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sabato 20 novembre 2021

LA FELICITA

 LA FELICITA' 

Io sono un uomo molto logico, vede. Sono un ragionatore. Non per nulla vengo da una città di avvocati, credo anzi che sarei stato un meraviglioso avvocato. E secondo logica, dico: stabilito che le disgrazie sono fatte per gli uomini, perché arrabbiarsi contro le disgrazie? Sarebbe come arrabbiarsi perché piove, o perché c’ è il sole, o perché si muore. La morte esiste, la pioggia esiste, la cecità esiste: e ciò che esiste va accettato. Disperarsi a che serve? A vederci meglio? Bisogna adattarsi: prima per esempio scrivevo a mano, ora detto al magnetofono. Prima leggevo molto. Ora mi faccio leggere. E poi proprio cieco non sono: da un occhio, sì, non vedo quasi nulla, ma dall’altro vedo la periferia. Cioè, se mi metto di profilo, io frego l’occhio e la vedo come se stessi di faccia. Posso anche recitare e, infatti, vede: continuo a lavorare, lavoro. Né questo mi rende infelice. Signorina mia, ciascuno ha da portare una croce e la felicità, creda a me, non esiste. L’ho scritto anche in una poesia: «Felicità: vurria sapé che d’è / chesta parola. Vurria sapé che vvo’ significà». Forse vi sono momentini minuscolini di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte.

La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza.

(dall’intervista di Oriana Fallaci a Totò)

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