A meno che Dio non mi visiti
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Fino a quando l’oggetto è oscuro ciascuno può immaginare quel che vuole e può determinarsi nel suo rapporto con quell’oggetto come gli pare e piace. Pensate all’esperienza amorosa: uno sta desiderando di amare ed essere amato, ma fin quando il volto è sconosciuto che cosa facciamo? Quello che ci pare e piace. EÌ€ soltanto quando il volto compare che introduce realmente una possibilità di calamitare l’io. PercheÌ io so che desidero l’infinito, che questo infinito c’è perchè ho sempre nostalgia di lui – come diceva Lagerkvist –, ma ogni giorno afferro il particolare, vado dietro a qualunque oggetto che poi mi lascia insoddisfatto. E questo è il destino dell’uomo, a meno che capiti quel che ipotizza Wittgenstein: «Hai bisogno di redenzione, altrimenti ti perdi [...]. Occorre che entri una luce, per così dire, attraverso il soffitto, il tetto sotto cui lavoro e sopra cui non voglio salire. [...] Questo tendere all’assoluto, che fa sembrare troppo meschina qualsiasi felicità terrena… mi sembra stupendo, sublime, ma io fisso il mio sguardo nelle cose terrene: a meno che “Dio” non mi visiti».
Julián Carrón, Rimini 2011
grazie a pepeannamaria
Postato da: giacabi a 20:41 |
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wittgenstein, carron
Se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede ***
" Che cosa porta anche me ad aver fede nella resurrezione di Cristo? Io gioco, in certo modo, con questo pensiero. Se non è risorto, si è putrefatto nella tomba come ogni uomo.
Egli è morto e putrefatto. Allora è un maestro, come qualsiasi altro, e
non può essere d'aiuto; e noi siamo di nuovo in esilio, soli. E
possiamo accontentarci della sapienza e della speculazione. Siamo per così dire in un inferno, dove possiamo soltanto sognare, separati dal ciclo come da un soffitto. Ma se devo essere VERAMENTE redento, allora ho bisogno di certezza, non di sapienza, sogni, speculazione, e questa certezza è la mia fede. E
la fede è fede in ciò di cui ha bisogno il mio cuore, la mia anima, non
il mio intelletto speculativo. Perché è la mia anima, con le sue
passioni, quasi con la sua carne e il suo sangue, che deve essere
redenta, non il mio spirito astratto. Forse si può dire: soltanto l'amore può credere alla resurrezione.
Oppure: è l'amore che crede alla resurrezione. Si potrebbe dire:
l'amore che redime crede anche alla resurrezione; persevera nel credere
anche in essa. Ciò che combatte il dubbio è per così dire la
redenzione."
Ludwig Wittgenstein, Vermischte Bemerkungen, pp. 68-69)
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Postato da: giacabi a 08:49 |
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wittgenstein
Tu hai bisogno di redenzione altrimenti sei perduto
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«posso rifiutare tranquillamente la soluzione cristiana al problema della vita, redenzione, resurrezione, giudizio, cielo, inferno, tuttavia con
questo non si risolve il problema della mia vita, perché io non sono né
buono né felice, non sono redento, tu hai bisogno di redenzione
altrimenti sei perduto. La speranza perduta nella resurrezione lascia
dietro di sé un vuoto identificabile.»,
Ludwig Wittgenstein
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Postato da: giacabi a 10:31 |
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wittgenstein
Il meravigliarsi
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“E ora descriverò l'esperienza di meravigliarsi per l'esistenza del mondo, dicendo: è l'espressione di vedere il mondo come un miracolo”
Wittenstein
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Postato da: giacabi a 14:34 |
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stupore, wittgenstein
Credere in Dio
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“Credere in un Dio vuol dire comprendere la questione del senso della vita.
Credere in un Dio vuol dire vedere che i fatti del mondo non sono poi tutto.
Credere in Dio vuol dire vedere che la vita ha un senso.
Il mondo mi è dato, vale a dire la mia volontà si volge al mondo completamente dal di fuori, come a un fatto compiuto.
(Che cosa sia la mia volontà non so ancora.)
Quindi abbiamo la sensazione d’essere dipendenti da una volontà estranea.
Comunque sia, ad ogni modo noi siamo in un certo senso dipendenti, e ciò da cui siamo dipendenti possiamo chiamarlo Dio.”
L. Wittgenstein
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Postato da: giacabi a 19:27 |
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dio, wittgenstein
L ’atteso
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"Colui che aspettiamo non è colui che arriva, perché colui che aspettiamo appartiene all'immaginario e al linguaggio,colui che arriva appartiene all'evento, al reale"
Wittgenstein Ricerche filosofiche Einaudi
(Antonio Socci - Uno strano cristiano - pag.54)
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Postato da: giacabi a 16:00 |
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miracolo, wittgenstein
Signore, mio Dio
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“Tu non puoi, –chiamare Cristo il Salvatore, senza chiamarlo Dio. Perché un uomo non ti può salvare”.
Wittgenstein Movimenti del pensiero
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Postato da: giacabi a 22:05 |
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gesù, wittgenstein
IL SENSO RELIGIOSO
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“noi
sentiamo che, anche se tutte le possibili domande scientifiche avessero
una risposta, i nostri problemi vitali non sarebbero neppure sfiorati”
Wittgenstein
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Postato da: giacabi a 20:36 |
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wittgenstein, senso religioso
Il cristianesimo
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Il cristianesimo non è una dottrina,non è una teoria di ciò che è stato e di ciò che sarà dell’anima umana, bensì la descrizione di un evento reale nella vita dell’uomo. Ludwig Wittgenstein |
Postato da: giacabi a 19:53 |
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cristianesimo, wittgenstein
Il cristianesimo è l'unica via sicura per la felicità
Dio e il senso della vita
Mi ripeto sempre le parole di Tolstoj: «L'uomo è impotente nella carne, ma libero grazie allo spirito». Possa lo spirito essere in me. Ho comprato l'ottavo tomo di Nietzsche e ne ho letto una parte. Sono rimasto fortemente colpito dalla sua avversità al cristianesimo. Perché anche nei suoi scritti è contenuto qualcosa di vero. Certamente il cristianesimo è l'unica via sicura per la felicità. Ma che succede se si rifiuta quel tipo di felicità?! Non sarebbe meglio andare tristemente alla deriva nella lotta senza speranza contro il mondo esterno? Ma una vita del genere è priva di senso. E perché non condurre una vita senza senso? È indegno? Come si accorda questo con il punto di vista rigorosamente solipsistico? Ma cosa devo fare affinché la mia vita non vada sprecata? Devo sempre essere cosciente dello spirito - esserne sempre cosciente. (Da L. Wittgenstein, Quaderni 1914-1916, in Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914-1916, tr. it. di Amedeo G. Conte, Torino, Einaudi, 1968, pp.173-182). a P. |
Postato da: giacabi a 09:25 |
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cristianesimo, wittgenstein
Dio e il senso della vita
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Mi ripeto sempre le parole di Tolstoj: «L'uomo è impotente nella carne, ma libero grazie allo spirito». Possa lo spirito essere in me. Ho comprato l'ottavo tomo di Nietzsche e ne ho letto una parte. Sono rimasto fortemente colpito dalla sua avversità al cristianesimo. Perché anche nei suoi scritti è contenuto qualcosa di vero.
Certamente il cristianesimo è l'unica via sicura per la felicità.
Ma che succede se si rifiuta quel tipo di felicità?! Non sarebbe meglio
andare tristemente alla deriva nella lotta senza speranza contro il
mondo esterno? Ma una vita del genere è priva di senso. E perché non
condurre una vita senza senso? È indegno? Come si accorda questo con il
punto di vista rigorosamente solipsistico? Ma cosa devo fare affinché la
mia vita non vada sprecata? Devo sempre essere cosciente dello spirito -
esserne sempre cosciente.
(Da L. Wittgenstein, Quaderni 1914-1916, in Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914-1916, tr. it. di Amedeo G. Conte, Torino, Einaudi, 1968, pp.173-182). |
Postato da: giacabi a 17:41 |
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cristianesimo, wittgenstein
L’Infinito
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“So che desidero l’Infinito, che questo Infinito c’è perché ho sempre la nostalgia di lui, come diceva Lagerkvist, ma ogni giorno afferro il particolare, vado dietro a qualsiasi oggetto, che poi mi lascia insoddisfatto. Questo è il destino dell’uomo, a meno che - come dice L. Wittgestein, nei Diari 1936-37 - “Dio” si degni di visitarlo: «Hai bisogno di redenzione, altrimenti ti perdi (…) Occorre
che entri una luce, per così dire, attraverso il soffitto, il tetto
sotto cui lavoro e sopra cui non voglio salire (…) Questo tendere
all’assoluto, che fa sembrare troppo meschina qualsiasi felicità
terrena… mi sembra stupendo, sublime, ma io fisso il mio sguardo nelle
cose terrene: a meno che “Dio” non mi visiti»”
Don Carron meeting di Rimini 2006
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Postato da: giacabi a 15:23 |
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wittgenstein, carron
Il senso religioso
***”
Appunto dell’11.6.1916
Che cosa so di Dio e del fine della vita?
So che questo mondo è.
Che io sto in esso come l’occhio nel suo campo visivo.
Che qualcosa in esso è problematico, ciò che noi chiamiamo il suo senso.
Che questo senso non risiede in esso, ma al di fuori di esso.
Che la vita è il mondo.
Che la mia volontà compenetra il mondo.
Che la mia volontà è buona o cattiva.
Che dunque bene e male sono in qualche modo congiunti al senso del mondo.
Il senso della vita, cioè il senso del mondo possiamo chiamarlo Dio.
E collegare a ciò la similitudine di Dio come padre.
La preghiera è il pensiero sul senso del mondo.
Non posso volgere gli avvenimenti del mondo secondo la mia volontà; piuttosto sono completamente impotente.
Solo
così posso rendermi indipendente dal mondo- e in un certo senso quindi
dominarlo- rinunciando a un influsso sugli avvenimenti. [Wittgenstein, op. cit.,p.167]
[Wittgenstein, Tractatus ]
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Postato da: giacabi a 22:06 |
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wittgenstein, senso religioso
L’uomo:
attesa di essere redento
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«Hai bisogno di redenzione, altrimenti ti perdi (…) Occorre che entri una luce, per così dire, attraverso il soffitto, il tetto sotto cui lavoro e sopra cui non voglio salire (…) Questo tendere all’assoluto, che fa sembrare troppo meschina qualsiasi felicità terrena… mi sembra stupendo, sublime, ma io fisso il mio sguardo nelle cose terrene: a meno che “Dio” non mi visiti».
L. Wittgenstein, Movimenti di pensiero. Diari 1930-32/1936-37
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