Non i discorsi ma la testimonianza dell’amicizia cristiana convertirono S. Agostino
Non i discorsi
ma la testimonianza dell’amicizia cristiana convertirono S. Agostino
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“L'incontro con uomini di questo tipo( Socci sta parlando dei discepoli di S. Martino di Tours) era
decisivo per la conversione, sia del volgo, pagano e superstizioso, sia
dei giovani, uomini e donne, delle classi colte cittadine. Le
dettagliate pagine lasciate da Agostino fanno supporre che, anche dal
punto di vista psicologico, accadeva allora qualcosa di molto simile a
ciò che può accadere ad un uomo del nostro tempo.
Ecco come Agostino, a Milano, dopo aver ascoltato Ambrogio, descrive la sua condizione: «Non
potevo più invocare la scusa di un tempo, quando solevo persuadermi
che, se ancora mancavo di disprezzare il mondo e servire Te, era colpa
dell'incerta percezione che avevo della verità. Ormai anche la verità era certa. (...) Mi disgustava la mia vita nel mondo. Era divenuta un grave peso per me, ora che non mi stimolavano più a sopportare un giogo così duro le passioni di un tempo: I 'attesa degli onori e del denaro. Ormai tutto ciò mi attraeva meno della dolcezza e della bellezza della Tua casa che ho amato. Ma ero stretto ancora da un legame tenace: la donna». Agostino si sente triste e angosciato: «Dovunque facevi brillare ai miei occhi la verità delle tue parole, ma io, certo della loro verità, non sapevo affatto cosa rispondere, se non, al più, qualche frase lenta e sonnolenta: "fra breve"... Però quel "breve" non aveva una breve durata e quell 'attendi un pochino" andava per Ie lunghe».
Come risolvere questa indecisione della ragione, cosi comprensibile anche per noi oggi? Decisivo
e, per il grande intellettuale d'Ippona, un incontro casuale. Un suo
amico, Ponticiano, gli racconta di aver conosciuto persone che si
dedicavano a Dio nella verginità, facendo vita in comune. Agostino, in particolare, resta stupefatto dai due che Ponticiano aveva conosciuto a Treviri, che erano due soldati. II "contagio" della vita di Martino, dunque, arriva fino ad Agostino. Cosi per Agostino comincia I' avventura. Intuisce che l'amicizia e il modo semplice e umano con cui si comunica la stessa vita cristiana «<In qualunque cosa umana, nulla e amico all'uomo se egli non ha un amico»). Agostino e entusiasta della vita in comune, fra fratelli. Proprio lui diverrà così «il promotore per eccellenza della "vita apostolica" nel monachesimo latino» (Garcia M. Colombas)."
Antonio Socci da: Cristiani L’avventura umana di 14 Santi ed. Nuova Cultura
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Postato da: giacabi a 22:26 |
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amicizia, santi, sagostino
Il piacere
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"Esiste anche un piacere del cuore, per cui esso gusta il pane celeste. Che se il poeta ha potuto dire: "ciascuno è attratto dal suo piacere", non dalla necessità, ma dal piacere, non dalla costrizione ma dal diletto; a maggior ragione possiamo dire che si
sente attratto da Cristo l’uomo che trova il suo diletto nella verità,
nella beatitudine, nella giustizia, nella vita eterna, in tutto ciò
insomma che è Cristo … Dammi un cuore che ama, e capirà ciò che dico … se parlo ad un cuore arido, non potrà capire"
S. Agostino: [Commento al Vangelo sec. Giovanni, Omelia 26,4; NBA XXIV, pag. 599-600].
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Postato da: giacabi a 21:32 |
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sagostino
L’Amicizia
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"Anche
in questa vita i buoni ci arrecano non piccoli conforti. Se, infatti,
ci angustiasse la povertà, se ci addolorasse il lutto, ci rendesse
inquieti un malanno fisico, ci rattristasse l'esilio, ci tormentasse
qualche calamità ma ci fossero vicine delle persone buone che sapessero
non solo godere con quelli che godono, ma anche piangere con quelli che
piangono, che sapessero rivolgere parole di sollievo e conversare
amabilmente, allora verrebbero lenite in grandissima parte le amarezze,
alleviati gli affanni, superate le avversità. Questo affetto è prodotto
in essi e per mezzo di essi da Colui che li rese buoni con suo spirito."
(Ep.130)
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Postato da: giacabi a 05:37 |
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amicizia, sagostino
IL PAPA PELLEGRINO DAL SANTO “PECCATORE”
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’ IMPORTANTE (PER NOI) CAPIRE IL PAPA CHE VA DA SANT’AGOSTINO …21.04.2007
Il
viaggio di Benedetto XVI a Pavia ha un significato speciale che provo a
spiegare nell’articolo sottostante questa nota. Oggi il mondo cattolico
e la Chiesa rischiano – senza neanche accorgersene – di essere di fatto
“pelagiani” (l’antica eresia combattuta da Agostino), come Ratzinger –
da cardinale – ebbe a ripetere varie volte. Sarà molto interessante
leggere gli interventi del Papa.
Nel
frattempo consiglio di leggere sant’Agostino che rappresenta uno
straordinario aiuto per dare ragione della nostra fede. Pensate – ad
esempio – a tutte le polemiche scatenate da vari libri (di scarso rigore
scientifico) sulla figura di Gesù e sulla storicità e attendibilità dei
Vangeli. Ci sono da dare naturalmnte molte risposte nel merito
(documentandosi), ma la risposta principale può e deve darla qualunque
cristiano. La prova che Gesù è veramente risorto ed è vivo sta
nell’esperienza, nella possibilità oggi di fare esperienza della sua
presenza viva fra noi, presenza tangibilissima.
Agostino, 1600 anni fa, scriveva che, certo, noi oggi non siamo nella Giudea dell’anno 30, quando era possibile incontrare Gesù. Ma non è diverso da allora. E’ esattamente tutto come allora. Sant’Agostino si rivolge così ai pagani: “la nascita dalla Vergine, i miracoli, la passione, la resurrezione, l’ascensione di Cristo e tutte le cose divine da Lui dette e fatte, tutto questo voi non l’avete visto, perciò vi rifiutate di crederlo. Guardate dunque, volgetevi, pensate a ciò che vedete e che non vi è narrato come fatto del passato, ma vi è mostrato come realtà del presente… Tutte quelle cose che riguardo a Cristo sono state già fatte e sono passate, non le avete viste, ma non potete negare di vedere queste che sono presenti nella sua Chiesa”. Infatti “anche oggi comunque accadono miracoli nel suo nome” (De fide rerum invisibilium). Il grande santo, padre della Chiesa, dice in una sua omelia: “nelle nostre mani abbiamo le Sacre Scritture, nei nostri occhi i fatti”. Basta aprire gli occhi e il cuore… IL PAPA PELLEGRINO DAL SANTO “PECCATORE” di Antonio Socci Agostino, studente a Cartagine, a 17 anni inizia a convivere – una “coppia di fatto” – con una giovane nordafricana che amerà per 14 anni avendo da lei anche un figlio (all’età di 18 anni). Chi è questo giovane “avventuriero” che in pochi anni diventa uno degli intellettuali più brillanti di Roma e di Milano? Si tratta di Agostino d’Ippona, colui che – convertendosi a 32 anni - diventerà uno dei più grandi santi della storia della Chiesa, il più grande fra i padri e dottori della Chiesa, colui alla cui tomba, a Pavia, Benedetto XVI oggi va a in pellegrinaggio (Ratzinger si laureò con una tesi su di lui e ha sempre considerato Agostino come il suo maestro). Giuliano Vigini nel libro “Sant’Agostino”, che ha la prefazione proprio di Joseph Ratzinger, scrive che quella “unione di fatto ottiene il risultato di porre un freno al dilagare delle passioni amorose di Agostino e diventa un elemento equilibratore nella sua vita affettiva”. Nel 1998 il senatore Andreotti, presentando con il cardinal Ratzinger un libro sull’attualità di sant’Agostino, disse: “Mi ha colpito una cosa leggendo l’Enciclopedia Cattolica: laddove si parla di Sant’Agostino si dice testualmente che, quando andò a Cartagine, questo giovane diciassettenne ‘si piegava a una certa regola, unendosi senza matrimonio, con una grande fedeltà, alla donna madre del suo figlio’ ”. E’ il caso di ricordare che l’Enciclopedia Cattolica è un’opera assolutamente ortodossa, addirittura emblematica del pontificato di Pio XII. Quelle considerazioni la dicono lunga sulla saggezza della Chiesa che non è per niente impaurita dalla vita e dall’umano (come oggi caricaturalmente la si vuol rappresentare) e sa cosa è l’uomo senza la Grazia di Cristo. In una delle sue prime interviste da papa, Benedetto XVI disse: “il cristianesimo, non è un cumulo di proibizioni, ma una opzione positiva…questa consapevolezza oggi è quasi completamente scomparsa”. Insomma la Chiesa è una possibilità di vita più umana, più appassionante e felice di qualunque esistenza senza Cristo. Come scoprì e poi proclamò Agostino che, pur essendosi convertito giovane, a 32 anni, prima aveva sperimentato – scrive il Papa - “quasi tutte le possibilità dell’esistenza umana… Il suo temperamento passionale” ricorda Ratzinger “gli fece imboccare numerose strade”. Ma di fronte a tutte le “avventure” che precedono il battesimo, Ratzinger non mette affatto la sordina, né le derubrica a errori su cui stendere un pietoso velo. Al contrario nella prefazione al libro di Vigini, per spiegare la grandezza dell’opera teologica di Agostino, l’attuale Papa scrive che “la sua teologia (di Agostino) non nacque a tavolino, ma venne sofferta e maturata nell’odissea della sua vita”. Aggiunge perfino che “non sono le teorie bensì le persone quelle che rendono credibile un modo di vivere” e Agostino “è così umano, così credibile proprio perché la sua vita non ebbe un andamento lineare e le sue risposte non furono solo teorie”. Ma come possono il Papa e la Chiesa indicare come esempio un uomo che ha percorso tante vie di peccato? Quello che in realtà indicano come esempio è il suo desiderio inappagato di verità e felicità. Perché - spiega Ratzinger – Agostino fu sempre leale col suo cuore e non si accontentò mai di “felicità” fittizie, finché non gli si rivelò la vera Felicità (ed era Gesù Cristo stesso). “Solo questo egli non poté e non volle mai” scrive Ratzinger “accontentarsi di una normale esistenza piccolo-borghese. La ricerca della verità bruciava in lui con troppa passione perché egli potesse accontentarsi di spendere la vita in modo convenzionale”. In effetti Agostino riconosceva (anche per tutte le sue peripezie intellettuali oltreché esistenziali) cos’era la vita in se stessa: “tutto quello su cui posavo lo sguardo era morte… Ero infelice, in un profondissimo tedio della vita e la paura della morte… Io costituivo per me stesso un luogo desolato, dove non potevo stare e da cui non potevo fuggire. Non c’era sollievo né respiro in nessun luogo”. Da questo “nulla” – come racconta nelle Confessioni – fu portato alla vita vera attraverso una serie di incontri decisivi a Milano con persone innamorate di Cristo: con Ambrogio, con Simpliciano e una quantità di giovani che – perfino in accordo con le ex fidanzate – decidevano di scegliere la castità e la vita in comunità come gli apostoli (era il primo monachesimo). E’ lì che Agostino sente l’attrattiva di Gesù più forte dei piaceri carnali “perché ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposi in te”. Così esplode in un nuovo sorprendente impeto di adesione: “mi avevi infatti così convertito a Te, che io non pensavo più a cercarmi una moglie”. Quindi “fummo battezzati” (lui, con il figlio e gli amici) “e si dileguò da noi l’inquietiudine della vita passata. Tu, che fai abitare in una casa i cuori umani, il Tuo perdono sprona il cuore a non assopirsi nella disperazione, a non dire ‘non posso’, a vegliare invece nell’amore, investito dalla Tua misericordia, forza di me debole”. La figura di Agostino è straordinariamente moderna. Su di lui esce in media nel mondo un libro al giorno. La sua riscoperta nella Chiesa, grazie a Benedetto XVI, potrà avere effetti straordinari. In che direzione? Nella “Sacramentum caritatis” il Papa ha scritto: “Con acuta conoscenza della realtà umana, sant'Agostino ha messo in evidenza come l'uomo si muova spontaneamente, e non per costrizione, quando si trova in relazione con ciò che lo attrae e suscita in lui desiderio”. E’ un cambiamento di mentalità che Ratzinger da tempo chiede ai cattolici e che potrebbe trasformare la percezione che i moderni hanno della Chiesa. Don Giacomo Tantardini, che all’Università di Padova da ben dieci anni tiene un ciclo di lezioni sulla figura e l’opera di Agostino, ha indicato quella frase del papa come decisiva: “il tempo della Chiesa è caratterizzato proprio da questa dinamica: l’incontro con un’attrattiva presente che corrisponde al desiderio dell’uomo”. In particolare “sant’Agostino arriva a dire, seguendo san Paolo, che tutta la dottrina cristiana senza la delectatio e la dilectio, senza l’attrattiva amorosa della grazia, è lettera che uccide. Non è la cultura, neppure la dottrina cristiana, che può stabilire un rapporto con un uomo per il quale il cristianesimo è un passato che non lo riguarda. È qualcosa che viene prima della cultura. Questo qualcosa che viene prima sant’Agostino lo chiama delectatio e dilectio, cioè l’attrattiva amorosa della grazia… Questo diletto, questa felicità è il motivo e la ragione per cui si diventa e si rimane cristiani”. Queste lezioni di Tantardini sono raccolte adesso in libro, “Il cuore e la grazia in S.Agostino” (Città nuova) che sarà presentato il 27 novembre prossimo a Padova dal patriarca di Venezia Angelo Scola, personalità molto rappresentativa della Chiesa di Benedetto XVI. Esse “costituiscono un ‘caso’ di grande interesse culturale” secondo l’agostiniano Nello Cipriani. “L’idea che si diventa e si rimane cristiani perché si prova un piacere nell’aderire a Gesù Cristo non è solo di Agostino ma anche di don Giussani, autore di un libro intitolato ‘L’attrattiva Gesù’. Io credo che don Giacomo Tantardini” scrive Cipriani “abbia colto la profonda consonanza esistente tra l’esperienza cristiana vissuta e proposta tanti secoli fa da sant’Agostino e quella proposta oggi da don Giussani”. Le sue pagine aiutano “gli ascoltatori e i lettori a scoprire o a riscoprire la bellezza e la gioia di un’autentica esperienza cristiana, che, al di là delle dottrine teologiche e dei riti religiosi, è soprattutto un incontro personale con Cristo, che, sempre vivo e presente, è capace ancora oggi di suscitare una profonda attrattiva nel cuore dell’uomo”. E’ questo che Benedetto XVI annuncia a tutti. Da “Libero”, 21 aprile 2007 |
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