Quando il sapere sostituì il sangue blu.
Era il 5 giugno 1224, e nella vivace Napoli medievale stava per nascere qualcosa di rivoluzionario. Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, firmava un documento che avrebbe cambiato la storia dell'istruzione mondiale.
La "generalis lictera", una lettera ufficiale scritta in latino, dava vita alla prima università pubblica e laica del mondo ancora operativa. Quel documento, che oggi è il simbolo dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, conteneva un'idea sovversiva per l'epoca.
Mentre le università di Bologna e Parigi erano controllate dalla Chiesa, questo nuovo "Studium generale" nasceva completamente indipendente dal potere ecclesiastico. Federico II voleva formare funzionari, amministratori e giuristi per modernizzare il suo regno.
Ma la vera rivoluzione stava in una frase di quella pergamena medievale. L'imperatore dichiarava che la nobiltà poteva essere acquisita non solo per nascita, ma anche attraverso lo studio e il sapere.
Quella lettera latina spezzava secoli di tradizione feudale. In un'epoca in cui il sangue blu decideva tutto, improvvisamente anche un figlio di contadini poteva "nobilitarsi" sui libri.
L'università napoletana divenne un crocevia culturale tra Oriente e Occidente. Studenti di varie provenienze affluivano nel Sud Italia per accedere a un'istruzione superiore libera dai vincoli religiosi.
Oggi, dopo 800 anni di continuità ininterrotta, quell'ateneo conta oltre 70.000 studenti ed è il quarto in Italia per numero di iscritti. Ha formato tre Presidenti della Repubblica italiana e mantiene il primato mondiale come più antica università pubblica ancora attiva.
In un mondo dove l'istruzione privata spesso costa cifre proibitive, quella pergamena del 1224 continua a testimoniare un'idea potente. Il sapere come strumento di emancipazione, accessibile a tutti, indipendentemente dalle origini.
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