L'uomo solo non esiste
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"L'uomo solo non esiste. Non ci sono che uomini legati gli uni agli altri, fino ai limiti dell'umanità e del tempo".
Michel Quoist
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Postato da: giacabi a 06:55 |
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solitudine
L’amicizia
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" La peggior solitudine è essere privi di un'amicizia sincera.”
Francis Bacon
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Postato da: giacabi a 20:16 |
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amicizia, solitudine
Postato da: giacabi a 07:34 |
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amicizia, solitudine, gesù, benedettoxvi
La solitudine
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...Se esistesse una solitudine nella quale nessuna parola di un altro potesse più arrivare e avere effetto trasformante; se sopraggiungesse una sospensione dell' esistenza tanto grave che in quel luogo non potesse più giungere alcun tu, allora sarebbe data quella vera e totale solitudine e terribilità che il teologo chiama «inferno». Cosa significhi questa parola possiamo definirlo precisamente in base a ciò: essa indica una solitudine nella quale non penetra più la parola dell' amore
e significa quindi la vera sospensione dell' esistenza. In questo
contesto, è immediato ricordare che i poeti e i filosofi della nostra
epoca sono convinti che tutti gli incontri tra gli uomini rimangano in
sostanza alla superficie; nessun uomo avrebbe accesso alla vera
profondità dell' altro. Nessuno
perciò può giungere alla vera profondità dell' altro; ogni incontro,
per quanto possa sembrare bello, in fin dei conti non fa altro che
narcotizzare l'insanabile ferita della solitudine. Nell'intimo
più profondo dell' esistenza di noi tutti abiterebbe quindi l'inferno,
la disperazione - la solitudine, che è tanto indefinibile quanto
terribile. Sartre ha notoriamente costruito la sua antropologia su quest'idea. Infatti, una cosa è certa: c'è
una notte nel cui abbandono non arriva alcuna voce; vi è una porta
attraverso la quale noi possiamo passare solamente in solitudine: la
porta della morte. Tutta la paura del mondo è in ultima analisi
paura di questa solitudine. Da questo si può capire perché l'Antico
Testamento abbia solo una parola per l' inferno e la morte, il termine
scheol: in fin dei conti le due cose sono identiche. La morte è la
solitudine per antonomasia. Ma quella solitudine nella quale l'amore non può più penetrare è l'inferno. Con questo siamo giunti di nuovo al nostro punto di partenza. In base a ciò, questa frase significa che Cristo ha attraversato la porta della nostra ultima solitudine, che egli nella sua passione è entrato in questo abisso del nostro essere abbandonati. Dove
nessuna voce può raggiungerci, egli è lì. In questo modo l'inferno è
superato, o meglio: la morte, che prima era l'inferno, non lo è più. Entrambe le cose non sono più le stesse, poiché nel cuore della morte c' è la vita, poiché l'amore abita nel cuore di essa. L' inferno è ora solo una chiusura volontaria di sé o, come afferma la Bibbia, la seconda morte...
Joseph Ratzinger Benedetto XVI, dal Corriere della Sera
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Postato da: giacabi a 14:57 |
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solitudine
Soli con la nostra autosufficienza
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C’è molto di peggio dell’essere bisognosi: essere da soli con la nostra autosufficienza. Pensate per un istante se preferite aver bisogno delle persone che amate, della compagnia dei figli, degli amici, o se preferite essere da soli.
J.Carron esercizi di fraternità 2007
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Postato da: giacabi a 20:39 |
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solitudine, carron
L'estraneazione e la solitudine
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L'estraneazione non è solitudine. La solitudine richiede che si sia soli, mentre l'estraneazione si fa sentire più acutamente in compagnia di altri.
A parte alcune osservazioni di sfuggita -usualmente formulate in tono
paradossale, come la frase di Catone (riferita da Cicerone, De republica
I, 17): «mai ero meno solo di quando ero solo»
o, meglio, «mai era meno estraniato di quando si trovava in solitudine»
-sembra che Epitteto, lo schiavo filosofo di origine greca, sia stato
il primo a distinguere tra estraniamento e solitudine. La sua scoperta
fu in un certo senso accidentale, dato che il suo interesse era rivolto
principalmente non alla solitudine o all'estraneazione, bensì all'essere
da solo (mònos) nel senso dell'indipendenza assoluta. Stando a Epitteto
(Dissertationes 3, 13), l'uomo estraniato (éremos) si trova circondato da altri con cui non può stabilire un contatto o alla cui ostilità è esposto. L'uomo solitario, invece, «può essere insieme con se stesso», perché gli uomini hanno la capacità di «parlare con se stessi». Nella
solitudine, in altre parole, sono con me stesso, e perciò «due-in-uno»,
mentre nell'estraneazione sono effettivamente uno, abbandonato da tutti. La
riflessione, in senso stretto, si svolge in solitudine ed è un dialogo
fra me e me; ma questo dialogo del «due-in-uno» non perde il contatto
col mondo dei suoi simili, perché essi sono rappresentati nell'io con
cui conduco il dialogo del pensiero. Il problema della solitudine è che
questo «due-in-uno» ha bisogno degli altri per ridiventare uno: un
individuo non scambiabile, la cui identità non può mai essere confusa
con quella altrui.
Per
la conferma della mia identità io dipendo interamente dagli altri; ed è
la grande grazia della compagnia che fa del solitario un «tutto
intero», salvandolo dal dialogo della riflessione in cui si rimane
sempre equivoci, e ridandogli l'identità che gli consente di parlare con
l'unica voce di una persona non scambiabile.
La solitudine può diventare estraneazione; ciò avviene quando, chiuso completamente in me stesso, sono abbandonato dal mio io. I
solitari corrono sempre il pericolo dell' estraneazione, quando non
possono più trovare la grazia redimente della compagnia che li salva
dalla dualità, dall'equivocità, dal dubbio!
Hannah Arendt Le origini del totalitarismo
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Postato da: giacabi a 08:21 |
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solitudine, arendt
La trascuratezza dell’io
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« Si teme il proprio vuoto»
Cesare Pavese
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Postato da: giacabi a 16:35 |
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solitudine, pavese
La solitudine
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«Sì, l'uomo è sconsolato perché in mezzo al continuo montare della massa si fa di momento in momento più solitario»
Franz Kafka
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Postato da: giacabi a 16:25 |
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solitudine, kafka
La vera Compagnia
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La solitudine
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Quand'ero ragazzino, mamma mia
me diceva: "Ricordati fijolo, quando te senti veramente solo tu prova a recità 'n' Ave Maria l'anima tua da sola spicca er volo e se solleva, come pe' maggia". Ormai so' vecchio, er tempo m'è volato; da un pezzo s'è ad dormita la vecchietta, ma quer consijo nun l'ho mai scordato. Come me sento veramente solo io prego la Madonna benedetta e l'anima da sola pija er volo!
Trilussa
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Postato da: giacabi a 21:40 |
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solitudine, maria, trilussa
La solitudine
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« "(...) Cara Fern,
la solitudine che lei sente si cura in un solo modo, andando verso la gente e < Cesare Pavese - Lettere, Einaudi, 1996 |
Postato da: giacabi a 19:29 |
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solitudine, pavese
La solitudine
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“ L’incomunicabilità
come difficoltà di dialogo e comunicazione rende a sua volta più
tragica la solitudine che l’uomo prova di fronte al proprio destino. Di fronte al destino come assenza di significato l’uomo prova una solitudine terribile. La solitudine infatti non è essere da solo, ma è l’assenza di un significato. Si può essere in mezzo a milioni di persone ed essere soli come cani, se non hanno significato quelle presenze.
La solitudine che si accusa nella vita comune è accusa ad una propria presenza nella vita comune senza intelligenza del significato. Si è lì senza riconoscere ciò che unisce, e allora il più piccolo sgarbo diventa una obiezione che fa crollare tutta la impalcatura della fiducia. Inversamente, quando uno ha coscienza del motivo adeguato per cui è con gli altri, anche se tutti fossero distratti o incomprensivi, non sarebbe affatto solo.”.
Don Giussani:Il senso religioso Rizzoli
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Postato da: giacabi a 14:18 |
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solitudine, giussani
La solitudine
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“Tutti lo cercano uno che scrive, tutti gli vogliono parlare, tutti vogliono poter dire domani “so come sei fatto”, e servirsene, ma nessuno gli fa credito di un giorno di simpatia totale, da uomo a uomo”.
Cesare Pavese: Saggi letterari, Einaudi
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Postato da: giacabi a 14:11 |
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solitudine, pavese
La solitudine
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“Io
non sono un qualunquista, e non amo neanche quella che ( ipocritamente)
si chiama posizione indipendente. Se sono indipendente, lo sono con
rabbia, dolore e umiliazione: non aprioristicamente, con la calma del
forti, ma per forza. E se dunque mi preparo a lottare, come posso, e con
tutta la mia energia, contro ogni forma di terrore, è , in realtà,
perché sono solo. Il mio non è qualunquismo né indipendenza: è
solitudine. Ed è questo, del resto, che mi garantisce una certa, magari
folle e contraddittoria, oggettività.”
Pier Paolo Pasolini Il Tempo - 6 agosto 1968
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Postato da: giacabi a 20:58 |
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pasolini, solitudine
La solitudine
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Più
scopriamo le nostre esigenze, più ci accorgiamo che non le possiamo
risolvere da noi, ne lo possono gli altri uomini come noi. Il senso di impotenza accompagna ogni seria esperienza di umanità.
È questo senso dell'impotenza che genera la solitudine. La solitudine vera non è data dal fatto di essere soli fisicamente, quanto dalla scoperta che un nostro fondamentale problema non può trovare risposta in noi o negli altri. Si può benissimo dire che il senso della solitudine nasce nel cuore stesso di ogni serio impegno con la propria umanità. Può capire bene tutto ciò chi abbia creduto di aver trovato la soluzione di un suo grosso bisogno in qualcosa o in qualcuno e questo gli sparisce, se ne va, o si rivela incapace. Siamo soli coi nostri bisogni, col nostro bisogno di essere e di intensamente vivere. Come uno, solo, nel deserto, l'unica cosa che possa fare è aspettare che qualcuno venga. E a risolvere non sarà certo l'uomo; perché da risolvere sono proprio i bisogni dell'uomo.
Luigi Giussani, Il cammino al vero è un’esperienza Rizzoli
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Postato da: giacabi a 18:42 |
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solitudine, giussani
DELLA SOLITUDINE
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Io non ho bisogno
che di te, solitudine; alta, solenne, immortale, dove piú nulla è sogno.
In questo deserto
attendo l'implacabile venuta d'un'acqua viva perché mi faccia a me certo.
Se trionfa il sole
o la luna impassibile il loro lume fluisce come vuole nel mio cuore.
E godo la terra
bruna, e l'indistruttibile certezza delle sue cose già nel mio cuore si serra:
e intendo che vita
è questa, e profondissima luce irraggio sotto i cieli colmi di pietà infinita.
Carlo Bettochi
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Postato da: giacabi a 22:03 |
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solitudine, betocchi
La solitudine
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« Passavo la sera seduto davanti allo specchio per tenermi compagnia »
Cesare Pavese
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Postato da: giacabi a 21:18 |
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solitudine, pavese
La solitudine sulla terra.
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L'Onnipotente è vinto. |
Postato da: giacabi a 22:23 |
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solitudine, claudel
La solitudine
Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete.
Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine,come comunicare con gli altri.
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere |
Postato da: giacabi a 21:02 |
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solitudine, pavese
La solitudine
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La
massima sventura è la solitudine, tant'è vero che il supremo conforto -
la religione - consiste nel trovare una compagnia che non svanisce,
Dio. La preghiera è lo sfogo come con un amico.
L'opera equivale alla preghiera perché mette idealmente a contatto con chi ne usufruirà. Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri. Così si spiega la consistenza del matrimonio, della paternità, delle amicizie. Perché poi qui stia la felicità, mah! Perché si debba star meglio comunicando con un altro che non stando soli, è strano.
Forse
è solo un'illusione: si sta benissimo soli la maggior parte del tempo.
Piace di tanto in tanto avere un otre in cui versarsi e poi bervi se
stessi: dato che dagli altri chiediamo ciò che abbiamo già in noi. Mistero perché non ci basti scrutare e bere in noi e ci occorra riavere noi dagli altri. (Il
sesso è un incidente: ciò che ne riceviamo è momentaneo e casuale; noi
miriamo a qualcosa di più riposto e misterioso di cui il sesso è solo un
segno, un simbolo).
C. Pavese IL MESTIERE DI VIVERE
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Postato da: giacabi a 21:39 |
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solitudine, pavese
A Qualche Luogo Io Appartengo
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Artista: Linkin Park
Titolo: Somewhere I Belong Quando questo è iniziato Io non avevo niente da dire e mi ero perso nel nulla che c'è dentro di me ero confuso E io vivo per cercare di capire, ma io non sono l'unica persona con queste cose in mente dentro di me Ma tutto ciò che essi possono vedere sono le parole rivelate è l'unica cosa vera che mi è rimasta da provare niente da perdere Sono bloccato, depresso e solo e la colpa è dentro di me, la colpa è dentro di me io voglio guarire, voglio provare sensazioni, quello ke pensavo nn era mai la realtà voglio lasciare andar via il dolore ke ho provato fino proprio ad adesso cancellare tutto il dolore io voglio guarire, voglio provare sensazioni, sentirmi vicino a qualcosa di vero voglio trovare qualcosa ke ho voluto fino adesso qualche luogo a cui appartenere e nn ho niente da dire,nn posso credere di nn essere caduto in basso proprio di faccia ero confuso guardo da ogni parte solo x scoprire ke nn è proprio come mi ero immaginato ma cosa sono io? Cos'ho io? solo negatività? xkè io nn riesco a giustificare il modo in cui tutti mi guardano niente da perdere niente da guadagnare, e la colpa è dentro di me, la colpa è dentro di me io voglio guarire, voglio provare sensazioni, quello ke pensavo nn era mai la realtà voglio lasciare andar via il dolore ke ho provato fino adesso cancellare proprio tutto il dolore io voglio guarire, voglio provare sensazioni, sentirmi vicino a qualcosa di vero voglio trovare qualcosa ke ho voluto fino adesso qualche luogo a cui appartenere nn conoscerò mai me stesso finchè nn proverò a farlo da solo xkè io nn proverò mai niente altro, finchè le mie ferite nn saranno guarite nn sarò mai qualcosa fino a che nn cambierò questa situazione cambierò, io oggi troverò mè stesso voglio guarire, voglio provare sensazioni, quello ke pensavo nn era mai la realtà voglio lasciare andar via il dolore ke ho provato fino adesso cancellare proprio tutto il dolore voglio guarire, voglio provare sensazioni, sentirmi vicino a qualcosa di vero voglio trovare qualcosa che ho voluto fino adesso qualche luogo a cui appartenere
Somewhere I Belong
(When this began) I had nothing to say And I get lost in the nothingness inside of me (I was confused) And I let it all out to find That I’m not the only person with these things in mind (Inside of me) But all the vacancy the words revealed Is the only real thing that I’ve got left to feel (Nothing to lose) Just stuck/ hollow and alone And the fault is my own, and the fault is my own [Chorus] I wanna heal, I wanna feel what I thought was never real I wanna let go of the pain I’ve held so long (Erase all the pain till it’s gone) I wanna heal, I wanna feel like I’m close to something real I wanna find something I’ve wanted all along Somewhere I belong And I’ve got nothing to say I can’t believe I didn’t fall right down on my face (I was confused) Looking everywhere only to find That it’s not the way I had imagined it all in my mind (So what am I) What do I have but negativity ’Cause I can’t justify the way, everyone is looking at me (Nothing to lose) Nothing to gain/ hollow and alone And the fault is my own, and the fault is my own [Repeat Chorus] I will never know myself until I do this on my own And I will never feel anything else, until my wounds are healed I will never be anything till I break away from me I will break away, I'll find myself today [Repeat Chorus] I wanna heal, I wanna feel like I’m somewhere I belong I wanna heal, I wanna feel like I’m somewhere I belong Somewhere I belong |
Postato da: giacabi a 21:10 |
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chiesa, solitudine, senso religioso
La solitudine
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Pensavo
oggi, guardando questo cielo piovigginoso, che se, per un'improbabile
grazia, si fosse d'improvviso alzato l'azzurro, non sarei stato colto da
stupore nè da speranza. Anche la nostalgia ha finito di persuadermi. Ho
varcato tutti gli stadi dove l'uomo può ancora trovarsi una ragione di
vivere. Gli alti cieli delle notti chiare, se mai ancora dovessero
scoprirsi per me, avrebbero un significato di commiato. Non sai -e chi
saprà? - quest'infelicità di sentirsi abbandonato? abbandonato anche
dalle cose, anche dalla terra, anche dal mistero delle stagioni.
Non
avere prossimo; si potrebbe popolare il mondo di confidenti immaginari,
ma non essere cresciuto in alcuna terra; ma non portare in nessun luogo
l'aria familiare dell'origine, ma vagare sempre in esilio.
Mi sono creato un paese di cristallo, perchè fatalmente dovessi accorgermi, da qualsiasi. punto, che non era naturale.
E non si può vivere a lungo di queste allucinazioni ideali.
La
vita è una dura disputa mossa da guai concreti, e ci vuole un terreno
nel quale attecchire, e ci vuole il caldo che maturi e odori, e ci vuole
la sera, che inondi di malinconia e la mattina che rinfreschi e
rassereni.
Non ho che strade, strade e strade: il grigio perfido di questo cammino senza conclusione.
(G. Ungaretti, Lettera a Prezzolini e Soffici, Parigi 23-4-1920) 21
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Postato da: giacabi a 19:44 |
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solitudine, ungaretti
SEGNO DEL MISTERO
La
massima sventura è la solitudine, tant'è vero che il supremo conforto
-la religione - consiste nel trovare una compagnia che non svanisce,
Dio. La preghiera è lo sfogo come con un amico.
L'opera equivale alla preghiera perché mette idealmente a contatto con chi ne usufruirà.
Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria
solitudine, come comunicare con gli altri. Così si spiega la consistenza
del matrimonio, della paternità, delle amicizie. Perché poi qui stia la
felicità, mah! Perché si debba star meglio comunicando con un altro che
non stando soli, è strano.
Forse
è solo un'illusione: si sta benissimo soli la maggior parte del tempo.
Piace di tanto in tanto avere un otre in cui versarsi e poi bervi se
stessi: dato che dagli altri chiediamo ciò che abbiamo già in noi. Mistero perché non ci basti scrutare e bere in noi e ci occorra riavere noi dagli altri. (il sesso è un incidente: ciò che ne riceviamo è momentaneo e casuale; noi miriamo a qualcosa di più riposto e misterioso di cui il sesso è solo un segno, un simbolo).
C. Pavese da: il mestiere di vivere
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