🌟L’illustre letterato che aprì al greco
Padre Rocci senza computer cento anni fa avviò il lavoro del primo dizionario
Solitario, silenzioso, studioso. Così descrivevano i confratelli il padre gesuita Lorenzo Rocci (1864-1950).
Un grande studioso lessicografo, amante della lingua e della cultura greca, che nel 1890 si laureò nella Regia Università romana avendo di fronte, come commissario, Giosuè Carducci.
Una vita passata a studiare il greco, fino al 1939, quando completò il suo dizionario di greco antico.
Venti anni di lavoro per realizzare schede dattiloscritte ed appunti; un metodo appreso dai suoi maestri, sin dagli anni del noviziato nella Compagnia di Gesù.
“Si lasciava prendere così tanto dal suo lavoro raccontano di lui i discepoli che anche nel torrido agosto romano si dimentica di togliersi il soprabito quando era alla scrivania”.
L’austera figura dello studioso che costruiva i suoi “file” con foglietti scritti a mano, ordinati e numerati, per comporre pagina dopo pagina quel monumento alla grecità: il Rocci.
Chi ha studiato sin dalle superiori il greco sa che quel dizionario fu e che resta il riferimento primo per ogni traduzione e ricerca grammatica-letteraria sul greco antico. Fece tutto da sé, a mano, con l’aiuto della sua spiccata intelligenza, costruendolo parola per parola ed aggiornando anche le edizioni successive del 1941 e del 1943.
Oltre duemila pagine, quattromila e duecento colonne, centocinquantamila parole con traduzione ed esempi.
Oggi ci sembra una impresa facile, abbordabile se supportati da un gruppo di lavoro, da computer e sulla base di ricerche fatte da altri. Ma il primo grande dizionario greco-italiano nacque così, ed è relativamente vicino a noi.
Un solo secolo fa cominciò il lavoro e lo portò a compimento solo ottant’anni fa.
Padre Lorenzo, il figlio di un artigiano di Fara Sabina, riuscì nell’impresa.
Circolavano in Italia solo traduzioni e sintesi di lavori tradotti dal tedesco.
Aveva cominciato i suoi studi a Napoli, completò la filosofia e la teologia alla Gregoriana a Roma e fu ordinato prete il 1892.
Il suo impegno di studioso lo portò ovviamente all’insegnamento del greco e del latino nel collegio dei gesuiti di Villa Mondragone nei pressi di Frascati, forse più nota per aver ospitato gli ebrei durante le persecuzioni naziste.
Non trascurò il suo impegno di pastore trascorrendo ore nel confessionale nella Chiesa del Gesù. Unico svago la passeggiatina quotidiana in compagnia del suo sigaro.
La compagnia di Gesù ha sempre devoluto i diritti d’autore per finanziare le missioni nei paesi poveri e borse di studio per studenti bisognosi.
Il suo concorrente nei Licei, il Loescher, fu pubblicato solo nel 1995.
La Società editrice Dante Alighieri che lo edita ha sempre evidenziato “il grande debito verso il Rocci è immenso e indiscutibile” non solo per il primato e la storicità, ma perché è frutto del lavoro paziente di un uomo solo, armato solo di penna, foglietti e macchina da scrivere. Basta pensare che solo per aggiornare l’edizione del 2011 del Rocci hanno lavorato 15 studiosi esperti.
Papa Pio XII, in un messaggio autografo indirizzato personalmente allo studioso, ne lodò gli alti meriti: “il tuo lavoro, diletto figlio, benché altissimo per gli scolari, non è un semplice manuale scolastico, ma si presenta con tali caratteri di ampiezza e di dottrina, anche nuova e recondita, da spiccare tra quanti simili si son pubblicati finora in Italia”.
Il 14 agosto 1950, all’età di 86 anni, padre Rocci si spense nella comunità dei gesuiti del Gesù a Roma. Si racconta che prima di rendere l’anima a Dio, dopo aver ricevuto il sacramento dell’unzione, abbia espresso un piccolo desiderio: fumarsi l’ultimo sigaro. Se ne andò così, con la stessa spontaneità non artefatta che aveva contraddistinto ogni istante della sua intensa vita di uomo di fede e di cultura.
La sua produzione letteraria fu davvero vasta: dai manuali scolastici alle sintassi, dai trattati di metrica alle biografie dei santi e dei gesuiti illustri, dalle commemorazioni di allievi combattenti ad epigrafi e favole latine e celebrazioni di luoghi illustri.
Pubblicò anche alcune antologie poetiche e la traduzione letteraria dei primi sei libri dell’Odissea introdotti ciascuno con un sommario e con ampie spiegazioni mitologiche e lessicali. Molti studenti di ieri e di oggi ignorano che l’artefice di quell’opera fosse un gesuita. Nell’archivio si conserva il suo diario e alcune lettere. Quante generazioni di studenti italiani del liceo classico si sono confrontate con il Dizionario della lingua greca.
Definito “croce e delizia degli studenti”, ma anche strumento indispensabile di studio e di lavoro per professori e grecisti, il Rocci è rimasto nei decenni fedele, seppur con degli aggiornamenti, alla sua prima edizione.
Purtroppo nulla è rimasto delle schedine che costituivano l’iniziale patrimonio lessicale cui il gesuita attingeva per la composizione del vocabolario, probabilmente andate distrutte dopo la sua morte, avvenuta nel 1950, o con la chiusura del Collegio Mondragone, quattro anni dopo. Presso l’archivio storico dei gesuiti si conserva il diario personale di p. Lorenzo, composto a partire dal 1880 fino al 1929. Il documento testimonia la febbrile attività del gesuita, dapprima come studente poi come traduttore e studioso dell’Iliade e dell’Odissea, delle quali curò delle edizioni in lingua italiana e contemporaneamente come docente.
(Enzo Gabrieli & M.F.)
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