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sabato 30 agosto 2025

Franz Werfel, lo scrittore ebreo folgorato da Lourdes


Franz Werfel, lo scrittore ebreo folgorato da Lourdes

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Pochi giorni fa l’anniversario di morte di Franz Werfel, scrittore ebreo che trovò rifugio a Lourdes dove rimase folgorato. Emise un voto e lo mantenne: scrisse una devota cronaca delle apparizioni.


 

Un ebreo che fuggì dal nazismo e trovò ospitalità a Lourdes.

E’ questa la storia oggi poco conosciuta di Franz Werfel, nato nel 1890 a Praga in una famiglia ebrea ed entrato in contatto con i circoli letterari di Praga, stringendo rapporti con personalità come Franz Kafka e Max Brod.

 

La fuga dal nazismo e il rifugio a Lourdes

Sin da piccolo, Werfel fu educato all’ebraismo entrando anche in contatto con il cattolicesimo grazie alla frequentazione delle scuole dei Padri Piaristi e alla fede della governante ceca, fervente cristiana.

Questa doppia formazione lasciò un segno profondo nella sua sensibilità, manifestatasi anche nei suoi romanzi di ampio respiro storico e morale che lo portarono alla notorietà internazionale. Nel 1933, ad esempio, pubblicò “I quaranta giorni del Mussa Dagh”, in cui rievocava con forza epica il genocidio armeno del 1915.

Un libro che divenne simbolo di denuncia e un monito contro la persecuzione dei popoli, al punto da essere bandito in Germania dal regime nazista. Proprio con l’ascesa di Hitler, Werfel, ebreo e intellettuale indipendente, divenne un bersaglio del potere totalitario.

Costretto all’esilio, si rifugiò prima a Vienna e poi in Francia insieme alla moglie Alma Mahler. Nel 1940, in fuga dall’invasione tedesca, la coppia si nascose a Lourdes.

Werfel rimase letteralmente folgorato da quel luogo a tal punto che fece un voto: se fosse sopravvissuto, avrebbe raccontato la storia di Bernadette Soubirous.

 

Franz Welfer e il libro su Lourdes

E così avvenne. Mantenne la promessa non appena riuscì a trasferirsi negli Stati Uniti.

Nel 1941 pubblicò infatti “Il canto di Bernadette”, un romanzo che riscosse un successo straordinario, tradotto in decine di lingue (in Italia fu pubblicato nel 1946) e adattato nel 1943 in un celebre film hollywoodiano.

L’opera non è soltanto una biografia romanzata della giovane di Lourdes, ma un messaggio potente della possibilità del divino di irrompere nella quotidianità della vita.

Strutturandolo come un rosario (cinque parti di dieci capitoli ciascuna), l’ebreo Werfel intrecciò con finezza la cronaca delle apparizioni avvenute a Lourdes, diciotto straordinari incontri tra Bernardette e la “bella Signora”.

Una giovane che lo scrittore rappresentò umile, povera e cagionevole di salute, impreparata alla fede ma capace di esprimere un amore purissimo. Parlò della diffidenza delle autorità, i medici, i curiosi, i devoti e i suoi familiari.

 

Da ebreo su Lourdes: il mistero che irrompe nella storia

Eppure, attraverso tutte le tensioni della storia, lo scrittore ebreo lasciò emergere il mistero del sacro che irrompe nella storia: non come dogma, ma come esperienza che trasforma la vita delle persone.

Werfel rimase ebreo fino alla fine, non si convertì mai formalmente al cattolicesimo. Però riconobbe sempre di essere stato segnato in profondità da quell’esperienza, considerandola un momento di verità nella sua vita.

Pochi giorni fa è stato ricordato l’anniversario della sua morte, avvenuta il 26 agosto 1945, a soli 54 anni.

Fu colpito da un infarto e nel 1975 le sue spoglie furono traslate a Vienna, nel cimitero di Grinzing, dove oggi riposa in un Ehrengrab, una tomba d’onore che la città riserva ai suoi grandi.

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