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martedì 12 febbraio 2013

Ungaretti. Un vate che approdò nel porto della fede

Ungaretti. Un vate che approdò nel porto della fede  
Ungaretti



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In Ragioni d’una poesia Ungaretti (1888-1970) scrive: «Il mistero c’è, è in noi. Basta non dimenticarcene. Il mistero c’è, e col mistero, di pari passo, la misura; ma non la misura del mistero, cosa umanamente insensata; ma di qualche cosa che in un certo senso al mistero si opponga pur essendone la manifestazione più alta: questo mondo terreno considerato come continua invenzione dell’uomo». Lontano dal razionalismo e da una ragione ridotta a misura, Ungaretti è da sempre animato da un vivo senso religioso, da un desiderio sincero di capire le ragioni, di andare nella profondità delle cose. La sua poesia vuole raccontare la scoperta della realtà e della verità. Nella poesia che dà il titolo alla prima raccolta Il porto sepolto Ungaretti scrive: «Vi arriva il poeta/ e poi torna alla luce con i suoi canti/ e li disperde// Di questa poesia/ mi resta/ quel nulla/ d’inesauribile segreto».

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