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Cattolico,
i critici si rassegnino»
di Antonio Guliano
22-10-2011
Cattolico o non cattolico, questo è il problema, verrebbe da dire parafrasando il suo Amleto. In realtà la tesi che da anni ormai vuole il grande William Shakespeare (1564-1616) fedele della Chiesa di Roma oggi è molto più di un’ipotesi. La conferma arriva da un sorprendente numero di libri pubblicati di recente. E se perfino un popolare autore laico inglese come Peter Ackroyd lo ammette nel suo Shakespeare. Una biografia (Neri Pozza), convincente e ben ponderato è l’ultimo volume dell’anglista Elisabetta Sala L’enigma di Shakespeare. Cortigiano o dissidente? (Ares). L’autrice che già in Elisabetta la Sanguinaria (Ares) aveva brillantemente smascherato la propaganda che circonda l’epoca elisabettiana, mette in luce la dissidenza del drammaturgo e i suoi rapporti con i cattolici perseguitati dalla regina.
Chi non ha mai avuto dubbi amletici sul cattolicesimo di Shakespeare e da anni si batte contro una certa critica ancora diffidente è Peter Milward, gesuita inglese docente di Letteratura inglese alla Sophia University di Tokyo, massimo esperto della religiosità del Bardo. «È un’ipotesi che sostengo ormai dal 1973, quando pubblicai il mio primo libro Shakespeare’s Religious Background. Oggi per fortuna sono tanti i libri che rilanciano questo tema, ma c’è ancora un certo pregiudizio accademico che è duro a morire».
Professor Milward, perché è così convinto che Shakespeare fosse cattolico?
Sappiamo che suo padre, John Shakespeare, compilò di suo pugno un testamento spirituale ritrovato nascosto tra le travi del tetto della sua casa di Henley Street a Stratford. Quel documento (di cui oggi abbiamo una copia settecentesca riconosciuta come autentica) fu probabilmente nascosto lì al tempo della Congiura di Somerville del 1583, quando anche i familiari materni, inclusa la madre di Shakespeare, Mary Arden, per la loro fede furono soggetti all’ accusa di alto tradimento intentatagli da Sir Thomas Lucy di Charlecote Park. E i nomi sia del padre John (nel 1592) che di sua figlia Susanna Hall (nel 1606), figurano nell’elenco dei cattolici ricusanti, di coloro cioè che si rifiutavano di presentarsi alle obbligatorie funzioni religiose di Stato. Erano anni di caccia ai dissidenti cattolici per effetto di un bando severo emesso in nome della regina nel 1591, e l’altro all’indomani della Congiura delle Polveri del 1605.
Come mai allora la regina Elisabetta I (1533-1603) così feroce con i cattolici lo accettò a corte?
Ovviamente in una tale situazione di persecuzione, Shakespeare fu costretto a tacere la sua fede cattolica. Doveva andare in giro mascherato, come il suo Edgar nel Re Lear, e tale è rimasto fino a oggi. La sua maschera era quella di un personaggio di poco conto, di quello che lui stesso chiamerebbe il “buffone”. Dubito che la regina Elisabetta abbia intuito il suo camuffamento (anche se ci sono autori che invece ne sono convinti). Sappiamo però per esempio che la regina si rese conto della fede cattolica del grande compositore William Bird e gli consentì di rimanere a corte perché aveva bisogno di lui per la musica della cappella reale. Allo stesso modo potrebbe aver agito con Shakespeare perché ne stimava il lavoro, soprattutto le commedie e specialmente il personaggio di Sir John Falstaff.
Fu costretto quindi a ricorrere a simboli per non incappare nella censura?
Sì. Sono proprio i simboli, le immagini o i temi che ricorrono nei suoi lavori a rivelare il suo cattolicesimo. Prendiamo ad esempio un tema come il pellegrinaggio. È presente in molte delle sue opere: Riccardo II, Il mercante di Venezia, Come vi piace e Re Lear. L’abitudine di andare in pellegrinaggio era tipicamente medievale e cattolica, ma fu proibita dai protestanti al tempo di Enrico VIII che chiuse tutti i santuari in Inghilterra. Un’altra immagine tipica dei cattolici perseguitati in Inghilterra è stata per esempio la condizione dell’esilio e dell’emarginazione che non a caso ritornano nelle sue opere. Come quando Riccardo II al momento della sua deposizione consiglia alla sua regina addolorata di ritirarsi in Francia ed entrare in convento in modo da vincere “la corona di un nuovo mondo”, mentre lui dovrà subire l’arresto. Un altro tema è il modo in cui il drammaturgo tratta i frati in opere come Romeo e Giulietta, Molto rumore per nulla e Misura per misura. Mentre i drammaturghi protestanti come Robert Greene e Christopher Marlowe li trattano con scherno come personaggi ridicoli, Shakespeare li rispetta e fa in modo che anche i suoi personaggi li rispettino.
Quali sono le altre opere che tradiscono la sua fede?
In uno dei miei libri Biblical Influences in Shakespeare’s Great Tragedies (Indiana University Press), ho analizzato atto per atto, riga per riga le quattro “grandi tragedie” Amleto, Otello, Macbeth e Re Lear, rintracciando davvero tanti riferimenti della Bibbia. Soprattutto le ultime tre scritte già all’inizio del regno di Giacomo I (per Amleto era ancora regnante Elisabetta I) le considero tutte insieme come l’ “opera della passione di Shakespeare” perché richiamano il Vangelo della passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. Ma nel mio ultimo libro Shakespeare the Papist dimostro come tutte le opere ammettono un’interpretazione cattolica e biblica. Se non si considera questo background, questo retroterra cattolico, molte opere rimarrebbero enigmatiche.
Ha fatto scalpore anche la dichiarazione del primate della Chiesa Anglicana, Roman Williams, che ha ammesso il cattolicesimo del Bardo.
Sono molto contento. Lo stesso arcivescovo di Canterbury mi ha confidato che ha maturato questa convinzione anche dalla lettura di alcuni miei scritti. Solo che non è sufficiente riconoscere che Shakespeare fosse cattolico. È necessario prendere atto che ci troviamo di fronte a un testimone importante di quel cattolicesimo inglese che è stato crudelmente soppresso da Enrico VIII e Elisabetta I e di loro crudeli ministri, Thomas Cromwell e William Cecil.
Eppure resistono ancora molte diffidenze riguardo a questa ipotesi…
C’è purtroppo un secolare pregiudizio accademico da parte di un establishment di studiosi di Shakespeare. Costoro godono di tribune universitarie importanti e di pubblicità mediatica. Il problema è poi che alcuni autori come Peter Ackroyd ammettono il retroterra cattolico di Shakespeare. Ma non si può capire il suo ruolo di testimone della cristianità e il suo cattolicesimo se non si studiano a fondo le sue opere e non si considerano le dure persecuzioni del tempo. Shakespeare ha davvero vissuto in un’epoca in cui i cattolici inglesi vivevano nella paura come i cristiani copti oggi in Egitto. Persino i preti, persino i gesuiti, temevano di essere scoperti, arrestati, imprigionati, torturati e giustiziati come traditori. Lui non andò alla ricerca del martirio, ma aveva una grande fede cattolica. E si sentisse investito come drammaturgo, nella missione di proclamare la verità della sua epoca e la fede di ciò che Amleto chiama “il mondo non ancora conosciuto”.
da:LA BUSSOLA QUOTIDIANA
Postato da: giacabi a 21:40 |
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shakespeare
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DORA: ....Mio grazioso maialetto della fiera di San Bartolomeo, quando
smetterai tu di combatter di giorno e tirar di scherma di notte, e
comincerai a rattoppare le tue vecchie cuoia per il cielo?FALSTAFF: Zitta, mia buona Dora! non parlare come una testa di morto, non mi far ricordare la mia fine.
William Shakespeare ENRICO QUARTO (Parte Seconda)
Postato da: giacabi a 13:28 |
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shakespeare
Amore
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Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l`altro s`allontana. Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai ;Amore
non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno
estremo del giudizio; se questo è errore e mi sarà provato, io non ho
mai scritto, e nessuno ha mai amato.
William Shakespeare
Postato da: giacabi a 12:43 |
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shakespeare, amore
La Presenza
La tua virtù è la mia sicurezza.
E allora non c’è notte se ti guardo in pieno volto,
e perciò non mi pare di andar nel buio,
e nel bosco non manco compagnia.
Perché per me tu sei l’intero mondo.
E come posso dire di esser sola se tutto il mondo è qui che mi contempla?
William Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate
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Postato da: giacabi a 20:36 |
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shakespeare
Shakespeare era cattolico
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Insomma,
è sicuro: il maggiore poeta e drammaturgo di lingua inglese di tutti i
tempi (e che nella cultura anglosassone occupa il posto che ha per noi
Dante) era cattolico. Un libro di Joseph Pearce (intervistato dall’agenzia zenit.org il 14 luglio 2008) lo dimostra inequivocabilmente. The Quest for Shakespeare: the Bard of Avon and the Church of Rome (questo il titolo) non è comunque una novità, essendo stato preceduto da Shadowplay: the hidden beliefs and coded politics of Shakespeare, di Claire Asquith. «Esiste
una schiera di illustri studiosi di Shakespeare che sono arrivati alla
conclusione che il Poeta era cattolico», dice Pearce.
Ma la sua fede è rimasta nascosta per il semplice motivo che il cattolicesimo ai suoi tempi era fuorilegge. E lo fu praticamente fino al XIX secolo. Furono oltre settantamila i cattolici uccisi in Inghilterra per la loro fedeltà al papa. Che Shakespeare fosse cattolico lo sapeva bene anche Elisabetta I, ma la di lui discrezione le consentiva di tollerarlo. Erano del pari tollerati, benché cattolici, il compositore di corte William Byrd e il conte di Southampton, non a caso benefattore di Shakespeare. Di quest’ultimo, «la famiglia della madre era una delle famiglie cattoliche più note in Inghilterra e diverse cugine di Shakespeare erano state giustiziate per il loro coinvolgimento nei cosiddetti complotti cattolici. Il padre di Shakespeare era stato multato in quanto cattolico e così anche la sorella Susanna». L’impronta cattolica è, nelle opere del Poeta, giudicata «evidente» da Pearce, anche se, date le circostanze, espressa «in modo circospetto». Strano posto l’Inghilterra protestante: tutti i suoi maggiori letterati (da Wilde a Tolkien) erano cattolici. Rino Camilleri
grazie a: ppdumb
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Postato da: giacabi a 21:29 |
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shakespeare, cattolico
La lussuria
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sonetto 129
E’ spreco dello spirito – e guasto di vergogna, E' l’atto di lussuria – e finché lussuria è atto è spergiura e omicida – gonfia di sangue e colpa Selvaggia, estrema, greve, - crudele e mai nel vero. Goduta sul momento, – è subito schifata, Braccata è follemente – e non appena avuta È follemente odiata: – come un’esca inghiottita A bell’a posta messa – per far pazzo chi prende. Pazzo quando la insegue – e quando la possiede: Che ha, che abbia avuto, – che avere cerchi, è eccesso Estasi mentre provi, – provata, è vera pena. Prima promessa gioia, – a cose fatte un sogno. Bene lo sa il mondo? – Non uno così bene Che schivi il paradiso – che porta a quest’inferno. Shakespeare Sonetto 129 *°* The expense of spirit in a waste of shame Is lust in action; and till action, lust Is perjured, murderous, bloody, full of blame, Savage, extreme, rude, cruel, not to trust, Enjoy'd no sooner but despised straight, Past reason hunted, and no sooner had Past reason hated, as a swallow'd bait On purpose laid to make the taker mad; Mad in pursuit and in possession so; Had, having, and in quest to have, extreme; A bliss in proof, and proved, a very woe; Before, a joy proposed; behind, a dream. All this the world well knows; yet none knows well To shun the heaven that leads men to this hell |
Postato da: giacabi a 15:34 |
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shakespeare
La Bellezza
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"Mostrami una amante che sia pur bellissima; che altro è la sua bellezza, se non un consiglio ove io legga il nome di colei che di quella bellissima è più bella”.
Shakespeare Romeo e Giulietta
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Postato da: giacabi a 13:55 |
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shakespeare, bellezza
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“Mostrami
un amante che sia pur bellissima, a che servirà la sua bellezza se non
come segno ove o legga il nome di colei che di questa bellissima è più
bella?"
(Shakespeare mette in bocca a Romeo nel dramma (Romeo e Giulietta, atto I scena I)
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