Nella frenesia della vita moderna, siamo costantemente bombardati da nuove cure e soluzioni complesse, dimenticando spesso che alcuni dei nostri più potenti alleati per la salute sono sempre stati qui, in noi e intorno a noi. Uno di questi è il Lisozima, un enzima straordinario, un vero pilastro della nostra immunità naturale.
Nonostante vanti oltre 32.800 pubblicazioni scientifiche a livello internazionale (dati consultabili su PubMed!) che ne attestano l'efficacia e la versatilità, il Lisozima rimane un eroe silenzioso, una "medicina" naturale la cui portata è incredibilmente sottovalutata. La domanda è: perché un alleato così potente e ben documentato è così poco considerato dal sistema medico-farmaceutico? È tempo di fare chiarezza!
La prima risposta plausibile è che la scienza, troppo spesso, è più orientata a molecole brevettabili piuttosto che a soluzioni naturali di cui non è possibile sfruttare il brevetto. Certo, si dirà: "Ma non esiste un altro omologo del lisozima di cui è possibile appropriarsene!" E allora che si fa? Si tace, e si è taciuto per decenni sulle proprietà del Lisozima. La seconda risposta è conseguenza di un errore del suo stesso scopritore, come vedremo più avanti. La terza, forse la più importante, la nascita degli antibiotici che di fatto hanno offuscato del tutto il grande potere del Lisozima. Vediamo come è andata, in concreto, la storia di questo portentoso enzima.
Molti conoscono Alexander Fleming per la scoperta della penicillina, ma pochi sanno che il suo primo, affascinante, ma controverso "miracolo" fu proprio il Lisozima, scoperto ben sette anni prima dell'antibiotico più famoso. Nel 1921, mentre era raffreddato, Fleming scoprì che una goccia del suo muco nasale, caduta su una piastra di coltura batterica, provocava la lisi (la distruzione) di alcune colonie batteriche. Ispezionando le sue lacrime e altre secrezioni corporee, identificò l'enzima responsabile di questa azione e lo battezzò Lisozima.
C'è anche una versione più "romantica" di questa genesi che vorrebbe fosse l'assistente dello stesso Fleming, che in preda alle pene d'amore, per essere stata lasciata dal fidanzato, durante una violenta crisi di pianto, involontariamente avesse inondato i vetrini di coltura con le proprie lacrime, constatando successivamente Fleming che i microrganismi in cultura restassero uccisi. Qualunque sia stata la genesi, una cosa è certa: non solo il ruolo del Lisozima era accertato, ma lo stesso era reperibile sia nelle secrezioni nasali e orali, sia in quelle lacrimali.
Fleming fu subito entusiasta. Intuì che il Lisozima, presente naturalmente nelle nostre lacrime (spiegando l'incredibile resistenza dell'occhio alle infezioni!), nella saliva, nel sangue e nel latte materno, potesse essere un potente agente antimicrobico endogeno, una "prima linea di difesa". La sua azione lisante fu subito constatata sulla Brucella abortus e sul bacillo del carbonchio
Tuttavia, subì anche una profonda delusione. Fleming fu inizialmente convinto che il Lisozima agisse efficacemente in dosi di milligrammi e che potesse combattere un vasto spettro di batteri patogeni. Fu però presto costretto a constatare che il Lisozima, sebbene potentissimo contro alcuni batteri innocui (come il Micrococcus lysodeikticus), non era altrettanto efficace contro i microrganismi più virulenti e dannosi per l'uomo nelle dosi che lui ipotizzava. Questa sua convinzione iniziale errata riguardo al dosaggio necessario e al suo spettro d'azione in quelle concentrazioni, ha per decenni indotto la medicina a ritenerlo inefficace e di scarso valore terapeutico, fino a quando non si comprese, molto più tardi, che per agire in modo significativo la dose doveva essere espressa in grammi. Ma nel frattempo, i ricercatori americani avevano scoperto gli antibiotici, con la penicillina che ne fu il capostipite, e l’attenzione sul Lisozima iniziò a scemare proprio da lui in primis. Questo fraintendimento iniziale, unito alla non brevettabilità, ha contribuito a relegare il Lisozima in un cono d'ombra scientifico e clinico per troppo tempo
e proprietà del Lisozima lo rendono estremamente versatile e maneggevole, data l'assenza totale, al di là di un’allergia specifica per quelle molecole dell’uovo che alcuni pazienti manifestano, di tossicità e il rischio zero di sovradosaggio. Le sue indicazioni sono ampie:
Nelle Infezioni: È consigliabile in ogni tipo di infezione, ma si rivela particolarmente prezioso in situazioni di immunodepressione e nelle virosi recidivanti, che spesso rappresentano un terreno fertile per l'insorgenza di altre patologie.
Perché Nessuno lo Prescrive? Un Sistema Fuorviante
Ed eccoci al punto cruciale che ci sta, o dovrebbe starci a cuore e giustamente. Di fronte a più di 32.800 pubblicazioni scientifiche internazionali che ne attestano le proprietà, sorge spontanea la domanda: perché pochissimi o nessun medico lo prescrive abitualmente? La risposta è scomoda, ma chiara: perché le grandi Case farmaceutiche non lo possono brevettare.
Il Lisozima, essendo una proteina naturale e ampiamente studiata da decenni, non offre la possibilità di un brevetto esclusivo, o perlomeno non con la stessa profittabilità di una nuova molecola di sintesi. Le grandi aziende farmaceutiche non hanno alcun incentivo economico a investire i miliardi necessari per condurre gli studi clinici su vasta scala (Fase III) richiesti per la registrazione come farmaco e l'inclusione nelle linee guida mediche ufficiali. Il modello di business è orientato alla creazione di prodotti brevettabili che garantiscano anni di monopolio e profitti esorbitanti. Il risultato? Viene ignorato a favore di molecole più costose e spesso meno "amiche" dell'organismo, ma che garantiscono un ritorno economico.
In Italia, una sola Casa farmaceutica lo produce e, guarda caso, quando si dice la... “sfortuna”: quando del Lisozima ci sarebbe stato più bisogno, nel 2020, durante la pandemia di Covid-19, quell’unica Casa farmaceutica ha smesso di produrlo, o hanno smesso di distribuirlo. Non lo sappiamo, siamo stati proprio scalognati con questo Covid, al di là della Tachipirina e della vigile attesa della… morte, non ci restavano che i ceri da accendere a qualche Santo! (Vergogna!)
Passata la pandemia, l’unica Casa farmaceutica l’ha rimesso sul mercato, ma niente paura: il Lisozima è acquistabile anche sotto forma di polvere o in preparazioni galeniche.
Come ha ampiamente documentato il dottor Adolfo Di Bella, basandosi sulle solide fondamenta scientifiche gettate dal Prof. Luigi Di Bella e dai suoi allievi, il Lisozima è stato impiegato con effetti costantemente positivi per oltre mezzo secolo.
È Tempo di Riscoprire il Lisozima, il Nostro Eroe Silenzioso dell'Immunità!
Non possiamo permetterci di ignorare una risorsa così potente, sicura e naturalmente presente. Il "vantarsi" di non dormire o di trascurare i segnali del nostro corpo è l'ennesimo sintomo di una società che si allontana dalla saggezza naturale. Oppure di una Società che ha sostituito al benessere e alla salute l’enorme potere del denaro e che si fa seguire e dettare le leggi, anche riguardo alla nostra salute, da chi specula proprio con il nostro benessere.
Dare al nostro corpo ciò di cui ha bisogno, valorizzando scoperte e sostanze come il Lisozima, è il vero passo verso un benessere consapevole e duraturo. È tempo di smettere di barattare la nostra salute sull'altare di una presunta iper-produttività e riscoprire gli eroi, silenziosi ma potentissimi, della nostra fisiologia, Lisozima compreso, senza lasciarci accecare da interessi che poco hanno a che fare con la nostra vera salute.
FONTE: Le informazioni presentate in questo articolo sono basate su un compendio completo sul Lisozima, arricchito dai dati scientifici consultabili sul database PubMed (che conta oltre 32.800 pubblicazioni internazionali sull'argomento) e dal contributo che da sempre, anche a proposito del Lisozima, dà il dottore Giuseppe Di Bella
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