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sabato 6 settembre 2025

CIO' CHE LA CHEMIOTERAPIA E'

 CIO'  CHE LA CHEMIOTERAPIA E'

 

Alessandro Bellino ha riportato alcuni studi molto interessanti sull’oncologia e la chemioterapia che credo valga la pena evidenziarli anche per sottolineare i punti più significativi. Non apporterò nessuna modifica. 

CANCRO: LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA E IL CAMBIO DI PARADIGMA Marcello Pamio – 16 settembre 2016   

A livello globale sta succedendo qualcosa di molto particolare: le più importanti riviste scientifiche accreditate (quelle col più alto Impact Factor, fattore d’impatto), stanno pubblicando studi e ricerche che minano alla base l’attuale paradigma. LA VERITÀ COME SI SA È FIGLIA DEL TEMPO E STIAMO ASSISTENDO AD UN GRANDE, STRUTTURALE E DIROMPENTE CAMBIAMENTO SCIENTIFICO. IL VECCHIO VERRÀ SPAZZATO VIA DAL NUOVO, CHE CI PIACCIA O NO. Gli accanimenti vergognosi che si stanno scatenando su tutti quei medici che in Scienza e Coscienza seguono le volontà dei propri assistiti e tralasciano i diktat delle industrie del farmaco vengono sistematicamente tacciati di ciarlataneria e pesantemente minacciati; gli attacchi mediatici dei media mainstream sulle persone che decidono di intraprendere altre strade aldilà della mortiferia chemio indicano esattamente questo. LE PERSONE STANNO PRENDENDO SEMPRE PIÙ COSCIENZA SU VARI FRONTI: I RISCHI DELLE VACCINAZIONI PEDIATRICHE, I GROSSISSIMI PERICOLI DI CHEMIO E RADIO, L’IMPORTANZA DI UNO STILE DI VITA SANO IN PRIMIS L’ALIMENTAZIONE, e questo sta facendo tremare il terreno sotto i piedi dell’Industria della malattia, che non guadagna se le persone rimangono sane! RICORDIAMO SEMPRE CHE IL PERICOLO PIÙ GRANDE PER IL SISTEMA È IL RISVEGLIO DELLE COSCIENZE.   Gli studi qui sotto elencati rappresentano solo una piccolissima parte della mole di lavoro che è stata pubblicata ufficialmente.  

 CONTRIBUTO DELLA CHEMIOTERAPIA ALLA SOPRAVVIVENZA A 5 ANNI Clinical Oncology, dicembre 2004 Nel 2004 una delle più prestigiose riviste di oncologia del mondo, Clinical Oncology pubblica a firma di Grame Morgan (professore di radiologia al Royal North Shore Hospital di Sidney), Robyn Ward (professore oncologo dell’University of New South Wales) e Michael Barton (radiologo e membro del Collaboration for Cancer Outcome Research and Evaluation del Liverpool Health Service d Sidney), un imponente studio osservazionale della durata di ben 14 anni su 227.874 pazienti (72.903 australiani e 154.971 americani) sui 22 tipi di tumori più diffusi. Il titolo è il “Contributo della chemioterapia citotossica alla sopravvivenza a 5 anni dei tumori in adulti”. Quando i dati erano incerti gli autori hanno deliberatamente stimato in eccesso i benefici della chemioterapia. NONOSTANTE QUESTO LO STUDIO HA CONCLUSO CHE LA CHEMIOTERAPIA NON CONTRIBUISCE PIÙ DEL 2% ALLA SOPRAVVIVENZA (AUSTRALIA 2,3%, STATI UNITI 2,1%). “Molti medici continuano a pensare ottimisticamente che la chemioterapia citotossica possa aumentare significativamente la sopravvivenza dal cancro”, scrivono nell’introduzione gli autori. “In realtà - continua il professor Grame Morgan - MALGRADO L’USO DI NUOVE E COSTOSISSIME COMBINAZIONI DI COCKTAILS CHIMICI… NON C’È STATO ALCUN BENEFICIO NELL’USO DI NUOVI PROTOCOLLI”. La domanda che sorgere spontanea è: se la chemioterapia citotossica contribuisce nella sopravvivenza a 5 anni per un misero 2%, cos’è accaduto al rimanente 98% delle persone? Sono morti prematuramente? Sono morti per cancro o per la chemio?  

 SOVRADIAGNOSI DI TUMORE AL SENO NEGLI SCREENING British Medical Journal, 9 luglio 2009 Il BJM pubblica una revisione sistematica a firma di Peter Gøtzsche il direttore del Cochrane Center di Copenhagen sullo screening mammografico. Lo scopo era quello di stimare l’entità delle diagnosi di tumori innocui (in situ) che non provocano non solo la morte del paziente ma che non danno alcun sintomo, nei programmi di screening di massa. La meta-analisi che ha revisionato i dati di Regno Unito, Canada, Australia, Svezia e Norvegia, ha stimato una sovradiagnosi del 52%. Quindi la conclusione dei ricercatori è che “l'aumento di incidenza di cancro al seno è strettamente connessa con l'introduzione degli screening”. DELLA SERIE: PIÙ SCREENING FACCIAMO E PIÙ TUMORI TROVANO. MA DI QUALI TUMORI STIAMO PARLANDO? PICCOLI TUMORI IN SITU CHE NON CREANO NESSUN PROBLEMA ALLA SALUTE, POSSONO RIMANERE NEL SENO PER TUTTA LA VITA O ADDIRITTURA VENIR RIASSORBITI, OPPURE SI TRATTA DI UN CANCRO PERICOLOSO? LA DIAGNOSI PRECOCE NON FA ALCUNA DISTINZIONE. Per fortuna “1 su 3 dei tumori al seno rilevati è sovradiagnosi”, cioè non rappresenta un problema per la salute…   

I TRATTAMENTI CHEMIOTERAPICI NEL CANCRO INDUCONO CHEMIO-RESISTENZA Nature, 5 agosto 2012 La rivista con uno dei più alti Impact Factor (Fattore di impatto) al mondo pubblica uno studio dal titolo: “Treatment-induced damage to the tumor microenvironment promotes prostate cancer therapy resistance through WNT16B” . Questo studio evidenzia che la chemioterapia usata per combattere il cancro in realtà può stimolare nelle cellule sane circostanti la secrezione di una proteina (WNT16B) che sostiene la crescita e rende 'immune' il tumore a ulteriori trattamenti. ANALIZZANDO GLI EFFETTI DI UN TIPO DI CHEMIOTERAPIA SU TESSUTI RACCOLTI DA PAZIENTI AFFETTI DA TUMORE ALLA PROSTATA, SONO STATE SCOPERTE "EVIDENTI DANNI NEL DNA" NELLE CELLULE SANE INTORNO ALL'AREA COLPITA DAL CANCRO. QUESTE ULTIME PRODUCEVANO QUANTITÀ MAGGIORI DELLA PROTEINA WNT16B CHE FAVORISCE LA SOPRAVVIVENZA DELLE CELLULE TUMORALI. La scoperta che "l'aumento della WNT16B...interagisce con le vicine cellule tumorali facendole crescere, propagare e, più importante di tutto, resistere ai successivi trattamenti anti-tumorali...era del tutto inattesa", ha spiegato il co-autore della ricerca Peter Nelson del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle nello stato di Washington. "I NOSTRI RISULTATI - HANNO SPIEGATO I RICERCATORI - INDICANO CHE IL DANNO NELLE CELLULE BENIGNE PUÒ DIRETTAMENTE CONTRIBUIRE A RAFFORZARE LA CRESCITA 'CINETICA' DEL CANCRO", E QUESTO HA TROVATO CONFERMA ANCHE NEI TUMORI AL SENO E ALLE OVAIE. IN PRATICA QUESTO STUDIO DIMOSTRA CHE LA CHEMIOTERAPIA È IN GRADO DI “RAFFORZARE LA CRESCITA DEL CANCRO”.   LA MAMMOGRAFIA NON SALVA LA VITA British Medical Journal, 11 febbraio 2014 Il BJM pubblica uno studio canadese eseguito su 90.000 donne durato 25 anni per verificare se la mammografia è in grado di salvare vite umane. Questo studio afferma innanzitutto che “la mammografia non salva la vita”, e che “ALMENO PER 1 PAZIENTE SU 5 LA DIAGNOSI DI TUMORE È SBAGLIATA”. La diagnosi precoce, cioè la mammografia, al contrario di quello che si aspettavano i medici, al confronto della semplice palpazione, non riduce la mortalità, anzi porterebbe a sovrastimare e quindi a sovradiagnosticare spingendo a CURE INVASIVE E TOSSICHE ASSOLUTAMENTE NON NECESSARIE.   

META' DELLA RICERCA MEDICA E' FALSA The Lancet, 11 aprile 2015 "GRAN PARTE DELLA LETTERATURA SCIENTIFICA, FORSE LA METÀ, POTREBBE ESSERE SEMPLICEMENTE FALSA. Le problematiche sono molteplici: studi con campioni di piccole dimensioni, effetti molto piccoli, analisi esplorative non valide e palesi conflitti di interesse, insieme a un'ossessione per il perseguimento di tendenze (mode) di dubbia importanza. La scienza ha preso una piega verso il buio”. Così scrive Richard Horton, caporedattore del Lancet. IL DOTTOR HORTON HA RECENTEMENTE DICHIARATO CHE MOLTISSIME DELLE RICERCHE PUBBLICATE SONO, NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI, INAFFIDABILI, SE NON COMPLETAMENTE FALSE. Quindi le cosiddette riviste mediche credibili stanno sempre più perdendo credibilità agli occhi degli esperti, e perfino dei collaboratori delle riviste stesse. La colpa è di molti attori in gioco: da una parte i redattori delle riviste che aiutano ed incoraggiano i peggiori comportamenti, dall’altra C’È UNA ENORME QUANTITÀ DI RICERCA SPAZZATURA CHE FA COMODO ALLE LOBBIES PER SOSTENERE LE TEORIE UFFICIALI e andare contro al nuovo che si sta facendo breccia nella scienza.   

ERRORI MEDICI LA TERZA CAUSA DI MORTE British Medical Journal, 16 maggio 2016 Un recentissimo studio pubblicato dal British Medical Journal ha dell’incredibile: l’errore medico non è incluso nei certificati medici e nelle statistiche riguardanti le cause di morte. Un report del 2004 riguardante i decessi di pazienti ricoverati negli ospedali riferita alla popolazione con assistenza sanitaria stimò che 575.000 decessi sono stati causati da errori medici tra il 2000 e il 2002. Se tale media venisse applicata a tutte le ammissioni registrate negli ospedali statunitensi nel 2013 il numero delle morti diventerebbe più di 400.000 all’anno! Questo studio dimostra che le morti per cause iatrogene sono molto sottostimate e QUINDI GLI ERRORI MEDICI SONO UNA DELLE PRIME TRE CAUSE DI MORTE (le altre sono cancro, malattie cardiovascolari) a livello mondiale.  

 DAL 50 AL 90% DEI TUMORI ALLA TIROIDE SONO SOVRADIAGNOSI New England Journal of Medicine, 18 agosto 2016 Una ricerca sul cancro alla tiroide arriva dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) di Lione e dall’Istituto Nazionale Tumori CRO di Aviano. Lo studio - assai poco pubblicizzato - è stato pubblicato sul NEJM. La diagnosi di tumori alla tiroide negli ultimi 20 anni ha visto una impennata del 200%, ma - precisano gli esperti che hanno firmato lo studio – non si tratta di una epidemia. I CASI SONO IN CRESCITA MA SI TRATTA DI SOVRADIAGNOSI. UNA QUOTA ELEVATISSIMA CHE VARIA TRA IL 50 E IL 90% È INFATTI SOVRADIAGNOSI! Si tratta di carcinomi in situ del tutto innocui che non creano nessun problema alla salute e soprattutto non vanno assolutamente curati, non necessitano di alcun trattamento. Gli studiosi hanno usato nella loro analisi i dati dei registri tumori di 12 Paesi: Australia, Danimarca, Inghilterra, Finlandia, Francia, Italia, Giappone, Norvegia, Corea, Scozia, Svezia e Stati Uniti. «Paesi come Usa, Italia e Francia hanno tassi maggiori di sovradiagnosi dovuti all’introduzione e all’ampia diffusione, dagli anni Ottanta in poi, dell’ecografia - spiega Salvatore Vaccarella, autore principale dello studio. E lo stesso è avvenuto recentemente nella Repubblica Coreana, dove il carcinoma tiroideo è diventato il cancro più frequente nel sesso femminile, ma nel 90% dei casi identificati tra il 2003 e il 2007 si tratta di sovradiagnosi». QUESTO STUDIO DIMOSTRA INEQUIVOCABILMENTE CHE PIÙ ESAMI DIAGNOSTICI SI ESEGUONO E PIÙ AUMENTA IL NUMERO DELLE DIAGNOSI DI TUMORE. QUESTO DISCORSO NON È VALIDO SOLO PER LA TIROIDE MA PER QUALSIASI ALTRO ORGANO: SENO, PROSTATA, INTESTINO, POLMONE, ECC. Sapere questo è di vitale importanza perché la stragrande maggioranza dei casi di diagnosi di tumore si tratta di sovradiagnosi, cioè di situazioni innocue per la salute, ma il paziente e il medico ovviamente non lo sanno. Cosa fare allora?  

 LA CHEMIO UCCIDE FINO AL 50% DEI PAZIENTI ENTRO UN MESE DALLA CURA Lancet Oncology, settembre 2016 Il famoso Lancet Oncology se ne esce con uno studio estremamente interessante che lancia un allarme sulla nocività della chemio. IL TRATTAMENTO PRINCIPE DEL CANCRO È IMPUTATO DI UCCIDERE OLTRE IL 50% DEI PAZIENTI ENTRO IL PRIMO MESE DALL’INIZIO DELLA CURA. Lo studio ha preso in considerazione 23.000 donne e 10.000 uomini con carcinoma polmonare. Di questi 9.634 sono stati sottoposti a chemio nel 2014 ed entro 30 giorni ne sono morti 1.383 L'indagine ha rilevato che in Inghilterra circa l’8,4% dei pazienti con cancro del polmone e il 2,4% di quelli con tumore al seno sono deceduti entro un mese dall’avvio del trattamento. Ma in alcuni ospedali il tasso di mortalità per chemioterapia contro il carcinoma polmonare è risultato addirittura del 50,9%. SE UN PAZIENTE MUORE NELLE PRIME SETTIMANE DALL’INIZIO DELLA CURA NON È STATO CERTO IL CANCRO AD UCCIDERLO, E SE QUINDI NON È STATA LA MALATTIA È STATA LA “CURA”…   FINE DEL PARADIGMA Secondo lo storico e filosofo della scienza Thomas Samuel Kuhn le rivoluzioni scientifiche segnano i diversi momenti della storia della scienza. La prevalenza di un dato paradigma segna una fase di “scienza normale” e in questa fase il paradigma dominante non viene mai messo in discussione. In questa fase i protocolli e le cure ufficiali non si toccano. Quando invece sorgono quelle che lui chiamava “anomalie” (noi le possiamo identificarle con studi ufficiali che vanno in direzione contraria a quella della visione odierna, e anche con l’aumento delle persone che prendono coscienza in ambito salutistico e terapeutico) si formano delle situazioni di crisi. L’accumulo di queste ‘anomalie’ sfociano in una vera e propria “rivoluzione scientifica” contraddistinta dall’adozione di un nuovo paradigma. Tale adozione di fatto istituisce una nuova comunità scientifica, ed è forse quello che stiamo vedendo accadere nella nostra società…   

P.S Penso che non valga neppure la pena di fare un commento, gli studi si commentano da soli. Io piuttosto oserei dire che non abbiamo dei termini di paragone con chi non l’ha fatta, dal momento che sembra che tutti la facciano. I pochi ai quali non viene proposta è perché sono affetti da malattie gravi, generalmente gravi cardiopatici che hanno pure il diabete oppure persone che hanno una cirrosi epatica scompensata. Per queste persone che non l’hanno fatta non troverete nessuna statistica ufficiale. Se siete abbastanza sani (a parte il tumore) se vi rifiutate di farla , gli oncologi vi terrorizzeranno dicendo che morirete presto e siete pazzi a rifiutarla. Questo accade addirittura con tumori che neppure vedono. Si avete capito bene, neppure vedono. E’ successo ad una giovane donna (38 anni) che mi ha raccontato la sua storia per telefono lasciandomi allibito. Aveva avuto una piccola perdita di liquido dalla mammella, liquido frammisto ad emazie. Hanno analizzato il liquido che era fuoriuscito (pochissimo) ed hanno detto che erano presente cellule tumorali altamente indifferenziate (tumorali) . Al che hanno fatto subito una mammografia ma non hanno visto nulla. E’ stata allora predisposta una Risonanza Magnetica con Mezzo di Contrasto ma anche questa non ha visto nulla. Ma c’era il dato inconfutabile che dal capezzolo della mammella erano fuoriuscite cellule altamente tumorali. Di fronte a questa evidenza gli hanno proposto l’intervento di asportazione mammaria. Non sapendo bene dove fosse il tumore gli hanno asportato gran parte della mammella e per sicurezza alcuni linfonodi anche se erano risultati negativi all’esame bioptico. La parte asportata ha rivelato un tumore di 4 mm altamente indifferenziato . Questo è quello che le hanno detto, ma poniamo il caso che non avessero trovato nulla ma solo una ghiandola un po infiammata, pensate che le avrebbero detto “ le abbiamo asportato la mammella per sbaglio, perché c’era solo una ghiandola un po infiammata??”” Io credo di no, avrebbero dovuto giustificare un amputazione che si ripercuoteva gravemente anche a livello psicologico, pertanto l’unica cosa che potevano dire è che il tumore c’era. Le hanno detto “era un tumore molto piccolo di soli 4 mm, per questo non l’abbiamo visto che la mammografia e con la RM” . Però attenendosi al protocollo le hanno proposto di fare un ciclo di Chemioterapie a cui sarebbero seguite un ciclo di Radioterapie. Ed è stato a quel punto che la donna ha avuto qualche dubbio e mi ha telefonata “Cosa devo fare secondo lei dottore??” La risposta non la dico, ve la lascio immaginare. Vi racconto piuttosto un altro caso, uno di quei casi che non ha fatto chemio e radio perché “troppo ammalato”. Forse ve l’ho già raccontato , ma in questo contesto val la pena ripeterlo. Ad un anziano, mio paziente, gli è stato diagnosticato un grosso tumore polmonare. Il tumore primario aveva metastatizzato anche l’altro polmone. La scoperta è stata casuale dal momento che poiché presentava da tempo una tosse insistente l’ho visitato ed ho sentito dei rantoli ai polmoni. Ricordo che ho prescritto un antibiotico (saranno passati ormai 20 anni) ma dal momento che il quadro non migliorava ho pensato di fare una lastra al torace. La lastra ha diagnosticato un grosso tumore al polmone Dx con metastasi al polmone Sx. Mandato subito dall’Ospedale di Tregnago al Centro Oncologico di Verona, valutando che era gravemente cardiopatico e diabetico hanno pensato di non fare assolutamente nulla, ma di mandarlo a casa a morire con prognosi di 3 mesi. Io non mi ero ancora addentrato nella problematica dei tumori, pertanto gli avrò dato al massimo qualche ricostituente oltre all'antibiotico, di solito prescrivo il Supradin perché contiene tutte le vitamine e gli oligoelementi. Fatto sta che l’anziano non è morto dopo tre mesi, ma dopo 4 anni, e neppure per il tumore, ma per un infarto, mentre portava una palla di fieno al suo fienile.

AVVERTIMENTO SULLA CHEMIOTERAPIA IN QUANTO CENTINAIA DI PERSONE MUOIONO A CAUSA DI FARMACI ANTITUMORALI


I pazienti dovrebbero essere avvertiti dei pericoli della chemioterapia dopo che la ricerca ha dimostrato che i farmaci antitumorali uccidono fino al 50% dei pazienti in alcuni ospedali.

Per la prima volta i ricercatori hanno esaminato il numero di pazienti oncologici morti entro 30 giorni dall'inizio della chemioterapia , il che indica che il farmaco è la causa della morte, piuttosto che il cancro.

Lo studio di Public Health England e Cancer Research UK ha rilevato che in tutta l'Inghilterra circa l'8,4 per cento dei pazienti con cancro del polmone e il 2,4 per cento dei pazienti con cancro al seno sono morti nel giro di un mese.

Ma in alcuni ospedali la cifra era molto più alta. A Milton Keynes il tasso di mortalità per il trattamento del cancro del polmone era del 50,9 per cento, sebbene fosse basato su un numero molto limitato di pazienti.

A Lancashire Teaching Hospitals il tasso di mortalità a 30 giorni era del 28% per la chemioterapia palliativa per il cancro del polmone, che viene somministrato quando non si prevede una cura e il trattamento per alleviare i sintomi.

Le morti di pazienti affetti da cancro del polmone da chemioterapia erano anche molto più alti rispetto alla media nazionale a Blackpool, Coventry, Derby, South Tyneside e Surrey e Sussex, secondo la ricerca.

Allo stesso modo, circa una persona su cinque che ha subito cure palliative per il cancro al seno presso gli ospedali dell'Università di Cambridge è deceduta a causa del loro trattamento.

Public Health England (PHE), ha dichiarato di aver contattato gli ospedali interessati per chiedere loro di rivedere le pratiche.

Il dott. Jem Rashbass, Cancer Lead for PHE, ha dichiarato: "La chemioterapia è una parte vitale del trattamento del cancro ed è una delle ragioni principali del miglioramento dei tassi di sopravvivenza negli ultimi quattro decenni.

"Tuttavia, si tratta di farmaci potenti con effetti collaterali significativi e spesso ottenere l'equilibrio giusto su quali pazienti trattare in modo aggressivo può essere difficile.

"Quegli ospedali i cui tassi di mortalità sono al di fuori dell'intervallo previsto hanno avuto i risultati condivisi con loro e abbiamo chiesto loro di rivedere le loro pratiche e dati".

Lo studio ha esaminato più di 23.000 donne con cancro al seno e quasi 10.000 uomini con 9634 carcinoma polmonare non a piccole cellule sottoposti a chemioterapia nel 2014. Di quelli trattati 1.383 morì entro 30 giorni.

A woman undergoes chemotherapy

Più di 1.300 pazienti con cancro al polmone e al seno sono morti a causa della chemioterapia nel 2014, lo studio mostra Credit: Alamy

L' emoterapia C è tossica per l'organismo perché non discrimina tra cellule sane e cancerose.

I ricercatori hanno anche scoperto che c'erano differenze significative nella sopravvivenza per le persone anziane e per coloro che avevano problemi di salute. Hanno consigliato ai medici di essere più attenti nel selezionare i pazienti per il trattamento in cui potrebbe fare più male che bene.

"Le statistiche non suggeriscono la cattiva pratica in generale, ma ci sono alcuni valori anomali", ha detto il professor David Dodwell, Institute of Oncology, St James Hospital, Leeds, Regno Unito.

"Potrebbero essere problemi di dati, e le cifre sono distorte a causa di pochi decessi, ma nonostante ciò potrebbero anche essere problemi di pratica clinica.

"Penso che sia importante sensibilizzare i pazienti sul fatto che ci siano degli svantaggi potenzialmente pericolosi per la chemioterapia. E i medici dovrebbero fare più attenzione a chi tratta con la chemioterapia ".

David Cameron, Edinburgh Cancer Center , Western General Hospital di Edimburgo, in Scozia, ha aggiunto: "La preoccupazione è che alcuni dei pazienti che muoiono entro 30 giorni dalla somministrazione di chemio probabilmente non avrebbero dovuto ricevere la chemio. Ma quanti? Non c'è un modo semplice per rispondere a questo, ma forse potrebbe essere utile guardare quei luoghi / ospedali in cui il tasso di mortalità era più alto.

"Inoltre, se diamo meno chemio, alcuni pazienti moriranno perché non hanno ricevuto la chemio. È un buon equilibrio e più dati abbiamo, meglio potremo essere sicuri di ottenere il giusto equilibrio. "

Il professor Peter Johnson, capo clinico del Cancer Research UK, ha dichiarato: "La chemioterapia è una parte importante del trattamento per molte persone affette da cancro. Avere informazioni su quanto bene viene consegnato è di vitale importanza per i pazienti e per il servizio sanitario. "

Tutti gli ospedali nominati hanno dichiarato di aver esaminato i casi e si sono convinti che la prescrizione di chemioterapia fosse sicura.

La ricerca è stata pubblicata su The Lancet Oncology.

 

 

Lo traggo da “Medical Oncology. Lancet 1999 articolo di Albert Braverman:

Il Dott. Hardin Jones , docente presso l’Università della California, dopo aver analizzato per due decenni le statistiche relative alla sopravvivenza al cancro, ha tratto la seguente conclusione: “”………quando non vengono curati i malati non peggiorano o addirittura migliorano.””

Lo stesso testo riferisce “…… l’oncologo Hardin Jones si recò nel 1975 al congresso di cancerologia dell’Università di Barkeley con una documentazione bomba : una sua inchiesta sui risultati di una sua inchiesta durata 23 anni e conclusasi quest’anno. I risultati: gli ammalati di cancro che avevano rifiutato di sottoporsi alla chemioterapia erano sopravvissuti in media 12 anni e mezzo, mentre quelli che si erano sottoposti ad intervento chirurgico, chemioterapia ed irradiazione, erano morti in media in soli tre anni.”

Sul testo World Without Cancer American Media Pubblication 1996 l’oncologo Edvard G.Griffin scrive:””I nostri regimi più efficaci sono gravidi di rischi, di effetti collaterali e di problemi pratici. Dopo che tutti i pazienti che abbiamo curato ne hanno pagato lo scotto, solo un esigua percentuale di essi viene ricompensata da un effimero periodo di regressione tumorale, spesso parziale.””

Oncologo Philip Day in : “ Cancer Why We’Re Still Dying To Know The Truth” scrive: Non vi è alcuna prova che per la stragrande maggioranza dei casi la chemioterapia prolunghi le aspettative di vita. Questa è la grande menzogna su tale terapia, cioè che esista una correlazione fra riduzione del tumore ed il prolungamento della vita del malato”

 

P.S Purtroppo la TERMOTERAPIA ONCOLOGICA che da buoni risultati senza effetti collaterali, e questo lo so perchè ho inviato molti pazienti dal Prof. Pontiggia a Pavia, è riconosciuta dal S.S.N ma non è gratuita, cioè il paziente deve pagare 450 euro a seduta (in genere si fanno 10 sedute per un tumore solido), e questo è comprensibile perchè ho visto i macchinari che usano ed il personale che hanno, quello che non è comprensibile è che non sia passata dal S.S N. Esistono a tuttora pochi Centri in Italia che la praticano (Genova, Padova, Roma e poi non so...). Chiaramente io li mando a Pavia perchè è il centro più vicino. Trattano sia il tumore singolo che il tumore con metastasi. E' significativo che si hanno ottimi risultati nei tumori cerebrali non operabili soprattutto nei bambini e non trattabili con Radioterapia. Molti tumori dopo alcune sedute addirittura spariscono, cioè si ha la guarigione completa..


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