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venerdì 3 dicembre 2021

La bellezza di tutto il mondo di Dio e del suo grande mistero

 La bellezza di tutto il mondo di Dio e del suo grande mistero

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Quand’ero giovane, molto tempo fa, sono passati quasi quarant’anni,

padre Anfim ed io erravamo per tutta la Russia chiedendo la carità per il nostro monastero;

una notte pernottammo sulla riva di un grosso fiume navigabile, insieme ai pescatori, e

accanto a noi si venne a sedere un ragazzo contadino, d’aspetto dignitoso, sui diciotto

anni, a giudicare dall’apparenza; il giorno dopo doveva correre alla sua destinazione per

tirare un barcone di mercanti con l’alzaia. Notai che egli guardava dritto davanti a sé con

lo sguardo limpido e commosso. Era una notte di luglio, luminosa, calma, mite,

dall’ampio fiume saliva un vapore che ci rinfrescava, di tanto in tanto udivamo lo

sciacquettio dei pesciolini, gli uccellini tacevano, era tutto silenzioso e magnifico, ogni

cosa innalzava una preghiera a Dio. Noi due soltanto eravamo svegli, il ragazzo ed io, e

parlavamo della bellezza di tutto il mondo di Dio e del suo grande mistero.

Ogni filo d’erba, ogni moscerino, ogni formica e ape dorata, ogni creatura conosce il

proprio cammino così bene da lasciar sbalorditi, pur non avendone consapevolezza, essi

testimoniano del mistero divino, e lo realizzano incessantemente, questo io dicevo e

intanto vedevo che il cuore di quel giovane si infiammava. Mi disse che amava la foresta e

gli uccelli del bosco, era un buon uccellatore, conosceva il fischio di tutti gli uccelli,

sapeva come attirare ciascuna specie; disse pure che non c’era niente di più bello per lui

che stare nella foresta, ma del resto tutto era bello. “È vero”, gli risposi io, “è tutto bello e

magnifico perché tutto è verità. Guarda”, continuai, ” il cavallo, quell’animale sublime,

così vicino all’uomo, oppure il bue, che lo nutre e lavora per lui, pensieroso e a capo

chino, guarda le loro facce: quanta mitezza, quanta devozione verso l’uomo che pure

spesso li picchia senza pietà, quanta placidità, quanta fiducia e quanta bellezza nelle loro

facce! Quello che commuove è pensare che essi sono liberi da qualunque peccato, giacché

tutto è perfetto, tutto tranne l’uomo, tutto è senza macchia, e Cristo è con quelle creature

da più tempo che con noi”.

“Perché”, domandò il giovane, “Cristo è anche con loro?” “E come potrebbe essere

diversamente”, risposi io, “giacché il Verbo vale per tutti, e tutta la creazione e tutte le

creature, finanche ogni singola fogliolina, aspirano al Verbo, cantano la gloria di Dio,

piangono il Cristo, compiendo inconsapevolmente il mistero della loro vita libera da

peccato. Ecco”, gli dissi, “nella foresta si aggira un terribile orso, minaccioso e feroce, ma

lui non ne ha nessuna colpa”. E gli raccontai che una volta un orso si avvicinò ad un

grande santo in eremitaggio in una piccola cella nella foresta, e il grande santo ebbe pietà

di lui, uscì dalla sua cella, senza avere paura, e gli dette un pezzo di pane: “Va’ e che

Cristo sia con te!”, gli disse e la belva feroce si allontanò senza fargli del male. Il ragazzo

si commosse per il fatto che l’orso si fosse allontanato senza fare alcun male e che Cristo

era con lui. “Ah com’è bello, com’è bello e meraviglioso il mondo di Dio!” Se ne stava

seduto assorto nei suoi pensieri, tranquillo e sereno. Vidi che aveva capito. E scivolò

accanto a me nel suo sonno leggero e innocente.

Che Dio benedica la giovinezza! Pregai anche per lui e poi andai a dormire. Signore,

manda la pace e la luce al tuo popolo

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