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lunedì 23 luglio 2012

Scienza e Fede

Scienza e Fede
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SCIENZA E FEDE NEL MISTERO RIVELATO  DI DIO
procedano assieme per dare all’uomo
LA CONOSCENZA DELLA VERITA’
PRIMA PARTE


DICHIARAZIONI DI SCIENZIATI SULLE LORO CONVINZIONI PERSONALI RIGUARDO AL TEMA, “SCIENZA E RELIGIONE”


1) E. DENNERT nella sua opera Religion der Naturforcher ha condotto un’indagine sulla posizione religiosa di 300 fra scienziati e medici e ha accertato un atteggiamento negativo solo in 20; gli è rimasta sconosciuta la posizione di 38. Tutti gli altri si sono dimostrati credenti. Scienziati eminentissimi hanno espresso con parole spesso commoventi la loro convinzione.

2) ISAAC NEWTON (1653-1723) al termine della sua Philosophiae naturalis principia mathematica conclude:
 «Le meravigliose istituzioni del sole, dei pianeti, delle comete possono esistere solo in base ad un piano di un essere onnisciente e onnipotente e solo in base alla sua direttiva. E se ogni stella fissa è il centro di un sistema solare, tutto l’universo è chiaramente disposto secondo un piano unitario, il regno di un solo e dello stesso Signore. Ne segue che Dio è il Dio veramente vivo, onnisciente e onnipotente, l’essere infinitamente perfetto, che si eleva al di sopra dell’universo».

3) GIOVANNI KEPLERO (1571-1630), uno dei più grandi astronomi, nel suo Prodromus (1596) trova manifiche parole di lode a Dio:
«Grande Maestro nel mondo, io guardo ammirato le opere delle tue mani, costruite secondo cinque forme artistiche e nel mezzo il sole, dispensatore di luce e di vita, che governa e dirige secondo sacre leggi e pianeti nel loro diverso corso… Padre del mondo, cosa ti spinse ad elevare una piccola, debole creatura di terra così in alto, sì che è avvolta di splendore; un re che domina, quasi un Dio, poiché egli ti segue nei tuoi pensieri?».

4) BLAISE PASCAL (1623-1662), il famoso matematico. Riportiamo lo scritto trovato cucito entro la fodera del vestito dopo la sua morte. Risale alla «Nuit de feu», la notte del fuoco del 23 novembre 1654, ed in esso Pascal annota la sua esperienza di estasi spirituale che risolve in modo definitivo i suoi dubbi e l’orienta decisamente verso la fede.
Anno di grazia 1654

Lunedì, 23 novembre, giorno di S. Clemente, papa e martire, e di altri nel martirologio.
Vigilia di S. Crisogono martire e di altri.
Dalle ore 10 e mezzo circa di sera fino alla mezzanotte e trenta circa.

 
FUOCO

Dio di Abramo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe.
Non dei filosofi e dei sapienti.
Certezza. Certezza. Sentimento. Gioia. Pace.
Dio di Gesù Cristo.
Deum meum et Deum vestrum.
Il tuo Dio sarà il mio Dio.
Oblio del mondo e di tutto fuorché di Dio.
Egli non si trova che per le vie indicate nel Vangelo.
Grandezza dell’anima umana.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto.
Io me n’ero allontanato.
Hanno abbandonato me, fonte d’acqua viva.
Mio Dio, m’abbandonerete voi?
Che io non ne sia separato in eterno.
Questa è la vita eterna, che essi conoscano te, unico vero Dio e colui che tu hai inviato, Gesù Cristo.
Gesù Cristo!
Gesù Cristo!
Io me n’ero separato; io l’ho fuggito, rinnegato, crocifisso.
Che non ne sia separato mai più!
Egli non si conserva che per le vie insegnate nel Vangelo.
Rinuncia totale e dolce
Sottomissione totale a Gesù Cristo e al mio direttore.
Eternamente in gioia per un giorno di pratica di pietà sulla terra.
Non dimenticherò le tue parole. Amen.


5) Il francese AUGUSTIN LOUIS CAUCHY (1778-1857), uno dei più importanti matematici del XIX secolo, ci ha lasciato scritto in un suo opuscolo:
«Io sono cristiano, cioè credo alla divinità di Gesù Cristo, come hanno creduto Tycho Brache, Copernico, Descartes, Newton, Fermat, Leibniz, Pascal, Grimaldi, Eulero, Guldin, Boscovich, Gerdil, come tutti i grandi astronomi, tutti i grandi matematici dei diversi secoli. Toccherete con mano che la mia convinzione non si nutre di pregiudizi ereditati, vedrete da quale approfondita ricerca scaturisce. Io sono cattolico sincero come lo furono Corneille, Racine, La Bruyere, Bourdalone, Fenelon, come lo fu e ancor oggi lo è la maggior parte degli uomini più insigni del nostro tempo, tra astri di primaria grandezza delle scienze esatte, della filosofia, della letteratura, il maggior lustro delle nostre accademie».

6) HANS CHRISTIAN OERSTEDT (1777-1851), fondatore dell’elettromagnetismo, dichiara:
«La scienza ha questo in comune con la religione, che essa tende a elevarci oltre il sensibile… Nonostante la religione tenda a insegnare qualcosa di meglio, l’uomo è troppo incline a considerare il mondo corporeo come la vera esistenza. Non dovrebbe contribuire molto a strapparlo da questo angusto ragionamento il vedere che la terra, che secondo la sua immaginazione era il saldo sostegno di tutto, è solo un elemento mobile in un mondo più ampio? e che cielo e terra sono solo un’apparenza dietro la quale si cela un ordine naturale più profondo e durevole?… Se non lo si sapesse già in precedenza, si dovrebbe apprendere a questo punto che noi non siamo niente a confronto con Dio ma siamo invece qualcosa per mezzo di Dio».
7) Il conte ALESSANDRO VOLTA (1745-1827), lo scopritore dell’elettricità di contatto tra le diverse sostanze, ascoltava ogni giorno la messa e recitava quotidianamente il rosario. Nelle festività si accostava alla comunione. Egli stesso istruì i figli nelle verità fondamentali del catechismo. Dalla sua famosa lettera del 6-1-1815 riportiamo i seguenti brani:
«Riconosco questa fede per un dono di Dio: né però ho tralasciato i mezzi di vieppiù confermarmi in essa, studiandola nei suoi fondamenti, rintracciando con la lettura di molti libri apologetici ed anche contrari gli argomenti e ragioni che la rendono credibilissima anche all’umana ragione, e tale da doversi abbracciare da ogni animo non pervertito dai vizi e da passioni. Possa questa protesta, che mi viene da taluno ricercata e ch’io di buon grado rilascio scritta e sottoscritta di mia mano, produrre qualche buon frutto».
8) ANDRÈ MARIE AMPERE (1775-1836), fondatore dell’elettrodinamica, diede al figlio questo ammonimento avviandolo alla vita:
«Studia le cose di questo mondo poiché è il dovere della tua professione; ma guardale con un occhio solo, l’altro sia costantemente rivolto alla luce eterna! Ascolta i sapienti, ma con un solo orecchio! Scrivi con una mano sola, con l’altra tieniti aggrappata alla veste di Dio, come un bimbo si tiene alla veste del padre! Senza questa precauzione ti sfracelleresti immancabilmente contro una roccia».
9) Il fisico inglese JAMES CLERK MAXWELL (1831-1879) si accostava ogni mese alla mensa del Signore. Ogni sera intonava le preghiere in seno alla sua famiglia. È l’autore di questa preghiera:
«Dio onnipotente, che hai creato l’uomo a tua immagine, gli hai donato un’anima spirituale, affinché ti ami e governi le tue creature, insegnaci a studiare le opere della tua mano, affinché noi assoggettiamo il mondo al nostro dominio e il nostro spirito si rafforzi al tuo servizio. Fa che accogliamo il tuo santo insegnamento così che crediamo in Colui che hai mandato ad annunciare la salvezza e a rimettere i nostri peccati. Di tutto questo ti preghiamo in nome dello stesso Signore nostro Gesù Cristo».
10) ROBERT MAYER (1814-1878), scopritore dell’equivalente meccanico del calore e della legge della conservazione dell’energia, così si espresse al Congresso degli scienziati di Innsbruck nel 1869:
«Sappiamo che senza un processo chimico è impossibile una comunicazione telegrafica. Ma chi sarebbe così ingenuo da ritenere il contenuto del telegramma una funzione del processo fisico o chimico che si compie nel filo conduttore? Lo stesso vale per quel che riguarda il cervello e il pensiero. Il cervello è solo lo strumento, ma strumento non è lo spirito che si serve di esso. Lo spirito non appartiene alla sfera del senso, per cui non può fornire alcun oggetto di esperimento per il fisico e lo studioso di anatomia… E con questo pensiero concludo. Con convinzione scaturista dal cuore grido a tutto il mondo: la vera filosofia non può essere altro che la scuola preparatoria alla religione cristiana».
11) Il paleontologo GEORGE CUVIER (1769-1832), fondatore della teoria delle catastrofi o dei cataclismi, aveva una profonda religiosità personale. Del racconto biblico Gn. 2,19 egli dice:
«I nostri libri sacri subito all’inizio ci presentano il Creatore che fa sfilare davanti agli occhi del primo uomo le sue creature e gli ordina di dar loro un nome. Questo procedimento ci insegna in modo abbastanza chiaro che uno dei nostri primi doveri consiste nel lasciar penetrare in noi la bontà e la sapienza dell’artefice della natura attraverso uno studio costante delle opere della sua onnipotenza».
12) JEAN BAPTISTE DE LAMARK (1744-1829), fondatore del lamarchismo, nella sua Philosophie zoologique scrive:
«La natura, questo insieme immenso di tutti i diversi esseri e corpi, nelle cui parti tutte c’è un eterno ciclo di movimenti e trasformazioni secondo determinate leggi, questa totalità che sola è immutabile, fintanto che piace al Suo Autore sublime che essa esista, dev’essere considerata come un tutto, formato dalle sue parti per un fine che solo il Suo Autore conosce e non esclusivamente per una di queste parti».
13) KARL ERNST VON BAER (1792-1876), il fondatore dell’embriologia moderna, è l’autore di queste frasi particolarmente incisive:
«Una quadruplice brama, non concessa all’animale, è stata posta dal Creatore nel cuore dell’uomo per dominare la sua natura animale: la brama della santità, che noi chiamiamo fede, l’imperativo del dovere che noi chiamiamo coscienza, il piacere della conoscenza che noi chiamiamo brama di sapere e la gioia del bello che noi chiamiamo senso artistico. Questa brama quadruplice per la quale sola si può dire che l’uomo è l’immagine di Dio, è il magnete che guida misteriosamente l’umanità nel suo sviluppo e deve necessariamente continuare a guidarla nella sua civiltà, poiché Egli l’attira secondo i suoi quattro interessi eterni, la religione, la virtù, la scienza e l’arte» (Discorsi, I, 1.116).
14) JOHANN WOLFGANG VON GOETHE (1749-1832), i cui scritti di morfologia suscitano oggi un interesse sempre più vivo, lo scopritore dell’osso palatino, nel suo dialogo con Eckermann del 2 agosto 1830 dichiara:
«Lo sguardo sarà rivolto alle grandi massime della creazione nella misteriosa officina di Dio! Cosa è infatti il contatto con la natura, se noi ci occupiamo analiticamente solo delle singole parti materiali e non sentiamo il respiro dello spirito che prescrive ad ogni parte la direzione e doma o sancisce ogni digressione mediante una legge interiore?»
Il ventesimo secolo non è meno ricco di testimonianze dei secoli passati. È un’affermazione priva di fondamento, inculcata a scopo propagandistico, quella che sentenzia: «Tutte le vie della scienza naturale moderna portano al materialismo». Di fatto la fase antimetafisica, ateistica e materialistica della scienza è passata. Ascoltiamo le dichiarazioni di importanti scienziati moderni e ce ne convinceremo.
15) Il premio Nobel per la fisica ROBERT MILLIKAN nella sua autobiografia (1950) dichiara:
«In altre parole il materialismo così come lo si intende comunemente è una filosofia assurda e irrazionale e credo che in realtà sarà considerata tale dalla maggior parte degli uomini che riflettono… Religione e scienza sono dunque nella mia analisi le due grandi forze sorelle che hanno fatto e sempre faranno progredire l’umanità. Entrambe sono necessariamente imparentate fra loro…»
16) Chiarissima e indubbia si esprime la fede di ALBERT EINSTEIN nell’esistenza di un Dio soprannaturale e personale nell’intervista rilasciata ad un giornale americano nel 1950:
«L’opinione corrente che io sia ateo si basa su un grosso errore. Chi lo deduce dalle mie teorie scientifiche si vede che non le ha comprese. Mi ha frainteso completamente, e mi compie un cattivo servizio, se diffonde notizie sbagliate circa la mia posizione di fronte alla religione…
Credo in un Dio personale e posso dire con piena coscienza che nella mia vita non ho mai indulto ad una concezione ateistica. Già da giovane studente ho ricusato il punto di vista scientifico degli anni ottanta, e considero le dottrine evoluzionistiche di Darwin, Haeckel, Huxley, come tramontate senza speranza. Bisogna pensare che l’evoluzione continua, non solo nella tecnica, ma anche nella scienza, soprattutto nell’ambito delle scienze naturali. Della maggior parte dei rappresentanti di questo tipo di scienza si può dire che essi si trovano d’accordo nell’affermare che religione e scienza si fronteggiano senza essere ostili. Ci sono naturalmente alcuni studiosi dottrinali che si trovano ancora allo stesso punto dei loro predecessori intorno al 1880.
Per quel che mi riguarda sono convinto che senza la religione, l’umanità si troverebbe oggi ancora allo stato di barbarie. Tutta la vita comunitaria si svolgerebbe secondo rapporti inimmaginabilmente primitivi, non ci sarebbe sicurezza, né per la vita né per la proprietà, ed è mia convinzione che la lotta di tutti contro tutti, che è un eterno istinto umano, diverrebbe ancor più crudele di quanto accade oggi. È stata la religione che ha permesso all’umanità di progredire in tutti i campi».
In questo testo Einstein spiega anche la sua concezione di Dio, che è parte senz’altro della rilevazione cristiana.
«Il sentimento più profondo e sublime di cui siamo capaci è l’esperienza mistica. Solo da essa nasce la vera scienza. Chi è estraneo a questo sentimento, chi non sa più provare meraviglia o perdersi nel profondo rispetto è spiritualmente già morto. Sapere che l’Imperscrutabile esiste realmente e che si rivela come la somma verità e la più luminosa bellezza, di cui noi possiamo avere solo un’oscura intuizione – sapere questo, intuire questo – sono il nucleo di ogni vera religiosità… La mia religione consiste nell’umile adorazione di un essere infinito spirituale di natura superiore che rivela se stesso nei piccoli particolari che noi possiamo percepire con i nostri sensi piccoli e insufficienti. Questa convinzione profonda, basata sul sentimento dell’esistenza di una forza pesante superiore, che si manifesta nell’universo imperscrutabile, costituisce il contenuto della mia concezione di Dio».
17) THOMAS ALVA EDISON (1847-1931), lo scopritore della lampadina elettrica, del cinematografo, del grammofono, possessore di più di 1200 brevetti americani, dopo essere salito sulla Torre Eiffel a Parigi scrisse nel libro d’oro:
«Al signor Eiffel, l’ingegnere e audace costruttore del gigantesco e unico esemplare di ingegneria moderna, dedica queste parole un uomo che ha il massimo rispetto e la massima ammirazione per tutti gli ingegneri, specie del più grande di tutti: Dio!».
18) MAX PLANCK (1858-1947), fondatore della teoria dei quanti, che ha rivoluzionato la fisica moderna, trattava spesso nelle sue opere e conferenze problemi etici e religiosi. Egli parla con profondo rispetto dell’esistenza e della natura di Dio, dell’importanza della religione e del cristianesimo. Due temi gli erano particolarmente cari: il problema della legge della causalità e del libero arbitrio e il rapporto tra religione e scienza.
«In qualunque direzione e per quanto lontano noi possiamo vedere, non troviamo da nessuna parte una contraddizione tra religione e scienza, ma piuttosto un pieno accordo nei punti più decisivi. Religione e scienza non si escludono, come alcuni oggi credono o temono, ma si completano e si condizionano a vicenda. E la prova più immediata per la compatibilità tra religione e scienza, anche per una considerazione critica radicale, è rappresentata dal fatto storico, che proprio i più grandi scienziati di tutti i tempi, uomini come Keplero, Newton, Leibniz, erano penetrati da profonda religiosità. All’inizio della nostra epoca culturale, i cultori della scienza e i custodi della religione erano persino uniti nella stessa persona. La più antica scienza applicata, la medicina, era nelle mani dei preti, e i lavori di ricerca scientifica ancora nel medioevo erano coltivati soprattutto nelle celle dei monaci. Più tardi, nel progressivo raffinarsi e ramificarsi dalla cultura, i cammini si separano fra loro a poco a poco in modo sempre più netto, corrispondentemente alla diversità dei compiti a cui servono religione e scienza. Infatti come sapere e potere non possono essere sostituiti da una concezione sentimentale del mondo, così anche la retta posizione di fronte alle questioni morali, non può essere acquistata da una pura conoscenza razionale. Ma i due cammini non divergono, ma vanno paralleli fra loro e s’incontrano a distanza infinita nello stesso scopo» (Scienza, filosofia e religione, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1965, pp. 255-256).
19) A chi desidera avere una visione completa delle dichiarazioni degli scienziati americani viventi, che pubblicamente manifestano un atteggiamento affermativo nei riguardi della fede in Dio e della religione, ricordiamo la raccolta The evidence of God in a Expanding Universe (L’evidenza di Dio in un universo in espansione), edito a cura di John Clover Monsma in occasione dell’anno geofisico internazionale 1958. In essa 40 insigni studiosi e professori universitari americani – fisici, chimici, biologi, zoologi, botanici, matematici, astronomi, medici, ecc. – testimoniano chiaramente la loro fede in Dio. Presentiamo due dichiarazioni.
20) Il chimico THOMAS DAVID PARKS confessa:
«Io vedo ovunque intorno a me ordine e determinazione nel mondo inorganico. Non posso credere che essi esistano per causali fortunate combinazioni di atomi! Per me questo piano presuppone un’intelligenza, quest’intelligenza la chiamo Dio… Io personalmente ho trovato a spiegazione di queste meraviglie una soluzione esauriente, ascrivendo l’ordine della natura a una intelligenza suprema e il suo piano ad un creatore supremo, e in tutto ciò – più che una fredda programmazione razionale – io vedo la cura e l’amore di un grande creatore per le sue creature» (p. 76).
21) Lo zoologo RUSSEL LOWELL MIXTER dichiara:
«Quando si legge nella Bibbia che Dio ha creato l’uomo, gli animali, le piante, si può credere certamente che ciò che si vede nella natura è in accordo con tale fede. La Bibbia non è un testo scientifico. Ma essa trasmette i presupposti fondamentali della scienza. E ciò è per me una verità eternamente splendente che non si spegne mai – una verità che non perde nulla del suo splendore alla presenza di tutte le teorie materialistiche che mai siano state pensate e inventate – questa verità è che il Dio della Bibbia e il Dio della natura è lo stesso» (p. 99).
22) GUGLIELMO MARCONI (1874-1937), lo scopritore della telegrafia senza fili, uno dei più grandi fisici italiani, ha detto:
«Dichiaro con orgoglio di essere credente. Credo alla potenza della preghiera, vi credo non solo come cattolico, ma anche come scienziato».
23) Ascoltiamo ora WERNHER VON BRAUN, l’artefice prestigioso del Saturno V, che è stato chiamato «l’uomo della tecnica e della preghiera», un uomo, che oltre ad aver catapultato l’uomo sulla luna, si è interiormente e fortemente impegnato nei problemi religiosi: Dio e i rapporti tra Dio e il mondo:
«Per me la scienza e la religione sono due finestre di una casa, attraverso le quali noi vediamo la realtà del Creatore e le leggi che si manifestano nelle sue creature…
Io non posso assolutamente farmi un concetto del mondo, senza l’idea di Dio…
Quando più cresce la nostra esperienza intorno alla creazione di Dio, tanto più mi stupisce l’ordine e la perfezione delle leggi naturali. Da questa perfezione lo scienziato si fa un’idea del Creatore e dei suoi disegni sulla natura. Il rapporto uomo-Dio si fa più profondo nello scienziato credente, quanto più vasto diventa il suo sapere intorno alle leggi della natura…
In questo nostro tempo di voli spaziali in cui noi ci serviamo degli strumenti della scienza per penetrare in nuove regioni, la Bibbia resta sotto ogni rapporto un libro di attualità» (dal libro di Buzzetti, Da Wernher Von Braun alla scoperta di Dio, Roma 1970 passim…).
24) Quando i primi astronauti americani posarono il piede sul suolo lunare, questa fu la prima parola di Wernher Von Braun:
«Thank God! They made it!» «Sia ringraziato Dio! Ce l’hanno fatta!»
Non un atto di orgoglio o di vana compiacenza nella «mente laica» o nei prodigi della tecnica, ma un atto di umiltà e di riconoscenza al     Supremo autore dell’intelligenza umana.
Rammentando l’astronauta sovietico che affermò di non aver trovato Dio nei suoi viaggi spaziali, Von Braun si richiama a Borman:
«Frank Borman, il comandante del nostro Apollo 8, nel Natale scorso (1968) fu interrogato se egli avesse veduto Dio. La sua risposta suonò così: “No, neppure io l’ho visto; però ho sperimentato tutte le prove della sua esistenza”».
25) A proposito della frase che disse Juri Gagarin, di ritorno dallo spazio:
«Nello spazio non ho visto Dio», riportiamo la riposta che diede P. Dimitrij Dudko, un prete ortodosso, ad una fedele che gli chiedeva chiarimenti su questo punto durante le conversioni serali che questo Padre teneva con i fedeli nella Chiesa di S. Nicola a Mosca. Lo slogan di Gagarin è fritto e rifritto dalla propaganda ateistica sovietica. Lo si ritrova anche in un opera ufficiale del marxismo russo, Kuusinen e altri, Principi elementari del marxismo, Ed. Riuniti, I, p. 25 in questa forma: «Il quadro reale del mondo non lascia posto a Dio. Lalande, astronomo francese del settecento, ha detto efficacemente di aver indagato tutto il cielo, ma di non essere riuscito a trovare dio».
Domanda: Recentemente sono giunta alla fede, ma la mia fede non è ancora solida, spesso ho delle perplessità. Addirittura questo mi turba: hanno volato sullo Sputnik, ma non hanno visto Dio; dove si trova Dio e come fare a capirlo?
Risposta: … La perplessità riguardo allo Sputnik deriva dal fatto che non si sa chi è Dio. Dio non è certo un nonno seduto sulle nuvole. Un Dio simile sarebbe un idolo. L’idolatria si ha quando, al posto di Dio, viene adorato qualcun altro. Prima di tutto dobbiamo ricordare che non vediamo Dio per mezzo della nostra vista fisica; perciò non si poteva vederlo, naturalmente, dallo Sputnik. Ma non si deve pensare che quello che sia invisibile alla nostra vista fisica non esista. Noi non vediamo molte cose, spesso non vediamo le più importanti, ma solo le secondarie. Ciascuno di noi ha l’intelligenza, i sentimenti (sono le cose più importanti che abbiamo), eppure non sono visibili all’occhio fisico. Dio non si può collocare dentro le leggi della materia. Egli supera tutte le leggi a noi accessibili. Quindi noi che viviamo in un mondo fisico non dobbiamo cercar di vedere Dio con mezzi fisici, proprio perché Lui è invisibile. Soltanto i senzadio cercano di presentare Dio come un essere materiale. Loro non conoscono niente altro all’infuori della materia e per questo anche Dio per loro è materiale. E quando loro negano Dio, non negano il nostro Dio, ma il loro Dio, quello che si sono creati a loro immagine e somiglianza; è come se combattessero con la propria ombra. A pensarci bene, è una lotta ridicola. Ma noi credenti non dobbiamo deriderli, dobbiamo invece aver comprensione delle loro difficoltà e chiedere a Dio di illuminarli.
Dio è dappertutto, non esiste un luogo dove non sia. Un corpo fisico deve aver un posto determinato, ma lo spirito non ne ha bisogno. Per esempio, cerchiamo di immaginarci il nostro pensiero. Esso nello stesso momento può essere dappertutto, non può essere limitato. Eppure il pensiero non è ancora un puro spirito, mentre Dio lo è. Non c’è niente di strano quindi che Dio si trovi dappertutto. Lo disse molto bene il poeta russo Derzavin:
 
Lo Spirito che ovunque esiste ed è unico,
che non ha né posto né causa,
che nessuno poté percepire
che riempie tutto di sé,
tutto abbraccia, regge e custodisce
e che viene chiamato da noi Dio.
(padre Dimitrij Dudko, Parroco a Mosca, conversazioni serali, 1976, pp. 12-14).
26) LUIGI FANTAPPIÈ (1901-1956), insigne matematico universalmente riconosciuto, in una conferenza tenuta a Roma nel 1947, esprime la convinzione, che la scienza, liberata dai pregiudizi del materialismo, potrà diventare nel futuro la migliore alleata della religione nell’opera di elevazione spirituale dell’umanità.
«Gli sviluppi più recenti della scienza moderna ci mostrano dunque stampata nel gran libro della natura (che, diceva Galileo, è scritto in caratteri matematici), quella stessa legge di amore che è scritta nel Vangelo.
Quanto diverso è dunque l’atteggiamento della scienza moderna verso la religione da quello del secolo scorso, sotto l’impero del positivismo! Possiamo veramente dire che la scienza, che era materialistica nel secolo passato, si è andata sempre più spiritualizzando, fino a divenire oggi la migliore alleata della fede. E ciò non deve sorprendere, perché se la scienza è fatta non per fini utilitari, né per orgoglio di sapere, che acceca sempre, ma per il solo amore della verità per la verità, e se è vero, come è vero, che Dio stesso incarnato ci ha detto: “Io sono la Verità”, è evidente che la ricerca scientifica, condotta per il solo amore della verità, viene a coincidere in realtà con la stessa ricerca amorosa di Dio, e deve quindi fatalmente sboccare nell’amore di Dio e nella fede più sicuramente sentita.
È per questo che io ritengo che mai come nel momento attuale, in cui la scienza ha raggiunto una maggiore maturità, essa possa dare alla fede appoggi tanto validi, mezzi tanto potenti di penetrazione proprio fra quelle grandi masse di uomini, che, pur dicendo di non credere a Dio, credono però nella scienza e nella verità da essa portata. Approfittiamone dunque, e un nuovo, grande, glorioso periodo di sapere, di fede e di amore si aprirà per l’umanità intera».
(La migliore alleata della fede, in Don Giovanni Rossi, Uomini incontro a Cristo, Edizioni Pro Civitate Christiana, Assisi, 1950, pp. 208-213).
27) La stessa convinzione la troviamo espressa ai nostri giorni dal Prof. ANTONINO ZICHICHI, Presidente della Società Europea di Fisica (EPS), in una intervista concessa a Giuseppe Grieco e pubblicata in «Il bisogno di Dio», Ed. Rusconi, 1979, pp. 118-121:
«Professor Zichichi, lei è un uomo di fede?»
«Sì, sono un credente».
«E come concilia la sua fede con la sua scienza?»
«Le rispondo precisando innanzitutto che di questa “conciliazione”, come lei la chiama, uno scienziato non ha assolutamente bisogno. La presunta inconciliabilità tra scienza e fede è una delle grandi mistificazioni della cultura dominante, e cioè della cultura dei filosofi, dei letterati e dei falsi scienziati. Il dominio della fede, infatti non ha bisogno di essere corroborato dalla scienza. La fede, essendo un dono di Dio, è al di sopra e al di là della scienza».
«A proposito, quando parla di Dio, a quale Dio si riferisce precisamente?»
«In Dio in cui credo» risponde Antonino Zichichi «è il Dio della religione cattolica, che io professo e della quale sono praticante, e questo perché la scienza non fa diventare uomini di fede. Piuttosto, e proprio in quanto uomo di scienza, devo dirle che trovo assolutamente falso affermare che la scienza abbia trovato un solo fenomeno che sia in contrasto con Dio. Chi dice questo, mi creda, non sa cosa è la scienza».
«Eppure molti sostengono il contrario».
«Perché la scienza è stata mistificata dalla falsa cultura. Ancora oggi l’uomo comune è vittima di slogans che non hanno senso, come quello marxista secondo cui la religione sarebbe l’oppio dei popoli. Se mai l’oppio è Marx, che ha proclamato come verità assolute tante cose che poi non si sono avverate; oppio è Marcuse, che ha chiacchierato di “uomo a una sola dimensione” senza assolutamente sapere cosa sono in realtà le dimensioni».
«Perché è proprio cattolico, professor Zichichi?»
«Perché io credo che la religione cattolica sia di una tale, straordinaria struttura di valori da vincere il confronto con qualsiasi altra religione».
«Vogliamo parlare di questi valori?»
«Volentieri. La religione cattolica non è razzista perché ci insegna che siamo tutti figli dello stesso Dio. La scienza non può essere razzista perché pone tutti gli uomini sullo stesso piano di dignità. Se, per esempio, un negro scopre una nuova legge fisica, io bianco non posso non accettarla. La religione cattolica condanna la bugia. La scienza la combatte. Uno scienziato non può essere un bugiardo. Se raccontasse frottole, dopo pochi istanti sarebbe messo fuori dal gioco. La religione cattolica sostiene che, nella sua sfera, esistono leggi universali. Una delle caratteristiche fondamentali della scienza è la scoperta e l’affermazione delle leggi universali che regolano la natura. La religione cattolica predica l’umiltà. La scienza è nata da un atto di umiltà verso l’opera di Dio. Nel campo della scienza, l’autorità non può essere imposta con la forza ma deriva da valori intrinseci di chi fa scienza, esattamente come accade con la santità di un apostolo della fede. Infine, la religione cattolica esalta i valori individuali; la scienza dà all’uomo, come individuo, il massimo della conoscenza e della dignità. Insomma, i valori della religione e i valori della scienza sono valori paralleli. Non capisco proprio come si possa dire che l’una sia in contrasto con l’altra».
«Eppure Galilei…»
«Vuol dire che fu condannato dalla Chiesa quando enunciò un principio, quello d’inerzia che fu giudicato blasfemo dalla Chiesa stessa? Purtroppo, sono cose che possono capitare perché, in determinate circostanze, tutti possono sbagliare. Galilei, uomo di fede, si inchinò alla Chiesa: quella Chiesa che ha condannato al rogo Giovanna d’Arco, ma poi l’ha fatta santa. Io propongo che adesso faccia santo anche Galilei».
«Per i suoi meriti scientifici?»
«Perché no? Galilei ha inventato la scienza e io le assicuro che nessuna scoperta, mai, potrà superare questa straordinaria invenzione. L’uomo ha inventato tre cose veramente grandi: il linguaggio, la logica e la scienza. La prima di queste invenzioni risale a trecentomila anni fa, la seconda a duemila, la terza è opera di Galilei. Ecco perché egli ha diritto a un posto speciale nella storia dell’umanità. Ma non è questo il problema. La santità di Galilei conciste nel fatto che egli, uomo di fede, si inchinò alla Chiesa: un grande atto di umiltà che potrebbe, anche oggi, essere richiesto a uno scienziato cattolico che anticipasse troppo i tempi con le sue scoperte».
«C’è chi afferma che si è verificato nel mondo un ritorno a Dio perché gli uomini si sono spaventati di fronte a certe prospettive apocalittiche che scaturiscono dal progresso stesso della scienza».
«Questo è un altro esempio di mistificazione culturale che deriva dal fatto di confondere la ricerca scientifica con la ricerca tecnologica. La scienza è la logica della natura e non può fermarsi perché dobbiamo sapere fino in fondo come siamo fatti. La tecnologia è invece solo un derivato della scienza e quindi può e deve essere fermata quando si rivela una minaccia per l’umanità. Noi potremmo vivere benissimo in un mondo scientificamente avanzatissimo e tecnologicamente arretrato. È falso dire che esiste una scienza buona e una cattiva. La scienza è ricerca della verità. Accusarla è come accusare la religione di colpe che sono soltanto degli uomini. La scienza ha spiegato il mistero del sole, ha raggiunto oggi uno dei suoi momenti più alti, ma non è responsabile, per esempio, delle temute manipolazioni del codice genetico. La scienza ci ha detto che tutta la genetica è elettromagnetismo, ma si ferma qui. Chi pensa a “programmare” gli uomini futuri è un tecnologo, non uno scienziato. Quando Oppenheimer lavorava alla bomba H faceva tecnologia, non scienza. Noi scienziati, allo stato attuale della conoscenza, non possiamo non studiare il neutrone. Ma se uno di noi si mette a fabbricare la bomba al neutrone, cessa di fare scienza e diventa un tecnologo».
«Allora il problema, oggi, è come usare la scienza?»
«Non la scienza, ma la tecnologia» replica Antonino Zichichi.
«Ma questo è un problema essenzialmente politico: un problema che è sempre esistito, perché fin dall’età della pietra l’uomo è stato messo di fronte al problema di come usare certi strumenti. Cosa le ho detto al principio? Oggi l’uomo è come un bambino a cui è stato dato in mano un mitra. Bisogna neutralizzare questo mitra, impedire al bambino di provocare l’Apocalisse. E chi può farlo? Solo l’uomo che, ispirandosi sia alla scienza che alla religione, recupera quei valori fondamentali che sembrano essere andati smarriti. Ma si possono recuperare questi valori senza l’aiuto della fede? Io credo di no. Ecco perché ritengo che il mondo, più che mai, oggi abbia bisogno di Dio».
 
                                              P. CARLO COLONNA S.J.

 
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