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mercoledì 8 agosto 2012

L'avete fatto contro la gioia

L'avete fatto contro la gioia
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Un marmocchio ha le sue pene come tutti; è nel complesso così disarmato contro il dolore e la malattia! Ma è dal sentimento della propria impotenza che il fanciullo trae umilmente il principio della sua stessa gioia. Si rifugia in sua madre, capisci? Presente, passato, avvenire, tutta la sua vita è compresa in suo sguardo; e questo sguardo è un sorriso. Fuori dalla Chiesa, un popolo sarà sempre un popolo di trovatelli. Resta per loro la speranza di farsi riconoscere da Satana. Illusi ! Possono aspettarlo a lungo il loro piccolo Natale nero! Possono metterle nel camino le loro scarpe! Ecco che il diavolo già si stanca di deporvi mucchi di meccanismi fuori moda appena inventati: ormai non vi mette più che un minuscolo pacchetto di cocaina, d'eroina, di morfina, una qualunque sudiceria di polvere che non gli costa cara. Poveracci! Logoreranno persino il peccato... Per divertirsi non basta volerlo. Un bambolotto da quattro soldi può far la felicità di un piccino per tutta la stagione, mentre un ragazzo più grandicello sbadiglierà davanti a un giocattolo costosissimo. Perché? Perché ha perduto lo spirito dell'infanzia. Ebbene, la Chiesa è stata  incaricata dal buon Dio di mantenere nel mondo questo spirito d'infanzia, questa ingenuità, questa freschezza. Vorrei aver qui uno di quei dottorini che m'accusano di oscurantismo; gli direi: "Non è colpa mia se porto un vestito da beccamorto. Dopo tutto il Papa si veste ben di bianco, e i cardinali di rosso. Avrei diritto a passeggiare vestito come la Regina di Saba,  perché io porto la gioia. Ve la darei per niente, se me la domandaste.
La Chiesa dispone della gioia, di tutta la parte della gioia riservata a questo triste mondo. Quel che avete fatto contro di essa, l'avete fatto contro la gioia. V'impedisco forse di calcolare la processione degli equinozi o di disintegrare gli atomi? Ma a che vi servirebbe fabbricare la vita stessa, se avete perduto il senso della vita? Non avreste più che da farvi saltare le cervella davanti alla vostra sorte. Fabbricate vita finché volete. La cosa andrà bene finché la vostra industria e i vostri capitali vi permetteranno di fare del mondo una fiera, con meccanismi che girano a velocità vertiginose, nel fracasso dei bronzi e nell'esplosione dei fuochi d'artificio. Ma aspettate, aspettate il primo quarto d'ora di silenzio. Allora, la sentiranno la parola: non quella che hanno rifiutato, che diceva tranquillamente: "Io sono la Via, la Verità e la Vita". Ma quella che sale dall'abisso: " Io sono la strada chiusa per sempre, la strada senz'uscita, la menzogna e la perdizione.
 (dal Diario di un Curato di Campagna di G. Bernanos, 1936)

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