Chi sei tu?
***
Chi sei tu, dolce luce, che mi riempie***
e rischiara l’oscurità del mio cuore?
Tu mi guidi come mano materna e mi lasci libera.
Tu sei lo spazio che circonda
il mio essere e lo racchiudi in sé.
Da te lasciato cadrebbe nell’abisso del nulla,
dal quale tu lo elevi all’essere.
Tu, più vicino a me di me stessa,
e più intimo del mio intimo,
e tuttavia inafferrabile ed incomprensibile
che fai esplodere ogni nome:
Spirito Santo, Amore eterno.
Edith Stein
Postato da: giacabi a 22:20 |
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stein
Teresa Benedetta della Croce Edith Stein (1891-1942)
monaca, Carmelitana Scalza, martire
monaca, Carmelitana Scalza, martire
"Ci
inchiniamo profondamente di fronte alla testimonianza della vita e
della morte di Edith Stein, illustre figlia di Israele e allo stesso
tempo figlia del Carmelo. Suor Teresa Benedetta della Croce, una
personalità che porta nella sua intensa vita una sintesi drammatica del
nostro secolo, una sintesi ricca di ferite profonde che ancora
sanguinano; nello stesso tempo la sintesi di una verità piena al di
sopra dell'uomo, in un cuore che rimase così a lungo inquieto e
inappagato, "fino a quando finalmente trovò pace in Dio"", queste parole
furono pronunciate dal Papa Giovanni Paolo II in occasione della
beatificazione di Edith Stein a Colonia, il 1° maggio del 1987.
Chi fu questa donna?
Quando
il 12 ottobre 1891 Edith Stein nacque a Breslavia, quale ultima di 11
figli, la famiglia festeggiava lo Yom Kippur, la maggior festività
ebraica, il giorno dell'espiazione. " Più di ogni altra cosa ciò ha
contribuito a rendere particolarmente cara alla madre la sua figlia più
giovane ". Proprio questa data della nascita fu per la carmelitana quasi
un vaticinio.
Il
padre, commerciante in legname, venne a mancare quando Edith non aveva
ancora compiuto il secondo anno d'età. La madre, una donna molto
religiosa, solerte e volitiva, veramente un'ammirevole persona, rimasta
sola dovette sia accudire alla famiglia sia condurre la grande azienda;
non riuscì però a mantenere nei figli una fede vitale. Edith perse la
fede in Dio. " In piena coscienza e di libera scelta smisi di pregare ".
Consegui
brillantemente la maturità nel 1911 ed iniziò a studiare germanistica e
storia all'Università di Breslavia, più per conseguire una base di
futuro sostentamento che per passione. Il suo vero interesse era invece
la filosofia. S'interessava molto anche di questioni riguardanti le
donne. Entrò a far parte dell'organizzazione " Associazione Prussiana
per il Diritto Femminile al Voto ". Più tardi scrisse: " Quale
ginnasiale e giovane studente fui una radicale femminista. Persi poi
l'interesse a tutta la questione. Ora sono alla ricerca di soluzioni
puramente obiettive ".
Nel
1913 la studentessa Edith Stein si recò a Gottinga per frequentare le
lezioni universitarie di Edmund Husserl, divenne sua discepola e
assistente ed anche conseguì con lui la sua laurea. A quel tempo Edmund
Husserl affascinava il pubblico con un nuovo concetto della verità: il
mondo percepito esisteva non solamente in maniera kantiana della
percezione soggettiva. I suoi discepoli comprendevano la sua filosofia
quale svolta verso il concreto. " Ritorno all'oggettivismo ". La
fenomenologia condusse, senza che lui ne avesse l'intenzione, non pochi
dei suoi studenti e studentesse alla fede cristiana. A Gottinga Edith
Stein incontrò anche il filosofo Max Scheler.
Quest'incontro
richiamò la sua attenzione sul cattolicesimo. Però non dimenticò quello
studio che le doveva procurare il pane futuro. Nel gennaio del 1915
superò con lode l'esame di stato. Non iniziò però il periodo di
formazione professionale.
Allo
scoppiare della prima guerra mondiale scrisse: " Ora non ho più una mia
propria vita". Frequentò un corso d'infermiera e prestò servizio in un
ospedale militare austriaco. Per lei furono tempi duri. Accudisce i
degenti del reparto malati di tifo, presta servizio in sala operatoria,
vede morire uomini nel fior della gioventù. Alla chiusura dell'ospedale
militare, nel 1916, seguì Husserl a Friburgo nella Brisgovia, ivi
conseguì nel 1917 la laurea " summa cum laude " con una tesi "Sul
problema dell'empatia".
A
quel tempo accadde che osservò come una popolana, con la cesta della
spesa, entrò nel Duomo di Francoforte e si soffermò per una breve
preghiera. " Ciò fu per me qualcosa di completamente nuovo. Nelle
sinagoghe e nelle chiese protestanti, che ho frequentato, i credenti si
recano alle funzioni. Qui però entrò una persona nella chiesa deserta,
come se si recasse ad un intimo
colloquio. Non ho mai potuto dimenticare l'accaduto ". Nelle ultime pagine della sua tesi di laurea scrisse: " Ci sono stati degli individui che in seguito ad un'improvvisa mutazione della loro personalità hanno creduto di incontrare la misericordia divina". Come arrivò a questa asserzione?
colloquio. Non ho mai potuto dimenticare l'accaduto ". Nelle ultime pagine della sua tesi di laurea scrisse: " Ci sono stati degli individui che in seguito ad un'improvvisa mutazione della loro personalità hanno creduto di incontrare la misericordia divina". Come arrivò a questa asserzione?
Edith
Stein era legata da rapporti di profonda amicizia con l'assistente di
Husserl a Gottinga, Adolf Reinach e la sua consorte. Adolf Reinach muore
in Fiandra nel novembre del 1917. Edith si reca a Gottinga. I Reinach
si erano convertiti alla fede evangelica. Edith aveva una certa ritrosia
rispetto all'incontro con la giovane vedova. Con molto stupore incontrò
una credente. " Questo è stato il mio primo incontro con la croce e con
la forza divina che trasmette ai suoi portatori ...
Fu il momento in cui la mia irreligiosità crollò e Cristo rifulse ".
Più tardi scriverà: " Ciò che non era nei miei piani era nei piani di
Dio. In me prende vita la profonda convinzione che-visto dal lato di Dio
- non esiste il caso; tutta la mia vita, fino ai minimi particolari, è
già tracciata nei piani della provvidenza divina e davanti agli occhi
assolutamente veggenti di Dio presenta una correlazione perfettamente
compiuta".
Nell'autunno
del 1918 Edith Stein cessò l'attività di assistente presso Edmund
Husserl. Questo poiché desiderava di lavorare indipendentemente. Per la
prima volta dopo la sua conversione Edith Stein visitò Husserl nel 1930.
Ebbe con lui una discussione sulla sua nuova fede nella quale lo
avrebbe volentieri voluto partecipe. Poi scrisse la sorprendente frase: "
Dopo ogni incontro che mi fa sentire l'impossibilità di influenzare
direttamente, s'acuisce in me l'impellenza di un mio proprio olocausto
".
Edith
Stein desiderava ottenere l'abilitazione alla libera docenza. A quel
tempo ciò era cosa irraggiungibile per una donna. Husserl si pronunciò
in una perizia: " Se la carriera universitaria venisse resa accessibile
per le donne, potrei allora caldamente raccomandarla più di qualsiasi
altra persona per l'ammissione all'esame di abilitazione ". Più tardi le
venne negata l'abilitazione a causa della sua origine giudaica.
Edith
Stein ritorna a Breslavia. Scrive articoli a giustificazione della
psicologia e discipline umanistiche. Legge però anche il Nuovo
Testamento, Kierkegaard e il libriccino d'esercizi di Ignazio di Loyola.
Percepisce che un tale scritto non si può semplicemente leggere,
bisogna metterlo in pratica.
Nell'estate
del 1921 si recò per alcune settimane a Bergzabern (Palatinato), nella
tenuta della Signora Hedwig Conrad-Martius, una discepola di Husserl.
Questa Signora si era convertita, assieme al proprio coniuge, alla fede
evangelica. Una
sera Edith trovò nella libreria l'autobiografia di Teresa d'Avila. La
lesse per tutta la notte. " Quando rinchiusi il libro mi dissi: questa è
la verità ". Considerando retrospettivamente la sua vita scrisse più
tardi: " Il mio anelito per la verità era un'unica preghiera".
Il l° gennaio del 1922 Edith Stein si fece battezzare. Era
il giorno della Circoncisione di Gesù, l'accoglienza di Gesù nella
stirpe di Abramo. Edith Stein stava eretta davanti alla fonte
battesimale, vestita con il bianco manto nuziale di Hedwig
Conrad-Martius che funse da madrina. "Avevo cessato di praticare la mia
religione ebraica e mi sentivo nuovamente ebrea solo dopo il mio ritorno
a Dio". Ora sarà sempre cosciente, non solo intellettualmente ma anche
tangibilmente, di appartenere alla stirpe di Cristo. Alla festa della
Candelora, anche questo un giorno la cui origine risale al Vecchio
Testamento, venne cresimata dal Vescovo di Spira nella sua cappella
privata.
Dopo
la conversione, per prima cosa si recò a Breslavia. "Mamma, sono
cattolica". Ambedue piansero. Hedwig CornradMartius scrisse: "Vedi, due
israelite e nessuna è insincera" (confr. Giovanni 1, 47).
Subito
dopo la sua conversione Edith Stein aspira al Carmelo ma i suoi
interlocutori spirituali, il Vicario generale di Spira e il Padre Erich
Przywara SJ, le impediscono questo passo. Fino alla Pasqua del 1931
assume allora un impiego d'insegnante di tedesco e storia presso il
liceo e seminario per insegnanti del convento domenicano della Maddalena
di Spira. Su insistenza dell'Arciabate Raphael Walzer del Convento di
Beuron intraprende lunghi viaggi per indire conferenze, soprattutto su
temi femminili. " Durante
il periodo immediatamente prima e anche per molto tempo dopo la mia
conversione ... credevo che condurre una vita religiosa significasse
rinunciare a tutte le cose terrene e vivere solo nel pensiero di Dio.
Gradualmente però mi sono resa conto che questo mondo richiede ben altro
da noi ... io credo persino: più uno si sente attirato da Dio e più
deve "uscire da se stesso", nel senso di rivolgersi al mondo per portare
ivi una divina ragione di vivere ". Enorme è il
suo programma di lavoro. Traduce le lettere e i diari del periodo
precattolico di Newmann e l'opera " Quxstiones disputati de veritate "
di Tommaso d'Aquino e ciò in una versione molto libera, per amore del
dialogo con la moderna filosofia. Il Padre Erich Przywara SJ la spronò a
scrivere anche proprie opere filosofiche. Imparò che è possibile "
praticare la scienza al servizio di Dio ... solo per tale ragione ho
potuto decidermi ad iniziare serie opere scientifiche ". Per la sua vita
e per il suo lavoro ritrova sempre le necessarie forze nel convento dei
Benedettini di Beuron dove si reca a trascorrere le maggiori festività
dell'anno ecclesiastico.
Nel
1931 termina la sua attività a Spira. Tenta nuovamente di ottenere
l'abilitazione alla libera docenza a Breslavia e Friburgo. Invano. Dà
allora forma ad un'opera sui principali concetti di Tommaso d'Aquino: "
Potenza ed azione ". Più tardi farà di questo saggio la sua opera
maggiore elaborandolo sotto il titolo " Endliches un ewiges Sein "
(Essere finito ed Essere eterno) e ciò nel convento delle Carmelitane di
Colonia. Una stampa dell'opera non fu possibile durante la sua vita.
Nel
1932 le venne assegnata una cattedra presso una istituzione cattolica,
l'Istituto di Pedagogia Scientifica di Miinster, dove ha la possibilità
di sviluppare la propria antropologia. Qui ha il modo di unire scienza e
fede e di portare alla comprensione d'altri quest'unione. In tutta la
sua vita vuole solo essere " strumento di Dio ". " Chi viene da me
desidero condurlo a Lui ".
Nel
1933 1a notte scende sulla Germania. " Avevo già sentito prima delle
severe misure contro gli ebrei. Ma ora cominciai improvvisamente a
capire che Dio aveva posto ancora una volta pesantemente la Sua mano sul
Suo popolo e che il destino di questo popolo era anche il mio destino".
L'articolo di legge sulla stirpe ariana dei nazisti rese impossibile la
continuazione dell'attività d'insegnante. " Se qui non posso
continuare, in Germania non ci sono più possibilità per me ". " Ero
divenuta una straniera nel mondo ".
L'Arciabate
Walzer di Beuron non le impedì più di entrare in un convento delle
Carmelitane. Già al tempo in cui si trovava a Spira aveva fatto il voto
di povertà, di castità e d'ubbidienza. Nel 1933 si presenta alla Madre
Priora del Monastero delle Carmelitane di Colonia. "Non l'attività umana
ci può aiutare ma solamente la passione di Cristo. Il mio desiderio è
quello di parteciparvi ".
Ancora
una volta Edith Stein si reca a Breslavia per prendere commiato dalla
madre e dalla sua famiglia. L'ultimo giorno che trascorse a casa sua fu
il 12 ottobre, il giorno del suo compleanno e contemporaneamente la
festività ebraica dei tabernacoli. Edith accompagna la madre nella
sinagoga. Per le due donne non fu una giornata facile. " Perché l'hai
conosciuta (la fede cristiana)? Non voglio dire nulla contro di Lui.
Sarà anche stato un uomo buono. Ma perché s'è fatto Dio?". La madre
piange. Il mattino dopo Edith prende il treno per Colonia. " Non poteva
subentrare una gioia impetuosa. Quello che lasciavo dietro di me era
troppo terribile. Ma io ero calmissima - nel porto della volontà di Dio
". Ogni settimana scriverà poi una lettera alla madre. Non riceverà
risposte. La sorella Rosa le manderà notizie da casa.
Il
14 ottobre Edith Stein entra nel monastero delle Carmelitane di
Colonia. Nel 1934, il 14 aprile, la cerimonia della sua vestizione.
L'Arciabate di Beuron celebrò la messa. Da quel momento Edith Stein
porterà il nome di Suor Teresa Benedetta della Croce. Nel 1938 scrive: "
Sotto la Croce capii il destino del popolo di Dio che allora (1933)
cominciava ad annunciarsi. Pensavo che capissero che si trattava della
Croce di Cristo, che dovevano accettarla a nome di tutti gli altri.
Certo, oggi comprendo di più su queste cose, che cosa significa essere
sposa del Signore sotto il segno della Croce. Certo, non sarà mai
possibile di comprendere tutto questo, poiché è un segreto ".
Il 21 aprile del 1935 fece i voti temporali. Il 14 settembre del 1936,
al tempo del rinnovo dei voti, muore la madre a Breslavia. " Fino
all'ultimo momento mia madre è rimasta fedele alla sua religione. Ma
poiché la sua fede e la sua ferma fiducia nel suo Dio ... fu l'ultima
cosa che rimase viva nella sua agonia, ho fiducia che ha trovato un
giudice molto clemente e che ora è la mia più fedele assistente, in modo
che anch'io possa arrivare alla meta".
Sull'immagine
devozionale della sua professione perpetua dei voti, il 21 aprile del
1938, fa stampare le parole di San Giovanni della Croce al quale lei
dedicherà la sua ultima opera: " La mia unica professione sarà d'ora in poi l'amore".
L'entrata
di Edith Stein nel convento delle Carmelitane non è stata una fuga. "
Chi entra nel Carmelo non è perduto per i suoi, ma in effetti ancora più
vicino; questo poiché è la nostra professione di rendere conto a Dio
per tutti ". Soprattutto rese conto a Dio per il suo popolo. " Devo
continuamente pensare alla regina Ester che venne sottratta al suo
popolo per renderne conto davanti al re. Io sono una piccola e debole
Ester ma il Re che mi ha eletto è infinitamente grande e misericordioso.
Questa è una grande consolazione" (31-10-1938).
Il
giorno 9 novembre 1938 l'odio portato dai nazisti verso gli ebrei viene
palesato a tutto il mondo. Le sinagoghe bruciano. Il terrore viene
sparso fra la gente ebrea. Madre Priora delle Carmelitane di Colonia fa
tutto il possibile per portare Suor Teresa Benedetta della Croce
all'estero. Nella notte di capodanno del 1938 attraversa il confine dei
Paesi Bassi e viene portata nel monastero delle Carmelitane di Echt, in
Olanda. In quel luogo stila il 9 giugno 1939 il suo testamento: " Già
ora accetto con gioia, in completa sottomissione e secondo la Sua
santissima volontà, la morte che Iddio mi ha destinato. Io prego il
Signore che accetti la mia vita e la mia morte ... in modo che il
Signore venga riconosciuto dai Suoi e che il Suo regno venga in tutta la
sua magnificenza per la salvezza della Germania e la pace del mondo...
".
Già
nel monastero delle Carmelitane di Colonia a Edith Stein era stato
concesso il permesso di dedicarsi alle opere scientifiche. Fra l'altro
scrisse in quel luogo "Dalla vita di una famiglia ebrea". " Desidero
semplicemente raccontare che cosa ho sperimentato ad essere ebrea ". Nei
confronti " della gioventù che oggi viene educata già dall'età più
tenera ad odiare gli ebrei ... noi, che siamo statì educati nella
comunità ebraica, abbiamo il dovere di rendere testimonianza ".
In
tutta fretta Edith Stein scriverà ad Echt il suo saggio su " Giovanni
della Croce, il mistico Dottore della Chiesa, in occasione del
quattrocentesimo anniversario della sua nascita, 1542-1942 ". Nel 1941
scrisse ad una religiosa con cui aveva rapporti d'amicizia: " Una
scientia crucis (la scienza della croce) può essere appresa solo se si
sente tutto il peso della croce. Dì ciò ero convinta già dal primo
attimo e di tutto cuore ho pronunciato: Ave, Crux, Spes unica (ti
saluto, Croce, nostra unica speranza) ". Il suo saggio su San Giovanni
della Croce porta la didascalia: " La scienza della Croce ".
Il
2 agosto del 1942 arriva la Gestapo. Edith Stein si trova nella
cappella, assieme alla altre Sorelle. Nel giro di 5 minuti deve
presentarsi, assieme a sua sorella Rosa che si era battezzata nella
Chiesa cattolica e prestava servizio presso le Carmelitane di Echt. Le
ultime parole di Edith Stein che ad Echt s'odono, sono rivolte a Rosa: "
Vieni, andiamo per il nostro popolo ".
Assieme
a molti altri ebrei convertiti al cristianesimo le due donne vengono
portate al campo di raccolta di Westerbork. Si trattava di una vendetta
contro la comunicazione di protesta dei vescovi cattolici dei Paesi
Bassi contro i pogrom e le deportazioni degli ebrei. " Che gli esseri
umani potessero arrivare ad essere così, non l'ho mai saputo e che le
mie sorelle e i miei fratelli dovessero soffrire così, anche questo non
l'ho veramente saputo ... in ogni ora prego per loro. Che oda Dio la mia
preghiera? Con certezza però ode i loro lamenti ". Il prof. Jan Nota, a
lei legato, scriverà più tardi. " Per me lei è, in un mondo di negazione di Dio, una testimone della presenza di Dio ".
All'alba
del 7 agosto parte un carico di 987 ebrei in direzione Auschwitz. Fu il
giorno 9 agosto nel quale Suor Teresa Benedetta della Croce, assieme a
sua sorella Rosa ed a molti altri del suo popolo, morì nelle camere a
gas di Auschwitz.
Con
la sua beatificazione nel Duomo di Colonia, il 1° maggio del 1987, la
Chiesa onorò, per esprimerlo con le parole del Pontefice Giovanni Paolo
II, " una figlia d'Israele, che durante le persecuzioni dei nazisti è
rimasta unita con fede ed amore al Signore Crocifisso, Gesù Cristo,
quale cattolica ed al suo popolo quale ebrea".
© Copyright - Libreria Editrice Vaticana
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Postato da: giacabi a 08:05 |
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stein
Il sacramento in cui Cristo
***
È
soprattutto il sacramento in cui Cristo si fa presente in persona che
ci rende membra del suo corpo. Partecipando al sacrificio e al pasto
sacro, nutriti dalla carne e dal sangue di Gesù, diventiamo noi stessi
sua carne e suo sangue. Ed è solo quando siamo membra del suo corpo, e
nella misura in cui lo siamo per davvero, che il suo Spirito può
vivificarci e regnare in noi: “È lo Spirito che vivifica”; perché è lo
Spirito che dà vita alle membra; ma lo
Spirito dà vita soltanto alle membra che sono già presenti nel corpo
che vivifica. Così il cristiano nulla deve temere tanto quanto l’essere
separato dal corpo di Cristo. Perché, se è
separato dal corpo di Cristo, allora non ne è più membro; e se non ne è
più membro, non è più vivificato dal suo Spirito. Ma noi diventiamo
membra del corpo di Cristo non solo con l’amore, ma anche molto
realmente nel formare una sola cosa con la sua carne. E questo si è
avverato attraverso il cibo che ci ha offerto per provarci il desiderio
che ha di noi. È per questo che lui stesso si è abbassato fino a venire
in noi ed è per questo che ha modellato in noi il suo proprio corpo,
affinche noi siamo una sola cosa, come il corpo è unito alla testa. Come
membra del suo corpo, animate dal suo Spirito, noi offriamo noi stessi
in sacrificio, “per lui, con lui e in lui”, e uniamo le nostre voci
all’eterno rendimento di grazie.
È per questo che la Chiesa pone sulle nostre labbra la preghiera dopo
la Comunione: “Colmàti da un così grande bene, ti supplichiamo, Signore,
fa che possiamo trarre frutti per la nostra salvezza e che mai cessiamo
di cantare la tua lode”. (Edith Stein, Source cachée).
***
Postato da: giacabi a 17:18 |
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stein
L’esperienza cristiana
mette in moto tutto l’io
***
“Ciò che comprendo penetra in me, mentre lo comprendo, mimette in moto tutto l’io
***
afferra nel mio centro personale ed io mi tengo ad esso. Questo mentre deve essere compreso nel senso stretto della parola.(…). Nella fede, anche la comprensione non è una presa di conoscenza come la percezione. L’oggetto della fede non viene visto. (…). Ma, invisibile, inaccessibile ad alcun senso, tuttavia esso è per noi immediatamente presente, ci tocca, ci sostiene e rende possibile tenerci ad esso. L’oggetto è Dio.”
Edith Stein Natura Persona Mistica, Città Nuova, Roma 1997, p. 105.
Postato da: giacabi a 06:26 |
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cristianesimo, stein
"Ave Crux, Spes unica"
***
«Ti
salutiamo, Croce santa, nostra unica speranza!» Così la Chiesa ci fa
dire nel tempo di passione dedicato alla contemplazione delle amare
sofferenze di Nostro Signore Gesù Cristo.
Il
mondo è in fiamme: la lotta tra Cristo e anticristo si è accanita
apertamente, perciò se ti decidi per Cristo può esserti chiesto anche
il sacrificio della vita.
Contempla
il Signore che pende davanti a te sul legno, perché è stato
obbediente fino alla morte di Croce. Egli venne nel mondo non per fare
la sua volontà, ma quella del Padre. Se
vuoi essere la sposa del Crocifisso devi rinunciare totalmente alla
tua volontà e non avere altra aspirazione che quella di adempiere la
volontà di Dio.
Di
fronte a te il Redentore pende dalla Croce spogliato e nudo, perché
ha scelto la povertà. Chi vuole seguirlo deve rinunciare ad ogni
possesso terreno. Stai davanti al Signore che pende dalla Croce con il
cuore squarciato: Egli ha versato il sangue del suo Cuore per
guadagnare il tuo cuore. Per
poterlo seguire in santa castità, il tuo cuore dev'essere libero da
ogni aspirazione terrena; Gesù Crocifisso dev'essere l'oggetto di ogni
tua brama, di ogni tuo desiderio, di ogni tuo pensiero.
Il
mondo è in fiamme: l'incendio potrebbe appiccarsi anche alla nostra
casa, ma al di sopra di tutte le fiamme si erge la Croce che non può
essere bruciata. La
Croce è la via che dalla terra conduce al cielo. Chi l'abbraccia con
fede, amore. speranza viene portato in alto, fino al seno della
Trinità.
Il
mondo è in fiamme: desideri spegnerle? Contempla la Croce: dal Cuore
aperto sgorga il sangue del Redentore, sangue capace di spegnere anche
le fiamme dell'inferno. Attraverso
la fedele osservanza dei voti rendi il tuo cuore libero e aperto;
allora si potranno riversare in esso i flutti dell'amore divino, sì da
farlo traboccare e renderlo fecondo fino ai confini della terra.
Attraverso
la potenza della Croce puoi essere presente su tutti i luoghi del
dolore, dovunque ti porta la tua compassionevole carità, quella carità
che attingi dal Cuore divino e che ti rende capace di spargere
ovunque il suo preziosissimo sangue per lenire, salvare, redimere.
Gli
occhi del Crocifisso ti fissano interrogandoti, interpellandoti. Vuoi
stringere di nuovo con ogni serietà l'alleanza con Lui? Quale sarà la
tua risposta? "Signore, dove andare? Tu solo hai parole di vita".
Edith Stein, Vita, Dottrina, Testi inediti. Roma, pp. 127-130.)
|
Postato da: giacabi a 11:57 |
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stein
Preghiera
***
"Mio
Signore Dio, tu mi hai tracciato una strada lunga e oscura, sassosa e
dura. Spesso le mie forze mi vogliono venir meno, quasi non speravo
più che la luce splendesse. Tuttavia quando
il mio cuore impietrì nel più profondo dolore, ecco sorse per me una
chiara, dolce, stella. Mi condusse fedelmente - io la seguii, dapprima
esitante, poi sempre più sicura.
Così
mi trovai infine alla porta della chiesa. Si aprì - io chiesi di
entrare. Nell'intimo si allinea una stella dopo l'altra. Rosse stelle
di sangue mi indicano la strada verso di te. Esse attendono la tua
Notte Santa, davvero la tua bontà me le fa splendere sulla strada
verso di Te."
di Edith Stein, preghiera composta, la Notte di Natale del 1936
|
Postato da: giacabi a 22:11 |
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stein
Il mistero del Natale ***
"Dove
il Bambino divino intenda condurci sulla terra è cosa che non
sappiamo e a proposito della quale non dobbiamo fare domande prima del
tempo. Una cosa sola sappiamo, e cioè che a quanti amano il Signore tutte le cose ridondano in bene. E inoltre che le vie, per le quali il Salvatore conduce, vanno al di là di questa terra. O scambio mirabile! Il Creatore del genere umano ci conferisce, assumendo un corpo, la sua divinità. Per quest'opera mirabile il Redentore è infatti venuto nel mondo. Dio è diventato figlio degli uomini, affinché gli uomini potessero diventare figli di Dio."
di Edith Stein |
Postato da: giacabi a 14:53 |
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natale, stein
Preghiera d'abbandono
***
Lasciami, Signore,
Seguire ciecamente i tuoi sentieri, non voglio cercare di capire le tue vie: sono figlia tua. Tu sei il Padre della Sapienza E sei anche mio Padre, e mi guidi nella notte: portami fino a te. Signore, sia fatta la tua volontà: "Sono pronta", anche se in questo mondo non appaghi nessuno dei miei desideri. Tu sei il Signore del tempo, il momento ti appartiene, il tuo eterno presente lo voglio fare mio, realizza ciò che nella tua sapienza prevedi: se mi chiami all'offerta nel silenzio, aiutami a rispondere, fa che chiuda gli occhi su tutto ciò che sono, perchè morta a me stessa, non viva che per te. Edith Stein, |
Postato da: giacabi a 14:51 |
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stein
Secondo Dio
***
“Chi sei, Luce,
che ricolmi il mio essere e rischiari l’oscurità del mio cuore? Mi conduci per mano come madre e non mi abbandoni, altrimenti non saprei muovere più nemmeno un passo. Tu sei lo spazio che circonda il mio essere e lo prende con sé. Se si allontanasse da te, precipiterebbe nell’abisso del nulla, dal quale tu lo elevi all’essere. Tu, più vicino a me di me stessa e più intimo del mio stesso intimo eppure inafferrabile e inconcepibile, incontenibile in un nome: Spirito Santo-Amore Eterno” Edith Stein |
Postato da: giacabi a 14:44 |
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dio, stein
Buio e luce
***
Più si fa buio attorno a noi e più dobbiamo aprire il cuore alla luce che viene dall'alto Edith Stein |
Postato da: giacabi a 18:30 |
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stein
Essere una cosa sola in Dio
Essere una cosa sola con Dio: questa è la prima cosa. Ma una seconda ne segue immediatamente. Se nel corpo mistico Cristo è il capo e noi le membra, allora noi siamo membra gli uni degli altri e tutti insieme siamo una cosa sola in Dio, una vita divina. Se Dio è in noi e se egli è amore, allora non possiamo che amare i fratelli. Per questo il nostro amore del prossimo è la misura del nostro amore di Dio.
Ma si tratta di un amore diverso dall’amore naturale per gli uomini. L’amore
naturale si dirige verso questo o verso quello, verso chi è a noi
legato da vincoli di sangue, da affinità di carattere o da interessi
comuni.
Gli altri sono "estranei", di essi "non ci importa alcunché", anzi
possiamo addirittura provare avversione nei loro riguardi a motivo della
loro indole, per cui ci guardiamo bene dall’amarli.
Per il cristiano non esiste alcun "estraneo".
Nostro "prossimo" è chi sta via via davanti a noi e ha più bisogno di
noi, sia egli o meno nostro parente, ci "piaccia" o no, sia "moralmente
degno" o meno del nostro aiuto. L’amore di Cristo non conosce confini, non viene mai meno, non si ritrae di fronte all’abiezione morale e fisica. Cristo è venuto per i peccatori e non per i giusti. E se il suo amore vive in noi, allora agiamo come lui e andiamo dietro alla pecorella smarrita.
L’amore naturale tende ad avere per sé la persona amata e a possederla nella maniera più indivisa possibile. Cristo è venuto per riportare al Padre l’umanità perduta; e chi ama col suo amore vuole gli uomini per Dio e non per sé.
Questa è naturalmente nello stesso tempo la via più sicura per possederli eternamente: quando infatti abbiamo posto in salvo una persona in Dio, siamo con lei in Dio una cosa sola, mentre il desiderio di conquistarla conduce spesso - anzi prima o poi sempre - alla sua perdita. Ciò vale per l’altrui anima come per la propria e per ogni bene esteriore: chi si dedica alle cose esteriori per conquistarle e conservarle, le perde. Chi ne fa dono a Dio, le guadagna.
Edith Stein[Testo tratto da: La mistica della croce - Scritti spirituali sul senso della vita, Città Nuova 1985, p.64
|
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