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martedì 30 settembre 2025

Guardati intorno... tutti indossano maschere

 "Ma dimmi, può una persona sopportare tanto dolore senza urlare? 

Senza crollare? 

Si può portare nel proprio cuore tanta solitudine, tanta paura, eppure rimanere in piedi come se nulla fosse? 

Non è strano come possiamo sorridere mentre bruciamo dentro? Come possiamo salutarci mentre moriamo lentamente? 

Guardati intorno... tutti indossano maschere, tutti nascondono dietro i loro occhi una storia che non hanno osato raccontare, una ferita che non hanno potuto sentire. 

Amico mio, non viviamo; interpretiamo i nostri ruoli brillantemente fino alla fine, e quando cala il sipario, nessuno sente gli applausi... Nessuno ricorda.”


L'idiota - Fëdor Dostoevskij 📖

domenica 28 settembre 2025

La tavola periodica Dmitri Mendeléyev

 Dmitri Mendeléyev non “inventò” gli elementi, ma trovò il modello che li ordina. Nel 1869, mentre preparava il suo libro di testo, organizzò gli elementi conosciuti secondo la loro massa atomica crescente e, soprattutto, in base alle loro somiglianze chimiche. Quell’ordine rivelò ripetizioni chiare in proprietà come valenza, reattività o tipi di ossidi: nacque così la legge periodica. L’audacia stava nel fatto che lasciò spazi vuoti dove lo schema richiedeva un elemento ancora sconosciuto, e si spinse ad anticiparne le caratteristiche.

A tre di questi vuoti diede nomi provvisori in sanscrito: eka-alluminio, eka-boro ed eka-silicio. Ne predisse masse approssimative, densità, punti di fusione e formule dei composti. Anni dopo, comparvero esattamente dove lui li aveva previsti: gallio (1875), scandio (1879) e germanio (1886), con proprietà molto vicine alle sue previsioni. Questa capacità predittiva fu la conferma decisiva della sua tavola.

Col tempo, la legge periodica venne perfezionata. Nel 1913 Henry Moseley dimostrò che il criterio fondamentale non era la massa, ma il numero atomico (cioè il numero di protoni). Questo risolse “anomalie” come quella del tellurio-iodio e spiegò perché elementi con masse simili potessero comportarsi in modo diverso: ciò che conta è la struttura elettronica. Poco dopo vennero incorporati i gas nobili (gruppo 18) e, nel XX secolo, furono sistemate le serie dei lantanidi e degli attinidi. Nei laboratori furono poi sintetizzati elementi superpesanti, fino a completare oggi 118 elementi con nomi ufficiali.

La tavola periodica è, in sostanza, una mappa: collega l’interno dell’atomo al comportamento chimico. Grazie a questa mappa possiamo prevedere come reagisce un materiale, progettare leghe, fertilizzanti o farmaci e insegnare la chimica con una bussola comune.

sabato 27 settembre 2025

Sub tuum praesidium

 

Sub tuum praesidium

Sub tuum praesídium 

confúgimus,sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias
in necessitátibus;
sed a perículis cunctis
líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

Sotto la tua protezione

Sotto la tua protezione
cerchiamo rifugio,
santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.


La "Sub tuum praesidium" è ampiamente considerata la preghiera più antica conosciuta, una supplica cristiana a Maria, Madre di Dio, che risale al III secolo d.C.. Un papiro ritrovato ad Alessandria d'Egitto, ora conservato presso la John Rylands Library di Manchester, ne contiene il testo greco, databile intorno al 250 d.C. 

venerdì 26 settembre 2025

Chi è religioso veramente, lo è perchè si pone molte domande

 "Chi è religioso veramente, lo è perchè si pone molte domande, perchè ricerca il senso, e vuole comprenderlo in modo sempre più approfondito. Le verità della fede, infatti, non sono statiche: vanno penetrate sempre più, perchè avendo a che fare con l’essenza dell’umano sono inesauribili. L’uomo di fede è certo, ma una certezza mai paga, desidera che la sua comprensione sia via via più piena e convincente – per sé innanzitutto.. Anche nella scienza accade qualcosa di analogo: la teoria sulla gravitazione di Isaac Newton è stata superata da quella di Albert Einstein e un domani avremo una teoria che sopravanzerà quella del fisico tedesco … la spiegazione sarà sempre più profonda e “piu’ vera”. Qui al Cern abbiamo trovato il bosone di Higgs, che poteva sembrare un punto di arrivo. E invece no, abbiamo delle discrepanze che ci spingono ad andare oltre… Certamente fede e scienza hanno metodi diversi, domini diversi; la scienza si pone più il come e la religione il perchè, ma queste domande sono connesse tra loro, anche nel soggetto che se le pone” (Lucio Rossi, fisico italiano già responsabile dei magneti superconduttori del mitico acceleratore di particelle detto Large Hadron Collider (LHC) del Cern, a F.Agnoli; http://www.filosofiaescienza.it/al-cern-si-indaga-mistero-dellorigine/)

giovedì 25 settembre 2025

VITAMINA B12 FUNZIONI

 VITAMINA B12 FUNZIONI


La vitamina B12 (o cobalamina) è una vitamina idrosolubile essenziale per diversi processi vitali. Le sue principali funzioni sono:


Produzione dei globuli rossi


Partecipa alla sintesi del DNA nelle cellule del midollo osseo.


Una sua carenza può causare anemia megaloblastica, con globuli rossi ingrossati e poco funzionali.


Funzione del sistema nervoso


È fondamentale per la formazione e il mantenimento della guaina mielinica, che riveste e protegge le fibre nervose.


Una carenza può causare neuropatie, formicolii, perdita di sensibilità e problemi cognitivi.


Metabolismo energetico


È cofattore di enzimi che intervengono nel metabolismo degli acidi grassi e degli amminoacidi.


In particolare è necessaria per la conversione dell’omocisteina in metionina, un passaggio cruciale per la sintesi di proteine e per la produzione di energia.


Sintesi del DNA e divisione cellulare


Indispensabile per la corretta replicazione del DNA.


Per questo è importante nei tessuti a rapido ricambio, come sangue e mucose.


 In sintesi: la vitamina B12 è essenziale per sangue, nervi, energia e DNA.


La vitamina B12 (o cobalamina) è presente quasi esclusivamente negli alimenti di origine animale. Ecco i principali:


Frattaglie: fegato e reni (soprattutto di bovino e agnello, tra le fonti più ricche).


Carne: manzo, pollo, maiale, tacchino.


Pesce e frutti di mare: salmone, tonno, sardine, sgombro, trota, cozze, vongole, ostriche.


Uova: soprattutto il tuorlo.


Latte e derivati: latte vaccino, yogurt, formaggi (in particolare formaggi stagionati come parmigiano e pecorino).


 In natura non esistono fonti vegetali affidabili di vitamina B12: i cibi vegetali contengono solo tracce non biodisponibili.

Per vegetariani e vegani, l’apporto deriva da alimenti fortificati (bevande vegetali, cereali da colazione, lievito alimentare arricchito) o da integratori.


La carenza di vitamina B12 non è rarissima, ma nemmeno così comune nella popolazione generale sana. La frequenza dipende molto dal gruppo considerato:


Popolazione generale: molto infrequente, soprattutto nei giovani adulti con dieta varia.


Anziani: abbastanza frequente (anche fino al 10–20%), perché con l’età diminuisce la capacità dello stomaco di produrre acido cloridrico e fattore intrinseco, necessari per assorbire la B12.


Persone con dieta vegana/vegetariana stretta: molto frequente se non si assumono integratori o alimenti fortificati, perché la vitamina B12 si trova quasi esclusivamente in prodotti di origine animale.


Chi ha malattie gastrointestinali (celiachia, morbo di Crohn, gastrite atrofica, resezioni intestinali, interventi bariatrici): frequente.


Chi assume certi farmaci a lungo termine (es. metformina, inibitori di pompa protonica): più a rischio.


 In sintesi: nella popolazione generale giovane e onnivora la carenza è pochissimo frequente, ma diventa piuttosto comune in anziani, vegani e persone con problemi di assorbimento o in terapia cronica con alcuni farmaci. Se non avete queste patologiè è inutile pubblicizzarla come fattore energetico come fanno attualmente in TV , dal momento che è estremamente rara la carenza. Inoltre alte dosi, come mettono attualmente nel Supradin fortificato con B12 possono dare intossicazioni da Cobalto, e l'intossicazione da Cobalto non è che si possa sottovalutare.

Padre Michel M. Zanotti-Sorkine


Padre Michel M. Zanotti-Sorkine: suggerimenti ai Sacerdoti, ma anche ai Fedeli Laici

Per la serie dedicata dal nostro sito al “Don Camillo” dei nostri tempi, vogliamo proporre la figura di un sacerdote che, non solo a parole, ma con la propria vita, dona a noi e a tutti i Sacerdoti ottimi suggerimenti per vivere in questi tempi difficili. Dal canto nostro, compiendo egli 25 anni di sacerdozio proprio quest’anno, vogliamo ringraziarlo e assicurare la nostra Preghiera per i Sacerdoti e per queste Vocazioni…

«Vergogna ai codardi, agli uomini d’apparato, ai cacciatori di promozioni, agli ossequiosi per interesse, agli sdolcinati che inabissano la Chiesa sotto un ammasso di ipocrisia e di viltà!».
«L’imprudenza è la qualità dei santi», in che senso? cosa vuol dire? Fare e pensare senza slancio, senza amore: «Ne ho voglia, non ne ho voglia.» «Questo mi va, questo no.» «Dopo, non adesso.»
«E poi, che altro ancora? Ma per chi mi prende, per un superuomo? Se osi pronunciare queste parole pensandole, tu sei lontano anni luce dalla Luce, e a causa tua Cristo si spegne, là dove voleva passare per illuminare…
La procreazione, che lo si voglia o no, si basa su una certa follia pulsionale che produce la vita. Qualche cosa di questo slancio deve impregnare il sacerdozio.
Non lasciare che il laico interpreti il ruolo del prete, né che il prete interpreti il ruolo del laico… Se Giacomina dice messa e padre Andrea fa il caffè, ancora vent’anni di queste assurdità e le parrocchie saranno vuote. D’altro canto le mele marce ci sono già.»

Questi alcuni dei pensieri contenuti in un libro dal titolo significativo “I tiepidi vanno all’inferno” (Mondadori, pagine 190).
L’autore è un sacerdote dalla vita avventurosa: Padre Michel Marie Zanotti-Sorkine.
ed anche in “CREDERE” – Come si può spiegare Dio, Gesù, la fede a chi non la vive o non la conosce?
Un altro suo libro che raccoglie le risposte di chi ascolta e si pone molte domande, un religioso che consiglia di «amare, anche in modo goffo, ma amare»;
così come un libro dedicato alla Vergine Maria: “Maria, mio segreto”, il segreto di una autentica fede in Cristo vissuta nella gioia di un “Fiat” operativo e non in banale ottimismo:
«… non dimenticare che in te la Vergine sente tutto, capisce tutto, riceve tutto – e soprattutto ripara tutto. Allora, approfittane e vivi con Maria come si vive un amore. È semplice, no? E talmente appagante!»

Ma perché la talare?
Vengono alla mente le parole del Beato Rolando Rivi, Martire: portava sempre con orgoglio l’abito religioso, spiegando che la talare: “È il segno che io sono di Gesù”.
– La veste è una divisa da lavoro, un grembiule da cottimista; seppur nera, è una tuta blu, e niente affatto uno smoking o un abito da cerimonia. Non perdere mai di vista il fatto che la semplicità della tenuta rende gemelli di Cristo.
«Per me – sorride Padre Zanotti – è una divisa da lavoro. Vuole essere un segno per chi m’incontra, e soprattutto per chi non crede. Così sono riconoscibile come sacerdote, sempre. Così per strada sfrutto ogni occasione per fare amicizia. Padre, mi chiede uno, dov’è la posta? Venga, l’accompagno, rispondo io, e intanto si parla, e scopro che i figli di quell’uomo non sono battezzati. Me li porti, dico alla fine; e spesso quei bambini, poi, li battezzo. Cerco in ogni modo di mostrare con la mia faccia un’umanità buona. L’altro giorno addirittura – ride – in un bar un vecchio mi ha chiesto su quali cavalli puntare. Io gli ho dato i cavalli. Ho chiesto scusa alla Santa Vergine, fra me: ma sai, le ho detto, è per fare amicizia con quest’uomo. Come diceva un prete, che è stato mio maestro, a chi gli chiedeva come convertire i marxisti: “Occorre diventare loro amici”, rispondeva».
e… diventare “amici” non significa necessariamente sposare le idee sbagliate che gli amici hanno, anzi, spesse volte certe amicizie servono proprio per tirare fuori gli amici dall’errore: se vengo a sapere che un amico è caduto in disgrazia, ha rubato, ha fatto male qualcosa, ecc… compito del cristiano è aiutare l’amico a tirarsi fuori dall’impiccio in cui è caduto, così ha fatto Gesù per noi.

Poi, in chiesa, la messa è severa e bella. Il prete affabile è un prete rigoroso.
Perché cura tanto la liturgia?
«Voglio che tutto sia splendente attorno all’Eucarestia. Voglio che all’elevazione la gente capisca che Lui è qui, davvero. Non è teatro, non è pompa superflua: è abitare il Mistero. Anche il cuore ha bisogno di sentire».
Lui insiste molto sulla responsabilità del sacerdote e afferma che un sacerdote che abbia la chiesa vuota si deve interrogare; e anche: «È a noi, che manca il fuoco»…
“Anche il cuore ha bisogno di sentire” – accoglie prostitute e senzatetto – “Do loro la comunione. Che dovrei dire? Diventate oneste, prima di entrare qui? Se c’è in loro il pentimento, come il Figliol prodigo che ritorna dal Padre, appena li vedo corro loro incontro e li abbraccio. Cristo è venuto per i peccatori che si pentono e io ho l’ansia, nel negare un sacramento, che Lui un giorno me ne possa rendere conto” – e chiede più sforzi ai suoi confratelli nel sacerdozio: “Il sacerdote è ‘alter Christus’, è chiamato a riflettere in sé Cristo.”
«Questo non significa chiedere a noi stessi la perfezione (anche se è Gesù stesso a chiederci di fare questo sforzo: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” Mt.5,48); ma essere consci dei nostri peccati, della nostra stessa miseria, per poter comprendere e perdonare chiunque si presenti in confessionale… Chi mi cerca prima di tutto domanda un aiuto umano, e io cerco di dare tutto l’aiuto possibile. Non dimenticando che il mendicante ha bisogno di mangiare, ma ha anche un’anima da salvare…»

  • Non ascoltare i blasfemi della forma che imperversano nei ranghi degli ecclesiastici. Hanno distrutto la bellezza della messa a vantaggio delle ciance, ed è così che il contenuto si è svuotato.
    Chi fa a meno della bellezza partorisce la bruttezza.
    Dei bei calici e delle belle coppe come per la Pasqua ebraica! Lascia i vasi in terra e altri recipienti per le olive, fintamente poveri e così poco simbolici!
    La domenica, come il povero Curato d’Ars che di Vangelo se ne intendeva, prepara la tavola regale, tira fuori le stoviglie più belle che hai, ricopriti di splendore, e sali sull’altare sotto la magnificenza dei grandi organi, l’hanno detto tutti, almeno i teologi più affidabili: tu sei Cristo!
    Nel momento del Sacrificio, non una parola né un gesto in sacrestia. La vittima e il prete si preparano.
    Corporale, purificatorio, manutergio, senza difetti, bianchi candidi, è il minimo per l’Agnello! Usciresti con indosso una camicia con le maniche e il collo sporchi?
  • Che gli ornamenti siano all’altezza di quelli che il direttore d’orchestra e i musicisti indossano per una serata di gala all’Opéra di Parigi o la Staatsoper di Vienna. Ed è ancora troppo poco sapendo quale sinfonia fantastica dirige il prete!
    Vestendo gli ornamenti per la celebrazione della santa messa, ricordati che il tuo essere, in se stesso e per come appare, deve far piombare il Cielo sulla terra.
    Alba immacolata, cingolo annodato, casula brillante, tovaglie ultracandide, copricalice, candelabri d’oro o d’argento, la croce come si deve al centro dell’altare, canti appropriati, fumi d’incenso, cuore in fiamme, tutto è pronto per servire la Bellezza incarnata.
    Il coro della chiesa in cui dimorano gli angeli – la tua fede lo ha forse dimenticato? – è un luogo sacro in cui Dio si dona e abita. Per crederlo e rendere a Dio tutta la gloria, il suo accesso deve essere riservato.
  • La messa non ti appartiene. È di Cristo e della sua sposa, la Chiesa, che vegliano su di lei con il loro amore geloso. Rispettala ricevendola nei suoi riti.
    Vano il tempo dedicato a ricostruire la liturgia intorno a un tavolo, a riscrivere il messale, a cercare tre canti in due ore per la messa della domenica! Non occorre più di un quarto d’ora per sistemare ciò che lo è già.
    Non perdere il tuo tempo sulle questioni liturgiche. Sono regolate dal Santo Padre che desidera vedere l’amore di Cristo indorarsi sotto la luce sacra di un rito al tempo stesso ordinario e straordinario.
    Prendi la messa come si prendono i voti, con il corpo, con l’anima, e muori e resuscita sull’altare, e fai in modo che questo si senta e si veda!
    Su un solo inchino si contempla tutta la fede del prete.

In confessionale, padre Michel-Marie va tutte le sere, con assoluta puntualità, alle cinque, sempre.
“La gente, dice, deve sapere che il prete c’è, comunque”. Poi resta in sacristia fino a notte inoltrata, per chiunque desideri andarci:
«Voglio dare il segno di una disponibilità illimitata».
A giudicare dal continuo pellegrinaggio di fedeli, a sera, si direbbe che funzioni. Come una domanda profonda che emerge da questa città, apparentemente lontana.
Cosa vogliono? «La prima cosa è sentirsi dire: tu sei amato.
La seconda: Dio ha un progetto su di te. Non bisogna farli sentire giudicati, ma accolti. Occorre far capire che l’unico che può cambiare la loro vita è Cristo. E Maria. Due sono le cose che secondo me permettono un ritorno alla fede: l’abbraccio mariano, e l’apologetica appassionata, che tocca il cuore».
«Chi mi cerca – continua – prima di tutto domanda un aiuto umano, e io cerco di dare tutto l’aiuto possibile. Non dimenticando che il mendicante ha bisogno di mangiare, ma ha anche un’anima. Alla donna offesa dico: mandami tuo marito, gli parlo io. Ma poi, quanti vengono a dire che sono tristi, che vivono male… Allora chiedo: da quanto lei non si confessa? Perché so che il peccato pesa, e la tristezza del peccato tormenta. Mi sono convinto che ciò che fa soffrire tanta gente è la mancanza dei Sacramenti. Il Sacramento è il divino alla portata dell’uomo: e senza questo nutrimento non possiamo vivere. Io vedo la grazia operare, e che le persone cambiano… – e a chi si stupisce del suo comportamento dice -: Io non sono un santo, e non credo che tutti i preti debbano essere santi. Però possono essere uomini buoni. La gente sarà attratta dal loro volto buono.. (..) Ogni giorno, alla stessa ora, entra nel tuo confessionale, Gesù conosce i tuoi orari, e ti manda le persone…. Non rimandare mai una confessione. Basta un secondo per morire, e potrebbe capitare durante la proroga che tu hai imposto a Dio. ».
Giornate totalmente donate, per strada, o in confessionale, fino a notte.

Altri consigli preziosi

  • Non permettere ad alcun laico di farti perdere tempo proponendoti una riunione per spostare un mazzo di fiori. Agisci ed evita quelli che non hanno granché da fare e che vogliono strutturare oltremisura il cammino delicato dello Spirito Santo.
    Non lasciare che il laico interpreti il ruolo del prete, né che il prete interpreti il ruolo del laico.
    Davvero, insisto: liberati dalle riunioni inutili (praticamente tutte), preferisci un buon caffè con i tuoi collaboratori, scegli l’ambito della casa, lascia all’impresa quello dell’impresa.
    Non lasciare che i fedeli ti diano del tu. E se lo fanno per lunga consuetudine con te, che premettano padre al tuo nome. Poiché è stato chiesto all’uomo di nominare tutte le cose, è attraverso il linguaggio che la realtà si stabilisce e si riconosce.
    I pretesi cristiani «impegnati» che aiutano il prete in parrocchia collocandosi al di sopra dei loro fratelli che bussano alla porta della chiesa per chiedere un sacramento, e sui quali esercitano un diritto di scelta, quelli sono mezzi diavoli. Bisogna riportarli al loro giusto posto di battezzati prima che Dio mostri a che punto «chiunque si innalza sarà abbassato».
    Se Giacomina dice messa e padre Andrea fa il caffè, ancora vent’anni di queste assurdità e le parrocchie saranno vuote. D’altro canto le mele marce ci sono già.
    Non essere mai prigioniero di un qualsiasi sistema, sia anche stato messo a punto da un’assemblea di votanti. Agisci a partire da Cristo e dalla sua libertà che esplode sotto i versi del Vangelo che abbaglia.
  • Non gridare mai. Non sei un maiale che viene sgozzato. L’autorità proviene dall’alto, deve passare attraverso di te per arrivare, come da un adulto ai bambini. E tutto va da sé, con semplicità!
    I nostri metodi pastorali devono avere un’unica parola d’ordine perfettamente adatta alla natura di Dio, che è semplice come l’amore quando è sincero, e tu l’hai indovinata: semplificazione. Se questa parola ti fa paura e giustifichi i tuoi timori nei suoi confronti, significa che la tua dimora interiore non è più edificata su quella degli apostoli.
    Non dire mai: «Io sono il curato, io sono il cappellano, comando io». Comanda e basta, anche agli spiriti impuri, Gesù te lo ha ordinato.
    Governare, insegnare, santificare, che piaccia o no agli spiriti confusi che popolano i nostri cenacoli, spetta al prete e a lui solo. Che i laici escano dal tempio in cui il clero li ha ridotti allo stato di rane dell’acquasantiera * e che saltellino come canguri oltre il giardino del curato per andare in cerca dei loro amici che saltellano allegramente lontano dalla fede!
    Sei un curato, hai in custodia le anime, governa con la tua intelligenza legata al tuo sentire immediato.
  • Per quanto riguarda le apparizioni riconosciute di Maria, smetti di dire in modo dotto che non sono di fede. Rimani un bambino per conquistare il bambino che muore nella coscienza dei benpensanti.
    «Me ne infischio dei preti colti!» mi ha detto un giorno un ingegnere. «Quello che voglio è che mi diano Dio!»
    La Santa Vergine ha un bel dare l’esempio nelle sue apparizioni, e dietro di lei i santi e i mistici in massa, madre Teresa in testa, il rosario non trova sempre il giusto livello d’amore nei suoi figli preti. Orgoglio incorreggibile, razionalismo acuto, indebolimento del senso sovrannaturale o forse incoscienza… «Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.» Stai attento!
    Niente di più vile del prete arrivista, diventato muto sui problemi scottanti, vero anti-Giovanni Battista, che liscia il suo vescovo per entrare nel suo clan!
    Vergogna ai codardi, agli uomini d’apparato, ai cacciatori di promozioni, agli ossequiosi per interesse, agli sdolcinati che inabissano la Chiesa sotto un ammasso di ipocrisia e di viltà!
    Servire sotto il vessillo del perfetto oblio di sé senza temere la pallottola che mira alla testa, ecco Cristo e ciò che devo essere.

Ma da dove inizia questa storia?
C’era a Marsiglia una grande chiesa che anni fa doveva essere demolita, o trasformata in un museo, tanto era vuota, pure nella popolosa Canebière, la centrale arteria in cui si trova. Oggi chi va a Saint-Vincent-de-Paul la domenica mattina vede, già prima delle dieci, un accorrere di fedeli, alcuni perfino con un seggiolino sottobraccio tanto le panche sono gremite, da quando c’è padre Zanotti-Sorkine…
A fronte della crisi della Chiesa in Occidente padre Zanotti-Sorkine scrive:
«Siamo onesti, la verità è questa. Siamo noi, che non abbiamo più il sacro fuoco. L’immagine che diamo del sacerdozio è troppo insignificante. Non tocca più il cuore».

Ma chi è questo prete che cammina per Marsiglia – dove una elevata percentuale della popolazione è di religione islamica e certe strade sembrano dei suk – con addosso la talare svolazzante, così inaspettata che la gente si volta a guardarlo?
La storia di Michel-Marie Zanotti-Sorkine è singolare.
Nato a Nizza nel ’59 da madre ebrea in una famiglia con origini italiane e corse e russe, il suo sangue è un groviglio di radici. Educato dai salesiani, orfano a tredici anni, fin da bambino ha il dono di una fede profonda; e insieme una grande passione per la musica, e una bellissima voce. Intorno ai vent’anni è la musica che ha la meglio, e il ragazzo va a Parigi e diventa uno chansonnier nei night-club. Uno chansonnier di successo, che però, in quel mondo notturno, è preda ancora di una insoddisfazione che rode come un tarlo:
Dio, da lui, cosa vuole?
Finché un giorno non decide, lascia Parigi e entra nell’ordine domenicano.
Irrequieto, passerà poi, affascinato da padre Kolbe, a quello francescano.
Infine, ed è la definitiva scelta, a quarant’anni diventa prete diocesano a Marsiglia: il 30 maggio 1999 è stato ordinato presbitero dal cardinale Bernard Panafieu, arcivescovo metropolita di Marsiglia, che lo ha accolto nella sua diocesi. È stato vicario parrocchiale della basilica del Sacro Cuore a Marsiglia dal 1999 al 2004, capo dei laici Missionari della Carità di Madre Teresa di Calcutta dal 1998 al 2004 e parroco della parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli, situata nella parte superiore di La Canebière dal 2004. Questa era una parrocchia completamente in rovina. Sotto la sua guida, questa chiesa ha vissuto una rinascita spettacolare anche nella partecipazione alla messa. Per nomina di monsignor Georges Paul Pontier è stato decano del centro della città di Marsiglia dal 2006 al 2014.
Oggi, a venticinque anni dalla ordinazione, sulla Canebière padre Michel-Marie lo conoscono tutti. È il parroco della Grande Église, come la chiamano lì: la grande chiesa che doveva diventare un museo.

Le croci e le spine…
Nel 2014, dopo aver officiato per dieci anni come parroco a Marsiglia, in accordo con il suo vescovo, ha chiesto di essere accolto come confessore nella cappella della Medaglia Miracolosa in Rue du Bac a Parigi. All’ultimo momento, quando tutto era pronto, la missione gli è stata negata dai funzionari della cappella, a causa della sua popolarità suscitata dalla sua venuta. L’11 settembre 2014, d’intesa con monsignor Georges Paul Pontier e monsignor Jean-Michel di Falco, vescovo di Gap, hanno risposto favorevolmente alla richiesta di don Michel-Marie Zanotti-Sorkine di essere associato alla missione pastorale dei cappellani del santuario di Nostra Signora di Laus.
Il 1º novembre 2014 è stato accolto da più di mille fedeli. In questo santuario mariano, Michel-Marie Zanotti-Sorkine opera come cappellano, confessore e predicatore, anima diversi ritiri e sessioni che coinvolgono centinaia di persone. Dedica il resto del suo tempo alla realizzazione di progetti letterari e artistici.
Da settembre del 2017, secondo monsignor Georges Paul Pontier, egli è al servizio di una comunità laica dedicata che si trova sulla collina di Montmartre, gli “ausiliari del Cuore di Gesù”, dove riceve centinaia di persone ogni settimana. Persegue anche il suo lavoro sacerdotale, artistico e letterario.
La sua missione è quella di raccontare Gesù Cristo e la sua fede a tutti quelli che hanno voglia di ascoltarlo.
Padre Zanotti è un antico e modernissimo prete al tempo stesso, che indossa l’abito talare ma sa parlare ai giovani e a tutti quelli che la fede magari la vorrebbero trovare, ma non sanno dove cercarla.

  • Predica con la pancia – raccomanda ai confratelli, ossia esprimiti come quando assapori un cibo -. «Vi ho promessi infatti a un unico Sposo» è il grido di san Paolo! Non dare idee su Dio, ma Dio stesso, all’uomo non serve la tua opinione ma la Verità.
    Un prete che non parla più del Cielo lo ha lasciato da molto tempo.
    Un prete che non evoca mai il purgatorio si priva di speranza.
    Un prete che non dice una parola sull’inferno con la voce rotta dal pianto rende vano il suo ministero e forse anche lo stesso mistero della Croce.
    Dietro le loro storie, più che nelle loro idee, cercare la fiamma dei santi per accendere le nostre vite; contemplarli prima della gloria ricevuta, maltrattati da tutti, costretti all’isolamento, incompresi nelle file degli eletti, mai abbandonati da Dio. A chi vuoi piacere?
    L’ecumenismo da due soldi, che consiste nel volere che i protestanti restino tali, farebbe sussultare i più grandi santi pacifisti della Storia, san Francesco di Sales, il dolce vescovo di Ginevra, per primo! Per amore loro, che sono tuoi fratelli, distruggi la novità della loro dottrina e raccogli di passaggio ciò che vi è nella loro vita di più autenticamente cristiano.

Un pensiero sul SILENZIO

– “Ciò che manca oggi all’anima della vita è una profondità silenziosa, un dirupo di solitudine, un angolo in cui ritirarsi. Non andiamo a cercare troppo lontano, l’ammasso di esseri umani è la prima ragione di questa empietà. Contro di essa, non potremo fare niente; la tela si restringe, il tessuto si tende, le case si sfiorano, e l’altro, con la sua musica e le sue grida, abita con me, peggio, dentro di me attraverso il rigetto che mi suscita.
Passi per le grida, sono umane, opera della mancanza di autocontrollo, meritano indulgenza, ma la musica, quella che si pretende tale, la musica satanica, squartamento di suoni, disordine d’armonia, profanatrice dell’udito, diventata padrona in ogni palazzo, e torrente di nullità che si riversa dalla banchina della metro fino alla superficie: che cosa facciamo contro di essa quando arriva con la sua potenza frustando il gusto e distruggendolo?
La nuova generazione che emerge scendendo sempre più nell’informe e nel limitato si allinea come un sol uomo, o più precisamente come una sola bestia, sull’attenti verso ciò che è dissonante e, senza renderlo esplicito, cosa ancor più grave, lo ama e se ne riempie.
Qui, il silenzio non è solo rotto, ma umiliato. Unica via d’uscita, agire sui nuovi arrivati; è in loro che bisogna recuperare la sensibilità cullandoli con grandi o piccole melodie, che importa, purché l’aria si riconosca e si canticchi.
Il principio è questo: la decomposizione dell’anima passa attraverso l’atmosfera molto più che attraverso le leggi, fossero anche cattive. Se si rovina un’atmosfera, si rovinerà l’uomo. Per me la guerra è quindi aperta e sarà senza tregua in questo campo. E poiché lo Stato lascia correre, correndo sempre dietro alla massa e al voto, le famiglie, rimaste isolate, proteggano i loro figli da questa musica che tale non è, e il silenzio riprenda i suoi diritti nel cuore della casa, al posto del paese.
Ognuno è padrone in casa propria, se lo ricordi.
All’alba, lo consiglio, nessuna voce al di fuori di quella dello sposo, della sposa, aprendo il giorno che inizia, prevedendo il meglio, prima che i bambini, ancora assonnati, buttino giù una cioccolata, chiudano le loro cartelle, un po’ in ansia per le lezioni che non sanno mai a sufficienza.
Un bacio a ognuno nel silenzio ed eccoli pronti. Questa è la vita, la vita normale, senza altre informazioni sgorgate da fuori; questa è la libertà conquistata, senza essere ingannati. Silenzio!
Il seguito della giornata è comprensibile, in quanto imposto. Aggrediti da ogni lato, ci ritorno ancora, non possiamo che subire la pressione dei rumori e dei suoni, dopando il movimento, anestetizzando l’animo, logorando il sistema nervoso. E occhio alla trappola, vi sento prepararla: in nome di mille ragioni giustificabili, la folla di abbindolati prende tutto ciò che viene trasmesso, e mentre riceve ciò che le si vuole dire, uscendo dal suo corso, dimentica di vivere.
Per fortuna cala la notte, e con essa il ritorno all’umano.
Baci, docce, e cena, vi prego, quest’ultima senza immagini, spegnete tutto: siano l’amore e il dono che si ascoltano e si parlano.
Dopo aver lavato i piatti e spazzato il pavimento, tocca a Dio scrivere le ultime parole sul cuore silenzioso, poiché bisogna saperlo, Lui non parla mai al di sopra di altre voci – da qui il suo silenzio in milioni di vite.
Musica stonata, voci troncate, andate in discarica, lasciatemi il mio silenzio pieno. Lasciate che io viva al centro di me stesso e che gusti infine l’arte di essere e di amare. Vattene! Sì, vattene brutto rumore organizzato! Non avrai la mia pelle, i miei nervi, la mia anima, il mio pensiero.”

UN ULTIMO CONSIGLIO-SUGGERIMENTO
– Un brivido ha appena percorso la mia vita, misurata in rapporto a queste parole che con il loro diluvio di esigenze si sono appena abbattute come un uragano sul mio essere, intirizzito fino alle ossa. E non posso che ripetermi a mezza voce, per non morire di paura, che il sacerdozio è temibile, tanto più che la parte che gli spetta nell’opera di Dio sul mondo è irriducibile. Inutile nascondersi dietro l’azione divina, che, pare, da sola e senza alcuna cooperazione umana potrebbe tirare fuori dal liquame dell’indifferenza e della non fede le anime eternamente amate. Purtroppo no!
Queste devono passare, mi spiace, attraverso il velo spesso opaco della materia sacerdotale per aspirare ai cieli cui sono promesse. Ciò significa: a preti tiepidi, risultati tiepidi o compromessi. Sarebbe meglio d’altronde per il bene della maggioranza accettare questa evidenza piuttosto che prendere a pretesto la libertà di Dio che domina le meditazioni umane, sempre pronto a riparare le nostre barche arenate, con gli alberi arrugginiti a forza di rimanere nel porto.
Dai, una piccola scossa allo scafo della barca, a quello del prete e a quello dei battezzati che lo seguono, ed eccoci ripartiti sui flutti, felici di remare come san Paolo alla volta di terre sconosciute agli ordini di capitan Cristo! Certo, il cielo è cupo ma a portata di mano – diciamocelo –, poiché sotto il suo grigio lattiginoso che potrebbe preoccupare il più navigato dei marinai, l’azzurro soleggiato illumina il firmamento di Dio, segno inequivocabile che riaccende la vittoria finale.
Prima di allora, ai contrattempi prevedibili del viaggio, potrebbe non essere vano – e non si tratta di una scappatoia per mitigare il terrore della responsabilità – ricordare la condizione di strumenti quali noi siamo, irrimediabilmente fragili a detta dello stesso Paolo di Tarso, che doveva certo sentire sopra la sua carcassa di combattente di Dio le crepe possibili e anche costitutive del vaso di argilla che era. «Io sono di carne, venduto come schiavo del peccato» scriveva ai Romani. «Io non riesco a capire neppure ciò che faccio … io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.» E malgrado tutto, c’è il male che compie e il bene che si è realizzato e si realizza ancora attraverso di lui in proporzioni inaudite attraverso i secoli e nei cuori.
Ciò significa che Dio non se ne fa nulla della nostra santità? Io lo credo. Soprattutto, non infuriatevi, voglio parlare sicuramente dell’immagine dipinta a tinte sgargianti, scolpita di virtù nel marmo o nella pietra ormai infrangibile, di uomini e donne seduti nella loro gloria, appollaiati sopra gli altari delle nostre chiese, inseriti nel pantheon del calendario, paralizzati nella loro statura definitiva di esseri umani perfetti. Questa santità esiste solo in virtù del tempo che la ratifica imprimendola nell’arte, ma… una volta terminata la lotta. Perché lotta nella loro vita c’è stata, e contro loro stessi, soprattutto.
Ed è qui che voglio arrivare, con l’aiuto e l’approvazione di tutti i santi.
Dio non aspetta la perfezione dello strumento per servirsene.
Questo vale per il prete ma anche per tutti i cristiani che si sporcano le mani. Dio si impossessa del più sfondato dei vasi, e versa nelle gole assetate l’acqua viva della sua grazia, sempre contento e quasi fiero di utilizzare, mille volte incrinato e incollato, il povero contenitore, tanto che quest’ultimo, all’altezza del suo nome, lascia fare e tiene botta.
Questa non è evidentemente una ragione per rompere il suo vaso da tutte le parti, ma comunque la verità è lì: «Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole».
Forte di questa debolezza, e condannata con fermezza la via dello scoraggiamento, la Chiesa può allora concedersi la gioia di un lavoro incessante al servizio di un Maestro che lui solo, di fatto, è santo. Che tutti i battezzati se ne ricordino!”

Una cosa è certa, egli incarna il tipo di pastore indicato con forza da papa Francesco e, contemporaneamente, il rigore dogmatico e dottrinale di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI al quale, per altro, Padre Zanotti fa riferimento specialmente per l’Anno Sacerdotale 2009-2010 e per il dono del Summorum Pontificum nel 2007. Le liturgie curatissime di questo sacerdote francese vanno di pari passo con la sua accoglienza a 360 gradi. In questi tempi difficili, i luoghi da lui frequentati e governati, sono sempre pieni di fedeli e le conversioni dilagano

mercoledì 24 settembre 2025

Che cos’è la filosofia?

 Che cos’è la filosofia?

 É la capacità di misurare le cose della vita col metro della morte. L. De Crescenz

lunedì 22 settembre 2025

Yoshinori Ohsumi il fenomeno dell’autofagia

Ohsumi  il fenomeno dell’autofagia

 "Quando il corpo non riceve cibo si nutre di cellule malate e aumenta la longevità"

Negli anni ’90 il biologo giapponese Yoshinori Ohsumi iniziò a usare cellule di lievito di pane per studiare il fenomeno dell’autofagia. L’autofagia è un processo cellulare naturale ed essenziale per la salute, che funziona come un sistema di “riciclaggio” e pulizia interna dell’organismo, in cui le cellule scompongono ed eliminano i propri componenti danneggiati o non necessari per rigenerare nuove cellule e ottenere energia.


Nel corso delle sue ricerche, Yoshinori Oshumi riuscì a identificare i geni e i meccanismi che regolano il processo nei funghi e verificò che erano simili a quanto accadeva nelle cellule del corpo umano. La sua conclusione fu che la degradazione e il riciclaggio dei componenti cellulari sono fondamentali perché molte funzioni fisiologiche si compiano. E questo lavoro gli valse il Premio Nobel per la Medicina nel 2016.


«Quando l’organismo non riceve cibo, inizia a nutrirsi delle cellule morte e malate del corpo», afferma Yoshinori Ohsumi. Vale a dire, il corpo ha bisogno di cibo, ma anche di riposo, e quando ciò accade si verifica l’autofagia, una sorta di pulsante interno per pulire l’organismo. Smettendo di mangiare per alcune ore, le cellule vecchie si scompongono e lasciano il posto a cellule nuove. Per questo, strategie come il digiuno intermittente sono così interessanti in vista di prenderci cura del nostro corpo e aumentare la longevità.


Yoshinori Ohsumi vinse il Nobel per la Medicina nel 2016 per i suoi studi sull'autofagia. L'autofagia è un processo di "riciclo" cellulare attivato dal digiuno, che permette alle cellule di eliminare parti danneggiate e rigenerarsi, un meccanismo che può avere benefici sulla salute e longevità. 


Estratto da un articolo di Roberto Cabezas su Mh menshealth

venerdì 19 settembre 2025

La preghiera di KEPLERO

 La preghiera di KEPLERO


Johannes Keplero (1571-1630) chiudeva una delle sue opere più conosciute l’Harmonices mundi libri V (1619), dove si trova formulata la sua terza legge sul moto dei pianeti, con la seguente preghiera di lode e contemplazione: 

“A Te che con la luce della natura alimenti in noi il desiderio della luce della tua grazia onde possiamo godere della tua gloria, a Te rendo grazie mio Signore e mio Dio perché tu mi hai fatto provare gioie e godimento in tutto ciò che tu hai creato, in tutto ciò che è frutto delle tue mani preziose. Vedi, o Signore, io ho completato questo lavoro per il quale ero stato chiamato. Per farlo ho utilizzato quella forza della mente che Tu mi hai donato. Ho mostrato agli uomini la magnificenza della tua opera od almeno quella parte della tua infinita grandezza che la mia mente è riuscita a capire”.

L'idea di globalizzazione

 "L'idea di globalizzazione rimanda al carattere indeterminato, ingovernabile e autopropulsivo degli affari mondiali; ancora, fa pensare all'assenza di un centro, di una sala di comando, di un consiglio di amministrazione, di un ufficio di direzione. La globalizzazione è il «nuovo disordine mondiale» (...) Questo tratto...la differenzia radicalmente da un'altra idea, che in apparenza ha rimpiazzato: l’universalizzazione, una volta elemento costitutivo del moderno discorso sugli affari globali, ma ormai caduta in disuso, raramente menzio­nata e forse più o meno dimenticata da tutti salvo che dai ­filosofi. 

Come i concetti di «civiltà», «sviluppo», «convergenza», «consenso» e molti altri termini chiave del pensiero proto- e classico-moderno, così l’idea di «universalizzazione» racchiudeva in sé la speranza, l’intenzione e la determinazione a creare un ordine; quella parola qualificava il senso di quanto ad essa veniva connesso o apparentato, ma significava soprattutto ordine universale, fare ordine su scala universale e davvero globale. Come gli altri concetti menzionati, l’idea di universalizzazione fu coniata sull’onda crescente delle capacità e delle risorse che le potenze moderne dispiegavano e delle ambizioni che la moderna intelligenza nutriva. Quell’insieme di concetti annunciava all’unisono la volontà di cambiare e rendere migliore il mondo, di diffondere il mutamento e il progresso a una dimensione globale, cioè all’umanità intera. Allo stesso tempo dichiarava l’intenzione di rendere simili le condizioni e le chances di vita di tutti, dovunque; forse, addirittura, di renderle eguali.

Niente di quanto abbiamo appena detto sopravvive nel significato del termine globalizzazione."


Zygmunt Bauman, Dentro la globalizzazione, 1998

giovedì 18 settembre 2025

L’omicidio di Charlie Kirk

 Quando l’ho saputo era l’11 settembre. L’omicidio di Charlie Kirk, 24 anni dopo le torri gemelle. Poi ha fatto notizia la cattura dell’omicida, poi le polemiche tra chi l’ha buttata in politica, poi poco altro. Ma grazie a “Il Sussidiario”, che gli ha dedicato quattro articoli negli ultimi tre giorni, stiamo cominciando a capire che da questo sangue versato sta fiorendo molto molto altro.


Ecco cosa scrive oggi Giovanni Zola:


Charlie Kirk aveva denunciato la menzogna che negli ultimi vent’anni ha bombardato la testa dei nostri giovani. Frutto di una ideologia totalitaria


Caro direttore,

sono rimasto colpito, se non travolto come tanti, dall’omicidio di Charlie Kirk. Il mio stato d’animo è stato rapito da tristezza e rabbia per poi scivolare verso una serie di riflessioni in virtù della testimonianza del giovane papà e marito trentunenne.

Andando subito al nocciolo della questione, Charlie Kirk è stato ucciso perché sosteneva l’evidenza; come avrebbe sostenuto Chesterton, per il fatto di dimostrare che due più due fa quattro. Charlie non è stato ucciso a causa delle sue opinioni; è stato assassinato perché affermava la verità e lo faceva grazie alla sua fede, testimoniando la Verità delle verità. L’affermazione della verità infatti è l’esito di un uso corretto della ragione. Non sto qui ha smentire le menzogne raccontate sul suo conto, lascio a ognuno il lavoro personale e doveroso.

Kirk semplicemente ha scoperchiato il vaso di Pandora. “Non avete idea di quello che avete scatenato”, ha affermato commossa la moglie. Charlie ha fatto emergere la menzogna che negli ultimi vent’anni ha bombardato la testa di gran parte dei nostri giovani che non sono più in grado, ad esempio, di dire chi sia una donna.

Ed è scontato che le generazioni che non posseggono più le categorie per riconoscere l’evidenza, odino. Odiano innanzi tutto sé stessi. Non odiano il cristianesimo di per sé. Odiano i criteri e il giudizio che il cristianesimo dà sulla vita. Ma perché chi non è cristiano se ne frega del giudizio cristiano? Perché non passa oltre? Perché ha dentro il tarlo della menzogna e non tollera chi possa svelarla.

Quindi chi ha ucciso Charlie Kirk? Il 22enne Tyler Robinson ha schiacciato il grilletto, ma il mandante chi è?

Sono i cattivi maestri dell’ideologia woke, LGBTQ, Planned Parenthood, la cancel culture, il cambiamento climatico, i democratici americani, la sinistra mondiale dell’élite finanziaria, la scuola, la televisione, i giornali, Netflix e tanti altri. Sembrano molti ma sono una ideologia unica. Quella che sa che il profitto si ottiene distruggendo la coscienza critica.

Omaggio a Charlie Kirk a Berlino, 11 settembre 2025 (Ansa)

Il mandante ha riempito la testa del killer di odio mascherato di tolleranza, uguaglianza, inclusività, accoglienza, e auto-determinismo. Il mandante non si sporca le mani, lascia il lavoro sporco ai giovani ai quali ha devastato il cervello. Charlie “Non se l’è cercata”. È stato ucciso dai cattivi maestri. L’odio degli uomini senza Dio, senza una dimensione verticale e quindi spirituale, consiste in questo: violentare la realtà per affermare sé stessi in una dimensione orizzontale, quindi istintiva.

I contemporanei vivono il male come una serie di eventi ancora in bianco e nero appartenenti al passato. Invece la “banalità del male” si ripete ancora, attraverso l’inconsapevolezza colpevole di chi applaude alla morte di un uomo assassinato vigliaccamente.

Chi era dunque Charlie Kirk? Un uomo cristiano integrale, intelligente, impegnato ad annunciare Cristo, difensore, con grande capacità maieutica, dell’evidenza della realtà. Smantellatore pacifico della follia woke, demenza pervertita del mondo. I più laici, con l’apprezzabile massimo sforzo, hanno dichiarato che non si uccide un uomo per le sue opinioni. Lo ripeto: non è stato ucciso per le sue opinioni, è stato ammazzato perché annunciava la Verità e l’evidenza della realtà.

“Se dovessi morire vorrei essere ricordato per il coraggio nel portare avanti la mia fede, quella è la cosa più importante della mia vita!”. Queste le sue parole. Quanto è importante un’educazione sana per i nostri ragazzi che indichi una strada ideale e non ideologica!

Ho la sensazione che il sacrificio di Charlie abbia smosso qualcosa di più profondo nella coscienza delle persone su quanto sia ancora potente la battaglia tra il bene e il male.

Prego per Charlie Kirk e la sua famiglia e chiedo il coraggio di affermare sempre la Verità.

https://www.ilsussidiario.net/news/dopo-charlie-kirk-2-e-stato-ucciso-da-chi-odia-il-giudizio-che-il-cristianesimo-da-sulla-vita/2882476/


Bellissimo, poi, questo articolo della scrittrice Patrizia Ciava, pubblicato 16 Settembre 2025, intitolato

DOPO CHARLIE KIRK: “Il suo sacrificio ha smascherato per sempre l’inganno della finta tolleranza”

 

L’assassinio di Charlie Kirk cambierà la storia americana e non solo, perché nella sua morte, pubblica e politica, l’odio getta la maschera dell’inganno.

L’uccisione di Charlie Kirk sarà uno spartiacque nella storia dell’Occidente, così come lo è stato l’assassinio di Martin Luther King.

Milioni di persone, in America e nel mondo, si sono risvegliate la mattina dell’11 settembre 2025 con davanti agli occhi le immagini di un giovane assassinato mentre parlava ad altri giovani in un campus universitario. Molti già conoscevano il suo volto e la sua voce, altri no. Ma di fronte a quelle immagini chiunque avesse un briciolo di umanità ha riconosciuto in lui la vittima di un crimine terribile e ingiustificabile. I cuori si sono spezzati vedendo le foto della sua famiglia, dei suoi due bambini piccoli, ora privati per sempre di un padre.

A quel punto, le persone comuni – i cosiddetti moderati, quelli che votano senza lasciarsi trascinare dal fanatismo – hanno cercato notizie, video, spiegazioni. Hanno aperto Facebook, Instagram, TikTok. E ciò che hanno trovato li ha lasciati sgomenti: giornalisti, infermieri, commessi, insegnanti, docenti universitari e persino medici che esultavano per quell’orrendo delitto. Non solo lo difendevano, ma lo celebravano. Nei commenti dilagavano calunnie e accuse infondate, nel tentativo di infangare la memoria di un uomo che aveva appena pagato con la vita l’illusione di poter esporre pacificamente le proprie idee.

Molti hanno visto persone che conoscevano – non estremisti di sinistra ma vicini, colleghi, amici – giustificare se non addirittura glorificare un omicidio. E, all’improvviso, le hanno riconosciute per quello che erano: individui senz’anima, mostri travestiti da esseri umani. Perché nessuna persona normale può commentare con leggerezza la morte di un innocente.

Da un lato, restano le immagini di un ragazzone pieno di vita e di entusiasmo, che cercava di diffondere le sue idee forse un po’ antiquate, che invocava Dio e Gesù Cristo in ogni frase, che smontava con la logica gli slogan inculcati dalle teorie woke, ma sempre con il sorriso, senza mai offendere o mancare di rispetto a nessuno.

Dall’altro, le dichiarazioni di esponenti e simpatizzanti di sinistra che lo dipingevano come un “fascista” che meritava la morte. E proprio in quel contrasto, molti hanno ricordato quante volte chiunque non si allineasse al pensiero dominante era stato etichettato come “fascista” o “nazista”. Solo allora si sono resi conto che quelle parole non erano solo insulti retorici, ma la dimostrazione che quella gente era davvero pronta a mandare al patibolo chiunque non condividesse le loro idee.

Ed è qui che tutto cambia. Non conta più l’identità dell’assassino, che fosse un fanatico isolato o spinto da altre motivazioni. Ciò che conta è la reazione di coloro che si sono sempre proclamati tolleranti, pacifisti e antifascisti, e che invece hanno esultato di fronte alla morte di un uomo che non aveva fatto nulla di male, tranne avere idee in contrasto con quelle ammesse dall’establishment. È come se il Male avesse improvvisamente gettato la maschera, mostrando il suo vero volto.

Un grido unanime di indignazione si è levato da ogni parte del mondo occidentale e oltre, dagli Stati Uniti all’Australia, dal Regno Unito ai Paesi dell’Europa, e tutti hanno condiviso lo stesso messaggio: prendere le distanze dai partiti che diffondono odio e disinformazione.

Le conseguenze non saranno rivolte di piazza o città messe a ferro e fuoco. Il cambiamento sarà più profondo: si radicherà nel cuore delle persone. Perché da oggi, chi potrà ancora dichiararsi “di sinistra” con orgoglio, sentendosi moralmente superiore?

E forse è questo il lascito più amaro: l’assassinio di Charlie Kirk non ha solo spento una vita, ha spento un’illusione. Da qui in avanti, nulla sarà più come prima.

https://www.ilsussidiario.net/news/dopo-charlie-kirk-il-suo-sacrificio-ha-smascherato-per-sempre-linganno-della-finta-tolleranza/2881669/


e ancora, ieri:

https://www.ilsussidiario.net/news/da-kirk-a-vance-sfidare-la-violenza-e-unire-la-nazione-il-movimento-di-charlie-ha-un-nuovo-leader/2882138/


e l’altro articolo di oggi:

https://www.ilsussidiario.net/news/dopo-charlie-kirk-erika-in-un-rosario-censurato-la-sfida-del-transumanesimo-usa/2882554/

la libertà della scelta

 "L'uomo giunge ad un momento in cui non ha più la libertà della scelta, non perché ha scelto, ma perché non l'ha fatto, il che si può anche esprimere così: perché gli altri hanno scelto per lui, perché ha perso se stesso".


_Søren Kierkegaard



mercoledì 17 settembre 2025

il rispetto

 il rispetto

 " Nessuno ha il dovere di volermi bene, l’amore non si impone e non si elemosina. Ma il rispetto sì, quello è l’unico obbligo che non conosce eccezioni. Perché puoi anche non sopportarmi, puoi odiarmi, puoi non volermi nella tua vita: ma non hai il diritto di calpestarmi. Chi confonde la libertà con la prepotenza, chi scambia la convivenza con il disprezzo, dimostra solo una cosa: di non avere né dignità né civiltà. E io, con chi non conosce il rispetto, non tratto. Lo combatto."


_Oriana Fallaci, "Aveva ragione la strega"

L' IVERMECTINA

 L' IVERMECTINA


Traduzione dalla pagina del Dott. Giovanni Turchetti Osteopata Naturopata


TRADUZIONE DALL'ORIGINALE

Due volte al mese mescola 3 millilitri in un bicchiere di succo d'arancia e prendilo. Ricordi quando i media ridevano dicendo che l'ivermectina era solo per cavalli e mucche? Sapevano che era fatta per gli umani dal 1987.

Ecco cosa non ti hanno detto 👇

1 – Previene i danni causati dai medicinali creati con tecnologia mRNA, blocca l'ingresso della Proteina Spike alle cellule e, se la persona è stata vaccinata, i danni già fatti tramite Ivermectina possono essere curati.

2 – Ha solo effetti benefici e nessun effetto dannoso sul trattamento del virus C. Infatti, anche prima di entrare nella cellula, ha già distrutto il virus nel sangue.

3 – Ha un'azione antinfiammatoria molto potente e ha un potente impatto sulle lesioni traumatiche e ortopediche, rafforza i muscoli e non ha effetti collaterali come i corticosteroidi.

4 – Tratta le malattie autoimmuni come: artrite reumatoide, spondilite anchilosante, fibromialgia, psoriasi, malattia di Crohn, rinite allergica.

5 – Migliora i livelli di immunità nei pazienti affetti da cancro e tratta l'Herpes Simple e l'Herpes Zoster, riduce anche la frequenza di sinusite e diverticolite.

6 – Protegge il cuore in caso di sovraccarico cardiaco. Ad esempio, in un'embolia, previene l'ipossia cardiaca perché stimola la produzione di energia di base per evitare la distruzione del tessuto e quindi migliora la funzione cardiaca.

7 – È antiparassitario e antineoplastico (anticancerogeno). Si suppone che sopprime la proliferazione e le metastasi delle cellule tumorali, preservando le cellule sane e migliorando l'efficacia della chemioterapia.

8 - Può uccidere cellule tumorali resistenti alla chemioterapia, superando la resistenza a molteplici chemioterapici che sviluppano i tumori, e combinato con chemioterapia e/o agenti antitumorali, fornisce un aumento dell'efficacia di questi trattamenti.

9 – È antimicrobico (batteri e virus) e aumenta l'immunità.

10 – Raggiungi il sistema nervoso centrale e rigenera i nervi.

11 – Aiuta a regolare il glucosio, il metabolismo insulinico, i livelli di colesterolo e riduce il grasso epatico nello steatosio.

12 - Può essere usato come agente profilattico ed è stato associato a una riduzione significativa dei tassi di infezione, ricovero e mortalità da C-19.

https://x.com/DianaT192/status/1918680662791364676...

Da Cinzya Cinzya

Avvertenza Importante

Le informazioni contenute in questo articolo sono fornite a scopo puramente informativo e non intendono sostituire il consiglio medico professionale, la diagnosi o il trattamento. Non assumere alcun prodotto o medicinale, né modificare la tua dieta o il tuo stile di vita, senza prima consultare il tuo medico curante. Ogni decisione relativa alla tua salute deve essere presa sotto la supervisione di un professionista sanitario qualificato.

martedì 16 settembre 2025

Giovanni Lindo Ferretti

 [ Dato il luogo e il tempo sono stato un giovane estremista sciocco, stupido e di buon cuore. Non mi rinnego né mi consolo, per quello che oggi sono non posso che accettare quello che sono stato. Infinitesimale, irripetibile individualità, incrocio significante di altri tempi in questo spazio essenziale, solo un valore aggiunto.]


Ai giovani di queste ultime generazioni non è nemmeno concesso sperimentare il conformismo dei giovani ribelli, come lo chiamava Pasolini. Il vuoto di valori familiari e civili è l’ambito in cui muovono le nuove generazioni. Nel momento del distacco adolescenziale è doveroso sperimentare la ribellione. Nasci come carne, non dipende da te, e poi ad un certo punto devi nascere come spirito. È uno sforzo e cresce preferibilmente su un gesto di ribellione. È difficile ribellarsi al vuoto, al niente. Tutto ora pretende di essere garantito, tutto è già stato pensato, certi di quello che serve, ma c’è un momento in cui bisogna dire: – No -. Un No che dovrebbe far tremare il mondo. La differenza tra restare larva o schiudersi e poter volare via. Ci sarà tempo e modo di ricadere a terra, misurarsi con la realtà, accettarne i limiti. La fortuna della mia generazione è stata l’essere costretta entro limiti rigidi, limiti politici sociali familiari e culturali che non ci hanno dato scelta se non quella di ribellarci e, in questo, sperimentare le nostre capacità, la nostra volontà, i nostri sogni. Le ultime generazioni, al contrario, non conoscono limiti.Se il nostro sfogo erano le barricate, lo sfogo di questa generazione è lo spazio virtuale. Dal mio punto di vista un impoverimento sostanziale. Paradossalmente l’essere malmenati dai poliziotti durante una manifestazione è pur sempre un’esperienza vitale, ti obbliga a fare conti seri, schiacciare un click per condividere una delle centomila cose che succedono nel mondo è un esperienza insignificante, ti snerva, toglie vitalità. Un bagno di realtà è quello che salva le vite degli uomini, permette loro di essere contraddittori e cambiare, ritrovare uno sguardo nuovo e antico sulle cose.


Giovanni Lindo Ferretti



Il litio: un nutriente essenziale per la mente

 Il litio: un nutriente essenziale per la mente

La ricerca è stata condotta su 400 partecipanti del Rush Memory and Aging Project, uno studio che coinvolge individui di età pari o superiore a 65 anni, senza demenza clinica al momento dell’arruolamento, sottoposte a valutazioni cliniche e neuropsicologiche annuali e che hanno acconsentito a donare il proprio cervello (e altri tessuti) post-mortem per le analisi neuropatologiche.

I ricercatori hanno misurato i livelli di 30 minerali e oligoelementi, scoprendo che il litio era l’unico che si riduceva in modo significativo già agli esordi del deterioramento cognitivo.

La correlazione era netta: più il litio diminuiva, maggiore era la deposizione di amiloide e più marcato il declino delle funzioni cognitive.

Perché il litio diminuisce? Il legame tossico con le placche amiloidi

I ricercatori hanno compreso che il litio “scompare” progressivamente perché sequestrato dalle placche di β-amiloide e dai grovigli di proteine tau, due tratti patologici distintivi dell’Alzheimer. Questo furto lascia il cervello più vulnerabile e alimenta un circolo vizioso: più amiloide si deposita  più litio viene intrappolato  minore è la protezione del litio  più amiloide continua ad accumularsi.

Dall’uomo agli animali: dal sospetto alla prova causale 

Per verificare se non si trattasse solo di una correlazione, ma di un vero meccanismo causale, sono stati condotti esperimenti sugli animali, nutriti con una dieta povera di litio.

La rimozione del 92% del litio dalla dieta dei topi ha causato un’escalation di danni al cervello: rapido aumento della deposizione di amiloide, accumulo di proteina tau alterata, aumento della neuroinfiammazione, perdita di sinapsi, assoni e mielina. Parallelamente, gli animali hanno mostrato un’accelerazione del declino cognitivo.

La deplezione di litio in animali geneticamente predisposti a sviluppare Alzheimer ha prodotto, in sole cinque settimane, aumento massivo di amiloide e tau, demielinizzazione, ridotta plasticità neuronale, neuroinfiammazione e gravi deficit di memoria e apprendimento. 

È stato così confermato che il binomio carenza di litio-declino cognitivo non è solo una semplice associazione ma un elemento causale diretto, coinvolto in molteplici modi nella neurodegenerazione. 

La soluzione: il litio che sfugge al sequestro  

Gli studiosi hanno quindi testato 16 diverse forme di litio, trovandone una sola capace di resistere al sequestro da parte dell’amiloide: il litio orotato.
Grazie a questa proprietà, il litio riesce a penetrare nelle cellule cerebrali e a ripristinare funzioni compromesse.

Hanno quindi voluto verificare se il rifornimento di litio al cervello riusciva a prevenire o invertire la neurodegenerazione. In questo modo hanno potuto verificare che dosi fisiologiche di litio orotato si sono rivelate eccezionalmente efficaci in tutti gli ambiti: 

  • Prevenzione: nei topi geneticamente programmati per sviluppare Alzheimer, il litio orotato ha quasi completamente impedito la formazione di placche e grovigli, preservando sinapsi, mielina e memoria.
  • Terapia: negli animali anziani con patologia avanzata il litio orotato ha ridotto il carico di amiloide del 70%, abbassato i livelli di tau e ripristinato la memoria.
  • Invecchiamento fisiologico: nei topi sani anziani, la somministrazione di litio orotato ha prevenuto la neuroinfiammazione, mantenuto attiva la capacità delle cellule gliali di eliminare l’amiloide e invertito sia il declino mnemonico sia la ridotta capacità di apprendimento.

Il tutto senza tossicità: dosi fisiologiche di litio orotato, assunte per tutta la vita degli animali, non hanno mostrato alcun effetto collaterale.

Una teoria unificante  

Questo studio individua la perdita di litio come evento precoce e chiave nello sviluppo dell’Alzheimer. 

Il meccanismo appare circolare: meno litio disponibile → più infiammazione e accumulo di amiloide → più tau alterata, meno sinapsi e mielina → progressivo declino cognitivo → Alzheimer. 

Spezzare questo circolo vizioso con una forma biodisponibile di litio, non sequestrabile dalle placche come il litio orotato, apre a un approccio radicalmente diverso rispetto alle terapie anti-amiloide o anti-tau finora tentate senza successo.

Il litio come nuovo nutriente essenziale

Questi dati rivalutano il litio come nutriente essenziale, al pari del ferro o della vitamina C.
La sua carenza, anche lieve, può innescare processi neurodegenerativi: non solo l’Alzheimer, ma anche il declino cognitivo legato all’età.

Ancora una volta la biologia ci ricorda che la malattia spesso nasce da una mancanza: come lo scorbuto da deficit di vitamina C o il beri-beri da carenza di B1, oggi la neurodegenerazione potrebbe rivelarsi, almeno in parte, conseguenza di una sottrazione silenziosa di litio.

Il litio orotato: la forma più sicura ed efficace

Solo il litio orotato si è dimostrato in grado di resistere al sequestro da parte delle placche amiloidi. Somministrato a topi con Alzheimer in stadio avanzato, ha invertito i danni cerebrali associati alla malattia, prevenuto la degenerazione neuronale e ripristinato le funzioni mnemoniche compromesse.
Negli animali trattati con concentrazioni fisiologiche di litio, si è osservata una riduzione della formazione di placche, una normalizzazione dell’espressione genica alterata in senso neurodegenerativo e un netto miglioramento delle capacità cognitive, anche quando i sintomi erano ormai avanzati.

Il tutto senza alcuna tossicità anche negli animali trattati per l’intero arco della vita, come si verifica per tutti i nutrienti essenziali utilizzati a dosi fisiologiche.

Una speranza per il cervello del mondo 

Oggi un anziano su cinque sopra i 65 anni presenta decadimento cognitivo, e uno su nove soffre di Alzheimer. Prevenire la perdita precoce di litio – o reintegrarlo in forme fisiologiche e biodisponibili come il litio orotato – potrebbe rappresentare un nuovo orizzonte nella lotta alle malattie neurodegenerative.

Non più strategie difensive tentate finora contro amiloide e tau, ma il recupero dei naturali sistemi di auto-protezione che il cervello ha affinato in milioni di anni di evoluzione.

Nutrizione, ambiente e salute: l’unità perduta

Il corpo umano è una macchina perfettamente orchestrata, costruita con gli elementi fondamentali della terra, dell’acqua e dell’aria.
Ogni molecola, ogni minerale ha un ruolo preciso. Quando uno di questi ingranaggi viene a mancare, la sinfonia si incrina e la malattia appare.

Il litio, riscoperto come nutriente essenziale, riporta alla luce un’intuizione antica: la salute non è una lotta contro la malattia, ma il risultato di una piena disponibilità degli elementi che ci costituiscono. 

Fonte Aron, L., Ngian, Z.K., Qiu, C. et al.Lithium deficiency and the onset of Alzheimer’s disease. Nature (2025).https://doi.org/10.1038/s41586-025-09335-x

Kaprekar, proprietà del numero 6174 e 495

Kaprekar,  proprietà del numero 6174 e 495


Dattaraya Ramchandra Kaprekar (1905–1986) era un insegnante indiano di matematica. Pur non avendo una specializzazione accademica, fece molte scoperte nella teoria dei numeri, tra i quali una costante e una classe di numeri che da lui hanno preso il nome, divulgati attraverso una serie di articoli su riviste di modesto prestigio scientifico. Si occupò anche di quadrati magici e matematica ricreativa. Studioso solitario e poco apprezzato dai colleghi indiani, diventò famoso quando Martin Gardner nel 1975 si occupò di lui in un articolo della rubrica Mathematical Games che teneva sullo Scientific American.


Nel 1949 fu resa nota una tra le più famose scoperte di Kaprekar, che riguarda la curiosa proprietà del numero 6174, che ricorre come risultato finale di una serie di semplici operazioni con i numeri di quattro cifre, purché non siano tutte uguali. Ecco il procedimento, che ha lo stesso gusto perverso della congettura di Collatz:


1. Prendiamo un qualsiasi numero di quattro cifre, usandone almeno due diverse. (Si possono inserire degli zero anche all'inizio.)
2. Sistemiamo le cifre in ordine decrescente e poi in ordine crescente così da ottenere due numeri di quattro cifre, aggiungendo degli zero iniziali se necessario.
3. Sottraiamo il numero più piccolo da quello più grande.
4. Ripetiamo il processo partendo dal punto 2.


Questo processo, conosciuto come operazione di Kaprekar, andrà sempre incontro al suo punto fisso, o kernel, il 6174. Una volta raggiunto il 6174, il processo continuerà a dare 7641 – 1467 = 6174.
Per esempio, consideriamo il numero 2155:

5521 – 1255 = 4266
6642 – 2466 = 4176
7641 – 1467 = 6174
7641 – 1467 = 6174


Facciamo un altro esempio, questa volta con il numero 8082:


8820 – 0288 = 8532
8532 – 2358 = 6174
7641 – 1467 = 6174

Il numero fisso si raggiunge con 7 iterazioni al massimo, come nel caso del numero 2005:

5200 – 0025 = 5175
7551 – 1557 = 5994
9954 – 4599 = 5355
5553 – 3555 = 1998
9981 – 1899 = 8082
8820 – 0288 = 8532
8532 – 2358 = 6174
7641 – 1467 = 6174




Notiamo che, in ogni iterazione dell’operazione di Kaprekar, i due numeri di cui si fa la differenza hanno la stessa somma delle cifre, e quindi lo stesso resto (mod 9). Pertanto il risultato di ogni iterazione è un multiplo di 9.


Il matematico giapponese Yutaka Nishiyama, con un programma specifico, ha verificato già nel 1975 le occorrenze del numero di iterazioni per tutti gli 8891 8991 numeri di quattro cifre da 1000 a 9999 nei quali non si hanno tutte le cifre uguali. Ne ha ricavato la seguente tabella:





Si può dimostrare che 6174 è l’unico numero verso il quale convergono le successive iterazioni dell’operazione di Kaprekar. Consideriamo che per un numero di quattro cifre la combinazione ascendente può essere generalizzata come:

9 ≥ a ≥ b ≥ c ≥ d ≥ 0

dove a, b, c, d non sono la stessa cifra. Così il massimo numero che si ottiene è abcd e il minimo è dcba. Quando eseguiamo la sottrazione, si ha che:





che dà le relazioni:


D = 10 + d – a (poiché a > d)
C = 10 + c – 1 – b = 9 + c – b (poiché b > c – 1)
B = b –1 – c (poiché b > c)
A = a – d
Per i numeri in cui a>b>c>d.


Per trovare i numeri limite dell’operazione di Kaprekar, bisognerà considerare tutte le possibili combinazioni delle cifre di {a, b, c, d} e verificare che soddisfino le relazioni sopra scritte. Ciascuna delle 4! = 24 combinazioni dà luogo a un sistema di quattro equazioni con quattro incognite. Ne risulta un’unica combinazione che soddisfa 9 ≥ a ≥ b ≥ c ≥ d ≥ 0. Questa combinazione è bdac, con a = 7, b = 6, c = 4 e d = 1. Perciò ABCD = 6174. Non ne esistono altre: questo numero è unico.



E se le cifre del numero non sono quattro? Lo stesso Kaprekar scoprì che un numero di due cifre non converge verso un solo valore, ma si impantana nel loop 9→81→63→27→45→9. Le cose cambiano con tre cifre: l’operazione questa volta converge verso un solo valore, il numero 495. Ad esempio, prendiamo 586. In ordine decrescente le cifre danno 865 e in ordine crescente danno 568.


865 – 568 = 297.
972 – 279 = 693.
963 – 369 = 594
945 – 459 = 495
945 – 459 = 495.


Con le cifre 4, 5 e 9 la cifra finale sarà sempre 495.

Attraverso lo stesso procedimento usato per il caso delle quattro cifre e del numero 6174, si può dimostrare che 495 è l’unica soluzione possibile per un numero di tre cifre.


Per numeri con un numero di cifre superiore a 4 si è scoperto quanto riportato nella tabella, sempre fornita da Yutaka Nishiyama:





Notate la somiglianza tra i numeri che sono multipli di 2 e quella tra i numeri che sono multipli di 3: chissà che cosa c’è dietro. Dimostrazioni più avanzate e generali le trovate qui.

AGGIORNAMENTO DEL 2/11/2012


Gli amici di Webfract mi segnalano di aver reso disponibile online un calcolatore del procedimento di Kaprekar, che offre la possibilità di studiare il comportamento di interi positivi fino a un massimo di 16 cifre. Li ringrazio anche per avere segnalato il mio articolo.


Marco Fulvio Barozzi alle 00:16
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