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mercoledì 8 agosto 2012

la vita è breve

la vita è breve
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 La maggior parte degli uomini, Paolino, protesta per l’avarizia della natura, perché
siamo messi al mondo per un briciolo di tempo, perché i giorni a noi concessi scorrono
così veloci e travolgenti che, eccetto pochissimi, gli altri sono abbandonati dalla
vita proprio mentre si preparano a vivere. E di questa disgrazia, che credono comune,
non si dolse solo la folla e il volgo sciocco: tale stato d’animo provocò la protesta anche
di grandi uomini. Di qui l’esclamazione del più grande dei medici, che la vita è breve,
l’arte lunga; di qui l’accusa di Aristotele alle prese con la natura, indegna di un saggio,
perché essa ha concesso agli animali di poter vivere cinque o dieci generazioni, e all’uomo,
nato a tante e così grandi cose, è fissato un termine tanto più breve. Non abbiamo
poco tempo, ma ne abbiamo perduto molto. Abbastanza lunga è la vita e data con larghezza
per la realizzazione delle cose più grandi, se fosse tutta messa bene a frutto; ma
quando si perde nella dissipazione e nell’inerzia, quando non si spende per nulla di
buono, costretti dall’ultima necessità ci accorgiamo che è passata senza averne avvertito
il passare. Si: non riceviamo una vita breve, ma tale l’abbiamo resa, e non siamo
poveri di essa, ma prodighi. […] Perché ci lagniamo della natura? Si è comportata
generosamente la vita, se sai usarne, è lunga. Uno è in preda ad un’avidità insaziabile,
uno alle vane occupazioni di una faticosa attività; uno è fradicio di vino, uno è abbrutito
dall’ozio; uno è stressato dalle ambizioni, che dipende sempre dai giudizi altrui, uno
dalla frenesia del commercio è condotto con il miraggio di guadagni di terra in terra,
di mare in mare; alcuni, smaniosi di guerra, sono continuamente occupati a creare
pericoli agli altri o preoccupati dei propri; c’è chi si logora in una volontaria schiavitù,
all’ingrato servizio dei potenti; molti non pensano che ad emulare l’altrui bellezza o a
curare la propria; i più, privi di bussola, cambiano sempre idea, in balia di una leggerezza
volubile e instabile e scontenta di sé; a certuni non piace nessuna meta, a cui
dirigere la rotta, ma sono sorpresi dalla morte fra il torpore e gli sbadigli, sicché non
dubito che sia vero ciò che in forma di oracolo si dice nel più grande dei poeti: “piccola
è la parte di vita che viviamo”. Si: tutto lo spazio rimanente non è vita, ma tempo.

[Seneca, La brevità della vita, trad. it. di A. Traina, Milano, Rizzoli, 1994, pp.41-43]

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