F. Dostoevskij racconta il monaco russo per spiegarci cos’è la libertà

brano tratto dal romanzo “I fratelli Karamazov” (1879), pubblicato su www.heliodromos.it

«Padri e fratelli: che cos’è un monaco? Nel mondo, fra la gente istruita, questa parola viene pronunciata oggigiorno con un certo sarcasmo, e da taluni persino come un’ingiuria. E più si va avanti, peggio è. Ma è vero — oh, sì, è vero — che fra i monaci sono molti i parassiti, i dissoluti, i lussuriosi, e gli oziosi impudenti. E sono loro a venire additati dalle persone istruite e di mondo: “Voi” dicono “non fate nulla, siete di peso alla società, vivete del lavoro altrui, siete dei questuanti senza vergogna”. Eppure vi sono anche tanti monaci umili e pii, avidi di solitudine, di silenzio e di fervida preghiera. Ma costoro vengono citati di meno dalla gente, e magari non sono neppure nominati, e come si stupirebbero se mi sentissero affermare che proprio da questi uomini pii e desiderosi di solitudine e di preghiera verrà, forse, ancora una volta la salvezza della Russia! Poiché, in verità, si preparano, in silenzio, “a quel giorno e a quell’ora, a quel mese e a quell’anno”. 
In solitudinecustodiscono intanto, nella purezza della verità divina, intatta e sublime, l’immagine di Cristo che è stata tramandata dagli antichi padri, dagli apostoli e dai martiri, e quando occorrerà la mostreranno al mondo, ormai vacillante nella sua verità. È un’idea grande. E sarà dall’Oriente che comincerà a rifulgere.
«Questo penso del monaco, ed è forse una visione falsa o impudente, la mia? Guardati i laici e tutti coloro che si sono innalzati al di sopra del popolo di Dio: non hanno forse deformato l’immagine di Dio e la sua verità? Loro hanno la scienza, ma nella scienza vi è solo ciò che cade sotto i sensi. Il mondo spirituale, la metà più elevata dell’essere umano, è totalmente rinnegata, bandita con un senso di trionfo, di odio persino. Il mondo ha proclamato la libertà, soprattutto negli ultimi tempi, e che cosa scorgiamo in questa libertà? Unicamente schiavitù e suicidio! Poiché il mondo dice: “Hai dei bisogni, e allora appagali, perché hai gli stessi diritti di chi è ricco e potente. Non temere di appagarli, anzi incrementali”. Ecco quel che predica oggi il mondo. Ma che cosa provoca questo incrementare i propri bisogni? Nei ricchi la solitudine e il suicidio morale; nei poveri l’invidia e l’omicidio, perché i diritti sono stati concessi, ma i mezzi per appagare i propri bisogni non li hanno ancora indicati. Assicurano che il mondo sia destinato, più si va avanti, a unirsi, a stringersi in comunione fraterna e che ciò ridurrà le distanze e favorirà la comunicazione del pensiero attraverso l’aria. Ahimè, non credete a una simile unione degli uomini! Considerando la libertà come incremento e rapido soddisfacimento dei bisogni, essi deformano la propria natura poiché alimentano dentro di sé molti desideri futili e assurdi e molte abitudini e velleità insensate. Vivono così solo nell’invidia reciproca, nella dissolutezza e nell’ostentazione. Banchetti, viaggi, carrozze, gradi e servitù sono ritenuti ormai una necessità, per appagare le quali si sacrificano anche la vita, l’onore e l’amore per il prossimo e si arriva perfino a uccidersi quando non si sia capaci di farlo. E lo stesso avviene con chi non è ricco, mentre i poveri affogano per ora i bisogni e l’invidia nell’ebrezza. Ma presto, anziché di vino, si inebrieranno di sangue, a questo li condurranno. Io vi chiedo: è libero un uomo simile?
Ho conosciuto uno di questi “combattenti per un’ideale” il quale mi raccontava che, quando in carcere fu privato del tabacco, soffrì talmente di questa privazione che fu lì lì per tradire il suo “ideale”, pur di avere del tabacco. Eppure costui diceva: “Vado a combattere per l’umanità”. Ma dove potrà mai arrivare un uomo simile e di che cosa sarà capace? Di un’azione immediata forse, ma non saprà resistere a lungo. Non vi è da stupirsi se l’umanità, invece della libertà, abbia trovato la schiavitù, e invece di servire la causa della fratellanza e dell’alleanza fra gli uomini sia finita nell’isolamento e nella disunione — come mi diceva in gioventù il mio misterioso visitatore e maestro. È perciò che nel mondo si affievolisce sempre più l’idea di servire l’umanità, l’idea della fratellanza e dell’unione universale e in verità quest’idea è accolta persino con derisione; del resto come farà ad abbandonare le proprie abitudini chi ormai ne è prigioniero? e dove potrà mai andare ora che ormai è tanto avvezzo ad appagare gli innumerevoli bisogni che lui stesso si è creato? Si vive nell’isolamento: che importa più della collettività? E il risultato è che si sono accumulati più beni materiali, ma è diminuita la gioia.
«Tutt’altra cosa è, invece, la vita monacale. L’obbedienza, il digiuno e la preghiera vengono derisi; eppure questa è la sola via che conduce all’autentica libertà: elimino da me i bisogni superflui, futili, avvilisco e domino con l’obbedienza la mia volontà orgogliosa ed egoista e raggiungo con l’aiuto di Dio, la libertà spirituale e con essa anche la beatitudine dello spirito! Chi dei due sarà più in grado di elevare una grande idea e di servirla: il ricco isolato o chi s’è liberato dalla tirannia dei beni materiali e delle abitudini? Si rimprovera al monaco il suo isolamento: “Ti sei isolato fra le mura del monastero per far penitenza, ma hai dimenticato la causa della fratellanza fra gli uomini”. Ma vediamo dunque: chi si adopera di più per la fratellanza? Poiché non siamo noi ad essere isolati, bensì loro, e non se ne avvedono. Fin dall’antichità vennero dalle nostre fila quelli che si adoperarono per il popolo; per quale motivo non dovrebbero esservi anche oggi? Quegli stessi umili e pii digiunatori e osservatori del silenzio si leveranno e si appresteranno a compiere una grande impresa. Dal popolo verrà la salvezza della Russia. E il monastero russo è da sempre vicino al popolo. Se il popolo vive nell’isolamento, è così anche per noi. Il popolo crede nel  nostro stesso modo, e un politico e un attivista che non abbia fede da noi in Russia non farà mai nulla, anche se ha un cuore sincero e una mente geniale. Rammentatelo. Il popolo incontrerà l’ateo e prevarrà su di lui, e sorgerà un’unica Russia ortodossa. Salvaguardate il popolo e tutelate il suo cuore. Educatelo nel silenzio. Ecco la vostra missione di monaci, poiché questo popolo è portatore di Dio».
Fëdor Dostoevskij