Nel nichilismo l'effimero ha il primato
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«“Quale filosofia del nulla, esso riesce ad esercitare un suo fascino
sui nostri contemporanei. I suoi seguaci teorizzano la ricerca come
fine a se stessa, senza speranza né possibilità alcuna di raggiungere la
meta della verità. Nell'interpretazione nichilista, l'esistenza è solo
un'opportunità per sensazioni ed esperienze in cui l'effimero ha il
primato. Il nichilismo è all'origine di quella diffusa mentalità secondo
cui non si deve assumere più nessun impegno definitivo, perché tutto è
fugace e provvisorio» (n. 46).Giovanni Paolo II Fides et Ratio:
L'uomo moderno crede sperimentalmente ora a questo, ora a quel valore, per poi lasciarlo cadere; il circolo dei valori superati e lasciati cadere è sempre più vasto; si avverte sempre più il vuoto e la povertà di valori; il movimento è inarrestabile - sebbene si sia tentato in grande stile di rallentarlo. Alla fine l'uomo osa una critica dei valori in generale; ne riconosce l'origine; conosce abbastanza per non credere più in nessun valore; ecco il pathos, il nuovo brivido... Quella che racconto è la storia dei prossimi due secoli... (Nietzsche, Frammenti, VIII, II, 266)
All’inizio della storia del mondo, Adamo ed Eva sono frutto di un
atto di amore di Dio, fatti a sua immagine e somiglianza, e la loro vita e il
loro rapporto con il Creatore coincidevano: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a
immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Gen 1,27). E il
peccato originale ha la sua radice ultima proprio nel sottrarsi dei nostri
progenitori a questo rapporto costitutivo, nel voler mettersi al posto di Dio,
nel credere di poter fare senza di Lui. Anche dopo il peccato, però, rimane
nell’uomo il desiderio struggente di questo dialogo, quasi una firma impressa
col fuoco nella sua anima e nella sua carne dal Creatore stesso. Il Salmo 63
[62] ci aiuta a entrare nel cuore di questo discorso: «O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne, in
terra arida, assetata, senz’acqua» (v. 2). Non solo la mia anima, ma ogni fibra
della mia carne è fatta per trovare la sua pace, la sua realizzazione in Dio. E
questa tensione è incancellabile nel cuore dell’uomo: anche quando si rifiuta o
si nega Dio, non scompare la sete di infinito che abita l’uomo. Inizia invece
una ricerca affannosa e sterile, di «falsi infiniti» che possano soddisfare
almeno per un momento. La sete dell’anima e l’anelito della carne di cui parla
il Salmista non si possono eliminare, così l’uomo, senza saperlo, si protende
alla ricerca dell’Infinito, ma in direzioni sbagliate: nella droga, in una
sessualità vissuta in modo disordinato, nelle tecnologie totalizzanti, nel
successo ad ogni costo, persino in forme ingannatrici di religiosità. Anche le
cose buone, che Dio ha creato come strade che conducono a Lui, non di rado
corrono il rischio di essere assolutizzate e divenire così idoli che si
sostituiscono al Creatore.
BENEDETTO XVI
AL XXXIII MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI
(RIMINI, 19-25 AGOSTO 2012)
. Nella crisi attuale che interessa non solo l’economia, ma vari settori della società, l’Incarnazione del Figlio di Dio ci dice quanto l’uomo sia importante per Dio e Dio per l’uomo. Senza Dio l’uomo finisce per far prevalere il proprio egoismo sulla solidarietà e sull’amore, le cose materiali sui valori, l’avere sull’essere. Bisogna ritornare a Dio perché l’uomo ritorni ad essere uomo. Con Dio anche nei momenti difficili, di crisi, non viene meno l’orizzonte della speranza: l’Incarnazione ci dice che non siamo mai soli, Dio è entrato nella nostra umanità e ci accompagna.
BENEDETTO XVI
AL XXXIII MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI
(RIMINI, 19-25 AGOSTO 2012)
. Nella crisi attuale che interessa non solo l’economia, ma vari settori della società, l’Incarnazione del Figlio di Dio ci dice quanto l’uomo sia importante per Dio e Dio per l’uomo. Senza Dio l’uomo finisce per far prevalere il proprio egoismo sulla solidarietà e sull’amore, le cose materiali sui valori, l’avere sull’essere. Bisogna ritornare a Dio perché l’uomo ritorni ad essere uomo. Con Dio anche nei momenti difficili, di crisi, non viene meno l’orizzonte della speranza: l’Incarnazione ci dice che non siamo mai soli, Dio è entrato nella nostra umanità e ci accompagna.
BENEDETTO XVI
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