Gesù Cristo
è la reale
salvezza dell’uomo
Così Madre Teresa descrive l'inizio della sua opera di carità:
«"Un
giorno, mentre ero nei quartieri poveri di Calcutta e stavo per
ritornare nella mia stanza, ho visto una donna che giaceva sul
marciapiede. Era debole, sottile e magrissima si vedeva che era molto
malata e l'odore del suo corpo era così forte che stavo per vomitare anche se le stavo solo passando vicino".
Madre Teresa si alza dalla sedia, va alla finestra, guarda fuori e continua:
"Sono andata avanti e ho visto dei grossi topi che mordevano il suo corpo senza speranza e mi sono detto: questa è la cosa peggiore che hai visto in tutta la tua vita".
Madre Teresa si volta, mi guarda negli occhi e mi dice con fermezza:
"Tutto
quello che volevo in quel momento, era di andarmene via il più presto e
dimenticare quello che avevo visto e non ricordarlo mai più. E ho
cominciato a correre, come se correre potesse aiutare quel desiderio di fuggire che mi riempiva con tanta forza".
Madre Teresa lascia uscire un sospiro, e ci sono delle lacrime nei suoi occhi:
"Ma prima che avessi raggiunto l'angolo successivo della strada, una luce interiore mi ha fermata. E sono rimasta lì, sul marciapiede del quartiere povero di Calcutta, che ora conosco così bene, e ho visto che quella non era l'unica donna che vi giaceva, e che veniva mangiata dai topi. Ho visto anche che era Cristo stesso a soffrire su quel marciapiede".
La mano di Madre Teresa è occupata con il rosario. Guarda la croce e il Crocifisso, e dice dolcemente:
"Mi
sono voltata e sono tornata indietro da quella donna, ho cacciato via i
topi, l'ho sollevata e portata al più vicino ospedale. Ma non volevano
prenderla -ci hanno detto di andarcene via. Abbiamo cercato con un altro ospedale, con lo stesso risultato, e con un altro ancora finché non abbiamo trovato una camera privata per lei, e io stessa l'ho curata. Da quel giorno la mia vita è cambiata. Da
quel giorno il mio progetto è stato chiaro: avrei dovuto vivere con il
più povero dei poveri su questa terra, dovunque l'avessi trovato"».
(Madre Teresa, Preghiera, Piemme)
Solo Gesù di Nazareth
.
.
salva realmente l’uomo..
«Caro don Giussani,
le
scrivo chiamandola caro anche se non la conosco, non l'ho mai vista, nè
mai sentita parlare. Anzi, a dire il vero posso dire che la conosco in
quanto, se ho capito qualcosa del Senso religioso e di quello che mi dice Ziba, la conosco per fede e, aggiungo io, ora grazie alla fede. Le scrivo solamente per dirle grazie: grazie del fatto di aver dato un senso a questa mia arida vita.
Sono
un compagno delle superiori di Ziba con il quale ho sempre tenuto un
rapporto di amicizia in quanto, pur non condividendo la sua posizione,
mi ha sempre colpito la sua umanità e la sua disponibilità
disinteressata. Di questa travagliata vita penso di essere arrivato al capolinea portato da quel treno che si chiama Aids e che non lascia tregua a nessuno. Adesso dire questa cosa non mi fa più paura. Ziba mi diceva sempre che l'importante nella vita è avere un interesse vero e seguirlo. Questo interesse io l'ho inseguito tante volte, ma non era mai quello vero. Ora quello vero l'ho visto, lo vedo, l'ho incontrato e incomincio a conoscerlo e a chiamarlo per nome: si chiama Cristo. Non so neanche cosa vuoI dire e come posso dire queste cose, ma quando vedo il volto del mio amico o leggo il Senso religioso che
mi sta accompagnando e penso a lei o alle cose che di lei mi racconta
Ziba, tutto mi sembra più chiaro, tutto, anche il mio male e il mio
dolore.
La
mia vita ormai appiattita e resa sterile, resa come una pietra liscia
dove tutto scorre via come l'acqua, ha un sussulto di senso e
significato che spazza via i pensieri cattivi e i dolori, anzi li
abbraccia e rende veri rendendo il mio corpo larvoso e putrido segno
della Sua presenza. Grazie don
Giussani, grazie poiché mi ha comunicato questa fede o, come lei lo
chiama, questo avvenimento. Adesso mi sento in pace, libero e in pace.
Quando
Ziba recitava l'Angelus davanti a me che gli bestemmiavo in faccia, lo
odiavo e gli dicevo che era un codardo, perché l'unica cosa che sapeva
fare era dire quelle stupide preghiere davanti a me. Ora, quando
balbettando tento di dirlo con lui, capisco che il codardo ero io,
perché non vedevo neppure a un palmo dal naso la verità che mi stava di
fronte.
Grazie don Giussani, è l'unica cosa che un uomo come me può dirle. Grazie,
perché nelle lacrime posso dire che morire così ora ha un senso, non
perché sia più bello ho una grande paura di morire , ma perché ora so
che c'è qualcuno che mi vuole bene e anch'io forse mi posso salvare e
posso anch 'io pregare affinché i compagni di letto incontrino e vedano
come io ho visto e incontrato. Così mi sento utile;
[...] io che ho buttato via la vita posso fare del bene solamente
dicendo l'Angelus. E impressionante, ma anche se fosse un 'illusione,
questa cosa è troppo umana e ragionevole, come lei dice nel Senso religioso, per non essere vera. Ziba mi ha attaccato sul letto la frase di san Tommaso: "La vita dell'uomo consiste nell' affetto che principalmente lo sostiene e nel quale trova la sua più grande soddisfazione". Penso che : la mia più grande soddisfazione sia quella di averla conosciuta scrivendole questa lettera, ma la più grande ancora è che nella misericordia di Dio, se Lui vorrà, la conoscerò là dove tutto sarà
nuovo, buono e vero. Nuovo, buono e vero come l'amicizia che lei ha
portato nella vita di molte persone e della quale posso dire "anch'io
c'ero", anch'io in questa sozza vita ho visto e partecipato di questo avvenimento nuovo, buono e vero. Preghi per me; io continuerò a sentirmi utile per il tempo che mi rimane pregando per lei ed il movimento.
L'abbraccio. Andrea, Milano».
(Dal mensile «Litterae Communionis -Tracce», n, 12, 1994)
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