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domenica 19 febbraio 2012

Pavese2


La terra e la morte
 ***

Tu sei come una terra
che nessuno ha mai detto.
Tu non attendi nulla
se non la parola
che sgorgherà dal fondo
come un frutto tra i rami.
C'è un vento che ti giunge.
Cose secche e rimorte
t'ingombrano e vanno nel vento
Membra e parole antiche.
Tu tremi nell'estate
Cesare Pavese



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pavese

domenica, 07 ottobre 2007

Il  senso religioso
***
Lo steddazzu

L’uomo solo si leva che il mare è ancor buio
e le stelle vacillano. Un tepore di fiato
sale su dalla riva, dov’è il letto del mare,
e addolcisce il respiro.
Quest’è l’ora in cui nulla
può accadere. Perfino la pipa tra i denti
pende spenta.
Notturno è il sommesso sciacquìo.
L’uomo solo ha già acceso un gran fuoco di rami
e lo guarda arrossare il terreno. Anche il mare
tra non molto sarà come il fuoco, avvampante.

Non c’è cosa più amara che l’alba di un giorno
in cui nulla accadrà. Non c’è cosa più amara
che l’inutilità. Pende stanca nel cielo
una stella verdognola, sorpresa dall’alba
.

Vede il mare ancor buio e la macchia di fuoco
a cui l’uomo, per fare qualcosa, si scalda;
vede, e cade dal sonno tra le fosche montagne
dov’è un letto di neve
. La lentezza dell’ora
è spietata, per chi non aspetta più nulla.
Val la pena che il sole si levi dal mare
e la lunga giornata cominci?
Domani
tornerà
l’alba tiepida con la diafana luce
e sarà come ieri e mai nulla accadrà
.
L’uomo solo vorrebbe soltanto dormire.
Quando l’ultima stella si spegne nel cielo,
l’uomo adagio prepara la pipa e l’accende.


9 –12 gennaio 1936
C. Pavese


Postato da: giacabi a 14:56 | link | commenti
pavese, senso religioso


Chi ringraziare?
***
20 di Novembre del 1949:

“…Hai anche ottenuto il dono della fecondità. Sei signore di te, del tuo destino. Sei celebre come chi non cerca d’esserlo. Eppure tutto ciò finirà. Questa tua profonda gioia, questa ardente sazietà, è fatta di cose che non hai calcolato. Ti è data. Chi, chi  ringraziare? Chi bestemmiare il giorno che tutto svanirà?”
C. Pavese (Il mestiere di vivere).

Postato da: giacabi a 14:40 | link | commenti
pavese, senso religioso

venerdì, 05 ottobre 2007

O Cristo,tu solo sei la nostra Speranza
***
23 marzo 1950
“Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla
 17 agosto1950
 “E’ la prima volta che faccio il consuntivo di un anno non ancor finito. Nel mio mestiere dunque sono re. In dieci anni ho fatto tutto. Se penso alle esitazioni di allora. Nella mia vita sono più disperato e perduto di allora. Che cosa ho messo insieme? Niente. Ho ignorato per qualche anno le mie tare, ho vissuto come se non esistessero. Sono stato stoico. Era eroismo? No, non ho fatto fatica. E poi, al primo assalto dell’ “inquietudine angosciosa” [cioè di Constance Dowling, l’ultima amata], sono ricaduto nella sabbia mobile. Da marzo mi ci dibatto. Non importano i nomi. Sono altro che nomi di fortuna, nomi casuali – se non quelli, altri? Resta che ora so qual è il mio più alto trionfo – e a questo trionfo manca la carne, manca il sangue, manca la vita. Non ho più nulla da desiderare su questa terra, tranne quella cosa che quindici anni di fallimenti ormai escludono. Questo il consuntivo dell’anno non finito, che non finirò.
*llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
18 agosto 1950, l’ultima pagina del suo diario
 “ Tutto questo fa schifo. Non parole. Un gesto. Non scriverò più”.
«Scrivo: o Tu, abbi pietà. E poi?»
C. Pavese  Il mestiere di vivere,

a P.

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pavese, gesù

giovedì, 04 ottobre 2007

Vivere è cominciare
  ***


23 novembre 1937
«L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante. Quando manca questo senso - prigione, malattia, abitudine, stupidità - si vorrebbe morire [Iniziare o morire]. È per questo che quando una situazione dolorosa si riproduce identica - appaia identica - nulla ne vince l’orrore».
Pavese Da Il mestiere di vivere

 



Postato da: giacabi a 22:11 | link | commenti
pavese


Se davvero fosse vero…
***
29 gennaio 1944
Ci si umilia nel chiedere una grazia e si scopre l’intima dolcezza del regno di Dio. Quasi si dimentica ciò che si chiedeva: si vorrebbe soltanto goder sempre quello sgorgo di divinità. È questa senza dubbio la mia strada per giungere alla fede, il mio modo di essere fedele. Una rinuncia a tutto, una sommersione in un mare di amore, un mancamento al barlume di questa possibilità. Forse è tutto qui: in questo tremito del “se fosse vero!” Se davvero fosse vero…
C. Pavese  Da Il mestiere di vivere


Postato da: giacabi a 15:05 | link | commenti
pavese, senso religioso

domenica, 30 settembre 2007

Il senso religioso
***
Ma la vita dell'uomo si svolge laggiù fra le case, nei campi. Davanti al fuoco e in un letto. E ogni giorno che spunta ti mette davanti la stessa fatica e le stesse mancanze. E' un fastidio alla fine, Melete. C'è una burrasca che rinnova le campagne - né morte né i grossi dolori scoraggiano. Ma la fatica interminabile, lo sforzo per star vivi d'ora in ora, la notizia del male degli altri, del male meschino, fastidioso come mosche d'estate - quest'è il vivere che taglia le gambe.
Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò
 

Postato da: giacabi a 08:46 | link | commenti
pavese, senso religioso

martedì, 11 settembre 2007

La solitudine
Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete.
Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine,come comunicare con gli altri.
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere

 

Postato da: giacabi a 21:02 | link | commenti
solitudine, pavese

sabato, 08 settembre 2007

Il desiderio
***
Il desiderio mi brucia, il desiderio di cose belle
che ho viste e non vissute.
Il desiderio mi brucia ed impera ardente
e solo nel mio cuore e nel mio cervello.
Desidero tante cose che ho visto in trasparenza
di musica fiori e profumi,
di luci e di brusii strani
che avvicinano l'anima alla poesia.
Che è questa voce? E' il mio violino che canta
e questa vertigine insolita?
E' quella che provo quando La vedo.

Cesare Pavese
, Poesie
 

Postato da: giacabi a 15:24 | link | commenti
desiderio, pavese

mercoledì, 29 agosto 2007

Rapporti “usuali
***
 Ma giorno per giorno mi convinco di questo. Bada bene: tutti lo cercano uno che scrive, tutti gli vogliono parlare, tutti vogliono poter dire domani «so come sei fatto» e servirsene, ma nessuno gli fa credito di un giorno di simpatia totale, da uomo a uomo. Si direbbe che han sempre paura di trattare con chi è stato o sarà, non con chi è ..."
Cesare Pavese

 

Postato da: giacabi a 21:23 | link | commenti
pavese

martedì, 28 agosto 2007

La solitudine
***
 La massima sventura è la solitudine, tant'è vero che il supremo conforto - la religione - consiste nel trovare una compagnia che non svanisce, Dio. La preghiera è lo sfogo come con un amico.
L'opera equivale alla preghiera perché mette idealmente a contatto con chi ne usufruirà. Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri. Così si spiega la consistenza del matrimonio, della paternità, delle amicizie. Perché poi qui stia la felicità, mah! Perché si debba star meglio comunicando con un altro che non stando soli, è strano.
Forse è solo un'illusione: si sta benissimo soli la maggior parte del tempo. Piace di tanto in tanto avere un otre in cui versarsi e poi bervi se stessi: dato che dagli altri chiediamo ciò che abbiamo già in noi. Mistero perché non ci basti scrutare e bere in noi e ci occorra riavere noi dagli altri. (Il sesso è un incidente: ciò che ne riceviamo è momentaneo e casuale; noi miriamo a qualcosa di più riposto e misterioso di cui il sesso è solo un segno, un simbolo).
 C. Pavese  IL MESTIERE DI VIVERE




 

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solitudine, pavese

lunedì, 13 agosto 2007

Il Significato
                     ***
 Idiota e lurido Kant,
se Dio non c'è tutto è permesso. Solo la carità è rispettabile. Cristo e Dostojevski, tutto il resto sono balle.
Cesare Pavese da "il mestiere di vivere"  
Diario 1935-1950

 

Postato da: giacabi a 06:28 | link | commenti
dio, pavese, gesù

martedì, 24 luglio 2007

In nessun luogo trovo più una pietra
***
Insaziabile anima
che mi trascini sempre più lontano
e ogni passo è una nausea più grande.
Ho cercato la pace di me stesso
 accordando il mio cuore
  col ritmo cieco delle cose mute.
Mi son dissolto nella forza vergine
del vento delle cime,
ma dopo il rapido oblio
mi son sentita l'anima ululare
 e dibattersi ancora,
 raffica ansiosa e anelante in eterno.
(...)
Sono tanto stremato.
Dal primo giorno ardente
che ho levata la fronte
 a cercare me stesso,
in nessun luogo più
ho trovata una pietra
 dove posare il capo.

Cesare Pavese

Da: in Prima di “Lavorare stanca" 1923-1930


 

Postato da: giacabi a 15:15 | link | commenti
pavese, senso religioso

domenica, 22 luglio 2007

CRlSTO NOSTRA SPERANZA
***


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo
. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
Cesare Pavese

 

Postato da: giacabi a 08:40 | link | commenti
pavese

domenica, 15 luglio 2007

Il senso religioso

***


Ho cercato me stesso. Non si cerca che questo.
C. Pavese Dialoghi con Leucò
 

Postato da: giacabi a 05:43 | link | commenti
pavese, senso religioso

giovedì, 12 luglio 2007

Il senso religioso
***

" Nel mio mestiere sono dunque re. In dieci anni ho fatto tutto. Se penso alle esitazioni di allora. Nella mia vita sono più disperato e perduto di allora. Che cosa ho messo insieme? Niente. Non ho più nulla da desiderare su questa terrà, tranne quella cosa che quindici anni di fallimenti ormai escludono... Scrivo: o Tu, abbi pietà. E poi?”
Cesare Pavese (1908-1950). Il mestiere di vivere
Con questo grido di invocazione disperata si chiude il Diario e la vita di Cesare Pavese, morto suicida a 42 anni, nel pieno successo letterario
 

Postato da: giacabi a 06:27 | link | commenti
pavese, senso religioso

mercoledì, 11 luglio 2007

Il senso religioso
***
" «Di qui potrebbe dedursi che il mondo, la vita in generale si valorizzano unicamente avendo l'animo a un 'altra realtà, oltremondana. Diciamo, avendo l'animo  a Dio. Possibile?»
(C. Pavese, Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1973, p. 273).
 

Postato da: giacabi a 11:59 | link | commenti
pavese, senso religioso

sabato, 07 luglio 2007

IL GRANDE, PAVESE!
Ad un passo da Cristo
***
“Tu sei solo, e lo sai. Tu sei nato per vivere sotto le ali di un altro. Non basti da solo e lo sai: un altro di carne e di sangue - una donna, un'amicizia vera - qualcuno (magari Qualcuno). Con cui salire sulle colline e andare oltre e infine, restare.”    
 C. Pavese, Il mestiere di vivere; diario dal 1935 al 1950
a P. 

Postato da: giacabi a 13:14 | link | commenti
pavese, senso religioso

sabato, 31 marzo 2007

LA RICERCA DI DIO IN CESARE PAVESE
***
«annata strana, ricca. Cominciata e finita con Dio, con meditazioni assidue sul primitivo e selvaggio, ha visto qualche creazione notevole. Potrebbe essere la più importante annata che hai vissuto. Se perseveri in Dio, certo».
Pavese 1944

 “O Tu, abbi pietà”.
un’invocazione di Pavese scritta pochi giorni prima del suo suicidio.


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pavese, senso religioso

sabato, 20 gennaio 2007

LA SOLITUDINE
 SEGNO DEL MISTERO

La massima sventura è la solitudine, tant'è vero che il supremo conforto -la religione - consiste nel trovare una compagnia che non svanisce, Dio. La preghiera è lo sfogo come con un amico.
L'opera equivale alla preghiera perché mette idealmente a contatto con chi ne usufruirà. Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri. Così si spiega la consistenza del matrimonio, della paternità, delle amicizie. Perché poi qui stia la felicità, mah! Perché si debba star meglio comunicando con un altro che non stando soli, è strano.
Forse è solo un'illusione: si sta benissimo soli la maggior parte del tempo. Piace di tanto in tanto avere un otre in cui versarsi e poi bervi se stessi: dato che dagli altri chiediamo ciò che abbiamo già in noi. Mistero perché non ci basti scrutare e bere in noi e ci occorra riavere noi dagli altri. (il sesso è un incidente: ciò che ne riceviamo è momentaneo e casuale; noi miriamo a qualcosa di più riposto e misterioso di cui il sesso è solo un segno, un simbolo).
 C. Pavese da: il mestiere di vivere

Postato da: giacabi a 09:24 | link | commenti 

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