Le sferzate di Caterina
di Luigi Negri
03-03-2012
Dal numero in uscita del mensile "Studi Cattolici" pubblichiamo questo articolo di mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro.
Adriano VI (Papa dal 1522 al 1523) comprese la gravità dell’eresia e dello scisma luterano, ma comprese anche la gravità della situazione interna della Chiesa. Il nunzio Francesco Chieregati lesse a nome del Papa una Istruzione alla Dieta di Norimberga, il 3 gennaio 1523. Testo senza precedenti nella storia della Chiesa. Dopo aver confutato l’eresia luterana, nell’ultima e più notevole parte dell’Istruzione, Adriano tratta della defezione della suprema autorità ecclesiastica di fronte ai novatori.
«Dirai ancora», ecco l’espressa istruzione che egli dà al nunzio Chieregati, «tutti noi, prelati ed ecclesiastici, abbiamo deviato dalla strada del giusto e da lunga pezza non v’era alcuno che facesse bene. Dobbiamo quindi noi tutti dare onore a Dio e umiliarci innanzi a Lui: ognuno mediti perché cadde e si raddrizzi piuttosto che venir giudicato da Dio nel giorno dell’ira sua. Perciò tu in nome nostro prometterai che noi vogliamo porre tutta la diligenza perché venga migliorata prima di tutto la Corte romana, dalla quale forse hanno preso il loro cominciamento tutti questi mali; allora come di qui è partita la malattia, di qui anche comincerà il risanamento, a compiere il quale noi ci consideriamo tanto più obbligati perché tutti desiderano tale riforma. Noi non abbiamo mai agoniato la dignità papale e avremmo più volentieri chiuso i nostri occhi nella solitudine della vita privata: volentieri avremmo rinunciato alla tiara e solo il timore di Dio, la legittimità dell’elezione e il pericolo di uno scisma ci hanno indotto ad assumere l’ufficio di sommo pastore, che non vogliamo esercitare per ambizione, né per arricchire i nostri congiunti, ma per ridare alla Chiesa santa, sposa di Dio, la sua primiera bellezza, per aiutare gli oppressi, per innalzare uomini dotti e virtuosi, in genere per fare tutto ciò che spetta a un buon pastore e a un vero successore di san Pietro. «Però nessuno si maravigli se non eliminiamo d’un colpo solo tutti gli abusi, giacché la malattia ha profonde radici ed è molto ramificata. Si farà quindi un passo dopo l’altro e dapprima si ovvierà con medicine appropriate ai mali gravi e più pericolosi affinché con una affrettata riforma di tutte le cose non si ingarbugli ancor più il tutto. A ragione dice Aristotele che ogni improvviso cambiamento è pericoloso alla repubblica».
Nella Lettera a un grande Prelato, Santa Caterina da Siena (1347-1380) aveva scritto: «Non dormite più in negligenzia; adoperate nel tempo presente ciò che si può. Credo che vi verrà altro tempo che anco potrete più adoperare; ma ora pel tempo presente vi invito a spogliare l’anima vostra d’ogni amore proprio, e vestirla di fame e di virtù reale e vera, a onore di Dio e salute dell’anime. Confortatevi in Cristo Gesù dolce amore: che tosto vedremo apparire i fiori. Studiate che il gonfalone della Croce tosto si levi; e non venga meno il cuore e l’affetto vostro per veruno inconveniente che vedeste venire; ma più allora vi confortate, pensando che Cristo crocifisso sarà il facitore e adempitore degli spasmati desideri de’ servi di Dio. Non dico di più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso: ponetevi in croce con Cristo crocifisso; nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso: fatevi bagno nel sangue di Cristo crocifisso. Perdonate, Padre, alla mia presunzione. Gesù dolce, Gesù amore».
Il Magistero e la santità ci interpellano in modo radicale. È in questione la verità della nostra vita cristiana e, quindi, la verità della santa Chiesa. «Qui habet aures audiendi, audiat».
«Dirai ancora», ecco l’espressa istruzione che egli dà al nunzio Chieregati, «tutti noi, prelati ed ecclesiastici, abbiamo deviato dalla strada del giusto e da lunga pezza non v’era alcuno che facesse bene. Dobbiamo quindi noi tutti dare onore a Dio e umiliarci innanzi a Lui: ognuno mediti perché cadde e si raddrizzi piuttosto che venir giudicato da Dio nel giorno dell’ira sua. Perciò tu in nome nostro prometterai che noi vogliamo porre tutta la diligenza perché venga migliorata prima di tutto la Corte romana, dalla quale forse hanno preso il loro cominciamento tutti questi mali; allora come di qui è partita la malattia, di qui anche comincerà il risanamento, a compiere il quale noi ci consideriamo tanto più obbligati perché tutti desiderano tale riforma. Noi non abbiamo mai agoniato la dignità papale e avremmo più volentieri chiuso i nostri occhi nella solitudine della vita privata: volentieri avremmo rinunciato alla tiara e solo il timore di Dio, la legittimità dell’elezione e il pericolo di uno scisma ci hanno indotto ad assumere l’ufficio di sommo pastore, che non vogliamo esercitare per ambizione, né per arricchire i nostri congiunti, ma per ridare alla Chiesa santa, sposa di Dio, la sua primiera bellezza, per aiutare gli oppressi, per innalzare uomini dotti e virtuosi, in genere per fare tutto ciò che spetta a un buon pastore e a un vero successore di san Pietro. «Però nessuno si maravigli se non eliminiamo d’un colpo solo tutti gli abusi, giacché la malattia ha profonde radici ed è molto ramificata. Si farà quindi un passo dopo l’altro e dapprima si ovvierà con medicine appropriate ai mali gravi e più pericolosi affinché con una affrettata riforma di tutte le cose non si ingarbugli ancor più il tutto. A ragione dice Aristotele che ogni improvviso cambiamento è pericoloso alla repubblica».
Nella Lettera a un grande Prelato, Santa Caterina da Siena (1347-1380) aveva scritto: «Non dormite più in negligenzia; adoperate nel tempo presente ciò che si può. Credo che vi verrà altro tempo che anco potrete più adoperare; ma ora pel tempo presente vi invito a spogliare l’anima vostra d’ogni amore proprio, e vestirla di fame e di virtù reale e vera, a onore di Dio e salute dell’anime. Confortatevi in Cristo Gesù dolce amore: che tosto vedremo apparire i fiori. Studiate che il gonfalone della Croce tosto si levi; e non venga meno il cuore e l’affetto vostro per veruno inconveniente che vedeste venire; ma più allora vi confortate, pensando che Cristo crocifisso sarà il facitore e adempitore degli spasmati desideri de’ servi di Dio. Non dico di più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso: ponetevi in croce con Cristo crocifisso; nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso: fatevi bagno nel sangue di Cristo crocifisso. Perdonate, Padre, alla mia presunzione. Gesù dolce, Gesù amore».
Il Magistero e la santità ci interpellano in modo radicale. È in questione la verità della nostra vita cristiana e, quindi, la verità della santa Chiesa. «Qui habet aures audiendi, audiat».
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