SINDONE/ Il Volto Santo di Manoppello, l’altro viso di Gesù che sfida la scienza
(e combacia con la Sindone)
INT.
Heinrich Pfeiffer
lunedì 3 maggio 2010
«La
Sindone e il Volto Santo di Manoppello sono una sfida alla ragione
umana». Il gesuita padre Heinrich Pfeiffer è cordiale e sorridente come
sempre. Ricorda, nei suoi modi di fare, Benedetto XVI, di cui è amico da
tempo: il docente della Pontificia Università Gregoriana, dove insegna
Storia dell’Arte cristiana, ascolta in silenzio, parla lentamente,
argomenta in modo lineare e razionale.
Specie,
poi, se si tratta di dedicare un po’ di tempo all’argomento sul quale
ha speso la sua vita di studioso: il volto di Gesù. In particolare,
padre Pfeiffer è diventato uno dei massimi esperti mondiali della
riproduzione del viso di Cristo nell’arte cristiana, a partire dai due
oggetti considerati “originali”: la sacra Sindone di Torino, la cui
ostensione in questi giorni sta richiamando centinaia di migliaia di
fedeli, e il meno noto - almeno per il grande pubblico - Volto Santo di
Manoppello, il panno con l’immagine di Gesù custodito nel piccolo
paesino in provincia di Pescara, dove papa Ratzinger si è recato in
pellegrinaggio il 1° settembre del 2006.
Se
la Sindone è il telo che ha avvolto interamente il corpo di Gesù nel
Sepolcro, il panno di Manoppello, secondo gli studi cui ha contribuito
lo stesso padre Pfeiffer, è il fazzoletto posto sopra la Sindone:
un’usanza antica riservata a personalità importanti, considerato anche
il fatto che è un panno di bisso, un tessuto particolarmente prezioso,
che si utilizzava in situazioni del tutto speciali.
Si tratta di due immagini di cui la trappista tedesca suor Blandina
Paschalis Schloemer, che attualmente vive proprio a Manoppello in
eremitaggio, ha dimostrato la perfetta sovrapponibilità, convincendo nel
tempo lo stesso Pfeiffer, il cui contributo alla conoscenza del Volto
Santo nel mondo è stato decisivo.
Padre
Pfeiffer, i due volti sono gli stessi? «Sono assolutamente identici,
combaciano perfettamente, come ha dimostrato suor Blandina: la
sovrapposizione è di 1 a 1. Dirò di più: i due reperti si leggono
insieme: dalla loro sovrapposizione sono stati riconosciuti particolari
importanti del volto di Gesù, come la barba, i capelli, le ferite e via
dicendo. L’uno, in altri termini, ha bisogno dell’altro per essere
letto».
Suor
Blandina, in particolare, ha individuato almeno dieci punti di perfetta
sovrapposizione: «In realtà - spiega il gesuita - sono molti di più,
quelli indicati da suor Blandina sono probabilmente i più evidenti. Ma
nei lavori di sovrapposizione, vengono a galla sempre nuovi punti di
identità».
I
due reperti sono mai stati accostati fisicamente? «No, in quanto si
tratta di oggetti particolarmente delicati, e ogni manipolazione è
sempre molto rischiosa. Le sovrapposizioni sono state fatte mediante
immagini fotografiche fedeli».
In
che anno lei è venuto a conoscenza del Volto Santo di Manoppello? «Era
il 1986 quando organizzammo un piccolo pellegrinaggio in Abruzzo insieme
ad alcuni amici e colleghi, dopo aver sentito parlare di questo panno.
Giunto al santuario, sono rimasto semplicemente impressionato, e ho
riconosciuto in quel volto quello della famosa “Veronica”, il panno
conservato a San Pietro per secoli, scomparso durante il sacco di Roma
nel 1527. Com’è noto, da quando è sparito, viene esposto ogni quinta
domenica di Quaresima nella basilica petrina un panno completamente
sbiadito, in cui non si vede assolutamente nulla, e questo perché i
custodi della basilica, e gli stessi pontefici, avevano l’interesse a
non interrompere il flusso di pellegrini che da sempre transitava a Roma
per adorare quel volto».
Come
questo panno sia arrivato a Manoppello è ancora oggetto di studio, e
non mancano ipotesi accreditate come quelle del giornalista Saverio
Gaeta, che ha ricostruito i vari passaggi e i colpi di scena legati ad
una sparizione e una riapparizione del velo che assumono i contorni di
un vero e proprio giallo.
Ma
che cosa rappresenta il volto di Manoppello? «Si tratta del volto di
Gesù al momento della sua resurrezione, mentre quello della Sindone
ritrae Cristo sofferente dopo la sua passione. Entrambi i reperti sono
un vero e proprio miracolo che sfida gli studiosi, in quanto sono fatti
come se la luce avesse impressionato un supporto ma con due effetti
diversi: nel caso della Sindone, come se avesse impressionato un
negativo fotografico, in quello del Volto Santo, un positivo».
«Come
sia stato possibile, nel caso della Sindone - spiega padre Pfeiffer -
lo studio più accreditato rimane quello del professor Sebastiano
Rodante, di Siracusa, il quale nel 1978 iniziò una serie di
significativi esperimenti, a partire dal sudore di sangue. Le prove
furono condotte su calchi, modellati a similitudine del volto sindonico,
spruzzati di sudore di sangue, cosparsi di una miscela di aloe e mirra.
La presenza di una soluzione di aloe e mirra ha poi liquefatto i
coaguli di sangue sulla fronte del calco».
«L’osservazione
che i coaguli sulla Sindone - continua lo studioso - non potevano
lasciare nessuna traccia sulla Sindone stessa, portò Rodante ad
adoperare un telo imbevuto della soluzione acquosa di aloe e mirra. I
risultati ottenuti si avvicinavano in modo suggestivo all’impronta
sindonica, in quanto fornivano una impronta simile ai coaguli della
Sindone. Poi, durante esperimenti fatti anni più tardi utilizzando un
negativo fotografico del telo torinese, si sono riprodotte le tracce
dell’immagine del negativo sindonico».
«Insomma,
la Sindone evidenzia al tempo stesso la natura umana e divina di
Cristo, grazie alle macchie di sangue e all’immagine negativa.
Quest’ultima, in particolare, per essere realizzata necessita di una
fonte di energia, qualcosa che dirige i raggi e, infine, un supporto
tipo una diapositiva.
«Stesso
discorso vale per Manoppello: si tratta di un’immagine creata in modo
anomalo, nel senso che gli studi hanno dimostrato che il Volto Santo non
è un dipinto, ma un’immagine fatta con una tecnica assolutamente
sconosciuta in tutta la storia dell’arte. Solo con la fede, allora, è
possibile spiegare questa energia dentro un corpo morto. Ecco perché i
due reperti sfidano la ragione, dimostrando i limiti della scienza».
Una delle cose che colpisce di più guardando i due volti è che la Sindone ha gli occhi chiusi, il Volto Santo li ha aperti: «In
realtà - spiega Pfeiffer - non possiamo dire con certezza se la Sindone
ha gli occhi aperti perché dipende dalle aspettative che noi abbiamo
guardando quel volto: se pensiamo che sia di un morto, li vediamo
chiusi, se pensiamo che sia di un vivente, li possiamo anche vedere
aperti. È solo una nostra interpretazione».
La
Sindone e il Volto Santo di Manoppello sono gli unici panni che hanno
avvolto il corpo di Gesù? «No, c’è anche il sudario di Oviedo, in
Spagna, e la cuffia conservata a Cahors, in Francia». Il secondo cingeva
il volto di Gesù nel Sepolcro mentre il primo, secondo suor Blandina,
era il panno utilizzato da qualcuno per asciugare il volto di Gesù
ancora sanguinante, come dimostrano le impronte esterne di chi fece
pressione sul naso per pulire il sangue e il siero fuoriusciti dal setto
nasale.
La
cosa sensazionale, al riguardo, è rivelata ancora da padre Pfeiffer:
«Su tutti, e non escludo anche Manoppello come potrebbero dimostrare
studi ulteriori, è stato rintracciato sangue del gruppo AB positivo,
dunque con grande probabilità della stessa persona».
Il
papa è stato a Manoppello nel 2006, e molti si aspettavano una sorta di
“via libera” definitiva nell’identificazione del Volto Santo con la
Veronica, ma così non è stato. Perché secondo lei? «Va detto che i due
reperti ancora oggi non mettono del tutto d’accordo l’intera comunità
ecclesiale. Penso che Benedetto XVI, da padre di tutta la Chiesa, abbia
evitato di alimentare dibattiti interni anche nell’episcopato».
Padre
Pfeiffer, un’ultima domanda: lei studia da sempre il volto di Gesù.
Quali sono i caratteri di questo volto? «Il Volto Santo di Manoppello
non è solo identico con la Veronica romana, ed esso non costituisce solo
un’unica immagine con la Sindone, ma è anche uno dei due modelli
fondamentali, rappresenta un prototipo per l’immagine di Cristo. Esiste
un tipo classico dell’immagine del volto di Cristo così chiaramente
delineato che, se visto anche solo una volta, lo si può riconoscere
immediatamente in qualsiasi altra opera. Esso è caratterizzato da una
testa alta con un naso lungo, da due bande di cappelli che cadono fino
sulle spalle, da baffi e da una barba spesso bipartita. Gli occhi
guardano leggermente in alto così da mostrare il bianco del globo
oculare sotto la pupilla. Dobbiamo concludere, in contrasto con tanta
ricerca degli studiosi dell’arte, che l’immagine di Cristo così
individuale deve avere il suo modello. Per la struttura fortemente
asimmetrica, il modello è la Sindone, o la Sindone insieme con il Volto
Santo di Manoppello. Per gli occhi e tutti gli aspetti più vitali,
l’unico modello è costituito dal Volto Santo”.
(Piergiorgio Greco)
Postato da: giacabi a 22:46 |
link | commenti
volto santo, manoppello
La
località, la chiesa, le particolarità del telo, delle tesi di padre
Heinrich Pfeiffer, la storia e l’importanza della "Veronica" (la "vera
icona" di Gesù Cristo), della sua sparizione e del suo ritrovamento. E
del pellegrinaggio che farà Benedetto XVI.
Era
il 1999 e una notizia sorprendente veniva da Manoppello, un piccolo ma
popoloso borgo di case disposte a schiera intorno al primitivo castrum,
nell’Abruzzo ai piedi della Majella. Proprio qui, "dimenticata da 400
anni", così si sentiva dire, si trovava
|
Per
tredici anni padre Pfeiffer si era dedicato ad approfondite ricerche su
una reliquia che non era mai stata presa in seria considerazione dalla
scienza. La reliquia, un velo di cm 17 x 24, si trova custodita nella
chiesa del Convento dei frati cappuccini nel paese abruzzese di
Manoppello. Mentre
Ciononostante, da quattro secoli il Santuario del Volto Santo di Manoppello è meta di pellegrini provenienti dall’Italia e da altre parti del mondo. Studiosi, teologi, filosofi, scrittori, artisti, uomini dotti, personaggi ecclesiastici e politici hanno sostato dinanzi al Volto Santo. Come tutti i santuari anche questo è "luogo di conversioni, di riconciliazione con Dio e oasi di pace" (papa Giovanni Paolo II), una "stazione e clinica dello spirito" (papa Paolo VI). Il 1° settembre Benedetto XVI pellegrino
al Volto Santo di Manoppello
Papa Benedetto XVI è un uomo cristiano obiettivo, una mente fredda che, anche per questioni religiosi, mette ai primi posti la ragione, senza misticismo e fede nei miracoli. Per questo motivo, a Roma ci si meraviglia della meta del suo prossimo viaggio e talvolta si commenta con una scrollata di testa. Perché prima di tornare in Baviera, Benedetto XVI vuole visitare il paese abruzzese di Manoppello. Vuole pregare davanti ad un sottilissimo velo che, in un modo singolare e mutevole, mostra il volto di un uomo maltrattato. Per i sostenitori della reliquia si tratta del Volto di Gesù Cristo, mentre per altri è anche oggetto di un giallo vaticano pieno di suspense. Un’antica leggenda, riportata dagli apocrifi Atti di Pilato (sec. VI), narra che la pia donna, che asciugò il volto di Cristo lungo il tragitto verso il Calvario, recatasi a Roma, lasciò la sacra Reliquia a San Clemente. Un piccolo gruppo di studiosi intorno a padre Heinrich Pfeiffer recentemente ha riportato l’attenzione sulla reliquia di Manoppello, sostenendone l’identità con il sacro velo romano. Pfeiffer ne è convinto che l’immagine di Manoppello è quel pezzo di stoffa che fu trovato 2000 anni fa nella tomba del predicatore di Nazareth. "Il sudario che si trovava sul volto di Gesù", si legge nel Vangelo di Giovanni. Circa 700 anni più tardi il misterioso velo trovava la sua via verso Roma diventava come il "Sudario della Veronica" la più importante reliquia della Cristianità. È storicamente provato che ha provocato grande fascino a pellegrini romei da tutto il mondo, più ancora della tomba di Pietro. Secondo la teoria il Volto Santo è sparito da Roma 500 cento anni fa, in occasione della costruzione della nuova basilica di San Pietro. Ladri di icone hanno approfittati del caos nel cantiere, per rubare la reliquia. Vengono indicati indizi e prove: l’immagine di Manoppello è il velo della Veronica. Solo la conformità all’immagine del Sudario di Torino è sensazionale. Ufficialmente E il papa? A Manoppello già da tempo e oggi anche in Vaticano si ha annunciato, che il 1° settembre prossimo andrà dalla "madre di tutte le icone". La conferma ufficiale da parte della Santa Sede della visita, che viene considerata "privata", è stato affidato oggi ad una informazione "logistica" sul Bollettino N. 411 della Sala Stampa della Santa Sede. L'Avviso definisce la visita "Pellegrinaggio di Sua Santità Benedetto XVII al Santuario del Volto Santo a Manoppello (1° settembre 2006), ma non fornisce ulteriore dettaglio su un evento, considerato "visita privata". Allora un argomento scabroso, difficile? Un teologo a Roma dice: "Che il papa andrà a Manoppello è una piccola sensazione", considerato che Benedetto XVI è visto come uomo di ragione. Ufficialmente, si tratterà dunque di una "visita privata" ... Le virgolette sono d’obbligo, perché, tuttavia, l’eccezionalità della Persona e |
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