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Abbi poco, sii molto!
(G. Thibon).
Abbi poco, sii molto!
Postato da: giacabi a 19:25 |
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thibon
L'unica nobiltà dell'uomo
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L'unica nobiltà dell'uomo, la sola via di salvezza consiste nel riscatto del tempo per mezzo della bellezza, della preghiera e dell'amore. Al
di fuori di questo, i nostri desideri, le nostre passioni, i nostri
atti non sono che "vanità e soffiar di vento", risacca del tempo che il
tempo divora. Tutto ciò che non appartiene all'eternità ritrovata appartiene al tempo perduto.***
-Gustave Thibon da L'uomo maschera di Dio
Postato da: giacabi a 20:20 |
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thibon
La vera amicizia
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Indifferenza e distacco —
L’indifferenza imita il distacco, pur essendogli ancora più contraria
dell’attaccamento. L’indifferenza e il distacco si differenziano a guisa
della coppa vuota e di quella traboccante. Ecco tre fasi dei nostri
rapporti con il prossimo:***
L’indifferenza: Tu non esisti assolutamente per me.
L’attaccamento: Tu esisti, ma questa esistenza dipende dai nostri rapporti reciproci. Tu esisti nella misura in cui ti possiedo.
Il distacco: Tu esisti per me in senso assoluto, indipendentemente dai nostri rapporti personali, al di là di quanto puoi darmi; adoro in te un riflesso della divinità che nulla può rapirmi; non ho bisogno di possederti perché tu esista per me. L’indifferenza è la peggior disgrazia perché annulla la possibilità del distacco, perché priva Dio della sua preda. Un destino ancor più crudele di quello dell’idolatra incombe all’uomo sazio che non possiede più alcun idolo da sacrificare a Dio a da far giungere fino a Lui.
GUSTAVE THIBON

Postato da: giacabi a 08:31 |
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amicizia, thibon
Abbi poco, sii molto!
(G. Thibon).
Postato da: giacabi a 17:19 |
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thibon
E’ l’ultimo soldo che compra Dio
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" Un sacrificio fatto a metà vale ben poco. Avessimo anche donato tutti i tesori dell’universo, se ci resta un soldo, il nostro dono è vano. E’ l’ultimo soldo che compra Dio.
G. Thibon
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Postato da: giacabi a 16:32 |
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thibon
La nobiltà dell’uomo
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« L'unica nobiltà dell'uomo, la sola via di salvezza consiste nel riscatto del tempo per mezzo della bellezza, della preghiera e dell'amore. Al
di fuori di questo, i nostri desideri, le nostre passioni, i nostri
atti non sono che "vanità e soffiar di vento", risacca del tempo che il
tempo divora. Tutto ciò che non appartiene all'eternità ritrovata
appartiene al tempo perduto».
Gustave Thibon, "L'uomo maschera di Dio", trad. it., SEI, Torino 1971, p. 262
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Postato da: giacabi a 14:18 |
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bellezza, thibon
Il mistero cristiano
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Il mistero cristiano non è un muro contro il quale l'intelligenza si frange, ma un mare dove l'intelligenza si perde.
Gustave Thibon
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Postato da: giacabi a 14:32 |
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mistero, thibon
La fede
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“La fede consiste nel non rinnegare nelle tenebre quel che si è intravisto nella luce.”
G. Thibon
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Postato da: giacabi a 11:27 |
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fede, thibon
IL CONSUMISMO
O
Gli
uomini maturi d'oggi, ancora imbevuti dei princìpi del XIX secolo,
hanno l'abitudine di lamentarsi sulla rovina pressoché completa dello
spirito d'economia nelle giovani generazioni. Non
si mette più nulla "da parte": l'operaio, l'impiegato moderno, la
stessa famiglia recente spende ogni settimana o ogni mese la totalità
del suo guadagno. Più ancora: si ipoteca l'avvenire, si
scialacqua, comperando a credito ciò che non si possiede ancora (la
nostra epoca conosce, infatti, il paradosso corruttore di un largo
credito concesso al superfluo: che si pensi a delle "facilitazioni" da
accordarsi ai compratori di un'auto e di una radio, mentre il credito
per le cose necessarie - l'alimentazione e il vestiario - è quasi
completamente scomparso). Questo sconfinamento nell'avvenire è la divorante contropartita dell'antico spirito di economia, è una previdenza a rovescio. L'uomo,
che prima metteva da parte qualche cosa per il domani, poteva dire:
l'avvenire sarà riempito da ciò che io accumulo oggi. Lo
scialacquatore moderno può dire: l'avvenire sarà vuotato di ciò che
oggi divoro. Il primo nutre il futuro, il secondo lo succhia. Ma lo sperpero del denaro, scandalo del borghese classico, non è che il sintomo più materiale e più esteriore di una tara di cui è affetto il fondo dell'anima moderna: l'uomo oggi diventa - questo in tutti i campi - sempre più incapace di riserva. Non
si sa più attendere, si vuol essere pagati subito di quanto si fa, si
corre senza indugio fino all'ultimo limite di tutte le possibilità di
godimento... Certi scrittori non si danno più neppure il
tempo di scrivere decentemente per la fretta di pubblicare, gli amanti
si possiedono carnalmente quasi prima di conoscersi, ecc. Questa fretta è l'indice di un profondo indebolimento dei caratteri: la
forza e l'equilibrio interni di un uomo si misurano sull'ampiezza
dell'intervallo che quell'uomo può sopportare tra il suo lavoro o il suo
amore - e la loro ricompensa. In definitiva, l'uomo acconsente a non essere pagato mai...
Gustave Thibon
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Postato da: giacabi a 08:40 |
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consumismo, thibon
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L’uomo non è libero nella misura in cui non dipende da nulla o da nessuno: è libero nell’esatta misura in cui dipende da ciò che ama, ed è prigioniero nell’esatta misura in cui dipende da ciò che non può amare .
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Così il problema della libertà non si pone in termini di indipendenza, ma in termini di amore. La potenza del nostro attaccamento determina la nostra capacità di libertà. Per terribile che sia il suo destino, colui che può amare tutto è sempre perfettamente libero, ed è in questo senso che si è parlato della libertà dei santi. All’estremo opposto, coloro che non amano nulla, hanno un bello spezzare catene e fare rivoluzioni: rimangono sempre prigionieri. Tutt’al più arrivano a cambiare schiavitù, come un malato incurabile che si rigira nel suo letto. Gustave Thibon
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Postato da: giacabi a 14:15 |
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thibon
L’UOMO TECNOLOGICO
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Ho trovato interessante questo pensiero di Gustave Thibon
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«La tragedia dell’uomo moderno – è stato scritto- consiste nell’identificare lo scopo con il perfezionamento dei mezzi”. I mezzi privi di scopo si stanno ora ribellando contro i propri autori . La questione decisiva sta dunque in questi termini:l’uomo, investito di poteri smisurati sulla natura e su se stesso, saprà controllare e scegliere i mezzi in vista di uno scopo, oppure verrà schiacciato dalla potenza impazzita? Sarà egli vincitore o vittima delle proprie conquiste?
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La rivoluzione della tecnica chiede, esige una rivoluzione spirituale – che altro non potrà essere se non, secondo l’espressione di SimoneWeil, “il ritorno a un ordine eterno momentaneamente sconvolto”- Un ordine fondato alla base sul rispetto della natura e dei suoi limiti, alla sommità sul ritorno a Dio unico dispensatore di un infinito che ci attende nell’eternità e che noi rovinosamente cerchiamo invece sulla terra e nel tempo.»
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