Chi è per la vita?
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Ci fa piacere pubblicare il testo di questo volantino ( La Chiesa e i cristiani per la vita) che abbiamo ricevuto, noi come molti (mai troppi) da Francesco Agnoli, strenuo e valoroso combattente sul fronte della vita da difendere sempre. Ci sembra importante non abbassare la guardia, anche quando la battaglia sembra perduta, e dare la massima diffusione: vinceremo noi, perché stiamo dalla parte giusta. C.
La Chiesa e i cristiani per la vita
I bambini neonati, a Roma antica come in Grecia, non erano
considerati persone e dunque, molto spesso, venivano uccisi, oppure
venduti. Il pater familias poteva rifiutarsi di allevarli, cioè
di sollevarli da terra e di riconoscerli, perché indesiderati, oppure
poteva farli esporre. In questo caso i bambini potevano morire di fame e
di freddo, quando non vi era qualcuno a salvarli, solitamente per farne
schiavi, per avviarli alla prostituzione, talora persino per
utilizzarli per arti magiche. Sappiamo di ritrovamenti, nelle fognature
romane, di ammassi di ossa appartenute a neonati, abbandonati e poi
buttati, appunto come residui e immondizie.
Nell’immagine sotto a sx la rupe Tarpea, a Roma: da questa rupe
venivano talora gettati i bambini indesiderati per i più svariati
motivi. Un esempio di questa cultura è la leggenda di Romolo e Remo: per
la tradizione due bambini esposti e nutriti, prodigiosamente, invece
che uccisi, da una lupa (foto a dx).
Il grande filosofo romano pagano Seneca riteneva l’annegamento dei
bambini alla nascita un evento ordinario e ragionevole se costoro erano
malformati. Tacito accusava i giudei ai quali “è proibito sopprimere uno
dei figli dopo il primogenito”, ritenendola un’altra delle loro usanze
“sinistre e laide”. Nell’antica Sparta, per fare un altro esempio, i
neonati venivano portati davanti al padre o al consiglio degli anziani.
Se perfettamente sani, di solito, venivano riconosciuti, altrimenti
venivano portati sul monte Taigeto e lì lasciati morire. Platone e
Aristotele erano entrambi favorevoli, in determinati casi,
all’infanticidio e all’aborto.
Ma l’infanticidio non fu praticato soltanto a Roma, o in Grecia, ma
in tutto il mondo antico. La leggenda del Minotauro ci ricorda i
fanciulli sacrificati in ambito medio orientale (cartaginesi e fenici)
al dio Moloch e Baal, mentre l’abbandono o il sacrificio agli dei di
infanti è attestato tra i Celti, i Galli, gli Scandinavi, gli Egizi…
Il celebre bioeticista animalista e laico Peter Singer, consigliere
dell’ex premier socialista spagnolo Zapatero in questioni etiche,
docente a Princeton, sostiene con forza l’idea che l’ antica
consuetudine dell’infanticidio sia da riscoprire anche oggi, insieme
all’aborto legale: infatti, se è vero che solo i cristiani la respinsero
con forza, argomenta Singer, vogliamo credere che essi siano stati gli
unici ad aver ragione, mentre tutti gli altri popoli e religioni del
passato, avrebbero avuto torto?
“L’uccisione dei neonati indesiderati- scrive Singer nel suo
“Ripensare la vita” -, o l’uso di lasciarli morire, è stata prassi
normale in moltissime società, in tutto il corso della preistoria e
della storia. La troviamo per esempio nell’antica Grecia, dove i bambini
handicappati venivano esposti sui pendii delle montagne. La troviamo in
tribù nomadi, come quella dei Kung del deserto del Kalahari, dove le
donne uccidono tutti i bambini nati, quando ci sia un figlio più grande
non ancora in grado di camminare. L’infanticidio era prassi corrente
anche su isole polinesiane come Tikopia, dove l’equilibrio tra risorse
alimentari e popolazione veniva mantenuto soffocando i bambini
indesiderati dopo la nascita. In Giappone, prima
dell’occidentalizzazione, il ‘mabiki’, parola nata dalla prassi di
sfoltire le piantine di riso per consentire a tutte quelle restanti di
fiorire, ma che finì per indicare anche l’infanticidio, era ampiamente
praticato non solo dai contadini, che potevano contare su modesti
appezzamenti di terreno, ma anche dai benestanti”.
Con la diffusione del cristianesimo, dunque, in buona parte del
mondo, aborto e infanticidio divennero culturalmente inaccettabili, e
quindi fenomeni molto più rari e circoscritti; si svilupparono opere di
carità e di assistenza per i bambini abbandonati e per le famiglie in
difficoltà (nacquero orfanotrofi, brefotrofi, ruote degli esposti…);
inoltre le legislazioni, a partire da Costantino, vietarono
l’infanticidio e intervennero affinché le famiglie bisognose, aiutate
dallo Stato, non ricorressero all’infanticidio o alla vendita dei loro
figli per motivi economici. Nel 374 d. C. il padre di un bambino esposto
poteva essere condannato alla pena capitale: incredibile ribaltamento
della cultura pagana, in cui il padre era intoccabile e il figlio un
oggetto!.
Ecco alcune frasi scritte dai primi cristiani:
- Un documento molto importante del cristianesimo del II secolo, proveniente dall’Asia Minore, la Lettera a Diogneto, afferma: «I cristiani… si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati».
- San Giustino, nella sua Apologia prima, al capitolo XXVII afferma: «A noi [cristiani], per non commettere alcuna ingiustizia o empietà, è stato insegnato che è proprio dei malvagi esporre i neonati: prima di tutto, perché vediamo che sono tutti avviati alla prostituzione, e non solo le fanciulle, ma anche i giovinetti; e, come si dice che gli antichi allevassero greggi di buoi o di capre o di pecore o di cavalli, così ora allevano anche fanciulli solo per farne un uso vergognoso».
- Nella Didachè, un documento della Chiesa del I secolo, si legge: «Tu non ucciderai con l’aborto il frutto del tuo grembo, né farai perire il bambino già nato».
E’ importante ricordare, per comprendere questo immenso cambiamento
culturale, che il cristianesimo si presenta come la religione del Dio
che si è fatto Bambino.
L’attenzione verso i fanciulli ha portato la civiltà cristiana a
costruire le ruote degli esposti (foto a sinistra), dove i genitori
senza mezzi potevano lasciare i loro bambini, certi che sarebbero stati
accolti, amati ed educati da altri, e gli orfanotrofi. La ruota vera
e propria, che diverrà il metodo più diffuso per raccogliere gli
esposti, risale, a quanto sembra, a Papa Innocenzo III, il protettore
dell’Ospedale di Santo Spirito (1214), che la sponsorizzò come mezzo per
salvare bambini gettati nel Tevere o in mezzo al letame da genitori
disperati: essa veniva annessa a molti conventi e talora alle chiese e
agli ospedali. Quanto agli orfanotrofi, già nel V secolo Galla Placidia,
figlia dell’imperatore cattolico Teodosio, accoglieva nel suo palazzo
di Ravenna bambini abbandonati nelle strade e sui sagrati delle chiese.
Nello stesso periodo, a Lione, tale Giberto apriva un asilo per bambini
abbandonati. Nel 787, a Milano, l’arciprete Dateo accoglieva i bambini
abbandonati in una sorta di conchiglia sulla porta della chiesa, e si
dedicava ad allevare, con l’aiuto di balie, bambini raccolti “per cloacas et sterquilinia fluminaque”.
All’incirca negli stessi anni, nelle chiese di Tours e di Angers,
“c’erano vasche di marmo destinate a ricevere bambini che venivano
deposti lì dai loro genitori”. Più avanti nel tempo, a Firenze, sarebbe
nato il celeberrimo Spedale degli Innocenti (nella foto a destra un
particolare), che nei secoli ha salvato la vita di decine di migliaia di
fanciulli e fanciulle. Tra i più importanti orfanatrofi medievali
italiani si possono ricordare l’Ospedale Rodolfo Tanzi, di Parma (1202);
l’Ospizio dei Trovatelli, istituito a Pisa dal monaco camaldolese
Domenico Vernagalli, prima del 1218; l’Ospizio dei Bastardelli, fondato a
Vicenza, nel 1233, dalla famiglia Porto; il famoso “Pio Ospedale della
Pietà”, o “Santa Maria della Pietà”, ideato dal frate francescano
Petruccio d’Assisi, che accorgendosi dell’aumento dei fanciulli
abbandonati prima prese in affitto, con i soldi delle elemosine che
raccoglieva gridando “pietà, pietà”, diciassette casette per i suoi
assistiti, poi ottenne l’aiuto di donatori privati e persino del senato
della Serenissima Repubblica (1346).
Dove però il cristianesimo non ha modellato profondamente la cultura,
l’infanticidio è purtroppo praticato ampiamente, e, soprattutto,
ritenuto accettabile dalla società: in alcuni paesi africani, in Cina,
in India… In particolare, tra Cina ed India mancano oggi all’appello
circa 100 milioni di bambine, uccise con l’aborto selettivo, o anche
dopo la nascita.
«Prima degli anni Ottanta, alle bambine indiane veniva riempita la bocca di troppo riso, per soffocarle,
oppure finivano ammazzate con grandi dosi di oppio. O anche,
semplicemente, gettate via, o lasciate morire di fame. Poi è arrivata
l’ecografia. Oggi è possibile fare diagnosi ecografiche persino nei
villaggi ancora privi di acqua potabile o di aspirine. “Nel Punjab,
Monica Das Gupta della Banca mondiale ha scoperto che le seconde e terze
figlie femmine di madri ricche e istruite morivano in misura maggiore
entro il quinto giorno dei loro fratelli”, racconta l’Economist. Lo
scenario è apocalittico. “Così come nel corso della storia gli eufemismi
sono stati usati per mascherare l’assassinio di massa, termini come
‘feticidio femminile’, ‘preferenza maschile’ e ‘selezione sessuale’ sono
oggi coperture per omicidi su larga scala”, dice il dottor Puneet Bedi,
consulente del governo indiano. Le chiamano “kudi-maar”, omicidii di
bambine. Quando nel Punjab venne introdotta la prima macchina per
l’ecografia, nel 1979, c’erano 925 femmine ogni 1.000 maschi. Nel 1991
erano scese a 875 e nel 2001 addirittura a 793. E’ in India che il
fenomeno ha acquisito una dimensione in grado di oscurare il futuro
stesso del continente e responsabile della scomparsa di un sesto della
popolazione mondiale…» (Il Foglio, 5 marzo, 2010).
In
tutto il mondo, però, l’idea del rispetto dei bambini è stata portata,
soprattutto dai missionari, che hanno costruito dovunque orfanatrofi e
scuole, come fece Madre Teresa.
Se la civiltà occidentale, oggi, non conosce più l’infanticidio, o
quantomeno lo vitupera, rendendolo marginale, ha però visto
l’introduzione in molte legislazioni, dell’aborto (anche sino al nono
mese, come in alcuni stati degli Usa). I primi a legalizzare l’aborto
sono stati i regimi atei e materialisti del Novecento: il comunismo
sovietico di Lenin e il nazionalsocialismo di Hitler. Fino alla
legalizzazione, avvenuta nel secondo dopo guerra, in moltissimi paesi
dell’Occidente e del mondo (Inghilterra 1968, Usa 1973, Italia 1978…).
Eppure oggi, grazie alla scienza e alla tecnica, sappiamo molto bene chi
sia un feto nell’utero materno: qualcuno, non qualcosa. Non un “grumo
di cellule”, da estirpare con i ferri del chirurgo, ma un figlio.
Oggi disposizione delle mamme e dei padri in difficoltà,
in Italia, vi sono i Centri di Aiuto alla Vita, il Progetto Gemma, il
telefono Verde SOS Vita (8008-13000) e varie altre associazioni, come Il
dono (www.il-dono.org), La quercia millenaria, le Case Famiglia della
Comunità Giovanni XIII ecc..
Libertà e persona (www.libertaepersona.org) è una delle oltre 100 associazioni che aderiscono alla Marcia nazionale per la Vita, che si svolgerà a Roma il 12 maggio (preceduta da un grande convegno sulla vita): www.marciaperlavita.it; tel. info@marciaperlavita.it; tel. 06-3220291/06-3233370.
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