La verità
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“La verità non ha nulla a che vedere con il numero di persone che essa persuade” ***
(P. Claudel)
Postato da: giacabi a 07:19 |
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verità, claudel
La verità
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La verità è ciò che resiste alla prova dell'esperienza. ***
Albert Einstein)
Postato da: giacabi a 14:54 |
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einstein, verità
Il dovere della verità
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Ma
la questione di Cristo appare oggi annebbiata dalla confusione che
avvolge un po’ tutti: confusione religiosa, confusione ecclesiale,
confusione ideologica.***
C’è chi identifica il dovere del dialogo, della tolleranza, anzi della cortesia verso tutti con la rinuncia a cercare, a conoscere, a difendere la verità. C’è chi scambia la benevolenza che dobbiamo avere per tutti gli uomini e il desiderio che tutti arrivino alla salvezza, con la disponibilità comoda e deplorevole a lasciare che tutti restino tranquillamente nelle tenebre e nell’ombra della morte" (cf Lc 1,79).
E c’è chi, non volendo assumersi la responsabilità e l’impegno di decidere, si rifugia nel relativismo (che ritiene che tutte le convinzioni siano interscambiabili, come i posti sull’autobus) e si persuade che si possa scegliere a piacimento tra una religione e l’altra, e addirittura tra la verità e l’errore, così come si sceglie tra l’andare in vacanza al mare e l’andare in montagna.
Gesù ha detto: "Chi non è con me, è contro di me": dunque o gli si dice di sì o gli si dice di no.
Card. Biffi
Postato da: giacabi a 14:47 |
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verità, biffi
La verità
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La verità sta solo nella potenza di un avvenimento e non nelle grida dei pensatori»***
.(Franz Werfel, Verdi. Il romanzo dell'opera, Corbaccio, Milano 2001, p.247)
Postato da: giacabi a 20:36 |
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verità, werfel
La verità
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La verità delle arance è il posto dove gli aranci fioriscono. La verità delle aquile è il posto dove le aquile volano. La verità dell'uomo è il posto dove la vita umana rinasce. È questo ciò che io provo venendo qui, dove non ci sono metodi astratti ma si capisce che la verità è solo un'esperienza.***
(Antoine de Saint-Exupéry
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La verità non è una produzione del nostro pensiero, neanche del pensiero più intelligente, ma è qualcosa d'altro da noi, è sempre qualcosa in cui ci si imbatte. Questo
imbattersi nel vero mi pare sia un elemento fondamentale in ogni tipo
di conoscenza, in ogni aspetto del nostro rapporto con la realtà.(Marco Bersanelli - docente di Astrofisica all'Università degli Studi di Milano - Tracce set 2007 p.27)
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La mente non può produrre la verità, la può solo trovare. (Dal film su Edith Stein "La settima stanza")
Postato da: giacabi a 14:28 |
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verità, saintexupery
Il mondo in cui viviamo ha bisogno che
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"Il mondo in cui viviamo ha bisogno che
la verità risplenda e non sia offuscata dalla menzogna o dalla banalità;
ha bisogno che
la carità infiammi e non sia sopraffatta dall’orgoglio e dall’egoismo.
Abbiamo bisogno che
la bellezza della verità e della carità colpisca l’intimo del nostro cuore e lo renda più umano"
BENEDETTO XVI
Postato da: giacabi a 21:44 |
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bellezza, verità, benedettoxvi, amore
La verità
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So
che nella storia di una famiglia ci sono sempre un sacco di cose
inventate di sana pianta. Nella storia di qualunque famiglia. Le storie
si tramandano e la verità si tradisce. Come si suol dire. E
probabilmente c'è chi pensa che ciò vuol dire che la verità non è
abbastanza forte. Ma si sbaglia. Secondo
me, dopo che tutte le bugie sono state dette e dimenticate, la verità
sta ancora lì. Non va da nessuna parte e non cambia da un momento
all'altro. Non si può corrompere, così come non si può salare il sale.
Non si può corrompere perché è quella che è. È la cosa di cui stai
parlando. L'ho sentita paragonare a una roccia – forse nella bibbia – e
sarei anche d'accordo. Ma la verità resterà qui anche quando la roccia
non ci sarà più. Sono sicuro che qualcuno non sarebbe d'accordo con
questa idea. Parecchia gente, anzi. Ma questa gente non sono mai
riuscito a capire in cosa creda.
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Cormac McCarthy da:Non è un paese per vecchi
Postato da: giacabi a 14:15 |
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verità, cormac mccarthy
La verità: la segreta speranza di incontrarla
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«Io non ho la verità in me ma l’idea della verità mi brucia; non
ho i dati per affermare che cosa sia la verità e che io la raggiungerò,
ma confessandolo rinuncerei alla sete dell’assoluto, perché accetterei
qualcosa di indimostrato. Tuttavia l’idea
della verità brucia in me come “fuoco divoratore” e la segreta
speranza di incontrarla a faccia a faccia incolla la mia lingua al
palato, è essa il torrente infuocato che mi ribolle e gorgoglia nelle
vene »***
P. Florenskij
Postato da: giacabi a 21:27 |
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verità, florenskij
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Postato da: giacabi a 20:47 |
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verità, berdiaev
La menzogna più grande
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"la menzogna più grande
è
tutta la verità meno uno"
Lanza del Vasto
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Postato da: giacabi a 15:25 |
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verità, lanza del vasto
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“che io non possa ridurre il reale al pensabile, ecco il trionfo della libertà possibile; paradossalmente, solo
perché non mi sono fatto da solo, io posso essere libero; se mi fossi
fatto da solo, avrei potuto prevedermi e , in tal modo, avrei perso la
mia libertà. Essere
fedeli alla realtà delle cose, nel bene e nel male, implica un integrale
amore per la verità e una totale gratitudine per il fatto di essere
nati…”
Hannah Arendt |
Postato da: giacabi a 21:52 |
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libertà, verità, arendt
Il primato assoluto della verità
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Il Medioevo, lo si può ben affermare, ha prevalentemente risolto la questione dei rapporti tra i due valori fondamentali, ponendo, almeno teoricamente, la conoscenza al di sopra dell'azione. Per esso il Logos (la verità) aveva il primato sull' Ethos (l'etica).
L'età moderna
portò in questo riguardo una profonda mutazione. Il problema
dell'essenza del conoscere, prima posto a preferenza in modo
costruttivo, assunse ora, in conseguenza di profondi sconvolgimenti
spirituali, la sua
forma propriamente critica.
Il conoscere divenne problematico, di conseguenza il punto di sostegno
ed il baricentro della vita spirituale passò poco alla volta nel volere.
L'azione della persona, che si fondava su se stessa, divenne sempre più
importante. Così la vita attiva venne anteponendosi a quella
contemplativa, la volontà alla conoscenza.
Questa
preminenza del volere e dei suoi valori comunica all'epoca presente la
sua peculiarità. Di qui la sua insonne spinta in avanti, la folle
velocità del suo lavoro, la furia del suo godere; di qui la venerazione
del successo, della forza, dell'azione; di qui la sua aspirazione alla
potenza; di qui, in genere, lo spiccato senso del valore del tempo e la
tendenza a sfruttarlo attivamente fino all'ultimo. Da qui viene anche che istituzioni spirituali come gli antichi ordini contemplativi, già viste come qualche cosa di ovvio nel complesso della vita religiosa, oggetto di predilezione per tutto il mondo credente, ora non trovano spesso comprensione neppure presso cattolici, e debbono essere di continuo difese dai loro amici dalla taccia di ozioso perditempo.
Un accentuato attivismo domina tutto; l'Ethos ha la netta preminenza sul Logos, l'aspetto attivo della vita su quello contemplativo.
Questa spiccata preminenza della volontà sulla conoscenza"dell' Ethos sul Logos, contraddice allo spirito del cattolicesimo.
Il
protestantesimo nelle sue forme diverse, dalla tendenza ortodossa
all'estremo appiattimento della libera critica, rappresenta
l'espressione più o meno religioso-cristiana di questo spirito.
Questo
spirito ha progressivamente sacrificato la salda verità religiosa, ed
ha fatto della convinzione religiosa, sempre più di giorno in giorno, un
mero oggetto del giudizio, del sentimento, dell'esperienza personale. La verità
scivolò
così dal dominio dell'oggettivamente saldo a quello del soggettivamente
fluttuante. In tal modo venne da sé che la volontà assumesse la
funzione direttiva. Dal momento che il credente in fondo non aveva più una «vera fede», bensì solo un'esperienza della fede del tutto personale, l'unica cosa salda diveniva logicamente non più un contenuto di fede professabile e insegnabile, bensì la dimostrazione della rettitudine dello spirito mediante la rettitudine dell'azione. Qui non si può più parlare ormai di una cristiana affermazione dell'essere in senso proprio. Il credente si era radicato non più nell'eternità, ma nel tempo, e l'eternità prendeva figura ed entrava in relazione col tempo solo per la mediazione del sentimento, non in via immediata. In tal modo la religione prese un orientamento sempre più mondano.
Essa
divenne sempre più la consacrazione dell'esistenza umana temporale nei
suoi aspetti più vari, una santificazione dell'attività terrena: del
lavoro professionale, della vita sociale, della famiglia e simili. Ma chiunque abbia considerato per un certo tempo queste cose, rileva quanto inadeguata sia questa spiritualità, quanto contraddica alle leggi supreme dell'esistenza e dell'anima. Essa è falsa e perciò innaturale nel più profondo significato
di questa parola. Qui sta la fonte specifica dell'angustia dell'età
nostra. Essa ha infatti invertito il santoordine della natura.
Goethe ha realmente toccato l'intimo nucleo della situazione quando
fece scrivere al suo Faust, preso dal dubbio, le parole: «In principio
era l'azione» al posto della frase: «In principio era il Verbo».
Passando il centro di gravità della vita dalla conoscenza al volere, dal Logos all' Ethos, la vita si fece sempre più instabile.
Alla
persona singola si richiese di reggersi su se stessa. Ma questo può
farlo solo una volontà che sia realmente creativa nel senso più assoluto
della parola; proprietà questa che è soltanto della volontà divina. Si
pretese dall'uomo un contegno che presuppone l'uomo essere Dio.
E
siccome egli non lo è; s'insinua nel suo essere una specie di
convulsione spirituale, un atteggiamento di violenza impotente che
talvolta appare tragico, ma negli spiriti dalle piccole proporzioni
riesce strano, anzi ridicolo.
Su questa mentalità ricade la colpa del fatto che l'uomo
d'oggidì assomiglia tanto spesso ad un cieco che brancola nel buio;
giacché la forza fondamentale su cui egli ha poggiato la sua vita, vale a
dire il volere, è cieca. La volontà può volere, agire e creare, non,
però, vedere. Di qui procede anche tutta quella irrequietudine che non
trova riposo in nessun luogo. Nulla perdura, nulla rimane saldo, tutto
si muta, e la vita è un perenne divenire, un anelare, un ricercare, un
pellegrinare senza posa.
La religione cattolica si oppone con tutta la sua forza a questa mentalità. La Chiesa perdona ogni altra mancanza più facilmente che un attentato alla verità. Essa sa bene che, se uno manca ma non intacca la verità,
egli può ritrovarsi e riprendersi. Ma s'egli intacca il principio, in tal caso è lo stesso santo ordine della vita che è levato dai cardini.
La
Chiesa ha pure guardato sempre con profonda diffidenza ad ogni
concezione moralistica della verità, del dogma. Ogni tentativo infatti
di fondare il valore di verità del dogma sul suo valore per la vita, è
nel suo intimo, anticattolico.
La Chiesa pone la verità, il dogma come un dato assoluto, riposante su
se stesso, che nonabbisogna di nessuna fondazione sulla base dell'ambito
morale o pratico.
La
verità è verità, perché è la verità. È in sé e per sé indifferente ciò
che la volontà le dice o se essa possa dare inizio con la verità a
qualche intrapresa. Il volere non deve giustificare la verità, né essa
ha bisogno di
giustificarsi dinanzi ad esso, bensì quello deve riconoscersi del tutto incompetente di fronte a questa. Il
volere non crea la verità, ma la trova; deve riconoscersi cieco e
perciò bisognoso della luce, della guida, della potenza ordinatrice e
formatrice della verità. Il volere deve fondamentalmente riconoscere il primato della conoscenza sulla volontà, del Logos sull' Ethos.
Nell'ambito
complessivo della vita il primato definitivo deve averlo non l'agire,
bensì l'essere. In fondo non si tratta dell'agire, ma del divenire: non
ciò che si fa, bensì ciò che è costituisce il valore supremo.
Ed il valore definitivo non sta nella visione del mondo moralistica, ma
in quella metafisica, non nel giudizio sul valore, ma in quello
sull'essere, non nello sforzo, ma nella adorazione. .
Non appena questo primato venga ristabilito, si offre anche il fondamento della sanità spirituale. L'anima infatti abbisogna di un terreno assolutamente saldo su cui reggersi. Essa abbisogna di un appoggio da cui possa
spingersi
oltre se stessa, di un punto sicuro fuori di essa, e questo punto non
può essere che la verità. Il riconoscimento della verità oggettiva è il
fatto fondamentale della liberazione spirituale: «la verità vi farà
liberi».
L'anima
abbisogna di quella liberazione interiore in cui la concitazione del
volere si placa, l'irrequietudine dell'anelito si calma, il grido della
brama tace; e questo si verifica fondamentalmente ed in prima linea
nell'atto
intenzionale in cui il pensiero riconosce la verità, lo spirito ammutolisce dinanzi alla maestà sovrana della verità.
ROMANO GUARDINI
da Lo spirito della liturgia, stralci del capitolo settimo, edizioni Morcelliana, Brescia 1987
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Postato da: giacabi a 21:50 |
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verità, guardini
La verità emerge attraverso il dialogo
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In effetti la conoscenza della verità non è affatto comunicabile come le altre conoscenze, ma, dopo molte discussioni fatte su questi temi, e dopo una comunanza di vita, improvvisamente, come luce che si accende dallo scoccare di una scintilla, essa nasce dall'anima e da se stessa si alimenta».
Platone Lettera VII 341 B - 342 A)
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Postato da: giacabi a 18:06 |
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platone, verità
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In cielo non è così, ma qui in terra vivere è cambiare ed essere perfetti significa cambiare spesso nella ricerca della verità. Il fanatico non è colui che ama troppo la verità perché nessuno può amare troppo la verità.
Fanatico è colui che ama la “propria” verità più della verità stessa.
Preferisce, alla verità scoperta dall’umanità, la mezza verità che ha
scoperto lui. Il fanatismo si confonde spesso con la cosiddetta sincerità o spontaneità. Ma non è la sincerità che ci libera, bensì la verità, che ci libera perché ci trasforma. Essa ci strappa dalla schiavitù intima della propria cocciutaggine. Cercare
prima di tutto la propria sincerità o spontaneità significa forse non
voler essere trasformati, significa essere attaccati a se stessi, amarsi
morbosamente come siamo, significa non crescere.
A. Chesterton, L’uomo comune
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Postato da: giacabi a 19:15 |
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verità, chesterton
Solo nella verità la carità risplende
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".
Per questo stretto collegamento con la verità, la carità può essere
riconosciuta come espressione autentica di umanità e come elemento di
fondamentale importanza nelle relazioni umane, anche di natura pubblica.
Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità.
Questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede,
attraverso cui l'intelligenza perviene alla verità naturale e
soprannaturale della carità: ne coglie il significato di donazione, di
accoglienza e di comunione. Senza
verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L'amore diventa un
guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio
dell'amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni e
delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta,
fino a significare il contrario. La verità libera la
carità dalle strettoie di un emotivismo che la priva di contenuti
relazionali e sociali, e di un fideismo che la priva di respiro umano ed
universale. Nella verità la carità riflette la dimensione personale e
nello stesso tempo pubblica della fede nel Dio biblico, che è insieme «
Agápe » e « Lógos »: Carità e Verità, Amore e Parola. “
Lettera enciclica, “Caritas in veritate” di Benedetto XVI 2009.
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Postato da: giacabi a 20:25 |
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verità, benedettoxvi
La verità
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«La verità sta solo nella potenza di un avvenimento e non nelle grida dei pensatori ».
Werfel
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Postato da: giacabi a 22:32 |
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verità, werfel
Portare la verità
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“Quando, con l’intenzione di servire il Signore, di fare l’opera di Dio, qualcuno dice: «Ora vado incontro al prossimo con le mie solide conoscenze e gli porto la verità», il Signore risponde: «Ti preoccupi meno di portargli la verità che di dominarlo». E tu rispondi: «Ma se io voglio educare il prossimo!». «Vuoi solo affermare te stesso, dicendogli come deve essere!». «Ma io amo il prossimo e voglio fargli il bene!». «Vuoi compiacere te stesso!».. "
Romano Guardini
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Postato da: giacabi a 07:22 |
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verità, guardini
Verità e amore
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Non si può staccare la verità dall’amore. Dio non è solo verità, ma anche amore. Egli abita unicamente nella verità che viene dall’amore
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Postato da: giacabi a 19:11 |
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verità, guardini
Lo scienziato alla ricerca della verità
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Il compito dello scienziato è scoprire la verità nell'ambito del mondo reale. Premessa essenziale per questo compito è che egli possa fin dall'inizio poggiare saldamente su molte convinzioni fondamentali. Deve credere che esiste una verità da scoprire, che il mondo ha caratteristiche immutabili che sono le stesse in ogni tempo e in ogni luogo, o perlomeno che, se cambiano, lo fanno in modo regolare. Deve inoltre credere di essere in grado di scoprire almeno parte della verità sulla natura. Queste
convinzioni sono essenzialmente di carattere giudaico - cristiano e
derivano dalla credenza fondamentale in un Dio che ha creato tutte le
cose "in misura, numero e peso" (1) e conferendo ad esse caratteristiche proprie (2).
Potremmo porci innanzitutto la domanda di Pilato "che cos'è la verità?" Pilato
non si aspettava una risposta, ma si potrebbe definire vera una
convinzione (credenza) che corrisponda alla realtà. Gli scienziati sono
realisti. Gilson affermava: "Prima
di tutto bisogna rendersi conto che l'uomo per sua natura è realista,
secondo bisogna avere consapevolezza del fatto che per quanto egli si
sforzi di pensare diversamente, non arriverà mai da nessuna parte;
terzo, bisogna rendersi conto che quando l'uomo pensa diversamente,
torna a pensare da realista non appena dimentica di recitare. La
principale differenza tra l'idealista e il realista è che l'idealista
pensa, mentre il realista conosce".
La verità oggi è minacciata da un una vasta gamma di pressioni politiche ed ideologiche. I mezzi di comunicazione sono saturi di propaganda disonesta che rende estremamente difficile capire quale sia la verità. Il postmodernismo e il costruttivismo sociale, affermando che la verità è relativa e socialmente condizionata, minano il concetto stesso di verità. La ragione è attaccata da quanti affermano che non esiste una verità oggettiva e che ciò in cui diciamo di credere non si basa sull’accettazione della realtà, ma deriva da un condizionamento sociale. La scienza ci può venire in aiuto, dimostrando che esiste una verità oggettiva e che dimenticare questo ha conseguenze disastrose. Si
può ignorare la realtà per un po’, ma quanto più a lungo la si ignora
tanto più tremenda sarà la resa dei conti. È nostra responsabilità
combattere queste idee perverse. Solgenitsin, che ha avuto il coraggio di denunciare i mali del sistema sovietico, disse: “Il
semplice atto di un uomo comune coraggioso è di non partecipare alla
menzogna, non appoggiare azioni false. Una parola di verità pesa più del
mondo intero”
Peter E. Hodgson
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Postato da: giacabi a 14:25 |
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verità, scienza - articoli
L’uomo ha bisogno di Verità
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Giovanni Papini
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Postato da: giacabi a 20:41 |
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verità, papini
La verità esiste
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"E' di per sé evidente che esiste la verità; perché chi nega esistere la verità ammette che esiste una verità; infatti se la verità non esiste sarà vero che la verità non esiste. Ma se vi è qualcosa di vero, bisogna che esista la verità."
San Tommaso d'Aquino, Summa theologica I, q. 2, a. 1
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Postato da: giacabi a 21:14 |
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verità, stommaso
Quid est veritas?
Vir qui adest
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" Dice sant'Agostino …..: «Quid fortius desiderat anima quam veritatem?». «Che cosa più potentemente desidera il cuore dell'uomo, se non il vero, se non la verità?».
Ma «quid est veritas?», «che cosa è la verità?». «Vir qui adest», «un uomo che è presente», sperimentalmente presente.”
Luigi Giussani Tracce N. 1 > gennaio 1996
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Postato da: giacabi a 16:01 |
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verità, giussani
Le mezze verità
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" Lo scandalo non sta nel non dire la verità, ma di non dirla tutta intera, introducendo per distrazione una menzogna che la lascia intatta all’esterno, ma che gli corrode, così come un cancro, il cuore e le viscere.
George Bernanos (da Scandale de la vérité)
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Postato da: giacabi a 15:50 |
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verità, bernanos
La verità
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Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero.
Proverbio Arabo
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Postato da: giacabi a 19:41 |
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verità
Verità e Bellezza
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Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in cui è permesso di rimanere bambini per tutta la vita.
Albert Einstein
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Postato da: giacabi a 13:56 |
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einstein, bellezza, verità
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Postato da: giacabi a 20:54 |
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verità, zambrano
L’uomo ricerca la verità
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” “L’uomo, per natura, ricerca la verità. Questa ricerca non è destinata solo
alla conquista di verità parziali, fattuali o scientifiche; egli non cerca
soltanto il vero bene per ognuna delle sue decisioni. La sua ricerca tende
verso una verità ulteriore che sia in grado di spiegare il senso della vita; è
perciò una ricerca che non può che trovare esito se non nell’Assoluto”.
Papa Giovanni Paolo II nella Fides et ratio.
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Postato da: giacabi a 21:32 |
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verità, giovanni paoloii
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”Quando un uomo intraprende il cammino della verità tutte le forze buone del cielo e della terra si uniscono a lui.”
Romano Guardini
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Postato da: giacabi a 20:34 |
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verità, guardini
L'esigenza della verità
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" l'esigenza della verità: cioè, semplicemente l'esigenza del significato delle cose, dell'esistenza. Se
aveste davanti agli occhi un meccanismo che non avete mai visto,
analizzatelo finché volete, fin nel dettaglio infinitesimale di tutti i
suoi più piccoli componenti; alla fine voi non potete dire di conoscere
questa macchina, se anche dopo tutta la disamina non foste pervenuti a
capire a che serve. Perché la verità della macchina è il suo significato, vale a dire appunto la risposta a quella domanda: "qual è la sua funzione?" Questa domanda ricerca il nesso tra tutti quegli ingranaggi che la compongono e la totalità del meccanismo, cioè il suo scopo, la parte che la macchina ha nella totalità del reale.
In questo senso quanto più l'uomo dettaglia seriamente la composizione delle cose, tanto più si esaspera nella domanda di quale ne sia il significato. L'esigenza della verità implica sempre allora l'individuazione della verità ultima, perché non si può veramente definire una verità parziale se non in rapporto con l'ultimo. Non si può conoscere alcuna cosa se non in un veloce, implicito finché si vuole, rapporto tra essa e la totalità. Senza intravedere la prospettiva ultima, le cose divengono mostruose.".
don Giussani da: Il senso religioso - Rizzoli
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Postato da: giacabi a 13:59 |
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verità, giussani
I pregiudizi
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“(Francesco Bacone) creò la teoria degli idoli. Diceva
che gli uomini non sono inclini a vivere di pura esperienza: per loro è
preferibile intorbidirla coi pregiudizi. I pregiudizi sono appunto gli
idoli. Idoli della specie, come li chiamava Bacone...
Gli idoli del teatro sono le opinioni altrui autorevoli, dalle quali l’uomo si fa guidare quando interpreta ciò che non ha sperimentato di persona …Gli idoli del teatro derivano anche dallo smodato consenso con i risultati della scienza. Insomma: sono gli errori degli altri assunti volontariamente... Gli idoli del mercato sono gli errori che derivano dalla reciproca connessione e comunione degli uomini. Essi ingarbugliano l’uomo perché si è stabilito l’uso di formule che violentano la ragione. Per esempio: nemico del popolo! elemento estraneo! traditore! e tutti ti abbandonano”.
Solgenitzyn, Reparto C a P.
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