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giovedì 7 febbraio 2013

Il fisico Lucio Rossi: «la scienza mi aiuta a credere in Dio»

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Lucio Rossi«L’attività scientifica mi conferma nell’ipotesi positiva che la fede mi dà: lo slancio verso il Mistero di cui siamo costituiti è valorizzato dalla scienza e dalla sete di rispondere ad alcune domande fondamentali». Queste le parole del fisico italiano Lucio Rossi, in una intervista ripresa da La Nuova Bussola QuotidianaRossi è tra i responsabili della recente scoperta del Bosone di Higgs, avendo presidiato fin dal 2001 la costruzione e la messa in produzione dell’HLC, il Large Hadron Collider, l’acceleratore di particelle del Cern di Ginevra che poi ha permesso di dimostrare l’esistenza della cosiddetta “particella di Dio”.

Tuttavia ci tiene subito a precisare: «vorrei rilevare come la scienza in se stessa non dà una risposte: essa può indicare una strada per chi questa strada vuole vederla e non la indica a chi non vuol vederla. Alla fine la fede, e la non-fede, resta un atto di libertà e trovo meraviglioso che la scienza strutturalmente rispetta questa libertà. Altrimenti dove sarebbe la nostra libertà se credere o non credere fosse un atto dovuto costretto dalle equazioni della fisica?».

La fede è certamente un atto di libertà, ma «per me», spiega il fisico, «ci vuole più fede a non credere che a credere. Quando si vede come è organizzato il mondo, da che leggi precisissime è retto, non vedo certo contraddizioni con la fede in Dio. So che è una posizione minoritaria (ma non troppo) nel mondo scientifico, tuttavia la negazione della fede è certamente un atto arbitrario. Io vedo che nel mio lavoro di scienziato e dirigente di ricerca, la posizione integralmente umana, quale professata dal cristianesimo, non solo aiuta a far meglio ad avere una posizione più efficace nel contesto stesso del lavoro ma mi sembra che sia più adeguata agli indizi che la natura ci lascia. L’esistenza di Dio, cioè della fonte di razionalità è una esigenza dell’intelletto ed è non solo incompatibile, ma risulta l’ipotesi più congrua con la inesauribilità della conoscenza».

L’Incarnazione di Dio, oltre a non porre problemi alla scienza, sembra anzi «la via più certa per affermare che noi siamo fatti strutturalmente per comprendere – e fino in fondo – il mondo fisico e la sua razionalità. Se Dio si è incarnato, allora il mondo, anche il mondo fisico!, è importante da conoscere, ne val davvero la pena, e non solo per “utilizzare” le conoscenze». Questa è la precisa motivazione per cui il metodo scientifico è nato nell’alveo della teologia cattolica, come infatti ci tiene a sottolineare: «la scienza moderna ha la sua origine nel medioevo e nel rinascimento cristiano. E in più: nel mondo occidentale la cultura antica ha potuto essere valorizzata strutturalmente: la scienza moderna è certamente, per me, uno dei più bei fiori della valorizzazione che il cristianesimo ha fatto della razionalità greca, come Papa Ratzinger sta spiegando, da Ratisbona in poi».

Rispetto ai vari tentativi, anche di suoi colleghi, di combattere la religione, Rossi spiega: «Una ragione che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell’ambito delle sottoculture è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture. Solo un uso distorto della ragione può confinare il tentativo di risposta alle domande fondamentali, cioè la religione, al rango di sottocultura. Sottocultura è, per esempio, la scienza quando si proclama come unica fonte valida di conoscenza, con gli esiti che abbiamo visto generare dai vari razionalismi e società laicizzate del ‘900!».

Ricordiamo che in questa pagina abbiamo raccolto decine e decine di citazioni di prestigiosi scienziati circa la loro visione sul rapporto tra scienze e fede.
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 Lucio Rossi: ci vuol più "fede" a non credere
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  di Fabio Spina29-01-2013
Il Bosone di Higgs
“Pensa che le conoscenze scientifiche possano consentire un avanzamento della fede? Penso che la scienza, come ogni attività umana, possa dare un contributo alla fede, arricchirla e in qualche modo completarla. Posso dire che l’attività scientifica mi conferma nell’ipotesi positiva che la fede mi dà: appunto lo slancio verso il Mistero di cui siamo costituiti è valorizzato dalla scienza e dalla sete di rispondere ad alcune domande fondamentali. Tuttavia vorrei rilevare come la scienza in se stessa non dà una risposte: essa può indicare una strada per chi questa strada vuole vederla e non la indica a chi non vuol vederla. Alla fine la fede, e la non-fede, resta un atto di libertà e trovo meraviglioso che la scienza strutturalmente rispetta questa libertà. Altrimenti dove sarebbe la nostra libertà se credere o non credere fosse un atto dovuto costretto dalle equazioni della fisica?”.
Quella sopra è una delle frasi più significative sul rapporto scienza e fede tratte da un intervista a Lucio Rossi. E’ stato lui il fisico che ha presidiato fin dal 2001 la costruzione e la messa in produzione dell’HLC, il Large Hadron Collider, l’acceleratore di particelle lungo diversi chilometri che al Cern di Ginevra ha permesso di dimostrare l’esistenza di una particella, il Bosone di Higgs, fino a pochi mesi fa solo supposta per via teorica.
Oggi ne dirige il progetto di potenziamento, in vista di nuove scoperte. Molti esperti televisivi stanno persuadendo le persone del fatto che scienza e fede sono contrapposte, ma Rossi afferma: “Per me ci vuole più fede a non credere che a credere. Quando si vede come è organizzato il mondo, da che leggi precisissime è retto, non vedo certo contraddizioni con la fede in Dio. So che è una posizione minoritaria (ma non troppo) nel mondo scientifico, tuttavia la negazione della fede è certamente un atto arbitrario. Io vedo che nel mio lavoro di scienziato e dirigente di ricerca, la posizione integralmente umana, quale professata dal cristianesimo, non solo aiuta a far meglio ad avere una posizione più efficace nel contesto stesso del lavoro ma mi sembra che sia più adeguata agli indizi che la natura ci lascia”.

“L’esistenza di Dio, cioè della fonte di razionalità è una esigenza dell’intelletto ed è non solo incompatibile, ma risulta l’ipotesi più congrua con la inesauribilità della conoscenza.
Credo che l’esistenza di un Dio personale, e addirittura Incarnato, non ponga alcun problema alla scienza. Mi sembra anzi che sia la via più certa per affermare che noi siamo fatti strutturalmente per comprendere – e fino in fondo – il mondo fisico e la sua razionalità”. Per dirla in una frase: “Se Dio si è incarnato, allora il mondo, anche il mondo fisico!, è importante da conoscere, ne val davvero la pena, e non solo per “utilizzare” le conoscenze”.
“La scienza moderna ha la sua origine nel medioevo e nel rinascimento cristiano. E in più: nel mondo occidentale la cultura antica ha potuto essere valorizzata strutturalmente: la scienza moderna è certamente, per me, uno dei più bei fiori della valorizzazione che il cristianesimo ha fatto della razionalità greca, come Papa Ratzinger sta spiegando, da Ratisbona in poi”.

Nella sua lezione magistrale del 12 settembre 2006, Benedetto XVI ha affermato che “Non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”. “Una ragione che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell’ambito delle sottoculture è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture. Solo un uso distorto della ragione può confinare il tentativo di risposta alle domande fondamentali, cioè la religione, al rango di sottocultura. Sottocultura è, per esempio, la scienza quando si proclama come unica fonte valida di conoscenza, con gli esiti che abbiamo visto generare dai vari razionalismi e società laicizzate del ‘900! O come vediamo oggi nello scempio del nostro pianeta generato da una visione in cui l’uomo integrale, e non una razionalità astratta, non è al centro del dibattito culturale e scientifico”.
Insomma, anche la scoperta del Bosone di Higgs può rafforzare un’idea finalistica della natura. L’estrema complessità della natura, quando indagata scientificamente, si scopre governata da leggi molto armoniose, tali da rendere più ragionevole credere che all’inizio della materia c’era “il Verbo” piuttosto che “la ragione” sia stata generata dalla materia grazie a una improbabilissima e inspiegabile serie di casi (come cercano di fare i materialisti).
La scienza è un metodo di conoscenza che può essere applicato con successo e in modo corretto da qualunque scienziato, indipendentemente dal proprio credo.

Possiamo ricordare che il credente Louis Pasteur affermava: ”poca scienza allontana da Dio, ma molta scienza riconduce a Lui”. Riconduce ma non obbliga, in quanto uno dei doni di Dio è la libertà. Ma essere liberi significa essere nella condizione di dover scegliere responsabilmente tra il bene e il male, tra credere o non-credere, tra abortire o non uccidere il feto, etc. Purtroppo oggi, cambiando il senso delle parole, hanno persuaso le persone che il significato di libertà è lo stesso di “libero arbitrio”, troppo spesso si è fatto credere che libero è quel posto dove regna la “dittatura dell’egoismo” fondata sul precario e conveniente. “Uno domanda:’E poi, che cosa accade?’. L’altro, invece, domanda soltanto: ’Quello che faccio è giusto?’. Ecco si distingue così il libero da un servo” (Hans Theodor Storm).la nuova bussola quotidiana

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