme i chicchi della medesima spiga, in attesa di divenire pane.

Antoine de Saint-Exupèry

Postato da: giacabi a 20:58 | link | commenti
amicizia, saintexupery

mercoledì, 30 dicembre 2009

L'amicizia

***

L'incontro e la separazione sono due forme dell'amicizia, contengono lo stesso bene, in un caso sotto forma di piacere, e nell'altro sotto forma di sofferenza. (...)

La distanza è interamente intessuta di amicizia, poiché coloro che si amano non possono essere separati. (...)

L'amicizia è il miracolo grazie al quale un essere umano accetta di guardare a distanza, e senza avvicinarsi, la persona che gli è necessaria come il nutrimento.

Simone Weil, in Attesa di Dio

Postato da: giacabi a 20:52 | link | commenti (1)
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venerdì, 18 dicembre 2009

L’amicizia

***

Gli amici sono le corde di una cetra che, se tutte intonate tra di loro, producono al tocco una musica piacevolissima... Neppure le ricchezze più vistose si possono paragonare ad una salda amicizia. Le stelle irradiano la luce all'intorno; gli amici, dove giungono, portano gioia e bene. E' meglio vivere nelle tenebre che mancare di amici... L'amicizia possiede anche la facoltà di ospitare nel nostro cuore la memoria degli assenti e ce li fa tanto desiderare da renderci vicini a loro e lontani da tutte le cose vicine.

San Giovanni Crisostomo

Postato da: giacabi a 19:51 | link | commenti (2)
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venerdì, 25 settembre 2009

NON POSSO DARTI SOLUZIONI

***

Non posso darti soluzioni per tutti i problema della vita

Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,

pero’ posso ascoltarli e dividerli con te

Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro

Pero’ quando serve staro’ vicino a te

Non posso evitarti di precipitare,

solamente posso offrirti la mia mano

perche’ ti sostenga e non cadi

La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei

Pero’ gioisco sinceramente quando ti vedo felice

Non giudico le decisioni che prendi nella vita

Mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi

Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,

Pero’ posso offrirti lo spazio necessario per crescere

Non posso evitare la tua sofferenza,

quando qualche pena ti tocca il cuore

Pero’ posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.

Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere

Solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico.

In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico

in quel momento sei apparso tu...

Non sei né sopra né sotto né in mezzo

non sei né in testa né alla fine della lista

Non sei ne il numero 1 né il numero finale e

tanto meno ho la pretesa

di essere il 1° il 2° o il 3° della tua lista

Basta che mi vuoi come amico

NON SONO GRAN COSA,

PERO’ SONO TUTTO QUELLO CHE POSSO ESSERE

Jorge Luis Borges

Postato da: giacabi a 21:03 | link | commenti
amicizia

martedì, 22 settembre 2009

La condivisione

***

Una delle più intense forme di felicità umana è il godimento condiviso. Nulla unisce maggiormente l’individuo senza limitare affatto la sua personalità, quanto il condividere l’ammirazione e l’amore per una persona, avere una idea comune, godere assieme un brano musicale, un dipinto, un simbolo,partecipare a un rituale, persino condividere il dolore. L’esperienza della compartecipazione rende e mantiene vivo il rapporto tra due individui e costituisce il fondamento di tutti i grandi movimenti religiosi, politici e teologici”

Heric Fromm – Avere o Essere

Postato da: giacabi a 22:15 | link | commenti
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L’amicizia

***

L'amicizia è uno dei sentimenti più belli da vivere perchè dà ricchezza, emozioni, complicità e perchè è assolutamente gratuita.

Ad un tratto ci si vede, ci si sceglie, si costruisce una sorta di intimità;

si puo' camminare accanto e crescere insieme pur percorrendo strade differenti,

pur essendo distanti, come noi due, centinaia di migliaia di chilometri.

Susanna Tamaro

Postato da: giacabi a 17:07 | link | commenti
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giovedì, 03 settembre 2009

Chi è felice

***

"Felice chi ama Te, l'amico in Te, il nemico per Te. L'unico a non perdere mai un essere caro è colui che ha tutti cari in Chi non è mai perduto. E chi è costui, se non il Dio nostro, il Dio che creò il cielo e la terra e li colma, perché colmandoli li ha fatti?"

sant'Agostino

grazie a: Annina

Postato da: giacabi a 15:07 | link | commenti
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sabato, 08 agosto 2009

L’uomo è se stesso quando è insieme

***

"Non riesco a immaginarmi la vita se non con qualcun altro; senza qualcuno con cui vivere non voglio neppure la salvezza; non sento alcuna attrattiva per la vita né per la salvezza della mia anima se devo restare solo"

Pavel Florenskji

Postato da: giacabi a 12:15 | link | commenti
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L’uomo è se stesso quando è insieme

***

« Vieni ancora domani, eh! Perchè domani cercherò di dirtelo meglio, e dopodomani cercherò di dirtelo meglio, e poi, insomma, tutti i giorni dobbiamo dircelo, perchè così ce lo diciamo meglio, e dopo tanti tanti e tanti giorni, diventa come una cosa fluente, come guardarsi negli occhi e ci si capisce; si capisce anche come si fa, viene voglia di farlo, viene proprio la voglia di farlo. E uno non è più solo, è finalmente se stesso, perchè l'uomo è se stesso quando è insieme. E, infatti, l'io dell'uomo è destinato ad essere insieme a tutto ciò che c'è, al Mistero dell'Essere"

Don Giussani (Si può vivere così?)

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domenica, 02 agosto 2009

L'amicizia è una grazia

***

« Amico è la parola più importante che un uomo possa dire a un altro uomo, l'appellativo più profondo, più ricco, più segreto.»

mons. Massimo Camisasca

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L'amicizia è una grazia

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« L'amicizia è una grazia. Non nasce da un calcolo, accade d'improvviso, come gli amori più veri. Ma mentre gli amori necessitano dell'attrattiva corporea, l'amicizia ne prescinde, non perché essa sia angelicata, ma perché ha un altro scopo stabilito da Dio, quello di essere una grazia che sostiene ogni realtà istituzionale della vita, accompagna la vocazione alla famiglia come ogni altro tipo di vocazione. »

mons. Massimo Camisasca

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sabato, 11 luglio 2009

DA COME VI AMERETE

MI RICONOSCERANNO

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Il Signore non stabilisce,

come prova della fedeltà dei suoi discepoli,

i prodigi e i miracoli strepitosi,

benchè abbia loro conferito

il potere di compierli, nello Spirito Santo.

Che cosa dice di loro?

Capiranno che siete miei discepoli

se vi amerete reciprocamente.

SAN BASILIO

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domenica, 05 luglio 2009

L’amicizia

***

« L’amicizia è un rovesciare la propria esistenza nella vita dell’altro»

Luigi Giussani da "Si può vivere così"pag 100 ed.Rizzoli

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mercoledì, 03 giugno 2009

L’amicizia

***

«L’amicizia è completa solo quando non è semplicemente una somiglianza che si coltiva, una fiducia che si pratica, ma uno sforzo comune e reciproco per innalzarsi, per purificarsi, per superarsi. Allora, l’amicizia esprime non solo la sua dolcezza ma anche la sua forza, che è necessaria perché arrivi alla sua pienezza. A questa altezza, a questa profondità, l’amicizia non teme alcun attacco; né la lontananza, né il tempo possono alterarla».

Jean Guitton

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L’amicizia

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L’amicizia è una compagnia guidata al destino.

Bisogna cercare questa amicizia.

L’amicizia non è la possibilità di sfogarsi vicendevolmente.

L’amicizia è possedere in comune qualcosa di grande.

L’amicizia è tanto più grande

quanto più è grande ciò che si possiede in comune.

Perciò la più grande amicizia è possedere in comune il destino.

Una compagnia guidata al destino.

don Luigi Giussani
AUDIO

grazie a: http://piccpen.wordpress.com/mp3/

Postato da: giacabi a 20:26 | link | commenti
amicizia, giussani

martedì, 28 aprile 2009

La vera unione

***

La vera unione che devi cercar di raggiungere con le creature che ti attraggono non si realizza andando diritto ad esse, ma convergendo con esse in Dio.

P. Teilhard de Chardin

Postato da: giacabi a 14:49 | link | commenti
amicizia

lunedì, 27 aprile 2009

L'amicizia

***


"L'amicizia, questa

nascita misteriosa

del Tu, è l'ambiente e il mezzo in cui comincia la

rivelazione della

Verità".

Pavel Florenskij, da La colonna e il fondamento della verità

grazie a: Annina

Postato da: giacabi a 13:46 | link | commenti
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domenica, 12 aprile 2009

L’Amicizia

***

“Giussani e Habukawa sono agli antipodi geografici, culturali, linguistici, religiosi. Come fanno a essere così amici? «Ogni giorno i due pregano l'uno per l'altro» racconta Yagi. «La preghiera per la felicità non è solo per sé, ma anche per gli altri. Ogni giorno il professore prega per la figura di Kobo Daishi (il fondatore del buddismo Shingon; ndr) e per la figura di Maria».

Yagi ci spiega che prima di partire per l'Italia hanno cercato di presentare ai loro confratelli motivi e scopi del loro viaggio. Interviene Keitai Kavanishi: «Sono commosso. L'amicizia con voi rende più profondo il mio buddismo. Durante la partecipazione alla messa, c'è stata l'esperienza della gioia. E della malinconia. Possiamo sentire malinconia solo quando incontriamo qualcosa di vero».

Ninkay Ikegami: «Quando noi ci apriamo agli altri non ci sono guerre, perché troviamo i punti in comune. Così ha inizio il mondo ideale». Shinkay Uenomyo: «Ogni volta che parto dal Giappone avverto il problema della distanza che mi separa dagli altri a causa della lingua. Ma dopo questo incontro ho capito che è possibile comunicare, perché abbiamo lo stesso cuore. Bisogna lavorare per costruire il mondo ideale». È quasi una litania questa del "mondo ideale". Anzi è una giaculatoria, una preghiera, un rosario come quello che ci regalano alla fine delle serata insieme ai petali di loto, offerta e preghiera al Mistero.

Tre donne, tre piccole discrete e intense donne siedono intorno a noi e ascoltano. Si sono conosciute in viaggio; vengono, infatti, da città diverse del Giappone, benché abbiano in comune due uomini del Monte Koya. Dice Mieko Kawanishi: «Mi hanno colpito gli incontri al monastero della Cascinazza e con i Memores Domini. Segni di un cuore grande e puro. E della pace. Ringrazio per la vostra grande ospitalità umana, per la vostra musica sacra che tocca il cuore. Il vostro canto ci fa sentire con voi, uniti nel cuore». Kanae Ikegami, che per qualche giorno ha sofferto di uno strano senso di soggezione e timore: «Andavo da Giussani ed ero nervosa. Appena l'ho visto ho sentito che era un amico. Prima non capivo proprio niente di questo strano legame tra i nostri monaci e voi. Adesso so che siamo amici».

La nostra interprete, Wakako Saito, è in Italia da sei anni, inviata dal professore Habukawa a studiare la teologia cristiana e ad approfondire la conoscenza del movimento. Studia in università Cattolica e vuole dire anche lei qualcosa intorno a questa esperienza di buddisti che camminano in compagnia di cristiani: «È solo un'intuizione la mia, la sensazione che su questa scena di teatro che stiamo calcando insieme sta calando il sipario del primo atto. Non so cosa succederà nel secondo atto, ma so che sarà qualcosa di importante, di grande».

È venuto finalmente il turno di Shoken Habukawa, e il momento di rispondere a quella domanda rimasta in sospeso: suo padre e don Giussani, come fanno a essere così amici? «Mio padre mi diceva: "Vedi figlio mio, quando noi diciamo che è difficile comunicare con uomini di altri continenti a causa delle differenze linguistiche, culturali e religiose, in realtà diciamo cose superficiali. Se guardiamo un fiore nel campo, se lo guardiamo veramente, c'è uno stupore che nasce e che viene prima di ogni lingua e di ogni cultura. Ecco, voglio dire che il rapporto nasce da un dato che abbiamo in comune e che ci incute stupore, e quindi devozione. È per questo che siamo amici"».

Da: http://tracce.it/ 07/1996

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amicizia, stupore, giussani

sabato, 11 aprile 2009

Un amico fedele

***

Una bocca amabile moltiplica gli amici,
un linguaggio gentile attira i saluti.
Siano in molti coloro che vivono in pace con te,
ma i tuoi consiglieri uno su mille.
Se intendi farti un amico, mettilo alla prova;
e non fidarti subito di lui.
C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
C'è anche l'amico che si cambia in nemico
e scoprirà a tuo disonore i vostri litigi.
C'è l'amico compagno a tavola,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
Nella tua fortuna sarà come un altro te stesso,
e parlerà liberamente con i tuoi familiari.
Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te
e dalla tua presenza si nasconderà.
Tieniti lontano dai tuoi nemici,
e dai tuoi amici guàrdati.
Un amico fedele è una protezione potente,
chi lo trova, trova un tesoro.
Per un amico fedele, non c'è prezzo,
non c'è peso per il suo valore

Un amico fedele è un balsamo di vita,

lo troveranno quanti temono il Signore.

Chi teme il Signore è costante nella sua amicizia,

perché come uno è, così sarà il suo amico.

dal Siracide

Postato da: giacabi a 14:02 | link | commenti
amicizia

martedì, 31 marzo 2009

L’Amicizia

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"...e piango, piango come un bambino: il Signore Gesù ci ha messo al mondo per la felicità, perchè tanta gente si fabbrica un'effimera illusione che li porterà all'eterna infelicita?

Io vorrei essere presente per poterti vedere e vedere la tua gioia: perchè non c'è gioia più grande di quella di vedere la gioia dell'amico caro

Ci credi vero? Io non sono fine come te: ma nell'amore per i miei fratelli uomini (figuriamoci poi gli amici) non posso rimanerti indietro: noi non siamo forse al mondo per amore di Lui e per la felicità degli uomini?

Com'è bello che Gesù ci abbia messi insieme per questa missione!

Tu puoi sapere quanto desidererei di strapparti dal cuore l'angoscia che ti opprime, di rubartela e tenerla per me.

Perchè l'amicizia è una tal cosa che lascia irrequieti al pensiero di essere diversi dall'amico: bisogna essere il più possibile uguali, identici: uniti ed impastati insieme, aderenti l'uno all'altro così come la luce aderisce ai contorni delle cose: e se Lui è in Croce tutto l'orgoglio mio deve consistere nel sentirmi come Lui.

Perchè la gioia più grande della via dell'uomo è quella di sentire Gesù Cristo vivo e palpitante nelle carni del proprio pensiero e del proprio cuore. Il resto è veloce illusione o sterco.

Vivi quindi il più intensamente possibile, direi il più veementemente possibile questi mesi preziosi, lascia libero, sfrenato corpo, alle meditazioni, alle idee, che ti pulluleranno e scaturiranno dal misterioso e sconosciuto fondo dell'anima, e solo tieni fermamente e fiduciosamente una riserva: venerazione leale per i tuoi superiori e per i loro principi: perchè il nuovo non può con prudenza giudicare fuori combattimento, sui due piedi, ciò che fu prima di lui e che - se non altro - ha almeno il merito di non averne impedito la nascita, se non ne fu magari il genitore.

Io ho ancora la febbre ma mi pare che il Signore lo si possa amare ugualmente. E non è l'unica cosa da fare? Ti prego di non rispondere puntualmente alle mie lettere: non che non lo desideri, ma mi pare che la puntualità nel rispondere, se diventa una preoccupazione, è cosa che relaziona due estranei, non due amici. Tienti sempre libero: anche di non scrivermi più: io sono così contento di voler bene, "io", e di ricordare "io" gli amici.

Non pretendo nulla. Se non che mi interesso di te. Per forza. E' Lui che fa incontrare e crea le circostanze della vita.

Guardala in faccia la Realtà, Lui: Gesù Signore.

Ti parlo come se ti tenessi la testa appoggiata sulla spalla.

Bisognerebbe che anche tu fossi qui: adesso piango. E' malinconico che dobbiamo "rinunciare" a delle cose che non sono "nulla". Il desiderio è solo di Lui."

(Luigi Giussani - Lettere di fede e di amicizia, ad Angelo Majo, ed. San Paolo)

grazie a : http://rapyna.splinder.com/

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amicizia, giussani

sabato, 28 marzo 2009

Essere amici, essere fratelli, amare

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  Un uccello in gabbia in primavera sa perfettamente che
c’è qualcosa per cui egli è adatto, sa benissimo che
c’è qualcosa da fare, ma che non può fare;
che cos’è? Non se lo ricorda bene, ha delle idee vaghe
e dice a se stesso:
“Gli altri fanno il nido e i loro piccoli allevano
la covata”,
e batte la testa contro le sbarre della gabbia.
E la gabbia rimane chiusa
e lui è pazzo di dolore.
“Ecco un fannullone” dice un altro uccello
che passa di là.
“quello è come uno che vive di rendita.
” Intanto il prigioniero continua a vivere
e non muore, nulla traspare di quello che prova,
sta bene e il raggio di sole riesce
a rallegrarlo. Ma arriva il tempo della migrazione.
Accessi di malinconia –
ma i ragazzi che lo curano si dicono che nella sua gabbia
ha tutto ciò che può desiderare – ma lui sta a guardare
fuori il cielo turgido,
carico di tempesta e sente la rivolta contro
la propria fatalità.
E gli uomini si trovano spesso nell’impossibilità
di fare qualcosa, prigionieri di non so quale
gabbia orribile, orribile,
spaventosamente orribile.
Non si sa sempre riconoscere che cos’è
che ti rinchiude, che ti mura vivo,
che sembra sotterrarti, eppure si sentono
non so quali sbarre, quali muri.
Tutto ciò è fantasia, immaginazione?
Non credo, e poi uno si
chiede:”Mio Dio, durerà molto, durerà per sempre,
durerà per l’eternità?”
Sai tu ciò che fa sparire questa prigione?
E’ un affetto profondo,
serio. Essere amici, essere fratelli,
amare spalanca la prigione per grazia potente.
Ma chi non riesce ad avere questo
rimane chiuso nella morte.
Ma dove rinasce la simpatia, lì rinasce
anche la vita.
Van Gogh, 1882

Postato da: giacabi a 20:05 | link | commenti (1)
amicizia, van gogh

domenica, 22 marzo 2009

L’amicizia

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Uno da solo si può fare molto. Può fare la pipì, può addormentarsi, può svegliarsi, può prendere a sassate dei lampioni, può rompersi i coglioni, può anche farsi a fette ed impazzire. Ma uno con qualcuno che lo ami e che lo stimi e che lo guardi con passione, può fare anche la rivoluzione.”

Jovanotti in “Capo Horn

Grazie a: http://antologiacosebelle.blogspot.com/

Postato da: giacabi a 09:33 | link | commenti
amicizia

L’amicizia

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"L’amicizia è possibile solo tra persone che cercano Dio. Altrimenti ci può essere al massimo connivenza, complicità, una convergenza di interessi, ma non amicizia. Dicendo questo non nego l'amicizia con uno che si professa ateo o agnostico, o che appartiene a una religione diversa dal cristianesimo. Solo se quella professione è vissuta come ricerca, però, la persona ha la forza spirituale di vivere una vera amicizia. Dio stesso è amicizia. E' Trinità, è comunione. E' unità dei diversi: il Padre non è il Figlio, che non è lo Spirito. Ma sono uno, un solo Dio,Padre, Figlio,e Spirito Santo. Un inizio della comprensione di questo supremo mistero si può trovare proprio nell'esperienza dell'amicizia umana".

(2008 don Jonah Lynch - Rimini, 26 agosto)

Da: http://antologiacosebelle.blogspot.com/

Postato da: giacabi a 09:27 | link | commenti
amicizia

lunedì, 16 febbraio 2009

Nessun uomo è un`isola

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C`è una differenza tra essere liberi ed essere soli?

“Nessun uomo è un`isola;

Nessuno uomo sta solo.

Ogni uomo è una gioia per me;

Il dolore di ogni uomo è il mio dolore.

Abbiamo bisogno l`uno dell`altro,

perciò io difenderò ogni uomo come mio fratello;

ogni uomo come mio amico.

(John Donne, «Nessun uomo è un`isola»).

C`è una différenza tra vivere nel mondo in felice dipendenza dagli altri, e nella speranza, e vivere oscenamente di se stessi, della propria autodeterminazione, sempre sotto l`inflessibile e vano sguardo del proprio Io indulgente ma non misericordioso? Camillo Ruini, cardinale, ha posto la vera questione quando ha detto che non si può essere cattolici e al tempo stesso credere nell`autodeterminazione della propria vita (e della propria morte).

Carlo Caffarra, cardinale, in una bella lettera diocesana di sabato scorso, ha chiamato le cose con il loro nome e ha aggiunto che non siamo solo cittadini di uno stato, apparteniamo a un genere comune, quello umano, che ha le sue regole innate, prima della costituzione dello stato, e siamo infine un animale, l`unico, capace di carità perché riconosce la dimensione metafisica della persona, la sua dignità intrinseca e il suo ethos anche nella sofferenza, non solo l`utilità o l`inutilità del suo bios.

Giuliano Ferrara

da: www.ilfoglio.it del 16.02.09

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amicizia, ferrara, eutanasia

sabato, 17 gennaio 2009

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Parlava diversamente da tutti noi,

di altre cose, di qui, ma mai dette

prima che le dicesse lei. Era tutto:

natura, amore e libro.

Come l'aurora, sempre,

cominciava in modo non previsto,

così diverso da ciò che si sognava!

Come le dodici, sempre,

arrivava alla zenit, in un modo

impensato,

così distante da ciò che si cantava!

Come il tramonto, sempre,

taceva in modo inatteso,

così distante da ciò che si pensava!

Così lontana e così vicino [...]

Juan Ram6n Jimenez

Postato da: giacabi a 18:36 | link | commenti
amicizia, gesù

giovedì, 04 dicembre 2008

Noi siamo il corpo di Cristo

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"il Figlio di Dio, nell’incarnarsi, per pura grazia ha assunto il nostro essere, la nostra natura, ha assunto noi stessi veracemente, fisicamente. Questo era l’eterno decreto del Dio trinitario. Ora noi siamo in lui. Dove egli è, porta la nostra carne, ciò che noi siamo. Dove è lui, lì siamo anche noi, nell’incarnazione, sulla croce e nella risurrezione. Apparteniamo a lui, perché in lui siamo. Per questa ragione la Scrittura ci chiama corpo di Cristo. Se dunque prima di saperlo o di essere in grado di volere qualcosa di simile, siamo eletti e accolti in Gesù Cristo, noi e tutta la comunità, allora apparteniamo tutti insieme a lui in eterno. Noi che viviamo qui nella sua comunione, un giorno saremo presso di lui in comunione eterna. Chi guarda il suo fratello, deve sapere che sarà unito a lui in eterno in Gesù Cristo. La comunione cristiana è comunione per e in Gesù Cristo. Questa è la premessa su cui si fonda ogni prescrizione o regola della Scrittura per la vita comune dei cristiani."

Dietrich Bonhoeffer da:Vita comune

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