Che accadrebbe se ciascuno di loro a un tratto venisse a sapere quanta lealtà, onestà, quanta sincera e cordiale allegria, quanta purezza, quanti sentimenti generosi, quante buone intenzioni ed intelligenza, quanto spirito del più fine, del più comunicativo c’è in ognuno, proprio in ognuno di loro. Sì signori, tutto questo c’è in tutti voi, ben chiuso in ciascuno e nessuno, nessuno ne sa nulla […].
Voi non credete di essere tanto belli? E io vi dico sulla mia parola d’onore che né in Shakespeare, né in Schiller, né in Omero, se si mettessero tutti insieme, si potrebbe trovare nulla di tanto delizioso come qui, in questo momento, si potrebbe trovare tra voi, in questa sala da ballo […].
Ma la vostra disgrazia è che voi stessi ignorate quanto siete belli. Non sapete che ognuno di voi se lo volesse potrebbe rendere felici tutti in questa sala e trascinare tutti con sé e questo potere esiste in ognuno di voi, ma così profondamente nascosto che già da molto tempo ha cominciato a sembrare inverosimile.
(Diario di uno scrittore, Sansoni, 1981, pp. 221-222)
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