Questo mi sembra che sia il quadro della povertà umana: questa povertà umana non deve essere estirpata, non può essere estirpata, anche se han tentato di tutto per estirparla, per farci credere che noi siamo padroni di noi stessi, che noi ci auto-determiniamo, che noi ci auto-creiamo, questa sì è fantasia, questa sì è ideologia pazza, che però ha strutturato tutta la civiltà occidentale a cominciare dal 1300 per lo meno, dove c’era un francescano molto religioso e molto ligio, che si chiamava Guglielmo di Occam, era rettore dell’università di Oxford e la sua tesi fondamentale, chiamata anche il “rasoio di Occam” — che noi non conosciamo la realtà, noi conosciamo i nostri concetti, coi quali manipoliamo la realtà, perciò noi siamo i costruttori e i padroni della realtà. Questo religiosissimo frate francescano è stato quello che ha messo, diciamo, le basi della cultura moderna degli ultimi sei-settecento anni, che è stato proprio lo sradicamento della semplicità antica, che diceva che la nostra intelligenza ha come oggetto proprio la realtà, questa esperienza del tempo che passa, che tu non ti domini, che tu non sei padrone, questa è una evidenza originaria della nostra esperienza reale. Se noi partiamo dal fatto che no, che noi siamo i padroni del mondo e noi lo facciamo a nostra immagine e somiglianza, i nostri concetti ecco che strutturano il mondo come lo vogliamo noi, siamo in un altro universo, in un altro pianeta, in altre dimensioni, che è l’universo, il pianeta della cultura moderna, di cui tutti noi siamo eredi, per cui è importante ricuperare oggi nel mondo individualista, capitalista, consumista in cui viviamo il concetto di povertà, di precarietà, di non-dominio nostro sulla realtà che passa, sul fatto che noi siamo fatti e non ci facciamo da noi stessi, questa è la povertà di base, da cui può nascere anche il rispetto della povertà, l’abbraccio della povertà, la simpatia, la solidarietà o fraternità fra le persone, che però effettivamente non è la struttura base del mondo in cui viviamo, perciò la povertà umana mi sembra che sia questo.
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L’altra idea di missione è “evangelizzazione” — l’annunciare la buona novella; cos’è annunciare la buona novella? rivelare il Cristo presente a coloro che ce l’hanno e non se ne accorgono, prima di tutto perché non si accorgono che loro non si fanno da sé, nell’istante che passa, e poi perché non si accorgono che l’istante che passa è generato da questa fonte dell’essere che è Cristo, presente in lui. Non hanno coscienza di queste cose, ignorano, ma non perché non ce l’hanno, noi non andiamo a portare Cristo a nessuno, noi andiamo umilmente ad aiutare coloro che ce l’hanno già e non se ne accorgono, a scoprire che ce l’hanno. Pertanto aiutare le persone a percepire la presenza del figlio di Dio incarnato, con la sua carne umana e resuscitata, nella sua situazione, nel suo mondo, nella sua realtà, nel suo momento che passa, nella sua precarietà, perciò c’è tutto a che vedere tra missione, povertà cristiana e povertà umana.
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