Il dono del silenzio
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sabato 11 agosto 2012
Viviamo in un’epoca di
inquinamento. Oltre a quello atmosferico e quello luminoso c’è, non meno
pericoloso per l’uomo, l’inquinamento acustico. Il silenzio sta
diventando un bene raro, come l’acqua. Ma, mentre dell’acqua non si può
fare a meno, si pensa di poter vivere senza silenzio. Anzi, i più non si
rendono conto della sua assenza.
Per me, invece, esso è stato il compagno
più desiderato degli ultimi quarant’anni. La mia giornata inizia con il
silenzio, con più di un’ora di raccoglimento e lettura. Non potrei più
vivere se non potessi iniziare il nuovo giorno preparandomi attraverso
un dialogo personale con Dio. Egli non è un essere lontano, assente: è
soltanto invisibile, per poter accompagnare ogni uomo, ma parla e si
rivela attraverso un’infinità di segni. «La Parola zittì chiacchiere
mie», ha scritto Clemente Rebora (C. Rebora, Curriculum vitae).
Il silenzio non è l’assenza delle
parole. Esso è, piuttosto, il tempo vissuto con la consapevolezza che
non sarà la nostra attività a salvarci. L’ancora della nostra vita non
può essere l’azione. Quando è ricercata per se stessa, l’azione ci
svuota, ci stanca, ci distrugge. Occorre sempre riscoprire la radice e
la forza che possano sostenere il nostro fare. Per questo è necessario
il silenzio. Molte volte la nostra ricerca spasmodica di agire non è
altro che l’espressione della nostra paura di trovarci soli con noi
stessi o soli di fronte agli altri. Pensiamo a questa possibilità
identificandola con il vuoto, con il nulla. Paura che dal fondo di noi o
dallo sguardo dell’altro emergano le domande a cui non sappiamo o non
vogliamo dare risposta: dove sto andando? Che cosa cerco? Che cosa vale
di più per la mia vita?
Per profittare del tempo occorre avere
il coraggio di porsi queste domande e la gioia di cercare le risposte.
Io non voglio il silenzio per non sentire o non vedere. Lo desidero per
poter vedere più in profondità, per poter ascoltare le parole più
importanti, per potermi soffermare su di esse. Se esso esige una certa
lontananza dai rumori è per farmi entrare più profondamente nella
realtà, per scoprire il volto vero delle cose che spesso è nascosto come
dietro a un velo.
Mi ha impressionato sentire Maria Callas
in una delle rare interviste filmate, trasmessa qualche anno fa dalla
televisione. Rispondendo a una domanda su quale fosse, secondo lei, la
cosa più importante che aveva vissuto nel canto, disse più o meno così:
«Il silenzio. Tutta la grandezza del canto sta nei silenzi fra le
parole»
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