La vita
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Se non puoi avere la vita che desideri, cerca almeno questo per quanto sta in te: non
sciuparla nel troppo commercio con la gente, con troppe parole e in un
viavai frenetico. Non sciuparla portandola in giro in balìa del
quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una
stucchevole estranea(C. Kavafis).
Postato da: giacabi a 18:01 |
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vita, perle
Il miracolo della vita
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"Un uomo qualsiasi, con tutto il bagaglio di conoscenze oggi a nostra disposizione, potrebbe affermare solo che l'origine della vita sembra allo stato presente appartenere all'ordine del miracolo, tante sono le condizioni che dovrebbero trovarsi riunite per poterla realizzare."
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Postato da: giacabi a 09:38 |
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vita, miracolo
La vita è amore, e l’amore è sacrificio.
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La vita è amore, e l’amore è sacrificio. A
qualsiasi livello si osserva che, quando una casa conduce una vita
prospera, c’è qualcuno che si sacrifica; a volte questo qualcuno è un
domestico, un servitore. Quando le persone che si sacrificano sono due,
la vita del nucleo diventa brillante, esemplare. Un
matrimonio, in cui i due coniugi hanno spirito di sacrificio, è
caratterizzato dalla pace e dall’allegria, che ci siano figli o no,
ricchezza o no. Se
coloro che si sacrificano sono più di due, la casa brilla di mille luci
che abbagliano chiunque ai avvicini. Il motivo della crescita
spirituale e materiale degli ordini religiosi è che tutti i membri si
sacrificano per il bene comune” (da A. Gaudí, Idee per l’architettura. Scritti e pensieri raccolti dagli allievi, a cura di I.Puig-Boada, Jaca Book, Milano, 1995, pag.277). |
Postato da: giacabi a 08:51 |
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vita, gaudi
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"La vita ha valore solo se si vive per qualcosa o qualcuno."
(Cesare Pavese) |
Postato da: giacabi a 21:00 |
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vita, pavese
Il centuplo quaggiù
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Dio ci ha dato la vita... tocca a noi darci alla bella vita!
Oscar Wilde
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Postato da: giacabi a 10:17 |
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vita, wilde
Avere occhi nuovi
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Postato da: giacabi a 21:00 |
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vita, perle
Vivere è stupirsi
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“Vivere non è entrare a nostro piacimento in un luogo previamente scelto, come si sceglie il teatro dopo cena; è invece trovarsi, improvvisamente e senza sapere come, gettati, immersi, proiettati in un mondo (...) questo mondo attuale. La
nostra vita incomincia con la perpetua sorpresa di esistere senza
nostro previo consenso, naufraghi in un universo non prescelto”.
Ortega y Gasset
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Postato da: giacabi a 09:43 |
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vita, stupore
L’amore porta la vita
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da: www.ilfoglio.it6 marzo 2008 Juno
Ehi, Natalia Aspesi, stavolta hai toppato forte: Juno siamo noiLa storia inequivoca di una ragazzina moderna che decide di non abortire letta con occhi foderati di prosciutto
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Postato da: giacabi a 15:01 |
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vita, aborto
Il meraviglioso mistero della vita umana
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Postato da: giacabi a 19:50 |
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vita, aborto
La vita
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“Oggi la gente sembra guardare alla vita come a una speculazione. Non è una speculazione, è un sacramento.
Il suo ideale è l'amore, la sua purificazione è il sacrificio”
Oscar Wilde
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Postato da: giacabi a 20:44 |
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vita, wilde
La bellezza di vivere
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«Amo troppo la vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere il regalo dei regali. Anche se si tratta di un regalo difficile. A volte doloroso»
Oriana Fallaci
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Postato da: giacabi a 20:50 |
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vita, fallaci
La vita è un dono
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Nel suo libro su Charles Péguy lei ha riabilitato la categoria
di avvenimento come una forma di conoscenza della realtà.
E nei suoi scritti è tornato varie volte sul concetto di gratitudine,
e sul suo contrario, l’ingratitudine, come un altro binomio
molto importante per capire la dinamica dei tempi
moderni, e la loro ideologia. La gratitudine e l’ingratitudine
come stati dell’anima che rendono possibile o che rendono
impossibile un rapporto vero con la realtà. In cosa possiamo
cercare la speranza?
Ciò che anima l’uomo moderno è un desiderio - che ha una sua
grandezza - di controllo totale della realtà. Esso si esprime attraversoil “principio di ragione”, la speranza di una coincidenza
tra reale e razionale. Non bisogna criticare troppo in fretta
questo movimento, se fossimo radicalmente antimoderni sarebbe
anche questa – se volete – una forma di ingratitudine.
Questo desiderio, che si esprime ad esempio nella formula
“scientia propter potentiam”, la scienza per il potere, aveva come
finalità un miglioramento delle condizioni degli uomini. È
la figura di Prometeo, il non rassegnarsi più. Il comfort di cui
godiamo oggi, anche se non è universale, l’allungamento della
vita, di tutto ciò noi siamo appunto debitori al movimento moderno.
Dunque,
alla base della modernità c’è una sorta di risentimento contro il mondo
così come è donato, un risentimento nei confronti del dato. E noi dobbiamo riconoscere unacerta gratitudine anche nei confronti di questo risentimento.
Però oggi la nostra situazione è che noi rischiamo di vivere in
mezzo ai nostri prodotti. Si dice per esempio di un contadino,
di un allevatore, che è un “produttore” di suini, un “produttore”
di mucche: è evidentemente la ricaduta nel linguaggio di un
potere demiurgico, che è moltiplicato dalle nuove tecnologie.
Allo stesso modo stiamo diventando sempre più capaci di “fabbricare”,di “produrre” i bambini. Hannah Arendt ha fatto della
nascita il paradigma ontologico dell’evento. Ella ricorda, in
questo straniamento della condizione dell’uomo moderno, la
formula biblica “un bambino per noi è nato”, dandone una sorta
di traduzione secolare, laica: il bambino è un miracolo. Oggi
però avvertiamo che l’utopia ipermoderna sta avendo di gran
lunga la meglio sui miracoli. L’uomo è destinato a vivere in
mezzo ai propri prodotti, oppure non dobbiamo giustamente
prendere il partito del dato? Credo
che dobbiamo sentirci invitati a questo tipo di conversione, che
l’ambientalismo in qualche modo cerca di dire, e di cui la poesia ha
sempre parlato. La poesia è sempre rendimento di grazie, un essere
riconoscenti.
La
poesia ha sempre mantenuto un sottile filo, una voce impalpabile in
mezzo a tanti nostri exploit tecnologici. Questa voce dovremmo essere
capaci di intenderla prima che sia troppo tardi.
Alain Finkielkraut Milano, 20 gennaio 2003
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Postato da: giacabi a 14:10 |
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vita, finkielkraut
La vita è un dono
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: “Vivere non è entrare a nostro piacimento in un luogo previamente scelto, come si sceglie il teatro dopo cena; è invece trovarsi, improvvisamente e senza sapere come, gettati, immersi, proiettati in un mondo (...) questo mondo attuale. La
nostra vita incomincia con la perpetua sorpresa di esistere senza
nostro previo consenso, naufraghi in un universo non prescelto”.
Ortega y Gasset,
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Postato da: giacabi a 18:41 |
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vita
Vivere
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“Vivere non è entrare a nostro piacimento in un luogo previamente scelto, come si sceglie il teatro dopo cena; è
invece trovarsi, improvvisamente e senza sapere come, gettati, immersi,
proiettati in un mondo (...) questo mondo attuale. La nostra vita
incomincia con la perpetua sorpresa di esistere senza nostro previo
consenso, naufraghi in un universo non prescelto”.
Ortega y Gasset,
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Postato da: giacabi a 20:25 |
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vita
Il segreto dell'esistenza umana
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« Il segreto dell'esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive. »
Feodor Dostoevskij)
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Postato da: giacabi a 21:34 |
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vita, dostoevskij
La perdita del gusto di vivere
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“Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità non è una catastrofe che venga dal di fuori, non è né la fame né la peste, è invece quella malattia spirituale. la più terribile, perché il più direttamente umano dei flagelli, che è la perdita del gusto di vivere”
Teilhard de Chardin
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Postato da: giacabi a 15:53 |
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vita, senso religioso
Vivere
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“Per vivere con onore bisogna struggersi, battersi,
sbagliare e ricominciare da capo e buttare via tutto, e di nuovo ricominciare e lottare e perdere eternamente. La calma è la vigliaccheria dell’anima”. (L. N. Tolstoj) |
Postato da: giacabi a 15:19 |
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vita, tolstoj
La vita
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8 agosto
«La vita non è ricerca di esperienze ma di se stessi. Scoperto il proprio proprio stato fondamentale ci si accorge che esso combacia col proprio destino e si trova la pace»
C. Pavese Il mestiere di vivere
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Postato da: giacabi a 15:17 |
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vita, persona, pavese
La giovinezza
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- La
giovinezza non è un periodo della vita, e uno stato d’animo, che
consiste una certa forma della volontà. In una disposizione
dell’immaginazione, in una forza emotiva nel prevalere dell’audacia sulla timidezza, della sete dell’avventura, sull’amore per le comodità.
Non si invecchia per il semplice fatto di aver vissuto un certo numero
di anni, ma solo quando si abbandonano i propri ideali. Se gli anni
tracciano i loro solchi sul corpo, le rinunce all’entusiasmo li traccia
sull’anima. Essere
giovane significa conservare a sessanta, a settant’anni, l’amore del
meraviglioso, lo stupore per le cose sfavillanti e i pensieri luminosi,
le sfide intrepide lanciate agli avvenimenti, il desiderio insaziabile
del fanciullo per tutto ciò che è nuovo, il senso del lato piacevole e
lieto dell’esistenza. Resterete
giovani finché il vostro cuore saprà riceve i messaggi di bellezza, di
audacia, di coraggio, di grandezza, di forza che vi giungono dalla terra
da un uomo o dall’infinito.
Quando tutte le fibre del vostro cuore saranno spezzate e su di esso si
saranno accumulate le nevi del pessimismo e il ghiaccio del cinismo e'
solo allora che diverrete vecchi e possa Iddio aver pietà della vostra
anima.
Vero
benefattore dell'umanità Oltre a creare il vaccino contro la
poliomielite, rinunciò a brevettarlo, consentendone la diffusione anche
fra i poveri: senza speculazioni economiche. Oggi, grazie a Sabin, la
polio può considerarsi debellata. Lui restò giovane.
a P.
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Postato da: giacabi a 08:28 |
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vita, bellezza, testimonianza
Il dono della vita
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«Amo troppo la vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere il regalo dei regali. Anche se si tratta di un regalo difficile. A volte doloroso»
O. Fallaci Corriere della Sera volume "Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci.”
a P.
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Postato da: giacabi a 07:41 |
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vita, fallaci
Postato da: giacabi a 20:48 |
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vita, madre teresa
Ode alla vita
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Ode alla Vita Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità. Martha Medeiro Attribuita a Pablo Neruda
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Postato da: giacabi a 21:14 |
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vita, neruda
Cosa ci tocca diffendere
All'ospedale
Careggi il piccolo Tommaso è sopravvissuto ad un aborto tardivo (non
usiamo volutamente la parola terapeutico, troppo ambigua), non è stato
assistito per venti minuti dopo la nascita, ed è sopravvissuto sei
giorni.
All'ospedale
San Camillo a Roma chi si sottopone ad aborto tardivo firma un
"consenso informato" con cui chiede di non rianimare il neonato, se
sopravvive all'aborto. Questi fatti ci fanno orrore.
E sembrano non essere eventi eccezionali, almeno da quanto trapelato
dai giornali. La legge 194/78 sull'aborto nell'art. 7 prevede che dopo i
primi novanta giorni di gravidanza: "Quando
sussiste la possibilità di vita autonoma del feto, l'interruzione della
gravidanza può essere praticata solo nel caso di cui alla lettera a)
dell'articolo 6 e il medico che esegue l'intervento deve adottare ogni
misura idonea a salvaguardare la vita del feto. art.6, a) L'interruzione
volontaria della gravidanza, dopo i primi novanta giorni, puo' essere
praticata: a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave
pericolo per la vita della donna".
Cioè,
se la gravidanza è in fase avanzata, tanto da far ipotizzare la
possibilità che il feto nasca vivo, la madre può abortire solo se è in
pericolo di vita, e bisogna far di tutto per salvare il neonato: la 194
cerca di limitare al massimo gli aborti tardivi.
I
fatti del Careggi e del San Camillo, così come riferiti dai media,
sembrano evidenti violazioni di questa legge, che tutti a parole dicono
di non voler toccare, ma che poi molti disattendono. Vogliamo sapere cosa sta succedendo negli ospedali italiani dove si praticano aborti tardivi
. Vogliamo sapere quanti sono i feti espulsi vivi, vogliamo sapere
quanti ne sopravvivono, vogliamo sapere se viene fatto di tutto per
salvarli.
Vogliamo sapere se ci sono violazioni alla legge 194
(e al codice penale). Noi quella legge non l'abbiamo voluta. L'abbiamo
subita. Adesso chiediamo che venga rispettata in tutte le sue parti.
Cosa ci tocca difendere!
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Postato da: giacabi a 21:18 |
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vita, aborto
RICORDI D'INFANZIA
di M. De Unamuno
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«Perché l'uomo, atomo miserabile, può credere nel suo orgoglio insensato che vi sia per lui un aldilà? ».
« lo non ci vedo nessun orgoglio né sano né insensato. Non dico che meritiamo un aldilà, né che la logica ce lo dimostri; dico che ne abbiamo bisogno, lo meritiamo o no, e basta. Dico che ciò che passa non mi soddisfa, che ho sete d'eternità, e che senza questo tutto mi è indifferente. Ne ho bisogno, ne ho bisogno! Senza di essa non c'è più gioia di vivere e la gioia di vivere non ha più nulla da dirmi. E' troppo facile affermare: « Bisogna vivere, bisogna accontentarsi della vita. E quelli che non se ne accontentano?
In fondo i sensuali sono più tristi dei mistici. Io vivo contento con i miei mistici.
L'ossessione della morte nasce dalla pienezza della vita; è perché sentiamo che la vita ci trascende che la vogliamo senza fine. I deboli si attaccano alla vita. Io voglio inculcare agli uomini la fede in un'altra vita personale. Amo
tanto la vita che perderla mi sembra il peggiore dei mali. Non amano
veramente la vita coloro i quali se la godono, giorno per giorno, senza
curarsi di sapere se dovranno perderla del tutto o no ».
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Postato da: giacabi a 18:55 |
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vita, mistero, unamuno
WLA VITA
«Ho sempre amato la vita.
Chi ama la vita non riesce mai ad adeguarsi, |
subire, farsi comandare.
Chi ama la vita è sempre con il fucile |
alla finestra per difendere la vita…
Un essere umano che si adegua,
che subisce,
|
che si fa comandare, non è un essere umano»
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