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domenica 23 dicembre 2012

Beato José Luís Sánchez del Rio

Beato José Luís Sánchez del Rio

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di Felipe Lecaros Concha
Correva l'anno 1926 e, se non fosse stato per la crescente ostilità del governo di Plutarco Elías Calles contro la Chiesa, si sarebbe detto, che nello Stato di Michoacán, in Messico, il tempo si fosse fermato. Questa zona agricola, situata tra grandi montagne e laghi, è stata segnata dalla infaticabile opera di evangelizzazione dei missionari francescani, agostiniani e di altri ordini religiosi cosa che, alleata col temperamento rude dei suoi abitanti, avvezzi all'inclemenza del clima, e alla relativa lontananza dalle grandi città, aveva dato vita a una delle regioni più cattoliche del Messico e forse dell'America.

Il Bajío - cioè l'insieme formato dagli Stati di Jalisco, Aguas Calientes, Guanajuato, Querétaroy e Michoacán - è la zona che più martiri ha dato alla Chiesa Cattolica nell'America del secolo XX e rimane ancor oggi un vivaio di vocazioni religiose.
Uno di questi esempi di santità è quello che ora vi voglio raccontare.
"E anche i bambini possono essere martiri?"
Sahuayo era un piccolo villaggio dello stato di Michoacán. Dopo il lavoro quotidiano, i suoi abitanti si riunivano all'ora dell'Angelus nella Chiesa di San Giacomo Apostolo, per ringraziare la buonissima Madre di Guadalupe per le grazie e i favori che aveva loro concesso nella giornata. Insieme al loro amato parroco, recitavano il rosario senza mai dimenticarsi di pregare per il Messico, affinché cessasse quanto prima l'impietosa persecuzione del governo contro i cattolici.

Tra tutti i bambini della parrocchia, uno si distingueva per la devozione con cui pregava. Era José Luis Sánchez del Río, di appena 13 anni, birichino come tutti quelli della sua età; egli aveva in mente un'idea fissa. Idea che gli era venuta una notte d'inverno quando il parroco, invitato a cena dai suoi genitori, aveva raccontato che la persecuzione religiosa stava portando molti martiri messicani in Cielo.

- Come può succedere questo, padre? - Sì, mio piccolo José, sono cattolici che, davanti all'ordine di rinnegare la nostra religione, preferiscono dare la propria vita e morire fucilati. Ma il Signore li riceve vicino alla nostra Madre di Guadalupe, in Cielo. 

- E anche i bambini possono essere martiri, padre? - Ecco... insomma... se Dio così volesse, certo, lo possono essere, come i Santi Innocenti che celebriamo nella nostra parrocchia durante il mese di dicembre. José Luis sentì nel suo cuore un ardore che non era altro se non una grazia di Dio, una preparazione per i gravi avvenimenti che si sarebbero svolti, poco tempo dopo, nella tranquilla Sahuayo.
Mai è stato così facile guadagnarsi il Cielo!
In effetti, nell'agosto del 1926 giunse nel piccolo villaggio la notizia che era proibito il culto cattolico pubblico. La famiglia Sanchez Del Rio si riunì costernata e, mentre i figli più piccoli si stavano preparando ad andare ad aiutare il loro papà nei lavori agricoli, Miguel, il più vecchio, decise di prendere le armi, con dei suoi amici, i fratelli Gálvez, per difendere Cristo e la sua Chiesa.

Vedendo questo, José chiese il permesso ai suoi genitori di arruolarsi anche lui nell'Esercito "Cristiano", che si era formato al comando del generale Prudêncio Mendoza. Sua madre, tuttavia, si oppose. - Figlio mio, un ragazzo della tua età va più ad intralciare che ad aiutare l'esercito. - Ma, mamma, non è mai stato tanto facile guadagnarsi il Cielo come in questo momento! Non voglio perdere quest'occasione.

Udendo questa risposta, sua madre gli diede il permesso, ma pose come condizione che egli stesso scrivesse al generale Prudenzio Mendoza, chiedendo se lo accettava. La risposta di costui fu negativa. Senza perdersi di coraggio, José scrisse una nuova lettera, chiedendo al generale di essere ricevuto, se non come combattente, almeno come soldato ausiliare della truppa: lui avrebbe potuto prendersi cura dei cavalli, cucinare e prestare altri servizi ai soldati.

Vedendo la grandezza d'animo e l'entusiasmo di quest'adolescente, il generale gli rispose che lo avrebbe accettato. Così, con la benedizione della sua mamma cattolica, egli partì per l'accampamento "cristiano", molto contento di poter lottare per Cristo Re e Santa Maria di Guadalupe.
Combattente eroico
Nell'accampamento, in poco tempo, l'ultimogenito della famiglia Sanchez del Río conquistò l'affetto e la fiducia dei "cristiani", che lo soprannominarono Tarcisio. La sua allegria contagiava tutti, e fin dall'inizio egli ebbe l'incarico di guidare la truppa nella preghiera del rosario, alla fine di ogni giornata. Grazie al suo valore e buon comportamento, il generale gli affidò l'incarico di attaccante del distaccamento. Poco dopo, con la promozione a porta-bandiera, José Sánchez del Rio vedeva realizzarsi il suo più ardente desiderio: essere nel campo di battaglia, come soldato di Cristo.

Nel febbraio del 1928, un anno e cinque mesi dopo il suo inserimento nell'esercito "cristiano", ingaggiò un combattimento nelle vicinanze della città di Cotija. Dopo varie ore di accannita lotta, il giovane porta-bandiera vide il cavallo del generale cadere ucciso da un colpo di pallottola. Raggiunto il posto immediatamente, disse con risoluzione: - Generale, ecco il mio cavallo, si metta in salvo. Se io muoio, non si farà sentire la mia mancanza, ma se lei muore, sì.

Gli consegnò il suo cavallo, afferrò un fucile e combattè con coraggio. Quando cessarono i tiri, avanzò contro il nemico, baionetta in resta. Fu fatto prigioniero e condotto dal generale nemico, che lo rimproverò per il fatto di lottare contro il governo. - Generale, sappia che io sono caduto prigioniero, non perché mi sia arreso, ma perché sono terminate le mie pallottole, perció, se ne avessi avute di più , avrei continuato a lottare.
Prigioniero indomabile
Vedendo tanta decisione e ardore, il generale lo invitò ad unirsi alle truppe del governo, dicendogli: - Sei un ragazzino valoroso, vieni con noi e starai molto meglio che con i "cristiani". - Mai, mai! Preferisco morire! Mai mi unirò ai nemici di Cristo Re! Mi faccia fucilare! Il generale lo fece rinchiudere nel carcere di Cotija. In mezzo a poca luce, cattivo odore, e attorniato da delinquenti, riuscì a scrivere una lettera: Cotija, 6 febbraio 1928 Mia cara mamma, Sono caduto prigioniero durante il combattimento di oggi. Credo che sarò fucilato, ma non importa, mamma.

Ti devi rassegnare alla volontà di Dio. Non preoccuparti della mia morte, che è ciò che mi lascia inquieto; al contrario, di' ai miei due fratelli che seguano l'esempio dato dal loro fratello più piccolo. Tu devi fare la volontà di Dio, abbi forza e mandami la tua benedizione, insieme a quella di mio padre. Salutami tutti, per l'ultima volta. Ricevi il cuore di questo figlio che ti vuole tanto bene e che desiderava vederti prima di morire. - José Sánchez del Río.


Intanto, invece di essere fucilato il giorno dopo, come immaginava, fu portato, insieme ad un piccolo amico anche lui imprigionato di nome Lazzaro, alla chiesa di Sahuayo, che le truppe del generale Calles avevano trasformato in scuderie. La sacrestia era occupata dai galli da combattimento del deputato anticattolico Rafael Picazo, che lì realizzava frequentemente orge con i suoi amici.

Nel vedere la sua nuova prigione, José rimase indignato. Era la stessa chiesa che, poco tempo prima, egli frequentava con la sua famiglia per pregare l'angelus e il rosario. Era quella la medesima sacrestia dove lui era solito andare, dopo la messa, per chiedere ritagli di ostia al vecchio parroco. L'avevano trasformata in un antro di banditi! Quando si vide solo nella penombra, il giovane soldato del Cristo Re riuscì a sciogliere la corda che lo legava, si diresse alle gabbie dove stavano i galli da combattimento del deputato e gli tagliò il collo. Poi dormì serenamente.

Il giorno dopo, non appena venne a conoscenza dell'accaduto, il deputato Picazo corse alla sacrestiaprigione, dove, pieno di indignazione, interrogò il giovane prigioniero. "La casa di Dio è un luogo per pregare, non per far da deposito di animali", gli rispose costui. Pieno di collera, Picazo, lo minacciò di morte ma ricevette questa serena risposta: "Da quando ho preso le armi, sono disposto a tutto. Mi faccia fucilare!"
Una croce tracciata col proprio sangue
Il venerdì, giorno 10, verso le sei del pomeriggio, una scorta lo portò, di nuovo, alla caserma. Lì, saputa la sua condanna a morte, scrisse ad una delle sue zie, la quale era riuscita a portargli la Comunione di nascosto, l'ultima lettera della sua vita; Sahuayo, 10 febbraio Cara zia, Sono condannato a morte, alle otto e mezza di questa sera arriverà il momento che ho tanto desiderato. Ti ringrazio per tutto quanto tu e Maddalena mi avete fatto.


Non sono in condizione di scrivere alla mamma. (...) Porta i miei saluti a tutti e ricevi, come sempre e per l'ultima volta, il cuore di questo nipote che ti vuole molto bene e desidera vederti. Cristo vive, Cristo regna, Cristo impera! Viva Cristo Re! Viva Santa Maria di Guadalupe! - José Sánchez del Rio, che è morto in difesa della fede. Non fare a meno di venire.
Addio.

Alle undici della sera giunse il momento tanto atteso. L'odio dei nemici della Chiesa era tale che, con un coltello affilatissimo, gli strapparono la pelle della pianta dei piedi e lo obbligarono a camminare dalla caserma fino al cimitero, calpestando pietre e terra. Nessun lamento uscì dalle labbra in mezzo a tanta tortura. Arrivò al cimitero cantando inni religiosi.

Portato fin sull'orlo di una fossa che in breve sarebbe stata la sua, alcuni soldati gli diedero alcune pugnalate non mortali, per vedere se egli rinnegava la sua fede con questo supplizio. In tono di scherno e con l'intenzione di distruggere psicologicamente l'eroe della fede, il capitano comandante della scorta gli chiese se aveva un messaggio per i suoi genitori. Egli rispose: "Sì, dica loro che ci rivedremo in Cielo". In seguito, chiese al capitano di essere fucilato con le braccia in croce. Come unica risposta, costui estrasse la pistola e gli sparò un colpo alla tempia.

Sentendosi ferito a morte, José raccolse con la sua mano destra un po' di sangue che gli scorreva abbondantemente sul collo, tracciò con questo una croce sulla terra e vi si prostrò sopra, in segno di adorazione. Così, nell'ultima ora della notte del 10 febbraio 1928, la sua anima salì al Cielo e fu ricevuta con giubilo dal suo amato Cristo Re e dalla sua amatissima Madre, la Vergine di Guadalupe.
(Rivista Araldi del Vangelo, Gennaio/2006, n. 25, p. 23 - 25)


Chiediamo al beato Josè Sanchez del Rio che interceda per noi davanti a Dio. Ricordiamoci che egli ha bisogno di un miracolo per essere canonizzato e che noi abbiamo bisogno di molte grazie per le quali egli può intercedere davanti al Padre nostro per mezzo del Signore Gesù Cristo.
A Dio nostro Padre che ci ha donato questo fratello, al Figlio che lo ha fatto innamorare di sè ed allo Spirito Santo che gli ha infuso un coraggio e amore così grande, sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

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