da :
MA – sinceramente !
ABBIAMO VERAMENTE
BISOGNO DI CRISTO per il 2007 ?
Nel
suo “Messaggio Urbi et orbi” per il Natale 2006, Benedetto XVI ha
voluto dare risposta proprio a questa domanda. Ha detto fra l’altro: d
Come
non sentire che proprio dal fondo di questa umanità gaudente e
disperata si leva un’invocazione straziante di aiuto? E’ Natale: oggi
entra nel mondo "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv 1,9).
"Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (ibid.,
1,14), proclama l’evangelista Giovanni. Oggi, proprio oggi, Cristo viene
nuovamente "fra la sua gente" e a chi l’accoglie dà " il potere di
diventare figlio di Dio"; offre cioè l’opportunità di vedere la gloria
divina e di condividere la gioia dell’Amore, che a Betlemme si è fatto
carne per noi. Oggi, anche oggi, "il nostro Salvatore è nato nel mondo",
perché sa che abbiamo bisogno di Lui. Malgrado le tante forme di
progresso, l’essere umano è rimasto quello di sempre: una libertà tesa
tra bene e male, tra vita e morte. E’ proprio lì, nel suo intimo, in
quello che
Di fronte a un anno nuovo che sta cominciando, proviamo a ragionare a ritroso nella storia e chiediamoci come sarebbe il mondo e la nostra vita e la storia se Gesù non fosse venuto… E SE GESU’ NON FOSSE VENUTO ? di Antonio Socci E se Gesù non fosse nato? Non ci sarebbero – per esempio – né università, né ospedali. E nemmeno la musica. E’ facile provare storicamente che queste istituzioni, nate nel medioevo cristiano (come le Cattedrali e l’arte occidentale), sarebbero state del tutto inconcepibili senza la storia cristiana. Se Gesù non fosse venuto fra noi non ci sarebbe neanche lo Stato laico, perché – come ha dimostrato Joseph Ratzinger in un memorabile discorso alla Sorbona – è Lui che ha desacralizzato il potere il quale da sempre ha usato le religioni per assolutizzare se stesso. Dopo Gesù, Cesare non si può più sovrapporre a Dio, non può avere più un potere assoluto sulle persone e le cose. Inizia la storia della libertà umana. Se Gesù non fosse nato le donne non avrebbero alcun diritto, sarebbero considerate ancora “cose” su cui gli uomini hanno potere di vita e di morte, com’era perfino nella Roma imperiale. Se Gesù non fosse nato vecchi e malati continuerebbero ad essere abbandonati. Se Gesù non fosse nato non esisterebbero i “diritti dell’uomo”. Né la democrazia (ripeto: la democrazia e la libertà sarebbero stati inconcepibili). Se Gesù non fosse venuto avremmo ancora un sistema economico fondato strutturalmente sulla schiavitù e quindi arretrato (oltreché disumano e bestiale), sempre al limite della sussistenza. Invece Gesù è venuto e il continente che l’ha accolto, il continente cristiano per eccellenza, l’Europa, di colpo ha fatto un balzo inaudito nella storia umana, lasciando indietro tutto il resto del mondo, perfino civiltà molto più antiche, come quella cinese. Gesù è venuto e l’essere umano è fiorito: la sua intelligenza, la sua genialità, la sua umanità, la sua creatività, la sua razionalità (soprattutto!). Chi – abbeverato alle fonti avvelenate dell’ideologia dominante - nutre qualche dubbio in proposito può trovare intere biblioteche che lo dimostrano, ma, per tagliar corto, in queste giorni di vacanze può cavarsela leggendosi un libro. L’autore non è un apologeta cattolico, ma un sociologo americano di una università yankee: Rodney Stark. Il suo libro è stato tradotto da Lindau col titolo: “La vittoria della Ragione”. Sottotitolo: “Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza”. Il suo excursus lungo i secoli è documentatissimo e chiaro. Spiega che quando gli europei per primi cominciarono a esplorare il mondo, ciò che li stupì fu “la scoperta del loro grado di superiorità tecnologica rispetto alle altre società”. Stark – per farsi capire - scende nei particolari: “Perché per secoli gli europei rimasero gli unici a possedere occhiali da vista, camini, orologi affidabili, cavalleria pesante o un sistema di notazione musicale?”. Il perché – come spiega Stark - risale a quella razionalità e a quel genio della realtà fioriti col cristianesimo. Gli esempi sembrano minimi (gli occhiali, i camini), ma si tratta di oggetti di uso quotidiano che hanno rivoluzionato la vita e la qualità della vita. Inoltre vanno compresi all’interno delle conquiste più grandi. Stark dimostra che è dal cristianesimo, dalla conoscenza di un Dio che ha razionalmente ordinato il cosmo, che deriva la “straordinaria fede nella ragione” che connota l’Occidente cristiano. “Sin dagli albori i padri della Chiesa insegnarono che la ragione era il dono più grande che Dio aveva offerto agli uomini… Il cristianesimo fu la sola religione ad accogliere l’utilizzo della ragione e della logica come guida principale verso la verità religiosa”. Da qui, da questa “vittoria della ragione”, da questa certezza che il mondo non è una divinità, né un capriccio inconoscibile degli dèi, ma è creato secondo un Logos razionale e può essere compreso e dominato dall’uomo, derivano la scienza, la tecnologia e – per esempio – come conseguenza ultima di tipo sociale, il “capitalismo”, cioè quel sistema di produzione regolato che ha portato a una prosperità mai conosciuta prima nella storia umana. Naturalmente andiamo per grandi lineee. Potremmo dettagliare tutte le cose che stanno dentro queste svolte storiche: la legittimazione teologica e morale della proprietà privata e del profitto, la limitazione dell’arbitrio dello Stato, il diritto della persona a non essere schiavizzato (che ha provocato una quantità di scoperte e conquiste tecnologiche). La teoria della democrazia e dei diritti dell’uomo fiorì nei grandi monasteri che hanno civilizzato l’Europa barbarica, poi nelle università medievali e nella teologia successiva. Ed è stata recepita nelle istituzioni. E’ tutto un sistema di pensiero e di valori che ha letteralmente dato forma al nostro vivere quotidiano e che deriva da ciò che il cristianesimo ha portato nella storia umana. Il progresso stesso è un concetto nato dai padri della Chiesa e che non è concepibile se non nella concezione cristiana della storia. Stark dettaglia fino a particolari a cui noi normalmente neanche facciamo caso. Accendere la luce, avere acqua e riscaldamento in casa, muoversi a velocità inaudita sul pianeta coprendo distanze immense, comunicare da un capo all’altro del mondo, disporre di cibo oltre ogni immaginazione, dominare lo spazio, debellare tante malattie allungando la vita umana di decenni…. Tutto questo – letteralmente – non sarebbe stato neanche immaginabile se quel giorno di duemila anni fa, a Betlemme di Giudea, non fosse nato Gesù. Non è un caso se le conquiste dell’Occidente cristiano hanno civilizzato e umanizzato tutto il mondo. Ma l’origine sta in quella strepitosa liberazione dell’umano e delle sue immense energie e potenzialità che è iniziata quando è venuto Gesù. Per questo – e non a caso - la storia di divide: prima di Cristo e dopo di Lui. Per questo anche un laico – se minimamente colto e avvertito – celebra il Natale come l’alba della prosperità e della libertà. Sia chiaro: non che l’occidente cristiano sia di colpo diventato immune dal male. Tutt’altro. Il rischio di ripiombare nelle tenebre della disumanità è stato sempre presente ed è continuo. Ma anche il male dell’uomo, nel corso dei secoli, ha trovato finalmente la forza inesausta di Cristo nella Chiesa che l’ha contrastato, l’ha perdonato e redento, dilagando nella storia dei popoli cristiani. Un grande poeta, Thomas. S. Eliot, ha colto questa drammatica lotta (di ogni giorno) dei popoli cristiani per vincere nel corso dei secoli la barbarie e la bestialità con questi versi: “Attraverso Se non fosse nato Gesù, saremmo tutti dei disperati. Ma Lui è venuto fra noi. |
Postato da: giacabi a 09:53 |
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amicizia, gesù, benedettoxvi, betocchi
A Gesù Bambino
***
La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.
Umberto Saba
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Postato da: giacabi a 21:11 |
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saba, natale, gesù
BAMBINO GESÙ
Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
accarezza il malato e l'anziano! Spingi gli uomini a deporre le armi e a stringersi in un universale abbraccio di pace! Invita i popoli, misericordioso Gesù, ad abbattere i muri creati dalla miseria e dalla disoccupazione, dall'ignoranza e dall'indifferenza, dalla discriminazione e dall'intolleranza. Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme, che ci salvi liberandoci dal peccato. Sei Tu il vero e unico Salvatore, che l'umanità spesso cerca a tentoni. Dio della Pace, dono di pace all'intera umanità, vieni a vivere nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia. Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen. Giovanni Paolo II |
Postato da: giacabi a 20:27 |
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natale, gesù, giovanni paoloii
E venne lui il galileo…
«Nikolàj
NikolàeviÄ […] non teneva un diario, ma due o tre volte all’anno
annotava su un grosso quaderno i pensieri che lo colpivano. Prese il
quaderno e cominciò a scrivere con la sua calligrafia grande e chiara.
“tutto
il giorno fuori di me per quella stupida della Schlesinger. È venuta di
mattina ed è rimasta fino all’ora del pranzo, e per due ore buone mi ha
oppresso con la lettura di quelle fanfaluche. Testo poetico del
simbolista A. per la sinfonia cosmogonica del compositore B., con gli
spiriti dei pianeti, le voci dei quattro elementi, e così via. Ho retto,
ho retto, poi non ce l’ho fatta più, ho chiesto grazia, no, vi
supplico, non resisto, risparmiatemi.
D’improvviso ho compreso tutto. Ho compreso perché perfino nel Faust c’è sempre qualcosa di mortalmente insopportabile e artificioso. È un interesse precostituito, falso. L’uomo
d’oggi non sente queste esigenze. Quando è assalito dagli interrogativi
dell’universo, si immerge nella fisica e non negli esametri di Esiodo.
Ma
non si tratta soltanto del fatto che queste forme sono invecchiate,
anacronistiche, né che questi spiriti del fuoco e dell’acqua portino a
di nuovo a confondere e annebbiare ciò che la scienza ha sempre chiarito
in modo così lampante. È che questo genere contraddice a tutto lo
spirito dell’arte contemporanea, alla sua essenza, ai motivi che la
sollecitano.
Queste
cosmogonie erano legittime anticamente, quando sulla terra gli uomini
erano ancora così radi che non offuscavano la natura. Vagavano i mammuth
ed era recente il ricordo dei dinosauri e dei draghi. La natura così
evidentemente balzava agli occhi dell’uomo e così aggressiva e palpabile
irrompeva addosso a lui che, forse, veramente tutto era ancora pieno di
déi. Sono le primissime pagine, l’inizio della cronaca umana.
Il mondo antico finì in Roma, per sovrappopolazione.
Roma
fu un gran mercato di déi presi a prestito e di popoli conquistati, una
duplice ressa, in terra e in cielo, uno schifo, un triplice nodo
attorcigliato su sé stesso, come un volvolo. Daci, Eruli, Sciti,
Sarmati, Iperborei, pesanti ruote senza raggi, occhi nuotanti nel
grasso, sodomia, doppi menti, pesci nutriti con la carne di schiavi
cólti, imperatori analfabeti. Al mondo c’erano più uomini di quanti ce
ne furono in seguito e si affollavano nei passaggi del Colosseo e
soffrivano.
Ed ecco che in quell’orgia pacchiana d’oro e di marmi, venne lui, leggero e vestito di luce, ostentatamente umano, volutamente provinciale, galileo, e da quel momento i popoli e gli déi cessarono d’esistere e cominciò l’uomo,
l’uomo falegname, l’uomo agricoltore, l’uomo pastore di un gregge di
pecore al tramonto, l’uomo il cui nome non suonava minimamente fiero, l’uomo celebrato con riconoscenza da tutte le ninne nanne materne e da tutte le gallerie di pittura del mondo.” »
Dottor Živago di Borìs Pasternàk
Auguro a tutti
un felice e santo Natale
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Postato da: giacabi a 21:26 |
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natale, gesù, pasternak
Il cristianesimo (bello e felice) di Ratzinger
Julián Carrón
«Ciascun confusamente un bene apprende/ nel qual si queti l’animo, e disira:/ per che di giunger lui ciascun contende».
La genialità di Dante ha saputo esprimere meglio di nessuno altro
l’attesa che costituisce il cuore di ognuno di noi. Tutti segretamente
attendiamo, a volte quasi con vergogna di confessarlo a noi stessi,
questo bene in cui il nostro animo trovi quiete. È come se dovessimo
farlo furtivamente, di nascosto da noi stessi e dagli altri, per
difenderci. Tanto è impopolare, “politicamente scorretto”, confessare a
se stessi il proprio bisogno umano. Perché?
Perché «tutto cospira a tacere di noi, un po’ come si tace/ un onta, forse, un po’ come si tace una speranza/ ineffabile» (Rilke).
Il tentativo di qualsiasi potere è espropriare l’uomo della propria
esperienza, quella più nostra, quella che coincide con le nostre
viscere. È così potente la sua pretesa che non si accontenta di meno di
tutto: vuole l’anima. Peccato che trovi in noi, tante volte, un alleato
occulto. Tanto è vero che, anche a noi, a volte sembra un sogno la
realtà del nostro essere. Per guardare in faccia il proprio cuore,
occorre un “io” come quello del poeta spagnolo Antonio Machado: «Il
mio cuore, dorme?/ No. Il mio cuore non dorme./ È sveglio, sveglio./
Non dorme né sogna, guarda,/ gli occhi chiari aperti,/ segni lontani e
ascolta/ alla riva del grande silenzio».Altroché sogno! Il mio cuore è sveglio, sveglio, se dico “io” con tutta la lealtà di cui sono capace, con tutta la mia capacità di sincerità, con quella tenerezza con cui ero abbracciato da piccolo da mia mamma. È soltanto questa tenerezza verso noi stessi che ci consente di abbracciare tutta quanta la nostra umanità. E allora ci si rende conto che il cuore «non dorme né sogna,/ guarda gli occhi chiari aperti,/ segni lontani e ascolta/ alla riva del grande silenzio». Questo è l’acme della ragione: arrivare al grande silenzio, cioè al Mistero. Davanti ad esso possiamo soltanto guardare con gli occhi spalancati e attendere un segno dall’altra riva. Il Natale è il segno che tutti, più o meno confusamente, aspettavamo dal grande silenzio del Mistero. È il compimento imprevisto di questo desiderio. «Il Verbo si è fatto carne». Il Mistero è diventato uno di noi. È arrivato alla nostra riva. È stata, ed è, una sorpresa. Come fu per Maria, Giuseppe, i pastori e i Magi. Col Natale è entrata per sempre nella storia una Presenza portatrice di una novità che nessun potere può far fuori. «Uno ci è accaduto», diceva Mounier. È così corrispondente all’attesa del cuore che non potrà mai essere sconfitta. Il suo fascino è così accattivante che soltanto chi si accanisce nel non riconoscerla può rimanere indenne alla sua attrattiva. Davanti a questo fatto risultano patetici tutti i tentativi di confinare il Natale tra i fenomeni misterici o virtuali dell’immaginazione religiosa dell’uomo, che non c’entrano niente col reale della vita di tutti i giorni. È il tentativo di spedirlo nel mondo dei sogni. Perché non è un sogno, come non lo fu duemila anni fa? Perché la sua Presenza è all’opera in mezzo a noi. «La fede cristiana è la modalità sovversiva e sorprendente di vivere le solite cose», diceva don Giussani. Noi verifichiamo che Cristo è reale, presente, perché cambia proprio le cose più resistenti a qualsiasi cambiamento: le cose solite. È l’intensità del vivere, è la vibrazione ineffabile e totale davanti alle cose e alle persone, è la densità dell’istante, in tempi in cui tutto è piatto, che ci convince che ha ragione Péguy quando scrive: «Lui è qui./ Lui è qui come il primo giorno./ Lui è qui in mezzo a noi come il giorno della sua morte/ Eternamente ogni giorno./ È qui fra noi per tutti i giorni della sua eternità». Il cristianesimo è facile, a portata di mano di chiunque. Basta cedere alla sua attrattiva vincente. Come i pastori, che rimarranno per sempre nella storia come cifra che il cristianesimo è facile. Basta la semplicità di riconoscerlo. Lui è qui. Lo documenta in modo solare il Papa Benedetto XVI, che continua a sfidare tutti testimoniando la bellezza dell’essere cristiani e la gioia di viverlo, che non c’è bisogno del male per essere felici, che la noia si vince soltanto se lasciamo entrare Lui nella nostra vita. Che responsabilità abbiamo - noi cristiani - di sostenere la sua sfida, testimoniando nella vita la verità delle sue parole! Grazie.
BUON NATALE!!!
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Postato da: giacabi a 12:24 |
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natale, gesù, carron
Buon Natale!!!
Dai “Discorsi” di San Leone Magno, Papa
Il
nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio
per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che
distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne.
Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a
tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non
avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione
di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina
al premio; gioisca il peccatore perché gli è offerto il perdono;
riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita.
Il Figlio di Dio infatti giunta la pienezza dei tempi che l'impenetrabile disegno divino aveva disposto,
volendo riconciliare con il suo Creatore la natura umana, l'assunse lui
stesso; in modo che il diavolo, apportatore della morte fosse vinto da :
quella stessa natura che prima aveva resa schiava. Così alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". Essi vedono che la celeste Gerusalemme è formata da tutti i popoli del mondo. Di questa opera ineffabile dell'amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli nella loro ( altezza, quanto non deve rallegrarsi l'umanità nella sua miseria.
***
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Postato da: giacabi a 08:55 |
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gesù
Gesu di Nazareth
è la risposta dell’uomo
***
"La donna che nessuno ama, l’uomo cui diagnosticano un cancro, il pensionato solitario sulla panchina, colui che – nella lucidità spietata del risveglio – guarda allo specchio sul suo volto i segni del tempo e si chiede che ci fa lì, che sarà di lui … Nessuno di costoro sarà mai consolato dal politico, dal sindacalista, dal sociologo"
[E. Jonesco cit. in L. Mondadori – V. Messori, Conversione, Mondadori ed., Milano 2002
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Postato da: giacabi a 08:01 |
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gesù, jonesco
Gesù è
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«Dal momento
in cui abbiamo inteso Cristo affermare:
"Io sono
noi .cristiani sappiamo ciò che nessun altro
aveva potuto insegnarci,
noi sappiamo che la verità è una persona.
Non è venuta ad aggiungere un 'idea
alle nostre idee
né a sottrarci quelle che già avevamo.
Essa non ci propone un sistema, ma un'amicizia».
(A. Frossard, L'arte di credere, Edizioni Paoline, Roma 1981)
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