an Rocco Gonzalez de Santa Cruz Martire
15 novembre
Paraguay, 1576 - Caaro, Brasile, 1628
Emblema: Palma
Martirologio Romano: In località Caaró in Paraguay, santi Rocco González e Alfonso Rodríguez, sacerdoti della Compagnia di Gesù e martiri, che avvicinarono a Cristo le diseredate popolazioni indigene fondando i villaggi chiamati reducciones, nei quali il lavoro e la vita sociale si coniugavano liberamente con i valori del cristianesimo, e furono per questo uccisi in un agguato dal sicario di uno stregone.
Anche
se figlio di coloni spagnoli, si può considerare il primo santo del
Paraguay, perché nato e vissuto nello Stato sudamericano. Nacque nel
1576 ad Asunción, capitale del Paraguay e già a 14 anni convinse alcuni
compagni a ritirarsi in luoghi solitari per fare penitenza.15 novembre
Paraguay, 1576 - Caaro, Brasile, 1628
Emblema: Palma
Martirologio Romano: In località Caaró in Paraguay, santi Rocco González e Alfonso Rodríguez, sacerdoti della Compagnia di Gesù e martiri, che avvicinarono a Cristo le diseredate popolazioni indigene fondando i villaggi chiamati reducciones, nei quali il lavoro e la vita sociale si coniugavano liberamente con i valori del cristianesimo, e furono per questo uccisi in un agguato dal sicario di uno stregone.
Intraprese la via del sacerdozio cattolico, venendo ordinato il 25 marzo 1599 e i suoi primi atti furono rivolti agli Indios, dispersi lungo il fiume Paraguay, di cui si sforzava di apprendere la strana lingua: il guarani.
Fu destinato come curato della cattedrale ad Asunción, operò in questo compito per dieci anni; a 32 anni fatto eccezionale, fu nominato vicario generale dell’ampia diocesi; ma padre Rocco González, per la sua grande umiltà, rifiutò la carica ed entrò nella Compagnia di Gesù nel 1609.
Fu subito inviato presso la forte tribù dei Guaycurúes, che indusse a lasciare il nomadismo e insegnando loro l’agricoltura, egli stesso lavorò con l’aratro. In tutta la vasta zona del Rio de La Plata, era in atto l’istituzione delle “riduzioni”, ossia villaggi indigeni nei quali i Gesuiti riunirono gli Indios che vivevano sparsi, per insegnare loro a lavorare stabilmente, convertirli al cristianesimo, avviarli alla vita civile; la prima “riduzione” fu quella di S. Ignazio Guassù (S. Ignazio il Grande).
Nel 1611 padre Rocco González prese a dirigere e perfezionare le “riduzioni” iniziate dal gesuita M. di Lorenzana. Dal 1614 spinse le sue missioni apostoliche attraverso le regioni selvagge del Paranà e dell’Uruguay ancora inesplorate; continuando a fondare altre “riduzioni” dedicandosi ‘tutto a tutti’; di lui si diceva che era presente in tutti i compiti, non pensava altro che alla sua chiesa, faceva il carpentiere, aggiogava i buoi all’aratro, faceva il falegname, l’architetto e muratore delle costruzioni.
Prese a difendere gli Indios contro l’avidità dei ‘commendatori’, che requisivano le loro terre; istruiva nella fede e battezzava grandi e piccoli, amministrava i sacramenti. Ma gli stregoni delle tribù, ovviamente non gradivano la presenza dei missionari e uno di questi di nome Niezú, fingendo di accondiscendere alle ragioni del missionario, preparò invece una congiura per sterminare le “riduzioni” che per lui erano come fumo negli occhi.
Padre Rocco González de Santa Cruz, aveva progettato una nuova “riduzione” nel Caaró, allora all’estremo confine dell’Uruguay oggi nel Brasile, e il mattino del 15 novembre 1628 celebrò la Messa su un altare improvvisato, dopo aver fatto il ringraziamento, si mise a dirigere i lavori in atto; mentre stava chinato ad attaccare il batacchio alla campana dell'erigenda chiesa, uno dei congiurati lo colpì sulla testa con una mazza facendolo stramazzare a terra morto; insieme a lui morì anche il confratello padre Alonso Rodriguez.
I gesuiti Rocco González, Alonso Rodriguez e Juan del Castillo, ucciso due giorni dopo il 17 novembre 1628, furono beatificati da papa Pio XI il 28 gennaio 1934 e a seguito del riconoscimento di miracoli avvenuti per loro intercessione, sono stati canonizzati da papa Giovanni Paolo II ad Asunción in Paraguay, il 16 maggio 1988. Degni figli di s. Ignazio, impegnati con animo veramente missionario, non solo per il bene delle anime di questi popoli, ma anche per il loro sollievo economico e per il loro inserimento nella vita sociale; le “riduzioni” e gli sforzi dei gesuiti, furono magistralmente rappresentati nel famoso film ‘Mission’.
Autore: Antonio Borrelli
A stare dalla parte degli ultimi già 400 anni fa si rischiava grosso. Lo potrebbe testimoniare San Rocco Gonzalez de Santa Cruz, il primo santo del Paraguay, che ha pagato con la vita il suo servizio a favore degli Indios. Nato ad Asuncion, capitale del Paraguay, nel 1576, figlio di coloni spagnoli, a 23 anni è ordinato prete e da subito si sente attratto dagli Indios, a cominciare da quelli che vivono sparpagliati lungo le sponde del fiume Paraguay. Tutti devono avere una gran stima di questo prete cocciuto, generoso e infaticabile, se ad appena 32 anni viene nominato vicario generale della diocesi. Davanti all’inattesa “promozione” la risposta di Rocco è tra le più drastiche ed imprevedibili: non solo rifiuta l’incarico per il quale non si sente degno, ma abbandona anche ogni cosa per entrare nella Compagnia di Gesù. La quale ovviamente lo accoglie a braccia aperte, affidandogli subito un vasto campo di apostolato in mezzo ad alcune tribù di indios. Il Padre Rocco si rimbocca le maniche, mette mano all’aratro e insegna l’agricoltura alla tribù dei Guayecùrues, aiutandola ad abbandonare il nomadismo. I Gesuiti da alcuni anni si sono impegnati nell’istituzione delle “riduzioni”, cioè villaggi nei quali riuniscono gli Indios per insegnare loro a lavorare stabilmente la terra, convertirli al cristianesimo e avviarli alla vita civile. Questi sforzi missionari sono stati recentemente rappresentati con efficacia dal film “Mission”. Il Padre Rocco eredita le prime “riduzioni” realizzate dai confratelli che lo hanno preceduto, spingendosi ad istituirne altre nelle regioni ancora inesplorate del Paranà e dell’Uruguay. Il lavoro non gli fa paura, per cui eccolo trasformarsi ora in carpentiere, ora in falegname, ora in architetto piuttosto che in muratore a seconda delle circostanze e delle specifiche necessità, senza dimenticare comunque mai i suoi impegni pastorali. La sua è un’azione di promozione umana e di emancipazione degli Indios dall’avidità degli “encomenderos”, i “commendatori” o per così dire i “padrini” dell’epoca, che requisiscono le terre degli Indios e che hanno tutto l’interesse a mantenerli in uno stato di soggiogazione e schiavitù. Il Padre Rocco si scaglia con coraggio contro questa gente senza scrupoli, che si arricchisce sulle spalle altrui, arrivando anche a negare loro i sacramenti. Ovvio che così facendo si crea dei nemici, che si vanno ad aggiungere ai nemici “storici”, cioè gli stregoni, che con l’arrivo dei missionari si sono visti portare via i “clienti”. E’ proprio uno di questi stregoni a studiare un complotto contro il Padre Rocco, sperando con ciò di fermare la sua opera di evangelizzazione e di promozione sociale. Il 15 novembre 1628 lo colpiscono a tradimento proprio mentre sta lavorando con gli Indios, al termine della messa. Insieme a lui vengono massacrati anche due giovani confratelli, Alonso Rodriguez e Juan del Castillo. La Chiesa li ha riconosciuti martiri della fede, beatificandoli tutti e tre nel 1934 sotto il pontificato di Pio XI, mentre Giovanni Paolo II° li ha canonizzati il 16 maggio 1988 durante il suo viaggio in Paraguay.
Autore: Gianpiero Pettiti
Spunti bibliograficia cura di LibreriadelSanto.it
- Roberto Olivato, Sacrari, santi patroni e preghiere militari, Edizioni Messaggero, 2009 - 312 pagine
- F. Agnoli, M. Luscia, A. Pertosa, Santi & rivoluzionari, SugarCo, 2008 - 184 pagine
- Benedetto XVI, I santi di Benedetto XVI. Selezione di testi di Papa Benedetto XVI, Libreria Editrice Vaticana, 2008 - 151 pagine
- Lanzi Fernando, Lanzi Gioia, Come riconoscere i santi e i patroni nell'arte e nelle immagini popolari, Jaca Book, 2007 - 237 pagine
- Maria Vago, Piccole storie di grandi santi, Edizioni Messaggero, 2007 - 64 pagine
- Piero Lazzarin, Il libro dei Santi. Piccola enciclopedia, Edizioni Messaggero, 2007 - 720 pagine
- Ratzinger J., Santi. Gli autentici apologeti della Chiesa, Lindau Edizioni, 2007 - 160 pagine
- KLEINBERG A., Storie di santi. Martiri, asceti, beati nella formazione dell'Occidente, Il Mulino, 2007 - 360 pagine
- Mario Benatti, I santi dei malati, Edizioni Messaggero, 2007 - 224 pagine
- Sicari Antonio M., Atlante storico dei grandi santi e dei fondatori, Jaca Book, 2006 - 259 pagine
- Dardanello Tosi Lorenza, Storie di santi e beati e di valori vissuti, Paoline Edizioni, 2006 - 208 pagine
- Butler Alban, Il primo grande dizionario dei santi secondo il calendario, Piemme, 2001 - 1344 pagine
- Giusti Mario, Trenta santi più uno. C'è posto anche per te, San Paolo Edizioni, 1990 - 220 paginevvv
Postato da: giacabi a 14:52 |
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santi, reduciones
L'avventura quotidiana nelle reduciones in Paraguay
***
“Ad majorem Dei gloria” questo era ed è il motto dei Gesuiti.
Viaggio in America Latina.
Un magnifico reportage appena trasmesso in due puntate su Rai1: la
prima "Le scuole di vita" e la seconda "Le città della carità" . Il
reportage ha raccontato la vita di oggi in America Latina e i suoi
protagonisti: tra questi anche amici di AVSI e delle opere che anche con
il tuo impegno stanno creando ambiti di vita più umana in situazioni
apparentemente impossibili.
Nella
puntata del 3 agosto ho sentito padre Aldo Trento parlare della
missione dei Gesuiti in Paraguay, delle riduzioni e della sua attuale
missione in quelle terre. Affascinante, ora come allora il progresso a
misura d'uomo e che bellezza in quella povertà.
La
Fraternità San Carlo di cui fa parte padre Aldo Trento in missione in
Paraguay, ci propone l’intervista che padre Aldo ha concesso a
Erika Elleri del Meeting di Rimini; E' la presentazione della mostra che
p. Aldo ha curato assieme a un gruppo di amici di Paraguay, sulle
riduzioni gesuitiche del Paraguay.
Alla scoperta delle riduzioni
Una
moderna riduzione, così si può considerare l’opera di Padre Aldo
Trento, missionario della Fraternità San Carlo Borromeo ad Asunción, in
Paraguay dal 1989. Di questa avventura ne abbiamo parlato con lui. di Erika Elleri
Padre Aldo, come sono nate le riduzioni? E qual’era il loro scopo?
Il fine delle riduzioni è riassunto in questa frase di Ignazio de Loyola: non erano altro che “piccole Compagnie di Gesù nate nella selva, forme di vita nuova che hanno permesso ai guaranì di passare dalla situazione culturale, economica sociale, primitiva alla civiltà.” In sintesi, la provincia di Paraguaya, che andava dalla Bolivia del sud alla Terra del fuoco, era una regione dove erano penetrati dapprima i francescani nel 1537 ad Asunción, poi gli agostiniani. Ma il punto determinante era stato raggiunto con i gesuiti quando il cugino di Sant’Ignacio de Loyola (un francescano), aveva chiesto ai gesuiti di aprire una forma di vita gesuitica nella grande provincia delle Indie, dando inizio a quella che sarebbe stata l’esperienza delle riduzioni. Nel Natale del 1609 era sorta la prima riduzione della Compagnia di Gesù ad opera di San Ignacio Guazú, a sud dell’attuale Asunción. Per comprendere l’inserimento degli indios guaranì nelle riduzioni, prima di tutto bisogna capire la concezione guaranitica della vita. Per loro Dio, Tupa, era colui che aveva creato l’uomo immortale. All’arrivo della vipera la terra era stata contaminata e il guaranì era diventato mortale. Da quel momento essi avevano incominciato a peregrinare alla ricerca della terra senza il peccato. All’annuncio dei missionari che la terra senza il male era la Vergine Maria dalla quale era nato il fiore della passione simbolo di Cristo, i guaranì avevano aderito spontaneamente al cristianesimo perché era il compiersi della attesa del cuore. Il punto di evangelizzazione dei gesuiti era che gli indios incontrassero l’avvenimento di Cristo e non la morale cristiana, perché la morale cristiana cozzava contro una concezione cannibalistica e poligamica della vita.
Il fine delle riduzioni è riassunto in questa frase di Ignazio de Loyola: non erano altro che “piccole Compagnie di Gesù nate nella selva, forme di vita nuova che hanno permesso ai guaranì di passare dalla situazione culturale, economica sociale, primitiva alla civiltà.” In sintesi, la provincia di Paraguaya, che andava dalla Bolivia del sud alla Terra del fuoco, era una regione dove erano penetrati dapprima i francescani nel 1537 ad Asunción, poi gli agostiniani. Ma il punto determinante era stato raggiunto con i gesuiti quando il cugino di Sant’Ignacio de Loyola (un francescano), aveva chiesto ai gesuiti di aprire una forma di vita gesuitica nella grande provincia delle Indie, dando inizio a quella che sarebbe stata l’esperienza delle riduzioni. Nel Natale del 1609 era sorta la prima riduzione della Compagnia di Gesù ad opera di San Ignacio Guazú, a sud dell’attuale Asunción. Per comprendere l’inserimento degli indios guaranì nelle riduzioni, prima di tutto bisogna capire la concezione guaranitica della vita. Per loro Dio, Tupa, era colui che aveva creato l’uomo immortale. All’arrivo della vipera la terra era stata contaminata e il guaranì era diventato mortale. Da quel momento essi avevano incominciato a peregrinare alla ricerca della terra senza il peccato. All’annuncio dei missionari che la terra senza il male era la Vergine Maria dalla quale era nato il fiore della passione simbolo di Cristo, i guaranì avevano aderito spontaneamente al cristianesimo perché era il compiersi della attesa del cuore. Il punto di evangelizzazione dei gesuiti era che gli indios incontrassero l’avvenimento di Cristo e non la morale cristiana, perché la morale cristiana cozzava contro una concezione cannibalistica e poligamica della vita.
“Una
vita felice per Dio e per il Re. L’avventura quotidiana nelle riduzioni
del Paraguay” è il titolo della mostra. Potrebbe spiegarci meglio
l’entità di questa avventura e come verrà sviluppata nella mostra?
L’avventura quotidiana fa riferimento a come ogni istante era vissuto all’interno delle riduzioni. Vogliamo mostrare come la circostanza vissuta secondo la coscienza che la realtà è fatta da Dio, ha generato nel 1600 un’economia, una politica, un sistema giudiziario, economico, industriale, educativo, sanitario e tutto quello che avete voi oggi in Europa. L’idea che abbiamo è quella di ricostruire una riduzione e che si possa vedere, attraverso un percorso, come si viveva la quotidianità nelle riduzioni e mostrare come vivere così si possibile ancora oggi. Questa è l’avventura che vogliamo proporre.
L’avventura quotidiana fa riferimento a come ogni istante era vissuto all’interno delle riduzioni. Vogliamo mostrare come la circostanza vissuta secondo la coscienza che la realtà è fatta da Dio, ha generato nel 1600 un’economia, una politica, un sistema giudiziario, economico, industriale, educativo, sanitario e tutto quello che avete voi oggi in Europa. L’idea che abbiamo è quella di ricostruire una riduzione e che si possa vedere, attraverso un percorso, come si viveva la quotidianità nelle riduzioni e mostrare come vivere così si possibile ancora oggi. Questa è l’avventura che vogliamo proporre.
Perché è interessante parlare di riduzioni oggi?
Perché le riduzioni sono l’esempio di come il cristianesimo vissuto crei una forma nuova di civiltà, di economia. Tuttavia, se don Giussani che fu colui che mi propose di andare in Paraguay, non ci avesse detto “andate e rivivete quei contenuti”, io non mi sarei mai messo sicuramente sulle orme dei gesuiti. Come dice papa Giovanni Paolo II: “Se la fede non diventa cultura, la fede è destinata a terminare”. All’interno delle riduzioni c’era un nuovo sistema di proprietà, di economia, di architettura, di urbanistica, avevano portato gli ospedali in America Latina e persino la scuola elementare obbligatoria, la donna incinta era tutelata e anche i lavoratori. Qual è stata la ragione della distruzione delle riduzioni? Prima di tutto siamo nell’epoca dei regimi autoritari, della monarchia assoluta che non poteva accettare quello che si contrapponeva al progetto politico dei Borbone. Non dimentichiamo che la crisi è iniziata con il regno dei Borbone che trattavano l’America Latina come una sorta di loro giardino. Mentre tutti gli altri dovevano importare dall’Europa, l’opera gesuitica aveva raggiunto il suo massimo splendore. Producevano dieci volte più di quello che mangiavano, quindi esportavano e avevano flotte mercantili. Per cui alcuni gruppi organizzati, non potendo sopportare quello che si era generato dalla fede, avevano atteso l’occasione giusta e cercato la motivazione per eliminarli, e l’accusa più grande era stata quella di aver cercato di creare una monarchia. Quindi è stato proprio questo a portare alla distruzione delle riduzioni: il non accettare che la fede diventasse la forma di civiltà.
Perché le riduzioni sono l’esempio di come il cristianesimo vissuto crei una forma nuova di civiltà, di economia. Tuttavia, se don Giussani che fu colui che mi propose di andare in Paraguay, non ci avesse detto “andate e rivivete quei contenuti”, io non mi sarei mai messo sicuramente sulle orme dei gesuiti. Come dice papa Giovanni Paolo II: “Se la fede non diventa cultura, la fede è destinata a terminare”. All’interno delle riduzioni c’era un nuovo sistema di proprietà, di economia, di architettura, di urbanistica, avevano portato gli ospedali in America Latina e persino la scuola elementare obbligatoria, la donna incinta era tutelata e anche i lavoratori. Qual è stata la ragione della distruzione delle riduzioni? Prima di tutto siamo nell’epoca dei regimi autoritari, della monarchia assoluta che non poteva accettare quello che si contrapponeva al progetto politico dei Borbone. Non dimentichiamo che la crisi è iniziata con il regno dei Borbone che trattavano l’America Latina come una sorta di loro giardino. Mentre tutti gli altri dovevano importare dall’Europa, l’opera gesuitica aveva raggiunto il suo massimo splendore. Producevano dieci volte più di quello che mangiavano, quindi esportavano e avevano flotte mercantili. Per cui alcuni gruppi organizzati, non potendo sopportare quello che si era generato dalla fede, avevano atteso l’occasione giusta e cercato la motivazione per eliminarli, e l’accusa più grande era stata quella di aver cercato di creare una monarchia. Quindi è stato proprio questo a portare alla distruzione delle riduzioni: il non accettare che la fede diventasse la forma di civiltà.
Anche la leggenda nera delle conversioni forzate degli indios si colloca in questo contesto?
Mi domando come avrebbero potuto dei missionari, un sacerdote e dei fratelli laici tenere in piedi un territorio più grande della Francia se quegli indios fossero stati obbligati? Come avrebbero potuto degli indios convertiti forzatamente esprimere quell’arte, quell’architettura, quella pittura, quelle sculture cui perfino Voltaire, Chateaubriand, Montesquieu hanno dovuto inginocchiarvisi davanti? A volte l’ideologia impedisce di vedere la realtà. All’interno delle riduzioni non tutti erano battezzati: i gesuiti facevano una battaglia contro gli altri evangelizzatori, non si dovevano battezzare gli indios se non ne erano coscienti. Quindi si pretendeva una coscienza di quello che era l’avvenimento cristiano, almeno nelle linee essenziali.
Mi domando come avrebbero potuto dei missionari, un sacerdote e dei fratelli laici tenere in piedi un territorio più grande della Francia se quegli indios fossero stati obbligati? Come avrebbero potuto degli indios convertiti forzatamente esprimere quell’arte, quell’architettura, quella pittura, quelle sculture cui perfino Voltaire, Chateaubriand, Montesquieu hanno dovuto inginocchiarvisi davanti? A volte l’ideologia impedisce di vedere la realtà. All’interno delle riduzioni non tutti erano battezzati: i gesuiti facevano una battaglia contro gli altri evangelizzatori, non si dovevano battezzare gli indios se non ne erano coscienti. Quindi si pretendeva una coscienza di quello che era l’avvenimento cristiano, almeno nelle linee essenziali.
Che
differenza c’è tra come tu accogli i malati nella tua clinica e come i
padri gesuiti accoglievano gli indios nelle riduzioni?
I gesuiti accoglievano gli ammalati come accoglievano Cristo. Io faccio lo stesso. È impressionante leggere i diari dei gesuiti del tempo da cui trapela la passione per la gloria di Cristo. Era gente innamorata di Cristo e a loro non importava fare strutture, esse crescevano perché cresceva la coscienza di Dio come colui che fa la realtà. Per me e la mia opera è la stessa cosa, nasce dalla stessa coscienza. D’altra parte come avrebbe potuto un indio, che è fatalista e a cui non importa niente del lavoro, fare quelle opere d’arte se non ci fosse stata una passione grande, immensa per Cristo? Sarebbe stato impossibile. A parte il progetto della riduzione di Sant’Ignacio Guazú, tutti gli altri progetti li aveva fatti San Rocco González nel momento in cui era tormentato da una profonda depressione. E lui diceva: “in questo tormento in cui sono vissuto psicologicamente, la certezza di patire ancora per la compagnia di Gesù e Cristo sono le uniche forze che mi permettono di andare avanti”. Io sono stato nelle stesse sue condizioni, ma con dei supporti umani enormi. Rocco Gonzalez era solo e affidato nella realtà con questa coscienza e ha dato inizio a tutte le riduzioni. Per questo dobbiamo tornare a quel punto lì.
I gesuiti accoglievano gli ammalati come accoglievano Cristo. Io faccio lo stesso. È impressionante leggere i diari dei gesuiti del tempo da cui trapela la passione per la gloria di Cristo. Era gente innamorata di Cristo e a loro non importava fare strutture, esse crescevano perché cresceva la coscienza di Dio come colui che fa la realtà. Per me e la mia opera è la stessa cosa, nasce dalla stessa coscienza. D’altra parte come avrebbe potuto un indio, che è fatalista e a cui non importa niente del lavoro, fare quelle opere d’arte se non ci fosse stata una passione grande, immensa per Cristo? Sarebbe stato impossibile. A parte il progetto della riduzione di Sant’Ignacio Guazú, tutti gli altri progetti li aveva fatti San Rocco González nel momento in cui era tormentato da una profonda depressione. E lui diceva: “in questo tormento in cui sono vissuto psicologicamente, la certezza di patire ancora per la compagnia di Gesù e Cristo sono le uniche forze che mi permettono di andare avanti”. Io sono stato nelle stesse sue condizioni, ma con dei supporti umani enormi. Rocco Gonzalez era solo e affidato nella realtà con questa coscienza e ha dato inizio a tutte le riduzioni. Per questo dobbiamo tornare a quel punto lì.
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tratto da Fraternità San Carlo
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