La Santa Madre Chiesa
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"La madre affettuosa insegna al bambino a camminare da solo. E' abbastanza lontana da lui da non poterlo sostenere effettivamente, ma gli
tende le braccia, imita i suoi movimenti, e se lui traballa, si china
dolcemente come per prenderlo, così che il bambino può credere di non
camminare da solo. E ancora fa di più. Il suo volto esprime ricompensa e incoraggiamento. Così, il bambino, cammina da solo con gli occhi fissi al volto della madre, e non alle difficoltà che incontra sulla strada. Si sente sorretto dalle braccia che non lo sostengono, e costantemente cerca il rifugio nell'abbraccio della madre, senza
sapere che nel momento in cui manifesta il bisogno che ha di lei, sta
dimostrando di poter fare senza di lei, perché sta camminando da solo"***
S. Kierkegaard, Purezza del cuore, 1846
Postato da: giacabi a 21:17 |
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van gogh, kierkeergaard
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Caro Theo,
essere sensibili, anche profondamente, alle bellezze della natura non significa essere religiosi, sebbene io ritenga che le due cose siano strettamente connesse l'una all'altra. Quasi tutti sentono la natura, chi più chi meno, ma pochi sentono che Dio è spirito e che chiunque Lo adori deve adorarLo in spirito e verità. I
nostri genitori appartengono a quei pochi. E anche zio Vincent, credo.
E' scritto: "questo mondo passa con tutti i suoi splendori". Ma si parla
anche di "una sorgente d'acqua che porta alla vita eterna". Preghiamo quindi di poter diventare ricchi di Dio. Ma non cercare di analizzare troppo queste cose, poco per volta ti appariranno più chiare, e fai come ti ho consigliato. Chiediamo che il nostro compito nella vita sia quello di diventare i poveri nel regno di Dio, i servi di Dio. Ne siamo ancora lontani; preghiamo affinchè il nostro sguardo diventi chiaro, e allora il nostro intero corpo irradierà di luce.
Saluti a Roos e a chiunque chieda di me
tuo affezionatissimo fratello, Vincent
Vincent Van Gogh lettere a Theo, Guanda
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Postato da: giacabi a 23:01 |
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van gogh
Postato da: giacabi a 21:27 |
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van gogh
I primi passi di un bambino
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Ah, certo che ora tu sei in pieno nella natura, dato che scrivi che Jo sente già vivere il bambino – è ancora più interessante del paesaggio e sono molto contento di questo cambiamento per te. Come è bello il Millet, I primi passi di un bambino!
Van Gogh scrive a Theo poco prima della nascita del nipote Vincent Willem,
nella lettera 611, |
Postato da: giacabi a 20:51 |
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van gogh
La speranza di Cristo
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Mio caro Bernard
Fai molto bene a leggere la Bibbia. Comincio a dirti questo, perché mi sono sempre astenuto dal raccomandartelo. Involontariamente, leggendo le molte citazioni di Mosè, di S.Luca, ecc., ecco, mi dico, non gli manca che questo, adesso c'è dentro in pieno... Nella nevrosi artistica. Perché lo studio di Cristo la provoca inevitabilmente, soprattutto nel caso mio nel quale è complicata dall'affumicamento di innumerevoli pipe. La Bibbia è Cristo, perché l'antico testamento tende a questo fine ultimo. San Paolo e gli Evangelisti occupano l'altro pendio della montagna sacra. Come è breve questa storia! Eccola qua tutta. Ci sono solo questi ebrei al mondo, che cominciano col dichiarare che tutto ciò che non è loro è impuro. Gli altri popoli sotto lo stesso grande sole di quaggiù, gli Egiziani, gli Indiani, gli Etiopi, Babilonia e Ninive come hanno scritto con ugual cura i loro annali! Comunque lo studio di tutto ciò è bello, e saper leggere alla fine tutto, significherebbe non saper leggere in conclusione. Ma la consolazione di questa Bibbia così rattristante che provoca la nostra disperazione e la nostra indignazione - ci addolora davvero, pur spazientiti dalla sua meschinità e dalla sua follia contagiosa – la consolazione che essa dà, come il nocciolo in una scorza dura, in una polpa amara, è il Cristo. La figura del Cristo è stata dipinta come io la sento – solo resa da Delacroix e da Rembrandt – e poi Millet ha dipinto... la dottrina di Cristo. Il resto mi fa un poco sorridere, il resto della pittura religiosa – dal punto di vista religioso – non da quello della pittura. E i primitivi italiani – Botticelli, diciamo i primitivi fiamminghi, Van Eyck, tedeschi, Cranach, non sono che dei pagani che si interessavano solo allo stesso modo dei greci, di Velasquez e di tanti altri naturalisti. Il Cristo soltanto – fra tutti i filosofi, maghi, ecc. – ha affermato come principale certezza la vita eterna del tempo, il nulla della morte, la necessità e la giustificazione d'essere della serenità e della dedizione. Egli ha vissuto serenamente, come il più grande artista di tutti gli artisti, sdegnando sia il marmo che l'argilla e il colore, e lavorando sulla carne viva. Vale a dire che questo artista inaudito e quasi inconcepibile, con lo sfruttamento ottuso dei nostri moderni cervelli nervosi e abbrutiti, non faceva né statue, né quadri, né libri: lo afferma ad alta voce – egli faceva... degli uomini vivi, degli immortali. Ciò è grave, soprattutto perché è la verità. Questo grande artista non ha neppure fatto dei libri; la letteratura cristiana nel suo complesso lo indignerebbe certamente, e ben rari sono in essa i prodotti letterari che possono trovar grazia accanto all'Evangelo di Luca, alle Epistole di Paolo – così semplici nella loro forma dura e guerriera. Questo grande artista – il Cristo – se disdegnava scrivere dei libri sulle idee (sensazionali), ha certamente disdegnato meno la parola parlata, la parabola soprattutto. (Che seminatore, che mietitura, che albero di fichi! ecc.). E chi di noi oserebbe dire che abbia mentito il giorno in cui, predicando con disprezzo la rovina delle costruzioni romane, affermò: “E anche quando il cielo e la terra saranno passati, le mie parole non passeranno”. Queste parole dette – che da gran signore prodigo non si degnava neppure di scrivere, sono fra i più alti – il supremo – vertici raggiunti dall'arte che diventa forza creatrice, pura potenza creatrice. Queste considerazioni, mio caro amico, ci portano ben lontano, ben lontano; ci sollevano al di sopra della stessa arte. Esse ci fanno intravedere l'arte di creare la vita, l'arte di essere dei vivi immortali. Esse hanno dei rapporti con la pittura. Il patrono dei Pittori, san Luca, medico, pittore, evangelista – che ha per simbolo – ahimé, nient'altro che un bue, è là per darci speranza. Eppure la nostra vita vera è ben umile, quella di noialtri pittori che vegetiamo sotto il gioco avvilente delle difficoltà di un mestiere quasi impraticabile su questo pianeta ingrato sulla superficie del quale “l'amor dell'arte fa perdere il vero amore”. Poiché però nulla si oppone – supponendo che negli altri numerosi pianeti e soli ci siano ugualmente linee, forme e colori, ci è permesso conservare una certa serenità riguardo alle possibilità di fare della pittura in condizioni migliori e diverse di esistenza, esistenza mutata da un fenomeno forse non più difficile e più sorprendente della trasformazione della larva in farfalla, del verme bianco in maggiolino. La quale esistenza del pittore-farfalla avrebbe per campo d'azione uno degli infiniti astri che, dopo la morte, non ci sarebbero più inaccessibili dei puntini neri che sulla carta geografica ci rappresentano le città e i villaggi nella nostra vita terrestre. La scienza – il ragionamento scientifico – mi sembra essere uno strumento che andrà molto lontano. Ecco perché: si supponeva che la terra fosse piatta. Era vero: lo è ancora oggi, da Parigi a Asnières, per esempio. Il che non impedisce che la scienza dimostri che la terra è soprattutto rotonda, il che ora nessuno si sogna di contestare. Attualmente, nonostante tutto ciò crediamo ancora che la vita sia piatta e che vada dalla nascita alla morte. Solo che anch'essa, la vita, è probabilmente rotonda, e molto più vasta in estensione e in capacità dell'emisfero che noi attualmente conosciamo. Nelle future generazioni, è probabile che faremo luce su questo argomento così interessante; e allora la scienza stessa potrà – speriamo – arrivare a delle conclusioni più o meno parallele alle dichiarazioni di Cristo relative all'altra metà dell'esistenza. Comunque, il fatto è che noi siamo pittori nella vita reale e che bisogna respirare di questo respiro finché ci resta il respiro. Ah! Il bel quadro di Delacroix: la Barque du Christ sur la mer (sic) de Génésareth. Lui – con la sua aureola color limone pallido – che dorme luminoso in una macchia di viola drammatico, di blu cupo, di rosso sangue fatta dal gruppo dei discepoli spaventati – sul tremendo mare di smeraldo che sale, che sale fino ad occupare tutto l'alto del quadro. Ah, lo scorcio geniale! Te ne farei degli schizzi se non fosse che avendo disegnato e dipinto da tre o quattro giorni con un modello – uno zuavo – non ne posso più; invece scrivere mi riposa e mi distrae. E' molto brutto quello che ho buttato giù: un disegno dello zuavo seduto, uno scorcio dipinto dello zuavo contro un muro tutto bianco, e infine il suo ritratto contro una porta verde e i mattoni arancione di un muro. E' riuscito duro, brutto, uno schifo. Però, dato che ho affrontato la vera difficoltà, mi può appianare la strada per il futuro. La figura che ho fatto è quasi odiosa ai miei stessi occhi, figuriamoci agli occhi degli altri; comunque è lo studio della figura che rinforza, specie se lo si fa in modo diverso di quello che si insegna dal signor Benjamin Constant. La tua lettera mi ha fatto molto piacere, lo schizzo è molto, molto interessante, e te ne ringrazio tanto. Dal canto mio ti manderò in questi giorni un disegno; questa sera sono troppo sfinito, se non lo fosse il mio cervello, sono stanchi i miei occhi. Dimmi un po', ti ricordi del Giovanni Battista di Purvis? Io per conto mio, lo trovo fantastico e magistrale come un Eugène Delacroix. Il passaggio che sei andato a scovare nel Vangelo riguardante il Giovanni Battista corrisponde perfettamente a ciò che hai visto... Della gente che si affolla intorno a qualcuno: “Sei tu il Cristo? Sei Elia”. Come se ai nostri giorni chiedessimo all'impressionismo o a qualcuno dei suoi rappresentanti: “Hai trovato?” E' proprio così. In questo momento mio fratello ha una esposizione di Claude Monet – dieci quadri, eseguiti ad Antibes da febbraio a maggio – pare che sia molto bella. Hai mai letto la vita di Lutero? Perché Cranach, Dürer, Holbein, gli appartengono. E' lui – la sua personalità – la grande luce del Medioevo. Neppure a me piace il Re Sole – questo Luigi XIV mi sembra piuttosto uno spegnitore – Dio mio, come infanga tutto questa specie di Salomone metodista. Neppure mi piace Salomone e i metodisti poi – Salomone mi sembra un pagano ipocrita, non ho nessuna considerazione per la sua architettura che è una imitazione di altri stili, e ancor meno dei suoi scritti, perché i pagani hanno fatto cose migliori...
Vincent van Gogh lettera B8 della fine giugno 1888 ad Emile Bernard
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Postato da: giacabi a 22:26 |
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van gogh
Essere amici, essere fratelli, amare
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Un uccello in gabbia in primavera sa perfettamente che
c’è qualcosa per cui egli è adatto, sa benissimo che
c’è qualcosa da fare, ma che non può fare;
che cos’è? Non se lo ricorda bene, ha delle idee vaghe
e dice a se stesso:
“Gli altri fanno il nido e i loro piccoli allevano
la covata”,
e batte la testa contro le sbarre della gabbia.
E la gabbia rimane chiusa
e lui è pazzo di dolore.
“Ecco un fannullone” dice un altro uccello
che passa di là.
“quello è come uno che vive di rendita.
” Intanto il prigioniero continua a vivere
e non muore, nulla traspare di quello che prova,
sta bene e il raggio di sole riesce
a rallegrarlo. Ma arriva il tempo della migrazione.
Accessi di malinconia –
ma i ragazzi che lo curano si dicono che nella sua gabbia
ha tutto ciò che può desiderare – ma lui sta a guardare
fuori il cielo turgido,
carico di tempesta e sente la rivolta contro
la propria fatalità. E gli uomini si trovano spesso nell’impossibilità
di fare qualcosa, prigionieri di non so quale
gabbia orribile, orribile,
spaventosamente orribile.
Non si sa sempre riconoscere che cos’è
che ti rinchiude, che ti mura vivo,
che sembra sotterrarti, eppure si sentono
non so quali sbarre, quali muri.
Tutto ciò è fantasia, immaginazione?
Non credo, e poi uno si
chiede:”Mio Dio, durerà molto, durerà per sempre,
durerà per l’eternità?”Sai tu ciò che fa sparire questa prigione?
E’ un affetto profondo,
serio. Essere amici, essere fratelli,
amare spalanca la prigione per grazia potente.
Ma chi non riesce ad avere questo
rimane chiuso nella morte.
Ma dove rinasce la simpatia, lì rinasce
anche la vita.
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Postato da: giacabi a 20:05 |
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amicizia, van gogh
L’uomo è uno straniero sulla terra
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L’uomo è uno straniero sulla terra e la sua vita un viaggio scosso dalle tempeste.
Van Gogh - Saintes-Maries-de-la-Mer 1888
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Postato da: giacabi a 14:27 |
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van gogh
La nostra vita è come il cammino di un pellegrino
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« La nostra vita è come il cammino di un pellegrino.
Una volta vidi uno splendido dipinto, rappresentava un paesaggio di
sera. Sulla destra, in lontananza, una fila di colline che sembravano
blu nelle brume della sera. Al di sopra di quelle colline, lo splendore
del tramonto, le nuvole grigie striate d'argento, d'oro e di porpora. Il
paesaggio è una pianura coperta d'erba e d'erica, qua e là le cortecce
bianche delle betulle con le foglie gialle perché è autunno. Attraverso
il paesaggio scorre una strada che porta a un'alta montagna, molto,
molto lontana e, sulla cima della montagna, una città su cui il sole al
tramonto getta una luce di gloria. Sulla strada cammina un pellegrino, ha un bastone in mano. Egli sta camminando già da molto tempo ed è stanco. Incontra una donna, una figura in nero che fa pensare alle parole di San Paolo: "Anche se triste, tuttavia sempre lieta. Quest'angelo di Dio è stato messo lì per incoraggiare il pellegrino e per rispondere alle sue domande; e il pellegrino chiede: 'Questa
strada è sempre in salita?'. E la risposta è : 'Sì, fino alla fine'. Il
pellegrino chiede ancora: 'Il viaggio durerà tutto il giorno?'. E la
risposta è: 'Da mattina fino a sera, amico mio '. E il pellegrino continua la sua strada, triste eppur sempre lieto.»
Vincent Van Gogh da un lettera a Theo
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Postato da: giacabi a 14:49 |
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van gogh
Intravedere l’infinito
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«Se si sente il bisogno di qualcosa di grandioso, di infinito, di qualcosa che ci faccia sentire la presenza di Dio, non c’è bisogno di andare lontano per trovarlo. Penso a volte di vedere qualcosa di più profondo e di infinito, di più eterno che nell'oceano, negli occhi di un bimbo, quando si sveglia al mattino, e ride, perché vede il sole che splende sulla sua culla.»
Vincent van Gogh Vincent Van Gogh da un lettera a Theo
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Postato da: giacabi a 14:37 |
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van gogh
L'uomo: desiderio di infinito
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"Ho fatto il ritratto del signor Gachet con una espressione di malinconia
che spesso a chi guarderà il quadro potrà sembrare una smorfia. Eppure è
così che bisognerebbe dipingere, perché solo un questo modo ci si può
rendere conto come, in confronto ai ritratti calmi degli antichi, i nostri attuali abbiano l'espressione della passione e come dell'attesa e come di un grido.”Van Gogh in una lettera al fratello Theo grazie ad:annina Grazie ad : |
Postato da: giacabi a 15:04 |
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van gogh
L’amicizia
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Vincent Van Gogh, La Siesta (da Millet)
"E
gli uomini si trovano spesso nell'impossibilità di fare qualcosa,
prigionieri di non so quale gabbia orribile, orribile, spaventosamente
orribile... Non si sa sempre riconoscere che cosa è che ti rinchiude,
che ti mura vivo, che sembra sotterrarti, eppure si sentono non so quali
sbarre, quali muri. Tutto ciò è fantasia, immaginazione? Non credo, e
poi uno si chiede "Mio Dio, durerà molto, durerà sempre, durerà per
l'eternità?". Sai tu ciò che fa sparire questa prigione? È un affetto profondo, serio. Essere amici, essere fratelli, amare spalanca la prigione per potere sovrano, per grazia potente. Ma chi non riesce ad avere questo rimane chiuso nella morte. Ma dove rinasce la simpatia, lì rinasce anche la vita".
Van Gogh, da una lettera al fratello Theo
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Postato da: giacabi a 14:54 |
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amicizia, van gogh
Negli occhi c’è il riflesso dell’Altro
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« Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cattedrali, perché negli occhi degli uomini c’è qualcosa che non c’è nelle cattedrali, per quanto maestose e imponenti siano. »
V. Van Gogh grazie P.
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Postato da: giacabi a 21:50 |
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van gogh
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VINCENT VAN GOGH: UNA FEBBRE DI TA
***dal bellissimo sito di: Roberto Filipetti Presentazione in videoproiezione dell'intero percorso creativo di Vincent Van Gogh: i dipinti e le folgoranti riflessioni del pittore.
Un
viaggio reso affascinante dal racconto di ROBERTO FILIPPETTI, studioso
d'arte e letteratura. Un ideale museo virtuale con i capolavori di Van
Gogh riprodotti ad alta definizione in grandi dimensioni.
Un viaggio in dodici tappe di cui diamo qui di seguito la traccia, e qualche assaggio delle riflessioni del pittore, tra dramma esistenziale e autoesegesi:
1 Vocazione
2 La gabbia e la via d'uscita
Sai
tu ciò che fa sparire questa prigione? E' un affetto profondo, serio.
Essere amici, essere fratelli, amare spalanca la prigione per grazia
potente. Ma chi non riesce ad avere questo rimane chiuso nella morte.
3 Autoritratti
4 La compassione per gli umili, piegati e dignitosi
5 La poetica
Voglio fare dei disegni che vadano al cuore della gente...
Sia nella figura che nel paesaggio vorrei esprimere, non una malinconia sentimentale, ma il dolore vero. Voglio che la gente dica delle mie opere: "sente profondamente, sente con tenerezza"... ... ...cosa voglio: riconciliare gli uomini con il loro destino terreno. Vorrei fare un'arte che apporti consolazione agli uomini.
6 Millet padre & Van Gogh figlio
7 Bellezza, splendore del vero
8 L'infinito
Se tutto ciò che facciamo si affaccia sull'infinito, si lavora più serenamente.
9 Grandezza dell'uomo
Vorrei dipingere uomini e donne con un non so che di eterno, di cui un tempo era simbolo l'aureola.
10 L'infinito negli occhi di un bambino
un bambino nella culla, se lo si osserva con calma, ha l'infinito negli occhi.
... Se si sente il bisogno di qualcosa di grandioso, di infinito, di qualcosa che ci faccia sentire la presenza di Dio, non c'è bisogno di andare lontano per trovarlo. Penso a volte di vedere qualcosa di più profondo e di infinito, di più eterno che nell'oceano, negli occhi di un bimbo, quando si sveglia al mattino, e ride, perché vede il sole che splende sulla sua culla.
11 De-siderio
Quando sono colto dal mio «terribile bisogno di religione», vado fuori di notte a dipingere le stelle...
12 Morte e rinascita
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Postato da: giacabi a 19:30 |
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van gogh, senso religioso
La verità e l’evidenza
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Si tratta di alcune verità, di alcuni fatti che le nostre opinioni non possono far cambiare, né le opinioni possono rendere più vera la verità. La verità e l'evidenza si impongono. Van Gogh, Lettere a Theo |
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Postato da: giacabi a 20:41 |
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verità , van gogh
Amicizia
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E gli uomini si trovano sempre nell'impossibilità di fare qualcosa, prigionieri di non so quale gabbia orribile. Non si sa sempre riconoscere che cos'è che ti rinchiude, che ti mura vivo, che sembra sotterrarti, eppure si sentono non so quali sbarre, quali muri. E poi uno si chiede, Mio Dio, durerà molto, durerà sempre? Sai tu ciò che fa sparire questa prigione? E' un affetto profondo, serio. Essere amici, essere fratelli spalanca la prigione per potere sovrano, per grazia potente. Dove rinasce la simpatia, lì rinasce la vita. V. Van Gogh, Lettere a Theo |
Postato da: giacabi a 11:58 |
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amicizia, van gogh
Il Destino
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E' così che mi considero, come una persona che deve portare a compimento qualcosa con amore, e questo lo deve fare con energia. Io non ho intenzione di risparmiarmi, nè di evitare emozioni e difficoltà, non mi importa granchè se vivrò per un periodo più lungo o più breve. V. Van Gogh |
Postato da: giacabi a 08:24 |
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bellezza, van gogh
Il senso religioso
in Van Gogh
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" [Arles,
6.8.1888] [...] Ti ho già detto che devo sempre lottare con il mistral,
che impedisce assolutamente di essere padroni della propria pennellata,
da ciò il «selvaggio» degli studi. [...] A me sembra sempre di essere un viandante diretto a una qualche destinazione.
A ben vedere questa cosiddetta destinazione non esiste, eppure mi
sembra ben pensato e vero. [...] E intanto alla fine della carriera avrò
torto. Pazienza. Scoprirò allora che non soltanto le belle arti, ma che
anche il resto non erano che sogni, che noi stessi non eravamo nulla
del tutto. Ma se siamo ‘così leggeri’, tanto meglio per noi, perché niente si oppone allora a una possibilità illimitata di esistenza futura. [...]
Anche un bambino nella culla, se lo si osserva con calma, ha l’infinito negli occhi. Comunque non so niente, ma proprio questo senso di non sapere niente rende la vita che viviamo attualmente paragonabile a un semplice viaggio in ferrovia. Si va svelto, ma non si distingue nessun oggetto da molto vicino, e soprattutto non si vede la locomotiva. [...] La vita futura degli artisti attraverso le loro opere non la vedo molto. Sì, gli artisti continuano se stessi passandosi la fiaccola: Delacroix, impressionisti, ecc. Ma è tutto li? [...]
Teo Van Gogh
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