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sabato 11 dicembre 2021

LA CASA DI LORETO È LA PARTE CHE MANCA A NAZARET

 


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MariaConTe

LA CASA DI LORETO È LA PARTE CHE MANCA A NAZARET

03/12/2019  Gli studi condotti tra il 1962 e il 1965 provarono che la costruzione a tre pareti oggi dentro il santuario lauretano combacia con la sporgenza esterna di cui è priva la dimora scavata nella roccia in Terra Santa, dove oggi sorge la basilica dell’Annunciazione. Le pietre e la tecnica di lavorazione sono quelle dei nabatei all'epoca della Madonna, sconosciute in Italia…

La Santa Casa venerata nel santuario di Loreto è davvero quella abitata da Maria? A chiedersi se quanto tramandato dalla tradizione abbia un fondamento storico non sono state solo generazioni di pellegrini, ma anche tanti studiosi lungo i secoli. Intanto: viene davvero da Nazareth la Santa Casa di Loreto? Su questo i riscontri offerti dall’archeologia sono decisamente significativi e risalgono alla metà del secolo scorso. Tra il 1955 e il 1960, mentre a Nazareth veniva costruita la moderna basilica dell’Annunciazione, il grande archeologo francescano padre Bellarmino Bagatti compì lo studio più importante su quella che la tradizione cristiana ha tramandato essere la casa dove visse Maria

Chi conosce un po’ la Terra Santa ricorderà che sitratta di una grotta scavata nella roccia, collocata nel cuore dell’attuale cripta della basilica di Nazareth e venerata fin dai primi secoli, come testimoniano alcuni graffiti. Dagli studi su come erano costruite le case della Galilea ai tempi di Gesù, però, sappiamo che questa parte più interna scavata nella roccia era completata da un’altra esterna in muratura, che era il vero luogo della vita quotidiana. Una parte che però nella basilica di Nazareth non c’è più. È possibile che sia questa la Santa Casa di Loreto? È quanto subito dopo la campagna di scavi in Terra Santa si provò a verificare: l’indagine archeologica si svolse a Loreto tra il 1962 e il 1965 sotto la guida del professor Nereo Alfieri e in stretto coordinamento con lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Innanzi tutto emerse che davvero la Santa Casa è priva di fondamenta e – proprio come raccontava la tradizione locale – poggia su una pubblica strada. Inoltre nel nucleo originario le pareti dovevano essere solo tre, quella del lato dell’altare risulta infatti essere diversa dalle altre. Un dato perfettamente compatibile con la casa di Nazareth, dal momento che – ipotizzando che quella venerata a Loreto sia la parte esterna – doveva essere edificata solo su tre lati, aprendosi verso l’interno della grotta.


C’è però anche un altro elemento importante: queste tre pareti fino a una certa altezza risultano essere in pietra, per poi lasciare spazio a mattoni solo nella parte più alta. E quelle pietre risultano avere caratteristiche del tutto anomale rispetto alle strutture murarie delle Marche della fine del XIII secolo, il tempo in cui secondo la tradizione la Santa Casa arrivò a Loreto. Al contrario risultano del tutto simili a una tecnica di lavorazione dei nabatei, un’antica popolazione del Medio Oriente dei tempi di Gesù. Va aggiunto inoltre che su queste pietre sono stati scoperti anche dei graffiti che risultano essere compatibili con quelli ritrovati nella grotta di Nazareth.

L'ARRIVO DELLA SANTA CASA A LORETO TRA STORIA E LEGGENDA

Tutte queste circostanze portano a concludere che sia assolutamente verosimile che la casa della Madonna venerata a Loreto provenga realmente dalla Terra Santa. Come ci sarebbe però arrivata nelle Marche? La tradizione lauretana narra che a trasportare la Santa Casa sarebbero stati gli angeli in diverse tappe: nel 1291 – proprio mentre i Crociati venivano sconfitti anche in Galilea – sarebbe stata prima miracolosamente trasferita a Tersatto in Illiria (nell’attuale Croazia) e poi da qui altrettanto prodigiosamente a Loreto nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1294.

Nel corso del Novecento si è però fatta strada un’ipotesi “terrena” su questo trasporto. Nel 1900 il vescovo di Lione annotò infatti su un suo diario di aver ricevuto una confidenza da Giuseppe Lapponi, l’archiatra pontificio (cioè il medico) di papa Leone XIII. Questi avrebbe raccontato di aver trovato negli archivi vaticani delle carte in cui si parla di come una certa famiglia Angeli (o De Angeli), ramo della dinastia di Costantinopoli, detentrice di vasti possedimenti in Terra Santa, avrebbe organizzato nel 1291 l’evacuazione della Santa Casa da Nazareth prima che cadesse nelle mani dei musulmani. La Curia di Leone XIII, però, pare non averne voluto sapere di questa ricostruzione e così quelle carte non sono più riemerse dagli archivi vaticani. Ulteriori studi storici dedicati alla famiglia Angeli, però, hanno aggiunto altri elementi a supporto di questa tesi. La Santa Casa sarebbe stata smontata pietra per pietra e caricata su una nave al porto di San Giovanni d’Acri, da dove avrebbe raggiunto l’Epiro, in Grecia, allora feudo di questa nobile famiglia. Da qui poi in nave sarebbe ripartita per l’Italia, presumibilmente come donazione degli Angeli alla Santa Sede.

Nel frattempo, però, il 5 luglio 1294 era stato eletto Papa l’eremita Pietro da Morrone, cioè Celestino V, il Pontefice che – in una situazione politica complessa – non arrivò mai a Roma dall’Aquila e dopo pochi mesi si dimise (il «gran rifiuto» raccontato da Dante). In questo frangente il cardinale vicario, che era anche vescovo di Recanati, avrebbe così fatto giungere il preziosissimo dono nella sua città, facendolo collocare sul colle di Loreto che si affaccia sul mare. C’è chi tuttora contesta questa ricostruzione, sostenendo che trasformare gli angeli in una famiglia nobile del Duecento sminuirebbe il significato del santuario. Ma va detto che – molto più del modo in cui è arrivata – conta il fatto che la Santa Casa proviene davvero da Nazareth. Proprio là dove i Vangeli ci raccontano che Maria ha detto il suo sì.

L’ALTARE DEGLI APOSTOLI NELLA DIMORA DI MARIA

  


Non solo le pareti ma anche l’altare collocato nella Santa Casa a Loreto rimanda alla Terra Santa. Sotto a quello attualmente visibile, protetto da due grate, ce n’è infatti uno più antico che la tradizione ha sempre identificato come l’“altare degli Apostoli”. Anche in questo caso gli studi archeologici hanno confermato trattarsi di una pietra lavorata con tecnica nabatea e dunque è verosimile che provenga da Nazareth. Del resto le cronache degli antichi pellegrini in Terra Santa segnalavano la presenza di due altari nella cripta che si trova sotto l’attuale basilica dell’Annunciazione. Dopo il XIII secolo, invece, ne viene citato uno solo. Quello portato a Loreto sarebbe dunque l’altare dove le prime comunità cristiane locali celebravano l’Eucaristia nella casa di Maria. Di qui il nome di “altare degli Apostoli

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